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Foto di Klaus Bech / Getty
Calcio Emanuele Atturo, Valerio Coletta e Marco D'Ottavi 10 marzo 2017 11'

Il bello dell’Europa League vol. 8

Cose che rendono frizzante la competizione europea meno frizzante.

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La partita perfetta di Lacazette

 

Prima della partita Luciano Spalletti lo aveva indicato come l’uomo più pericoloso della partita: «Non bisogna lasciargli troppi spazi». Invece Lacazette ieri sera ha fatto più o meno quello che ha voluto, tessendo quasi da solo la tela del gioco che ha distrutto la Roma. Ho raccolto i momenti in cui la sua importanza è stata particolarmente evidente

 

 

Il lavoro di raccordo

 

Uno dei problemi del 4-2-3-1 del Lione è la grande distanza che si crea tra un giocatore e l’altro, quasi sempre costretti a giocare in isolamento e a chiedere molto alle loro doti tecniche. Ieri Lacazette è stato molto bravo a spostarsi tra il campo offrendo prima una linea di passaggio pulita, e poi cucendo le distanze fra i vari giocatori. Lacazette chiuderà la partita con la percentuale irreale, e mostruosa, del 100% di passaggi riusciti. 38 su 38.

 

 

Forza nelle gambe

 

Nel suo lavoro di “falso nove” Lacazette può sfruttare la forza nelle gambe di cui dispone per ribaltare il fronte del campo uscendo da qualsiasi situazione di pressione da dietro. Qui gira attorno a Strootman con una facilità quasi provocatoria, usando le gambe come arbusti mobili.

 

 

Biglia impazzita

 

Di fronte alla staticità della difesa della difesa a 3 della Roma, la mobilità di Lacazette è stata un rebus irrisolvibile. In questo caso si vede bene la sua capacità di creare densità in zona palla e di disordinare una linea della Roma ferma fino alla stasi totale.

 

 

Il senso del tempo

 

 

Nel bellissimo secondo gol del Lione, si nota bene la differenza di Lacazette sulla trequarti campo. La sua capacità di giocare con i compagni con i giusti tempi e delle esecuzioni sempre perfette. In questo caso l’orchestrazione con Tolisso è così perfetta e levigata da sembrare creata in laboratorio.

 

 

Spirito Zen

 

Per giocare bene da “falso nove” bisogna innanzitutto partire dal riconoscimento dell’importanza del gioco semplice. Come l’amore e la felicità, i momenti decisivi arriveranno solo nel momento in cui si smetterà di cercarli. Nel frattempo ripetere i movimenti più semplici che ci fanno scomparire fino a diventare leggeri refoli del vento cosmico. Stoppare piano, girarsi piano, guardarsi intorno, scaricare ai compagni. E di nuovo, stoppare, scaricare, correre nello spazio. Stoppare, girarsi, scaricare, muoversi. Stoppare, girarsi, scaricare, muoversi. Stoppare, girarsi, scaricare, muoversi. Stoppare, girarsi, scaricare, muoversi.

 

 

Capire il momento

 

 

Sii paziente, asseconda sempre la cosa giusta, pulita, minimale. Arriverà prima o poi il tuo momento, anche poco prima della fine della partita, in cui l’energia rimasta potrà essere scaricata su un tiro di collo pieno che va all’incrocio dei pali. Poi esulta senza mostrare passioni, godendoti l’armonia della partita perfetta.

 

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Tags : alexandre lacazetteesteban cambiassoeuropa leagueroma

Emanuele Atturo è nato a Roma (1988) dove vive e lavora. Laureato in Semiotica, si interessa di cultura pop e sottoculture. È caporedattore de l'Ultimo Uomo e scrive in giro.

Valerio Coletta è un giocatore di basket e hockey sul prato. A 12 anni ha incontrato Alberto Angela al McDonald. Scrive su Bookskywalker.

Marco D'Ottavi è nato a Roma, fondato Bookskywalker e lavorato qui e là.

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