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Marco D'Ottavi
Il Napoli è il Napoli anche in Europa
22 feb 2023
22 feb 2023
Dopo un inizio difficile la squadra di Spalletti ha dominato la partita.
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Marco D'Ottavi
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IMAGO / osnapix
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Eintracht-Napoli era stata presentata come una specie di prova della verità per la squadra di Spalletti. Sì, puoi dominare in Italia come non si vedeva da anni, ma puoi farlo contro una squadra tedesca con l’intensità di un fiume in piena in freddo martedì sera di febbraio? Implicitamente, poi, era un test anche per il nostro calcio. Se il Napoli avesse fatto brutta figura alla Deutsche Bank Arena cosa avrebbe detto di noi? La squadra migliore della Serie A per distacco che non riesce ad avere la meglio di una squadra da quinto, sesto posto in Bundesliga. La conferma che il nostro campionato non è più “allenante” per l’Europa che conta, un discorso che ritorna ciclicamente a ogni scontro a eliminazione diretta. Senza farsi condizionare da questi pensieri, il Napoli il suo test lo ha superato. In Germania ha vinto con autorevolezza, come fanno le squadre forti si dice, più che con esuberanza. Ha saputo galleggiare nei momenti difficili, come la prima mezz’ora, per poi far uscire la lucidità del suo gioco, come nel primo gol, e la tecnica brillante di molti dei suoi interpreti, come nel secondo. L'Eintracht ha confermato che la sua "dimensione europea" non è un mito (e come potrebbe esserlo, con un'Europa League in bacheca?) ma anche che gli strumenti a sua disposizione erano troppo limitati per arginare questo Napoli per 90 minuti.

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L’inizio arrembante dell’Eintracht In campo le squadre non presentavano particolari sorprese. Il Napoli schierato col suo 4-3-3 con Oliveira preferito a Mario Rui come terzino sinistro e Lozano a Politano come ala destra; mentre l’Eintracht con il suo 3-4-3 dove la novità più rilevante era l’impiego come esterno destro di fascia di Buta al posto di Knauff, che la scorsa stagione era stato il miglior giovane dell’Europa League. Fin dai primi secondi di partita il piano dei tedeschi è stato evidente. Glasner, come spesso in questa stagione, non ha esasperato il pressing della sua squadra, chiedendogli invece di sistemarsi con un blocco medio che lasciava totale libertà ai difensori centrali del Napoli di impostare. Kolo Muani creava un primo argine centrale con l’unico scopo di schermare i passaggi verso Lobotka; alle sue spalle i due centrocampisti Kamada e Sow erano in linea e stretti, più per chiudere il centro del campo che non per impedire le ricezioni di Zielinski e Anguissa. Ai loro lati, sempre stretti ma leggermente più alti, Goetze e Lindstrom avevano il compito di essere pronti a raddoppiare in caso di passaggio interno o di scivolare sull’esterno qualora il possesso del Napoli fosse passato dai terzini. Dietro una linea difensiva a cinque si teneva stabile sulla trequarti, senza mai abbassarsi troppo. Questo schieramento era solo apparentemente conservativo. La compattezza dell’Eintracht e la precisione con cui si muovevano in relazione al palleggio del Napoli diventava una trappola non appena la squadra di Spalletti cercava di far ricevere uno dei suoi centrocampisti spalle alla porta o di far risalire il gioco dall’esterno. A quel punto l’intensità dei tedeschi usciva fuori. Due o tre giocatori raddoppiavano il portatore e lo costringevano a tornare indietro oppure a fare una giocata difficile, che spesso finiva con una palla persa, o, peggio, con un recupero e una ripartenza dell’Eintracht.

Kim non sapendo cosa fare serve Lobotka, che però si trova tre giocatori addosso e deve tornare indietro. Sul proseguimento dell’azione la palla torna allo slovacco, che può solo passarla a Oliveira. Sul terzino è però salito Buta, la cui pressione genera un recupero e una ripartenza pericolosa.

