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Calcio Emiliano Battazzi 23 febbraio 2015 8'

Il peso dell’Europa

Una buona partita tra due squadre stanche dall’andata di coppa e già con la testa alla partita di giovedì.

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Il campionato sembra caratterizzato da un sistema ad ascensori: molte squadre salgono e scendono improvvisamente e la regolarità di risultati è un pregio esclusivo della prima in classifica. In questa fase Fiorentina e Torino sembrano voler puntare ai piani alti. Dopo la partita di andata, nessuno l’avrebbe mai detto: la squadra di Ventura, priva di Cerci e Immobile, non sapeva più come segnare; quella di Montella, come sempre tormentata dagli infortuni, sembrava vivere una fase di stagnazione del suo progetto, che non lasciava presagire niente di buono. Invece, un girone dopo è una sfida tra due squadre tra le più in forma del campionato: il Toro è imbattuto da ben 10 partite, nelle quali ha realizzato 20 punti; i viola nello stesso periodo hanno ottenuto solo un punto in meno, ma si sono qualificati alle semifinali di Coppa Italia. Entrambe le squadre sono andate avanti in Europa League ed hanno appena disputato i sedicesimi di finale contro due ottime squadre (Tottenham e Athletic Bilbao), con due pareggi dai sapori differenti (molto buono per la Fiorentina, purtroppo negativo per il Toro, che sarà costretto a vincere al nuovo San Mamés). Entrambe, soprattutto, sembrano aver ritrovato la propria identità di gioco, anche grazie al mercato di gennaio: maggiori soluzioni tattiche per Montella, che può passare dal 3-5-2 al 4-3-3 con grande facilità, e può cercare sia l’ampiezza che il dominio in zona centrale con gli acquisti di Salah e Diamanti; il Torino continua ad avere difficoltà in fase offensiva, ma il nuovo arrivato Maxi Lopez sembra essersi adattato benissimo nel ruolo di riferimento per gli inserimenti dei centrocampisti e per le offensive di Quagliarella.

 

Fiorentina e Torino sono due squadre che cercano il risultato attraverso una proposta di gioco, ma il loro punto di forza è la solidità difensiva: i viola sono terzi per numero di gol subiti in Serie A, anche se concedono sempre una disattenzione a partita (prima di questa, nove gare consecutive con almeno un gol concesso); i granata quarti con appena un gol in più incassato, soprattutto grazie alla straordinaria abilità dei tre difensori Maksimovic, Moretti e Glik – quest’ultimo efficace anche in fase offensiva e secondo miglior marcatore della squadra con 5 gol.

 

La lezione inglese
Le formazioni iniziali riservano diverse sorprese, con un massiccio turnover per entrambe le squadre, testimonianza di quanto sia faticoso l’impegno europeo e quanto sia importante quello di giovedì prossimo: il Torino gioca il classico 3-5-2 con Jannson in difesa al posto di Glik, tenuto in panchina insieme a Darmian e Gazzi, mentre El Kaddouri è squalificato. La Fiorentina cambia totalmente rispetto alla partita di Europa League, con ben otto giocatori diversi: in campo con il 3-4-2-1, i viola schierano un centrocampo atipico con Rosi sulla destra, Aquilani e Badelj in zona centrale e Vargas a sinistra, mentre Diamanti e Iličič cercano lo spazio tra le linee dietro la punta Babacar. Nonostante i cambi, gli undici in campo hanno grande qualità, a testimonianza dell’ampiezza della rosa di Montella, aumentata nel mercato di gennaio nonostante (o grazie) alla cessione di Cuadrado.

 

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Montella e il learning by doing: il Tottenham aveva impedito alla Fiorentina di impostare l’azione dalla difesa, e i viola usano la stessa tecnica contro il Torino. Per metà del primo tempo funziona benissimo.

 

La partita inizia e la Fiorentina è immediatamente molto aggressiva: il Torino è abituato ad impostare l’azione dal basso, con Maksimovic e Moretti molto abili con la palla, ma non resiste alla pressione degli attaccanti viola ed è spesso costretto a coinvolgere il portiere con Padelli con pessimi risultati.
La squadra di Montella applica, nei primi venti minuti, la lezione imparata a Londra dal Tottenham: cerca di recuperare il pallone in zone pericolose per gli avversari, in modo da decidere i ritmi ed attaccare con costanza la porta. La strategia funziona, come dimostra il dato SICS sull’altezza media dei palloni recuperati: 41 metri, un numero elevato per la Serie A. Il Toro rimane completamente schiacciato e non riesce a mettere piede nella metà campo avversaria. Nel frattempo, la Fiorentina crea diverse palle gol grazie soprattutto alla capacità dei due trequartisti, Iličič e Diamanti, di farsi trovare sempre tra le linee. In questo è fondamentale l’aiuto di Babacar, centravanti in continuo movimento: detta continuamente la profondità con tagli verso entrambe le fasce, in modo da allungare la difesa granata e da creare spazio tra le linee. Il dominio viola si concretizza con un rigore, calciato male proprio da Babacar al 9’: Padelli è bravo a parare anche la ribattuta del centravanti senegalese. È il terzo rigore che la Fiorentina riesce a sbagliare, sui tre concessi finora in campionato: forse sarebbe il caso di lasciar provare Diamanti, specialista.

