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Il Liverpool è la migliore squadra al mondo (almeno ad Anfield)
12 nov 2019
12 nov 2019
La vittoria col City ne è l'ultimo esempio.
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In questo momento storico non c’è niente di paragonabile per livello calcistico a una partita tra il Liverpool di Klopp e il Manchester City di Guardiola. Liverpool-City rappresenta ormai il picco del calcio in questa epoca, quello che era la sfida tra il Barcellona di Guardiola e il Real Madrid di Mourinho dieci anni fa.

Nonostante le assenze nella linea difensiva del City, non si è visto in questo inizio di stagione niente di vicino allo spettacolo della partita di Anfield, anche per la solita cornice. I tifosi creano un calderone in ebollizione e la squadra si scalda al punto da togliere il fiato all’avversario. Il Liverpool coniuga il ritmo di gioco con la precisione tecnica e una determinazione inscalfibile per tutti i 90’.


Al Liverpool non serve la partita perfetta per vincere ad Anfield, gli basta imporre sempre il proprio contesto di gioco grazie a una versatilità tattica sempre poco sottolineata. La squadra di Klopp modula l’altezza del pressing e aspetta che arrivi l’errore dell’avversario per punirlo. Una situazione altamente stressante per chi arriva ad Anfield: basta perdere un attimo la concentrazione e si è sotto di due gol. Lo sa bene il Manchester City di Guardiola, che non è ancora riuscito a vincere una volta contro il Liverpool ad Anfield e che per l’ennesima volta è stato scottato da una fiammata della squadra di casa.



Lo abbiamo visto tutti grazie ai meme: Guardiola si è appellato alla perfidia degli dei del calcio e a quella della terna arbitrale, che non avrebbe riscontrato i due tocchi di mano in area del Liverpool. Guardiola a fine partita ha salutato tutti con una glaciale stretta di mano piena di passivo-aggressività. C’era da rammaricarsi: il Manchester City ha creato più occasioni da gol nei 90’ e nel complesso è stato più pericoloso, ma dove Agüero o Sterling non sono riusciti a finalizzare, il Liverpool invece ha punito: 5 tiri nello specchio da cui sono usciti 3 gol.

Il Liverpool è andato in vantaggio con il primo tiro della partita, al 6’, e passati neanche 7 minuti era già sul 2-0. Un inizio choc che esprime bene l’esperienza di giocare contro il Liverpool.

Dinamismo e precisione tecnica
Il Liverpool non è una squadra istintiva quanto sembra. È una squadra che legge e reagisce al sistema avversario per capire quando potersi accendere. Non è solo una squadra veloce ma una che sa come e quando sfruttare la propria velocità di esecuzione. Contro il City ha letto il sistema di pressing scelto da Guardiola e ha reagito attirando le attenzioni sul proprio centrocampo, liberando così spazio per i due terzini. Klopp, insomma, è riuscito a trovare quasi subito il punto debole del City.



Riguardiamo il momento in cui dal niente nasce l’azione del 2-0. Il pressing del City funziona e rallenta la manovra del Liverpool, che però gioca con calma il pallone finché Alexander-Arnold lo riceve in una zona non pericolosa, alza la testa e con un cambio di campo col piede teoricamente debole trova Robertson sulla fascia opposta. Robertson è troppo solo, è vero, ma è dato dal fatto che Bernardo Silva ha dovuto accentrarsi per seguire Wijnaldum che si è mosso dentro il campo.

Il terzino destro Walker deve prendere Mané per evitare di averlo uno contro uno col più lento Stones, ed ecco che non fa in tempo a sganciarsi per contrastare la salita di Robertson. La coperta è troppo corta, sì, ma senza però il piede e la visione di gioco di Alexander-Arnold questa giocata non esiste. Il centrocampo del Liverpool - il suo dinamismo, la sua fluidità . costringe il City ad adeguare costantemente le proprie marcature a centrocampo. Per esempio Fabinho si spinge anche a pressare fin sopra le mezzali e queste si adattano di conseguenza in un attimo, modificando la propria posizione. Il City, insomma, deve muoversi in modo reattivo.



