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Valerio Coletta
Il giocatore che porteresti a una rissa: Aleksandar Kolarov
05 giu 2018
05 giu 2018
Il terzino sinistro della Roma è il giocatore della Serie A 2017/18 che incute più timore.
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Valerio Coletta
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I capelli di Kolarov sono diventati bianchi per la rabbia e non per lo scorrere del tempo, infatti lui è tipo un Super Saiyan dell’incazzatura. Sono convinto che sulla sua fascia le cose funzionino bene non solo perché è forte, ma anche perché gli altri hanno una paura folle di farlo arrabbiare. Quando un triangolo non si chiude o un passaggio arriva molle e fuori misura le sue urla fanno tremare anche il televisore a casa. Imbruttisce i raccattapalle quando fanno casino con il rientro del pallone, imbruttisce gli allenatori avversari sulla sua linea quando hanno qualcosa da ridire (

a Gattuso), ogni volta che la regia lo inquadra sta guardando male qualcuno o urlandogli qualcosa o comunque è parecchio seccato per come vanno le cose nell’universo. Trovatemi un’immagine di Kolarov che sorride, vi sfido. Anche Wikipedia si è sforzata e il massimo sorriso che ha rimediato

, risalente al 2010.

 

Kolarov è una specie di Clint Eastwood, con la stessa granitica espressione corrucciata, seria, tesa, infuriata. Come diceva Sergio Leone: «Kolarov ha solo due espressioni, una con gli scarpini e una senza». All’inizio della sua avventura giallorossa questo suo aspetto scontroso sembrava una cosa simpatica, infatti

 con cui viene presentato sui social della Roma è basato sul fatto che lui si rifiuta di girare il video stesso. In una piccola stanza del centro sportivo un giovane social media manager gli propone di prestarsi per una clip esplosiva di genere

, raccontandogli nel dettaglio una trama stranissima e adrenalinica e lui seccamente risponde “no”, per poi andarsene. Molti di noi si sono divertiti per quel siparietto, ma in pochi avevano davvero capito che Aleksandar Kolarov era realmente fatto così: non si discute con lui.

 


«In che senso cattiveria? Dovevamo vincere, non serve la mentalità o altre cazzate».


 

Per capire ancora meglio chi vi state portando dietro in questa benedetta rissa potete guardare come reagisce in zona mista a una raffica di domande dei giornalisti, dopo un risultato negativo. Se avete visto almeno un paio di film di Martin Scorsese sapete che questo trentaduenne davanti al microfono è uno che sta facendo un enorme sforzo per non perdere la pazienza. Enorme. Quando il giornalista gli dice che forse ci vuole “un po’ di cattiveria”, lui ribatte secco “in che senso cattiveria”, con gli occhi fissi e quasi folli sull’interlocutore. Fa spavento anche da YouTube.

 

Kolarov è perfetto per le risse perché ha il potere di non farle neanche cominciare. Sprigiona quel tipo di carisma che di solito gli attaccabrighe riconoscono e rispettano. Se ci pensate la “rissa” che sarebbe potuta scoppiare tra lui e l’intera tifoseria romanista - abbastanza sensibile ai trascorsi laziali di chicchessia - non ha neanche avuto il tempo di accendersi. Il terzino non si è speso in moine o uscite ruffiane, ma dal momento in cui ha indossato il suo numero 11 ha messo in chiaro le cose: non rinnego i miei trascorsi, sono un professionista, do il 100% in tutti i club in cui vado. Argomento chiuso e sigillato con le prestazioni.

 

Ultima avvertenza: quando chiederai a Kolarov di unirsi a te in una rissa fallo con grande gentilezza, l’idea potrebbe non andargli a genio.

 

 

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