 

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L’abilità di Iličič e Diamanti nel trovare spazio tra le linee: i centrocampisti del Toro non riescono mai ad accorciare su entrambi, e i due trequartisti riescono sempre a dettare il passaggio.

 

L’errore non sembra turbare troppo i viola, che continuano a trovare i trequartisti alle spalle dei centrocampisti del Toro: Iličič sembra particolarmente ispirato, e un suo splendido assolo viene fermato con un fallo appena fuori area da Vives, quando ormai lo sloveno era in prossimità di tiro, con la visuale di porta completamente aperta.

 

Passata la tempesta, gli uomini di Ventura cominciano ad affacciarsi in mare aperto, approfittando dell’abbassamento del ritmo, ma senza cambiare il tema tattico della partita: i viola controllano il pallone, i granata lo spazio. La strategia si basa su una basilare intuizione tattica: la linea difensiva della Fiorentina si schiera altissima, quasi a centrocampo, per accompagnare il pressing alto; il Toro si raccoglie con compattezza in zona centrale, lasciando pochissimo spazio in area di rigore (altezza media dei palloni recuperati addirittura di 22 metri), e poi riparte sugli esterni, sfruttando i movimenti degli attaccanti. In particolare, Quagliarella si dedica ad una partita di puro altruismo, lui che è uno degli attaccanti che tira di più in porta nella nostra Serie A: spesso posizionato largo sulla fascia sinistra, approfitta degli spazi lasciati da Rosi e dirige i contropiede del Torino, che soffrono però l’assenza di El Kaddouri, specialista nell’attaccare la profondità. Benassi prova a seguire lo stesso spartito, e ci riesce, ma la musica non è la stessa, manca qualità nell’interpretazione: ma è sulla catena di destra che i granata riescono ad essere pericolosi, grazie agli splendidi assoli di Bruno Peres. Il terzino brasiliano, escluso dalla lista di Europa League per motivi che vanno dal misterioso al paranormale (sì, è vero, si potevano fare solo 3 cambi nella lista, ma Bruno Peres è un portento che non si può lasciare a casa), taglia spesso in due il centrocampo viola, ma senza attaccare la profondità sulle fasce, bensì cercando di accentrarsi, saltando spesso l’uomo (ben 4 dribbling riusciti). L’obiettivo è di arrivare in porta con un fraseggio breve in zona pericolosa: anche Molinaro sull’altra fascia ha lo stesso compito, sebbene cerchi più spesso di arrivare al cross dal fondo.

 

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Il senso del Torino per la profondità: Benassi attacca lo spazio in una ripartenza velocissima, con addirittura un 3 vs 2. Si nota il problema della Fiorentina nelle marcature preventive e nel fronteggiare le rapide transizioni offensive granata.

 

Con due molle del genere, il Torino riesce sempre a preoccupare la Fiorentina, che sembra avere difficoltà nelle transizioni difensive: a centrocampo si staglia Badelj su tutti, con ben 7 passaggi chiave (record della partita) e 7 palloni recuperati, ma i suoi compagni non sembrano essere allo stesso livello. Aquilani in particolare fa rimpiangere Pizarro e Borja Valero, mentre Rosi sulla fascia ci mette molto impegno e null’altro. Babacar nonostante il rigore sprecato continua nella sua estenuante attività di centravanti moderno, a volte gioca troppo spalle alla porta, e manca ancora di cattiveria in zona gol ma il tempo e le qualità sono dalla sua parte.

 

Mercato invernale e stanchezza
Il primo tempo finito in parità è decisamente un vantaggio per il Torino, che ha subito momenti di dominio assoluto viola uscendone indenne. Nel secondo tempo i ritmi sono molto più bassi, e il gioco è continuamente interrotto: anche gli arbitri potrebbero fare la loro parte per aumentare l’intensità della Serie A.
La Fiorentina comincia ad avere più difficoltà nella creazione di gioco, perché la difesa granata riesce ad accorciare meglio sui trequartisti, e a centrocampo mancano i passaggi chiave di Borja Valero. Nel Torino, l’intesa tra Maxi Lopez e Quagliarella non si trasforma mai in occasioni da gol, ma si nota una maggiore fluidità nell’attaccare l’avversario. Montella capisce che c’è bisogno di maggior qualità e inserisce prima Joaquín al posto di Rosi, poi Salah al posto di Diamanti: lo schieramento rimane invariato, ma i nuovi entrati garantiscono maggior dinamismo. L’egiziano in particolare sembra in grande forma, e svaria continuamente su tutto il fronte, anche se preferisce allargarsi sulla destra per poter calciare con il sinistro; lo spagnolo, invece, dopo la prestazione di Londra in stile Dorian Gray, tanto sembrava aver ritrovato il passo e il dribbling della sua gioventù, non riesce ad entrare bene in partita e sbaglia molto.
Anche Ventura prova la sua mossa, con il venezuelano Martínez al posto di Quagliarella, molto generoso ma poco incisivo: per poco il Torino non fa bingo. Infatti, un’azione avviata da Bruno Peres in versione trequartista culmina con uno splendido passaggio filtrante che coglie di sorpresa la difesa viola: Martínez attacca con tempismo la profondità, salta l’uscita sballata di Tatarusanu e calcia verso la porta dove Gonzalo Rodriguez salva e si guadagna la fascia di capitano.
La partita, ormai avviatasi verso il pareggio a causa della stanchezza di entrambe le squadre, si riapre improvvisamente a 5 minuti dalla fine grazie ad una splendida combinazione tra Gilardino, da poco entrato, e Salah, che con il piede debole, il destro, riesce a segnare. Oltre ad evidenziare le grandi capacità dell’ex giocatore del Chelsea sia nello stretto che nella conclusione, la giocata del gol ci ricorda per quale motivo Montella ha deciso di riportare a Firenze Alberto Gilardino: perché è un attaccante che crea gioco e aiuta i compagni, oltre ad essere un uomo d’area da 174 gol.

 

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Come buttare due punti: appena passata in vantaggio, la Fiorentina attacca in massa ma non ha più la forza per recuperare il pallone, con ben 8 giocatori nella metà campo avversaria, tutti lontani dal pallone. Martínez ha il tempo per innescare Molinaro, che attacca la fascia con un tempismo perfetto: da qui arriva il gol di Vives.

 

Il Torino non fa neppure in tempo ad accusare il colpo che riesce a pareggiare: per uno strano impeto di grandezza, la Fiorentina continua ad attaccare in massa e si lascia infilare con un contropiede concluso prima da Maxi Lopez (splendida parata di Tatarusanu) e poi da Vives, che riesce a pareggiare. La partita finisce 1-1, nonostante la Fiorentina abbia creato di più (l’indice di Pericolosità segna quota 72, contro i 38 del Torino), ma gli errori si pagano contro una squadra così organizzata come quella granata.

 

Conclusioni
Il Torino mantiene la sua striscia di imbattibilità in campionato, ora a quota 11: una squadra che si è ricostruita ed ha trovato di nuovo dei meccanismi perfetti, legati alla grande compattezza della difesa a tre e all’interpretazione dei movimenti offensivi degli esterni e delle mezzali, oltre ad un grande lavoro degli attaccanti, spesso lontani dalla porta. Il Torino non segna molto ma è spesso pericoloso: questo pareggio può essere un’iniezione di fiducia per la sfida di Bilbao, che a settembre sarebbe parsa impossibile e che invece adesso sembra raggiungibile. In campionato, in fondo, i granata non hanno molto da chiedere: la zona europea quest’anno è troppo lontana anche solo per essere sognata.
La Fiorentina, invece, lascia sfuggire il suo sogno Champions con errori evidenti: i viola adesso sono quinti, a 3 punti dal Napoli che ha però una partita in meno. La vittoria avrebbe davvero permesso alla squadra di Montella di puntare in alto: si tratta di una battuta di arresto, è vero, ma la squadra è in grande crescita e i nuovi arrivati sono già decisivi. La sfida con il Tottenham ci dirà molto sul livello raggiunto dai viola, ma in campionato è legittimo ambire a qualcosa di grande solo se si riusciranno ad eliminare disattenzioni e regali agli avversari.

Ringraziamo per i dati SICS (che potete anche seguire su Facebook e Twitter).

 

Tags : fiorentinagiampiero venturaserie a 2014/15torino

Emiliano Battazzi: nato nel 1984, cresciuto in periferia a Roma. Economista, prova a coniugare la razionalità della tattica all’imprevedibilità del talento. È il caporedattore della sezione calcio de L’Ultimo Uomo.

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