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Il derby ritrovato
14 set 2015
14 set 2015
L'Inter batte un Milan in miglioramento e va da sola in testa alla classifica, nel derby migliore degli ultimi anni.
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Dopo tre giornate l’Inter è l’unica squadra a punteggio pieno in Serie A. La terza vittoria è arrivata nel derby più bello da un paio di stagioni a questa parte, segno che a Milano hanno rialzato la testa e si è tornati a puntare alle posizioni di vertice. Certo, i limiti sono ancora molti e tre giornate sono troppo poche per trarre conclusioni definitive, ma la sensazione è che difficilmente le due milanesi ripeteranno i campionati anonimi del recente passato, specie in una Serie A che non ha ancora un padrone e sembra poter dare una chance a tutti. Anche al Milan, nonostante la seconda sconfitta in tre partite: la squadra ha reagito, ha giocato la migliore gara della stagione e per larghi tratti è stata superiore all’Inter. Il risultato finale non rispecchia del tutto quanto visto sul campo. Finti trequartisti Due gli spunti principali nella formazione dell’Inter: la scelta di Medel come partner di Murillo nella difesa a 4 e la posizione insolita di Perisic, all’esordio, da trequartista, in una disposizione che ricalcava quella classica del Milan. Il segnale che se ne può ricavare è che Mancini ritiene Medel più affidabile di Ranocchia e Juan Jesus e ha preferito rischiare il mismatch fisico con gli attaccanti del Milan piuttosto che riportare al centro il capitano o il brasiliano. Perisic, invece, così come Honda dall’altra parte, non ha giocato da numero 10. Più che cercare la giocata risolutiva o l’ultimo passaggio, il loro compito era quello di facilitare lo sviluppo della manovra muovendosi molto senza palla e spesso tagliando verso l’esterno. Perisic si è allargato prevalentemente a sinistra, il lato preferito dall’Inter per costruire l’azione, Honda invece sfruttava i movimenti della coppia Luiz Adriano-Bacca, tagliando alle loro spalle, ma giocando sostanzialmente a tutto campo. A fine partita, come ci ricordano i dati Opta, è stato il giocatore rossonero che ha crossato più volte (4).

Perisic si allarga a sinistra per facilitare la costruzione dell’azione dell’Inter e viene seguito da Montolivo, che lascia un buco nel mezzo. A sfruttare quello spazio era quasi sempre Icardi.

Né Perisic né Honda si sono distinti nell’ultimo terzo di campo: tutti e due hanno concluso la gara con 2 occasioni create, le stesse di un terzino come Santon. Gli uomini in più di Inter e Milan, quelli che si sono presi le maggiori responsabilità nella metà campo offensiva, sono stati Jovetic e Bonaventura. È toccato spesso a loro tentare la giocata decisiva: Bonaventura è stato il rossonero che ha tirato di più (6 volte), ha provato più dribbling (5) e ha creato più occasioni (5); Jovetic è stato il suo alter ego nerazzurro, con 6 occasioni create (il migliore della gara) e la costante sensazione di minaccia ogni volta che il pallone era tra i suoi piedi. Problemi di pericolosità Anche questi dati ci confermano che né l’Inter né il Milan, in questo momento, riescono a essere pericolosi grazie a una manovra organizzata. I loro concetti di gioco sono comunque all’opposto: la squadra di Mancini cerca un palleggio paziente che porti molti uomini nella metà campo avversaria, quella di Mihajlovic punta ad attivare i suoi attaccanti attraverso verticalizzazioni immediate. L’anomalia nell’Inter è che il suo centrocampo si sposa poco con un calcio manovrato, di qualità, fatto di scambi corti, ma capace di penetrare in maniera efficace nella metà campo avversaria. Felipe Melo non ha le caratteristiche per dettare i tempi della manovra e permettere alla squadra di controllare la partita. La soluzione scelta da Mancini a inizio azione è stata infatti quella di abbassare Kondogbia sulla stessa linea del brasiliano o anche in zone più profonde.

Pur non avendo grandi qualità nell’impostazione, con la sua forza e la capacità di portare il pallone Kondogbia fa guadagnare campo all’Inter. Oltretutto il suo abbassamento scombina il pressing del Milan, costringendo il centrocampo a rombo dei rossoneri a prendere delle decisioni. In questo caso Honda lascia Felipe Melo e va su Kondogbia, Kucka resta a metà strada tra Juan Jesus e Perisic, non coperto da Montolivo.

L’Inter puntava a sovraccaricare il proprio lato sinistro con i movimenti di Jovetic e Perisic, ma a parte le iniziative del montenegrino ha fatto fatica a produrre occasioni da gol. I tentativi del Milan, invece, di cercare immediatamente la profondità con i suoi attaccanti sono stati produttivi solo nel primo quarto d’ora, quando Luiz Adriano ha avuto tre occasioni (una su un errore gratuito in impostazione di Murillo) per portare in vantaggio i suoi e dare una svolta alla gara—e probabilmente anche alla stagione dei rossoneri.

Una delle occasioni che avrebbero potuto cambiare la partita. Bacca si muove incontro e serve in profondità Luiz Adriano, che viene disturbato dal recupero di Murillo e calcia alto una volta entrato in area.

