Il Draft NBA 2017 scelta per scelta
Analisi, considerazioni e prospettive per la classe del 2017, a partire dallo scambio che ha portato Jimmy Butler a Minnesota.
- Sacramento Kings – Justin Jackson (GF – North Carolina)
Pick solida da parte dei Kings, che alla 15 si assicurano un giocatore che può fin da subito far parte delle rotazioni nonostante la giovane età grazie a una taglia fisica che gli permetterà di giocare sia da 2 che da 3, dando una grossa mano in difesa – apertura di braccia, piedi rapidi e coordinazione – in attesa di adattare un tiro ondivago ai rigidi canoni della NBA.
- Minnesota Timberwolves – Justin Patton (C – Creighton)
Oltre ad aggiudicarsi Jimmy Butler, i T’Wolves aggiungono un centro dall’ottima tecnica individuale e solido nelle conclusioni nei pressi del ferro, che ha mostrato potenziale anche nell’allargare il raggio d’azione (pochi tiri da 3, solo 15, ma segnati con il 53%). Al momento è un Gorgui Dieng con margini di miglioramento, ottimo in futuro per dividersi i minuti con Karl-Anthony Towns ma anche per giocarci assieme.
- Milwaukee Bucks – D.J. Wilson (PF – Michigan)
Giocatore molto talentuoso, vicino ai sette piedi, che sa trattare benissimo il pallone ma anche colpire dalla lunga distanza: caratteristiche perfette per un lungo stretch che, date le misure e i compagni a disposizione, potrebbe trovarsi a giocare minuti da centro in quintetti da small ball… sempre che si possa definire small ball una strutturazione in cui Giannis Antetokounmpo è schierato da 3/4.
- Indiana Pacers – T.J. Leaf (PF – UCLA)
Ottimo complemento offensivo a Myles Turner, data la capacità di segnare da ogni parte del campo e l’atletismo non eccellente ma comunque solido per un giocatore con quei fondamentali. Grandi problemi in difesa – e qui la presenza di Turner diventa fondamentale – e dubbi sul coinvolgimento offensivo se non ha accanto buoni passatori – e qui bisognerà capire cosa succederà con Paul George, il grande assente della notte del Draft.
- Atlanta Hawks – John Collins (PF – Wake Forest)
Uno dei lunghi più produttivi dell’ultima stagione collegiale: realizzatore interno completo e atletico, capace di agire da rollante veloce e dinamico per i lob o conclusioni in corsa ma anche da isolamenti in area, perfetto per giocare da 5 in quintetti piccoli. Ci si interroga sul potenziale e sulla scarsa intelligenza cestistica, ma in mano a coach Budenholzer può dare il suo contributo anche senza particolari miglioramenti tecnici.
- Sacramento Kings – Harry Giles (C – Duke)
Scelta pericolosa per i Kings considerata la storia clinica di Giles: la paura che possa non mettere più piede in campo o che i danni al ginocchio non gli rendano più l’atletismo che aveva da liceale sono reali. A differenza però degli altri anni, hanno accettato un rischio meritevole perché con la terza scelta a disposizione possono cercare di recuperare un giocatore che era considerato come il nuovo Kevin Garnett e godeva di grandi attenzione prima degli infortuni. Con il terzetto formato da Fox, Jackson e Gilers, finalmente a Sacramento è stato completato un Draft da valutare con il sorriso sulla bocca.
- Oklahoma City Thunder – Terrance Ferguson (SG – Adelaide 36ers)
La definizione più adatta per Ferguson è solo una: progetto a lungo termine. La scelta di andare a giocare in Australia saltando a piè pari il college gli ha garantito maggiore considerazione, ma lo sviluppo del suo gioco è ancora in alto mare. Qualità atletiche strepitose e buon tiro dalla distanza sono le basi da cui partire, il problema è che a Oklahoma City avrebbero fatto più comodo risposte immediate.
- Brooklyn Nets – Jarrett Allen (C – Texas)
Nel momento in cui i Nets si sono liberati di Brook Lopez era prevedibile che al Draft sarebbero andati con un lungo: Jarrett Allen porta con sé molte incertezze come la mancanza di istinti puri, scarso feel per il gioco e immaturità cestistica, ma pochi lunghi possono abbinare misure e mezzi atletici come lui, proiettandolo come futuro rim protector e un paio di mani che non merita di essere sottovalutato.
- Toronto Raptors – O.G. Anunoby (F – Indiana)
Potenziale Steal of the Draft senza troppe obiezioni. Ad Anunoby possiamo far pesare una presenza offensiva che si limita all’uso dell’esplosività e poco altro, ma qui il rischio è di aver pescato il miglior difensore del Draft: mix di atletismo, taglia fisica, corporatura e istinti che su difesa individuale può far male a chiunque, progettabile per difendere cinque ruoli, etica lavorativa innata. Non sarà pronto per l’inizio della regular season perchè deve riprendersi da un brutto infortunio al ginocchio, ma siamo sicuri che i Raptors non hanno alcuna fretta di recuperarlo e possono concedergli anche un anno fuori.