Il Napoli ha provato da subito ad aggirare la pressione dell’Eintracht abbassando Anguissa tra i difensori e alzando i terzini, ma non ha funzionato (tanto che poi, in più occasioni, sarà Di Lorenzo a stringersi per formare una linea a tre in costruzione, con il centrocampista ad allargarsi sulla fascia). Forse per un po’ di timore o perché non erano ancora entrati in partita, i giocatori offensivi del Napoli sono rimasti piuttosto passivi nelle loro posizioni, offrendo pochissime soluzioni ai difensori che non potevano far altro che continuare in un possesso palla sterile o provare passaggi velleitari. Su tutti il più in difficoltà è stato Oliveira, quello meno a suo agio con il pallone tra i piedi e il più attaccato dagli avversari. Lì Glasner aveva individuato il duello da vincere e così è stato, almeno all’inizio. Lindstrom non ha solo pressato bene da quel lato, ma quando chiamato in causa è stato quello a creare più pericoli insieme a Kolo Muani che spesso si allargava a destra per ricevere. Non è un caso che la migliore occasione in questa fase della partita è arrivata quando il danese ha saltato secco Oliveira sull’esterno e messo dentro un pallone invitante. Sul proseguimento dell’azione Kolo Muani si è liberato di Rrahmani con un bel sombrero di spalle arrivando però a calciare da posizione defilata. Nei primi 15 minuti l’Eintracht ha effettuato 3 dei suoi 5 tiri totali, i suoi giocatori sono riusciti in 4 dei 9 dribbling totali. Al contrario il Napoli nello stesso periodo ha effettuato zero tiri (alla fine saranno 18) e un dribbling (alla fine saranno 17). Poi la partita è cambiata. Il Napoli è riuscito ad assestarsi nella metà campo avversaria grazie a un calcio d’angolo regalato da Buta e ci è rimasta, creando due potenziali occasioni pericolose da corner prima con un deviazione di un difensore dell’Eintracht che ha costretto Trapp alla parata e poi con un tiro strozzato di Kvaratskhelia su cui è dovuto intervenire il portiere tedesco. La posizione di LozanoPiù che un trigger, per il Napoli è stato un campanello mentale. L’azione successiva Lobotka ha difeso bene palla sulla pressione e costretto Sow al fallo, poi è arrivato un recupero alto di Rrhamani su Kolo Muani (che fino a quel momento aveva tenuto tutti i palloni ricevuti), subito dopo un lancio di Kim, fatto mentre scivolava, ha trovato Lozano alle spalle della difesa dell’Eintracht. Anche se non sembrava, è stata proprio la posizione del messicano la chiave con cui la squadra di Spalletti ha aperto la porta. Tra il 34’ e la fine del primo tempo Lozano ha creato tre occasioni che hanno portato a un palo (e poi il rigore), al gol del vantaggio di Osimhen e a un gol annullato, sempre al nigeriano, per un fuorigioco di pochi centimetri. Tutto ciò che fa Spalletti quest'anno sembra funzionare, e così una scelta non scontata come quella di preferire Lozano a Politano si è rivelata decisiva. La prima è una giocata che il Napoli prova spesso, anche se di solito è Politano ad abbassarsi per ricevere dalla difesa e lanciare di prima nello spazio alle spalle del centrale dove Osimhen è spesso il primo ad arrivare (come nel gol all’andata alla Roma). In questo caso, invece, è Di Lorenzo a ricevere da Rrhamani sull’esterno e, di sinistro, a lanciare di prima verso Lozano, in un buco che si è creato perché Ndicka, il centrale sinistro dell’Eintracht, è uscito su Anguissa (senza motivo) e Max non lo ha coperto al centro, rimanendo su Lozano che però lo ha bruciato con il taglio dall’esterno verso l’interno.