Meccanismi imperfetti L’Inter ha inizialmente provato a difendere alta, ma dopo i rischi corsi la linea difensiva si è abbassata e al Milan sono stati concessi soprattutto tiri da fuori area. Questo atteggiamento da un lato ha finito per allungare la squadra, ma in fin dei conti si è rivelato efficace. Forse il maggiore difetto del gioco dell’Inter attuale è proprio la disorganizzazione nel pressing. La squadra, secondo i dati Opta, ha tenuto un baricentro molto basso (41,6 metri, quello del Milan è stato di 54,4 metri), ha recuperato in media la palla in zone basse e solo 7 volte nella metà campo avversaria (contro le 12 del Milan). In assenza di un organizzazione di squadra è stata l’aggressività dei singoli a fare la differenza: d’altronde è proprio questo il vantaggio di un centrocampo con Felipe Melo e Kondogbia. Il conto dei contrasti dice 26 a 14 per l’Inter, con Juan Jesus e Murillo (4 a testa) a guidare questa speciale classifica. Vale la pena soffermarsi sul colombiano. Murillo ha dimostrato di essere un giocatore aggressivo e molto forte nei recuperi, ma spesso si è fatto sorprendere dai movimenti degli attaccanti del Milan (soprattutto Luiz Adriano), facendo intravedere qualche limite nella lettura delle situazioni. In questo momento compensa con la sua velocità, ma deve ancora migliorare per diventare il pilastro su cui fondare la difesa interista negli anni a venire. Il Milan, invece, ha mostrato decisi miglioramenti nel pressing rispetto alle prime due giornate, anche se i meccanismi non sono ancora perfetti. Si è notato nell’azione decisiva del gol di Guarín.

Kondogbia è preso in mezzo da Honda e Bacca, ma avrebbe uno scarico laterale semplice. Bonaventura e Montolivo sono distanti dai compagni e non ne accompagnano l’uscita in pressione. Kondogbia si complicherà la vita, ma alla fine l’Inter riuscirà a costruire l’azione dal basso, sorprendendo il Milan a destra. Sul tiro di Guarín è determinante quello che forse è l’unico errore della partita di Romagnoli, che non esce sul colombiano.

Da questo punto di vista il Milan ha fatto comunque meglio dell’Inter, recuperando il pallone più in alto e tenendo meglio il campo, pur con un atteggiamento non eccessivamente aggressivo, puntando più che altro a togliere le linee di passaggio a inizio azione per cercare il recupero del pallone nella propria trequarti. Solo quando ci è riuscito il Milan si è reso pericoloso, attivando immediatamente Bacca e Luiz Adriano. Nelle fasi di possesso palla prolungato sono invece venuti fuori i limiti di una squadra capace di tirare in porta appena 7 volte in 3 partite. Balotelli la soluzione? Ecco allora che Balotelli può avere un ruolo molto importante. Nelle gerarchie parte dietro a Bacca e Luiz Adriano e probabilmente non è un male, perché gli toglie pressione e gli permette di esprimersi al meglio per quello che può dare in questo momento: la variabile impazzita in grado di sbloccare la situazione, il giocatore capace di prendere palla da 30 metri e centrare la porta da qualsiasi posizione. Non c’è dubbio che il suo ingresso ha reso più pericoloso il Milan e forse proprio questo utilizzo come “arma tattica” è il migliore per il Balotelli attuale. D’altra parte Mario ha mostrato il solito atteggiamento pigro senza palla, muovendosi poco in funzione dei compagni e dando uno scarso contributo in fase difensiva. Ragionando proprio su questi limiti, l’essere il dodicesimo uomo è probabilmente il ruolo che più di tutti può aiutare Balotelli a sbloccarsi e a dare finalmente un senso alla sua carriera. Da sottolineare anche l’ottima prova di Montolivo davanti alla difesa: il capitano rossonero sembra aver finalmente recuperato dopo il brutto infortunio subito l’anno scorso. La sua qualità è imprescindibile nel centrocampo del Milan, anche a costo di qualche imprecisione in fase difensiva. Ma dopo tanto tempo passato in disparte è già un ottimo segnale essere tornato protagonista. Per ora vale poco, però l’Inter è da sola in testa dopo tre giornate. La squadra dipende ancora troppo da Jovetic e deve migliorare in fase difensiva, ma dove non arriva l’organizzazione di squadra arriva la bravura dei singoli, che in questo momento fanno la differenza. Resta da capire il ruolo che avrà Perisic, mentre Icardi deve ancora sbloccarsi: insomma, ci sono i margini per migliorare e fare una grande stagione. Se sarà un campionato di testa è ancora presto per dirlo. Mihajlovic si può consolare con una prestazione molto migliore rispetto alle prime due, anche se i margini di errore si sono ridotti e c’è bisogno di fare punti. Il Milan ha una coppia d’attacco tra le più forti del campionato, ma ancora non è supportata da una squadra all’altezza. Qualcosa, però, sembra muoversi, e i cambi di Mihajlovic (Montolivo in mezzo al campo, Zapata con Romagnoli in difesa, Kucka dal 1') sembrano aver prodotto effetti positivi. C’è bisogno di conferme, ma se i miglioramenti dovessero vedersi anche nelle prossime giornate pure i rossoneri potranno dire la loro in campionato. Ringraziamo per i dati Opta (che potete anche seguire su Facebook e Twitter)

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