In quest’azione Fabinho si muove per ricevere palla da Robertson e Wijnaldum subito si allarga per farsi trovare libero in diagonale. Fabinho sceglie però di restituire il pallone al terzino, che può comunque cambiare gioco per Trent Alexander-Arnold, la cui verticalizzazione immediata trova Henderson, che si è a sua volta allargato sulla fascia.

Anche quando il City riesce a forzare un pallone sulla fascia nell’uscita del Liverpool, la squadra di Klopp riesce a trovare un centrocampista che si sgancia dietro la linea di pressione per ricevere libero e far avanzare la manovra. Se invece riesce a sganciarsi Alexander-Arnold l’azione può partire per davvero. Il terzino destro è il regista occulto di questa versione del Liverpool, ormai totalmente a suo agio nell’essere il giocatore su cui smistare i palloni più scottanti e da cui imprimere all’azione la svolta decisiva con il suo gioco lungo. Alexander-Arnold è il giocatore con più tocchi del pallone per il Liverpool con 89 (per capirci sono 33 più che il secondo Van Dijk), e il giocatore che ha provato più passaggi con 54.


In questo grafico di passaggi si vede immediatamente quanto Alexander-Arnold sia il vero regista del Liverpool per la quantità di passaggi e la varietà dei giocatori che riesce a raggiungere.



Il City non si arrende
Va detto che neanche dopo l’inizio bruciante il City ha mollato gli ormeggi e accettato la sconfitta. La partita ha invece mostrato proprio nel secondo tempo una volta digerito il 3-0 a partire dal 75’ come il piano gara di Guardiola aveva ragione d’essere nonostante il risultato finale, perché il City ha fatto il suo gioco anche sul 3-0, creando diverse chiare occasioni da gol.

Oltre ai titoli il grande lascito di Guardiola nella sua esperienza a Manchester è una squadra in grado di fidarsi del proprio gioco nonostante il risultato, e che è in grado di creare occasioni da gol anche quando i suoi attaccanti non sono in giornata, come il caso di uno spento De Bruyne e uno stranamente impreciso sotto porta Agüero. Il City di Guardiola può anche perdere, ma non offre mai una sensazione di resa.


Per questa partita Guardiola ha modificato il sistema di uscita palla dalla difesa per avere il portiere Bravo sulla stessa linea dei centrali Fernandinho e Stones molto aperti e spingere quindi i propri terzini Angeliño e Walker nei mezzi spazi e costringere lì gli esterni alti del Liverpool.




In caso di perdita del pallone Angeliño e Walker potevano schermare le mezzali avversarie. Con questa tattica il City è riuscito a riciclare il possesso facilmente nella seconda parte del secondo tempo e a offrire combustibile al tentativo di rimonta. La posizione ambigua dei terzini e il centro del campo coperto nonostante i movimenti ben calibrati degli avversari ha così permesso a Sterling di trovarsi in situazione costante di 1 contro 1 con Alexander-Arnold e sfruttare l’unico punto debole del giocatore.

La fascia sinistra - con il triangolo formato da Angeliño, De Bruyne e Sterling come vertice alto - ha permesso al City di attaccare e allo stesso tempo tenere più bloccata la tremenda catena di fascia del Liverpool. Proprio da un cross di Angeliño al 78’ il City è riuscito a segnare il gol del 3-1 di Bernardo Silva, che non ha comunque permesso la rimonta. Una partita che quindi non ha ricucito ma allargato lo strappo in classifica, che è ora è di 9 punti.

Come scritto da Barney Ronay sul Guardian: «C’è ovviamente la tentazione di chiudere la questione, di dire che il Liverpool ha vinto il titolo, che il suo primato in classifica è irraggiungibile. Si deve resistere alla tentazione non fosse altro per rispetto ai restanti sei mesi di competizione. Ma il Liverpool ha stabilito una cosa certa: adesso, in questo momento fissato nel tempo, è la miglior squadra al mondo».

Magari è un’esagerazione in termini generali, ma il Liverpool è certamente la migliore squadra del mondo ad Anfield, lì dove ogni singolo giocatore va oltre le proprie possibilità, e dove la squadra può trovare sempre un modo per colpire l’avversario. La partita contro il City ne è soltanto l’ultimo esempio.

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