- Denver Nuggets – Tyler Lydon (F – Syracuse)
Percorso strano quello che ha portato Lydon al Draft: proiettato in Lottery a inizio stagione, nel suo secondo anno a Syracuse non è riuscito a crescere quanto ci si aspettava, presentandosi alla Draft Combine in pessime condizioni fisiche. A Denver però ha senso perché è un tiratore puro con range molto ampio che in difesa può garantire protezione del ferro in aiuto, ovvero caratteristiche che ne fanno, sulla carta, un complemento perfetto per Nikola Jokic.
- Philadelphia 76ers – Anzejs Pasecniks (C – Gran Canaria)
The Process sarà anche finito, ma la programmazione dei Sixers continua e con la 25 si aggiudica un fenicottero di 220 centimetri con mobilità impressionante per l’altezza. Dovrebbe rimanere almeno un altro anno in Spagna per affinare gioco e fisico e Philly lo aspetterà nel pieno della sua maturazione.
- Portland Trail Blazers – Caleb Swanigan (FC – Purdue)
Storia pazzesca per questo ragazzone con passato da senza tetto che ora si ritrova scelto al primo giro grazie alla sua propensione a rimbalzo e le sfumature tecniche in un corpo pronto per fare a sportellate sin dal giorno 1, nonostante sia sottodimensionato per il ruolo di centro e abbia possibilità di evolvere in un ruolo più lontano da canestro. Portland con questa scelta e quella di Collins mette a posto la frontline per qualche anno.
- Los Angeles Lakers – Kyle Kuzma (PF – Utah)
Poco pubblicizzato perché ancora in fase evolutiva e a Utah non è riuscito a ritagliarsi un ruolo come prima opzione offensiva, ma Kuzma ha tutte le caratteristiche per diventare un ottimo 3&D in posizione di ala forte. Ai Lakers mancava un giocatore del genere e a fine primo giro può essere una bella scommessa.
- Utah Jazz – Tony Bradley (C – North Carolina)
Chiuso a UNC dagli upperclassmen nel suo stesso ruolo, ha mostrato di essere un prototipo di centro capace di abbinare grande forza fisica ad agilità, taglia fisica e dinamismo. Abbastanza misteriose le sue prospettive di crescita, ma Utah ha a disposizione uno dei migliori staff tecnici nello sviluppo dei prospetti e lavorare a stretto contatto con un altro freak come Rudy Gobert potrebbe essergli molto d’aiuto.
- San Antonio Spurs – Derrick White (PG – Colorado)
Passano le stagioni, i giocatori e le versioni, ma gli Spurs come in ogni Draft ne escono sempre con gran classe e lungimiranza. Derrick White è una point con dimensioni, tempi ottimi su pick and roll e sembra poter garantire ancora margini di miglioramento nonostante dimostri già di essere maturo dal punto di vista tecnico. Altro steal in salsa nero-argento?
- Los Angeles Lakers – Josh Hart (GF – Villanova)
Ragazzo già adulto nel suo modo di interpretare la pallacanestro, soprattutto dal punto di vista difensivo dove garantisce fisicità e grande tenacia su tutti i ruoli perimetrali. Dopo aver trascinato Villanova al titolo 2016, è riuscito a crescere ulteriormente in attacco, neanche se ci sono dubbi che il tiro possa essere traducibile anche in NBA. Già un adulto dal punto di vista mentale, ottima scelta dei Lakers per allungare la panchina.
Il secondo giro, una possibile miniera d’oro
Già nella scorsa edizione abbiamo potuto saggiare quanto il secondo giro possa essere una grande risorsa per le squadre – basti vedere la stagione di Malcolm Brogdon, candidato per il Rookie of the Year – e lo si capisce anche dal valore che stanno acquisendo questo tipo di scelte come assets all’interno delle trade.
Gli Warriors, ad esempio, alla 38 sono riusciti a mettere le mani su Jordan Bell, centro sottodimensionato con qualità difensive eccezionali che potrebbero integrarsi perfettamente con lo stile di gioco dei campioni in carica, tanto da poter trovare posto nelle rotazioni in pochissimo tempo. Un vero affare in prospettiva.
Altre squadre che si sono mosse bene nelle scelte dalla 31 alla 60:
- i Clippers alla 39 hanno scelto Jawun Evans, un mini-Chris Paul che probabilmente ha pagato misure non eccellenti per il gioco moderno, ma è point guard vera capace di giocare a tutti i ritmi ed elevare il valore dei compagni;
- Alla 37 i Celtics hanno in Semi Ojeleye l’opportunità di crescere un clone di Jae Crowder, un tweener con struttura da carrarmato e gioco perimetrale sviluppabile;
- Ike Anigbogu è il giocatore più giovane del Draft ma con taglia fisica ed esplosività notevoli: alla 47 i Pacers potrebbero aver trovato il backup di Turner per molti anni a questa parte;
- i Bucks con Sterling Brown alla 46 si prendono un potenziale 3&D con ottimi istinti offensivi e difensivi, uno che sembra abbia bisogno di pochi aggiustamenti per far parte di una rotazione NBA;
- Infine alla 55 Nigel William-Goss dà l’impressione di essere un’ottima polizza assicurativa per i Jazz nel ruolo di combo-guard. Potenzialmente ottimo considerando la visione tattica di Snyder su questi elementi poco atletici ma estremamente intelligenti.