Il tiro del messicano colpisce il palo e sul proseguimento dell’azione Buta si addormenta, facendosi soffiare il pallone da Osimhen e calciandogli uno stinco dentro l’area di rigore. Il successivo errore dal dischetto di Kvaratskhelia (il terzo rigore su tre sbagliato dal Napoli in Champions con tre tiratori diversi, anche se bisogna dare meriti anche a Trapp) poteva essere una botta psicologica per il Napoli ma così non è stato, anzi. L’intensità della squadra di Spalletti è salita in maniera evidente, diventando lei la squadra che costringeva l’Eintracht a giocate difficili sotto pressione (un minuto dopo il rigore Kim si è preso un giallo andando a pressare Kolo Muani nella trequarti avversaria) e da un altro recupero è arrivato il gol del vantaggio. Goetze, chiuso da Anguissa sull'esterno, gioca un passaggio pigro per Max. Lobotka capisce tutto - sono innumerevoli le volte in cui il centrocampista slovacco capisce prima degli altri - e intercetta il pallone. A quel punto non deve neanche controllare: alza la testa e Lozano gli sta già chiamando il pallone in profondità visto che Ndicka è alle sue spalle e Max si è alzato in attacco. Il lancio di Lobotka è preciso e il resto la fa la velocità di Lozano, che anche palla al piede non perde il vantaggio sul difensore avversario, riuscendo ad arrivare a metà del lato corto dell’area di rigore palla al piede. Al centro, ovviamente, lo ha seguito Osimhen che vive per azioni come queste. Il cross del messicano è perfetto, forte e teso per superare i due difensori dell’Eintracht e Trapp e arrivare sulla corsa del compagno, che non deve neanche colpire in maniera pulita per entrare in porta col pallone.

Lozano si metterà in proprio sull’azione successiva, recuperando il pallone in alto sull’ennesima giocata sciagurata di Ndicka e servendo un assist dalla stessa posizione a Osimhen che però è troppo avanti. Un minuto dopo, sempre a destra, il centravanti del Napoli avrà un’altra occasione, sempre su un recupero dopo la pressione. Il Napoli, insomma, dopo aver sofferto è tornato negli spogliatoi con un vantaggio che poteva essere più largo. Nel secondo tempo la squadra di Spalletti ha ripreso da dove aveva finito, tanto che dopo un minuto e diciannove secondi su una ripartenza Kvaratskhelia avrebbe potuto di nuovo servire Lozano solissimo a destra, che avrebbe potuto di nuovo riprodurre lo stesso tipo di occasione con cui era arrivato il gol. Dopo l’ennesimo buco lasciato a sinistra l’Eintracht si è abbassato sul campo e ha abbassato l’intensità del suo pressing, forse su richiesta di Glasner o in maniera inconsapevole. Il Napoli ha comunque creato due occasioni: la prima con Lozano, imprendibile, che si è messo in proprio calciando in porta dal limite dell’area; la seconda dopo un errore di Jakic (il palleggio della difesa dell’Eintracht è stato pessimo) che ha innescato un’azione che ha portato Kvaratskhelia a ricevere da solo pochi metri prima del limite dell’area di rigore. Dopo il controllo a seguire il georgiano ha perso il duello uno contro uno con Trapp calciandogli in pancia. Il portiere tedesco - forse il migliore dell’Eintracht - è stato molto bravo nell’uscita. La partita dopo il rosso a Kolo MuaniIl piano dell’Eintracht, probabilmente, sarebbe stato quello di provare a cambiare di nuovo ritmo nella seconda parte del secondo tempo, magari con l’ingresso dalla panchina di Knauff e Borrè (due giocatori atleticamente molto intensi) ma l'espulsione di Kolo Muani ha ovviamente inclinato la partita verso il gioco di possesso del Napoli. Il francese è stato autore di un intervento col piede “a martello” sicuramente non cattivo ma un po’ goffo e avventato, fatto per la frustrazione di essersi allungato il pallone in un momento della partita in cui non ne stava toccando molti (alla fine, in 60 minuti, i suoi tocchi saranno 33, meno dei due portieri). Il Var ha confermato la decisione dell’arbitro. Con il vantaggio di un uomo, in maniera un po’ controintuitiva, in Napoli non è andato all’arrembaggio. È salita la percentuale di possesso palla comunque saldamente a favore della squadra di Spalletti (73 a 27 dopo il rosso, 67 a 33 prima) ma non ha schiacciato gli avversari, che si sono disposti con un 5-3-1 senza cambiare nulla. Il secondo gol, arrivato cinque minuti dopo l’espulsione, è frutto del gioco del Napoli, della qualità con cui si connettono i giocatori e della tecnica di Kvaratskhelia, più che di un vantaggio numerico e viene da pensare che sarebbe arrivato allo stesso modo anche con l'Eintracht in 11. Dopo aver ricevuto sull’esterno Kvaratskhelia si muove verso il centro, appoggia a Zielinski, che gliela ridà nello spazio tra Kamada e Sow. A quel punto il lato sinistro della difesa dell’Eintracht deve collassare verso il centro per difendersi dallo spauracchio col numero 77. Con tre uomini addosso, il georgiano scarica dietro per Anguissa e continua la sua corsa verso il centro dell’area di rigore. Il centrocampista del Napoli aspetta un attimo e poi lo serve con un “lancetto”, un colpo quasi golfistico con la gamba che si muove appena. Il controllo in corsa nello spazio di un fazzoletto di Kvaratskhelia e il successivo colpo di tacco per apparecchiare la conclusione a Di Lorenzo sono poi il ricamo finale di un’azione meravigliosa.

Ovviamente l’occhio cade sulla giocata del georgiano, che anche in una partita in cui ha sbagliato molto ha trovato (come gli accade spesso) la singola circostanza in cui riesce a essere decisivo con un gol o un assist, ma sono anche i passaggi di Zielinski e Anguissa, tecnicamente non banali e con il rischio di perdere palla in una zona pericolosa, e la lettura di Di Lorenzo che stringe dentro al campo per fornire una linea di passaggio al compagno. Il terzino destro del Napoli è forse il simbolo più evidente di come questa squadra riesca a esaltare tutti i suoi giocatori. Dopo una carriera spesa nelle serie minori, Di Lorenzo non si è solo preso un posto da titolare in Serie A e in Nazionale, ma quest’anno è migliorato in maniera evidente nella capacità di dare il suo contributo offensivo sia come regista che quando si tratta di concludere o rifinire l’azione. Subito dopo il secondo, il Napoli ha avuto l’occasione per fare il terzo gol, con un recupero alto di Kim che ha servito Osimhen, che però non è riuscito in un facile passaggio che avrebbe messo - di nuovo - Kvaratskhelia davanti alla porta. Un altro gol sembrava solo questione di minuti, ma il Napoli si è progressivamente spento. A uscire è stata la stanchezza accumulata nel primo tempo, che il Napoli ha dovuto giocare a ritmi alti. A questo punto della partita, di solito, Spalletti inserisce forze fresche dalla panchina, ma questa volta non l’ha fatto. I primi cambi sono arrivati “solo” all'ottantesimo (Ndombele e Elmas per Anguissa e Lozano) e non hanno inciso. Il Napoli è la squadra ad aver segnato più gol dalla panchina (17 tra campionato e coppa) ed è lecito pensare che giocatori come Elmas, Simeone, Politano o Mario Rui potessero aiutare ad alzare il ritmo e trovare il terzo gol. Probabilmente l’allenatore era contento di quello che stava vedendo e non voleva toccare una squadra che ha quel punto controllava agevolmente la gara.Al contrario è stato l’Eintracht ad avere il pallone per dimezzare lo svantaggio con l’unica occasione pulita della sua partita. Su una palla persa da Elmas (entrato da pochi secondi e forse allora aveva ragione Spalletti), l’Eintracht è riuscito a ripartire in verticale portando Kamada a calciare praticamente dal dischetto dell’area di rigore. Il giapponese è arrivato però col passo sbagliato sul pallone e il suo tiro è stato piuttosto un passaggio a Meret (prima e unica parata della sua partita).

Per il Napoli sarebbe stata una beffa, in un sistema di andata e ritorno che non premia neanche più il gol in trasferta. Non si può parlare di fortuna però, anzi: uno 0-3 non sarebbe stato eccessivo. La squadra di Spalletti torna dalla Germania con un vantaggio comunque rassicurante, costruito con una partita intelligente, fatta prima di gestione della difficoltà e poi sfruttando la propria superiorità tecnica. Prima della partita l’allenatore toscano aveva parlato di Champions League come del Natale: «Preparo il latte alle renne, poi vediamo se scarteremo i regali». Se nella tradizione sotto l’albero viene premiato chi è stato buono, si può parlare allora di due regali giusti.La partita non ha solo confermato che il Napoli è una delle migliori squadre d’Europa capace di mettere sotto anche un’avversaria che gioca un calcio diverso da quello che è abituata a fronteggiare, ma anche che nonostante la crisi e le difficoltà che sta vivendo il nostro calcio, una squadra così forte e divertente da vedere in Europa può arrivare anche dall’Italia.

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