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Marco D'Ottavi
Il giocatore che pensavi ritirato: Marco Mancosu
28 mag 2024
28 mag 2024
Il trequartista del Cagliari vince un premio poco ambito.
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Marco D'Ottavi
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È curioso come questo premio sia stato vinto solo due volte da “non-portieri”, il ruolo ovviamente più longevo e trasparente (se non sei il titolare), e per due volte sono stati calciatori nati a Cagliari e del Cagliari a vincerlo. Prima Andrea Cossu e ora Marco Mancosu. Le similitudini tra i due, lo sapete meglio di me, non finiscono qui: trequartisti, piccolini, arrivati in A dopo la gavetta. Ma non è per un confronto stilistico che sono qui a sottolineare questo dettaglio, che dopotutto per un premio dedicato al “giocatore che credevi ritirato” è piuttosto inutile. Perché allora? Che il motivo sia la Sardegna e il loro essere sardi? Come entità spirituale, sociale e anche geografica? Dopotutto stiamo parlando di una terra famosa per la longevità dei suoi abitanti e, non lo so, magari c'entra qualcosa (sto tirando a indovinare, dopotutto è un premio che non ha davvero senso). Oppure magari, forse un minimo più sensato, è stato l'attaccamento alla loro terra a farli resistere, a non farli mollare prima o magari andarsene da qualche parte dove potevano avere più spazio. Parliamo di Marco Mancosu. Al contrario di Cossu la sua carriera non ha visto gli anni migliori nella squadra della sua città, ma a Lecce, che ha contribuito a portare dalla Lega Pro alla A. Nell’anno in A, stagione 2019/20, magari ve lo siete dimenticato, Mancosu ha segnato 14 gol in un'annata assurda in cui il Lecce è retrocesso in modo meraviglioso.

Mancosu avrebbe potuto provare a massimizzare e monetizzare la sua grande stagione, e invece aveva scelto di rimanere a Lecce per riportarlo in A. Non c’era riuscito - in mezzo aveva sconfitto anche un tumore e sbagliato un rigore decisivo nei playoff - e allora aveva provato a scrollarsi di dosso la B con la SPAL, ma di nuovo niente. Poi nell’estate del 2022 era arrivata la chiamata da casa, a distanza di 13 anni. A Cagliari infatti Mancosu era cresciuto nelle giovanili e a Cagliari aveva esordito in Serie A a 18 anni, segnando subito il suo primo gol, di testa sotto il diluvio. Era il 27 maggio 2007 e, per dirvi quanto tempo è passato, in panchina c’era un giovanissimo Giampaolo. Nell’Ascoli il capitano era Maccarone, in gol quel giorno segnarono anche Soncin e Paolucci in rovesciata. Eleftheropoulos avrebbe parato un rigore. Serie A random al suo picco.

Col Cagliari Mancosu era partito forte, dopotutto anche a 34 anni in B era un lusso. Poi un infortunio gli aveva tolto ritmo e spazio, ma era stato comunque decisivo, come nell’assist per il gol di Lapadula nell’andata della finale playoff col Bari. Con la maglia numero 5 da volante argentino e i capelli che iniziavano a tingersi di grigio, Mancosu si è trasformato in questo giocatore fuori dal tempo, in grado di manipolare gli avversari con la sua tecnica pure andando a metà della velocità, per poi ogni tanto tirare fuori dei conigli dal cilindro. Secondo Ranieri Mancosu avrebbe dovuto avere questo ruolo anche in Serie A, ma ancora prima che la stagione potesse prendere forma il suo trequartista si è dovuto fermare, per un’operazione al ginocchio. Doveva essere una pausa da sei settimane, poi si era trascinata nel tempo. Mancosu aveva esordito solo alla 9° giornata, partendo da titolare contro la Salernitana e giocando solo i primi quarantacinque minuti. Il Cagliari era in una brutta situazione di classifica e Ranieri aveva cercato in Mancosu una scossa, cambiando il suo 4-4-2 pur di dargli una maglia. Mancosu aveva giocato titolare anche contro il Frosinone, uscendo però prima dell’incredibile rimonta da 0-3 a 4-3 che, oggi lo possiamo dire, è stata la svolta della stagione. In quella partita Mancosu aveva sbagliato un rigore sullo 0 a 1. Dopo, con grande ironia, aveva detto che «Ho visto il futuro e sbagliare il rigore era l’unico modo per vincere».

Dopo quella partita delle sue condizioni dice che «sono disastrose». Racconta che non riesce ad allenarsi bene per i dolori. Nelle sue parole si nota il conflitto tra un calciatore che vorrebbe in tutti i modi dare qualcosa alla piazza, ma il cui corpo non risponde. «Col tempo andrà meglio» aggiunge. Non sarà così: da quel momento in otto partite gioca appena due minuti, poi finalmente dopo la pausa natalizia sembra stare meglio. Disputa settantadue minuti in Coppa Italia contro il Milan, potrebbe essere la svolta della stagione e invece si scopre che il problema al collaterale del ginocchio è tornato e che Mancosu deve operarsi di nuovo. A quel punto, seppure si parli flebilmente di un ritorno, la sua stagione è finita. Mancosu rispunterà solo durante la festa per la salvezza, adorato dalla città come chi l’ha conquistata sul campo. Pur essendo tornato solo da due stagioni, Mancosu è una bandiera a prescindere, in una squadra dove il senso d’identità è più forte che altrove. Sarà lui uno di quelli a farsi il bagno di mezzanotte al Poetto, a suggellare il legame con Cagliari. Contro la Fiorentina, all’ultima giornata, nel giorno della sua passerella, Ranieri ha fatto entrare Mancosu per giocare il recupero. È sembrata una specie di passerella anche per lui, un finale un po’ triste che lascia un’ombra sul suo futuro. Mancosu probabilmente doveva essere quello che alla fine è stato Viola per il Cagliari: non uno su cui puntare tutta la stagione, ma che in determinati momenti poteva essere l’uomo in più negli ultimi metri. Invece un collaterale malconcio gli ha lasciato addosso questa sensazione di calciatore ritirato che gli ha fatto vincere questo premio. Questo dovrebbe essere un premio ironico in modo leggero, Mancosu però l'ha vinto per un problema al ginocchio che chissà quanto l'ha fatto penare, altrimenti - io credo - non ce lo saremo scordato, anzi avrebbe avuto un ruolo nella bella storia del Cagliari di quest'anno. Spesso ignoriamo questa parte della carriera di uno sportivo: il lavoro nascosto quando il corpo non risponde, i compagni che si giocano una salvezza per la squadra della tua città e tu che stai a guardare. Certo, è inevitabile fare un associazione con i suoi 35 anni, col suo fisico scavato da una vita da calciatore. Dove sarà l'anno prossimo chissà, sarebbe bello potesse farsi un'altra stagione col Cagliari al meglio fisicamente. Non rivincerebbe questo premio, ne sono sicuro.

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