Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Daniele V. Morrone
Il generale Alonso
04 mag 2016
04 mag 2016
Contro l'Atletico Xabi Alonso ha giocato una delle ultime grandi partite della sua carriera.
(di)
Daniele V. Morrone
(foto)
Dark mode
(ON)

«Da quando alleno devo ammettere che nei primi 45 minuti ho affrontato il miglior rivale che abbia mai visto: intenso, veloce, abile nel gioco aereo, vincitore delle seconde palle, è stato meraviglioso questo Bayern. Mi ha fatto innamorare, soprattutto per la continuità che ha avuto, non siamo riusciti a rispondere al loro gioco». Gli elogi di Simeone non sono solo facile cortesia nei confronti di una squadra sconfitta. Il Bayern, soprattutto nel primo tempo, ha veramente dominato la partita.

 

Il più grande miglioramento del Bayern, rispetto alla partita del Calderon, è stata la capacità di far uscire in modo pulito il pallone della difesa. L’intera applicazione del piano gara di Guardiola passava soprattutto per i piedi di Xabi Alonso, giocatore capace di muovere tutte le pedine in modo fluido e senza sbavature.

 

Il suo status di giocatore di culto spesso fa passare in secondo piano quanto sia ancora in grado, a 34 anni, di fare la differenza ai massimi livelli. I primi 45 minuti ne sono la prova concreta, ben oltre il gol del vantaggio del Bayern.

 

Senza palla Xabi Alonso ha cercato fin da subito la pressione, aggredendo l’uomo vicino o le linee di passaggio, togliendo all’Atletico la possibilità di servire le punte centralmente.

 



 

Se ad inizio partita ad impostare è stato soprattutto Boateng, poco a poco Xabi Alonso ha preso il controllo del gioco e il Bayern ha iniziato a fare sul serio.

 



 

I passaggi lunghi di Xabi Alonso erano di una velocità differente rispetto alla circolazione dei compagni e questo, unito alla precisione, ha portato al cambio di ritmo improvviso del Bayern quando passava dal centro all’esterno, costringendo gli avversari a passare dalla fase di pressione a quella di ripiegamento.

 

Xabi Alonso ha forzato la fase difensiva della miglior difesa al mondo attraverso dei lanci diretti e precisi verso Lewandowski.

 



 

Ma anche forzando verticalizzazioni a terra in grado di battere sia la pressione che la linea del centrocampo avversario. In questi modo ha messo in crisi la capacità della squadra di Simeone di creare il contesto della partita (come era successo invece all’andata).

 



 

Xabi Alonso ha tessuto la tela come fanno i ragni, fissando innanzitutto gli estremi del campo in cui la squadra deve giocare. Un campo più ampio di quello angusto, da guerriglia, ricercato dall’Atletico. In questa azione per esempio si occupa prima di far arrivare il pallone a un angolo, provocando la reazione della difesa dell’Atlético, e poi mostra subito a Vidal dove continuare l’azione, portando il pallone sul lato debole per Ribery.

 



 

Non è solo una questione di precisione dell’esecuzione ma anche di personalità. Xabi Alonso si è fatto mente, braccio e bocca del proprio allenatore: non fermandosi a far capire con l’esempio, ma intervenendo continuamente anche a parole per indirizzare il pallone, gestire la velocità di circolazione, calmare chi si faceva prendere dalla fretta.

 



 

A fine gara il basco sarà il giocatore con la distanza più ampia percorsa rispetto a chiunque in campo (12.08km). Un dato fine a se stesso, ma che ci dice molto della capacità intatta di Xabi Alonso di ricoprire un ruolo in cui sono fondamentali i continui spostamenti, sia in fase offensiva che difensiva.

 

Il primo tempo di Xabi Alonso ha rappresentato la massima espressione di un ruolo che purtroppo non abbonda di interpreti di alto livello. Quella di Xabi Alonso potrebbe essere stata l’ultima grande partita di uno dei più grandi generali del calcio degli ultimi anni. Quelli che di solito poi diventano anche i migliori allenatori.

 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura