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→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
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Redazione
Il classificone: Marzo
04 apr 2014
04 apr 2014
L'uomo-NBA, i gol più belli, i giocatori di provincia, il ruolo calcistico, le storie strappalacrime, i peggiori tweet del primo mese di primavera e di guerra.
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I GOL DEL MESEdi Daniele Manusia (@DManusia)10. Luca Rigoni. Chievo-Bologna 3-0. Assist: Dario Dainelli. https://www.youtube.com/watch?v=4tI8LZrAkvs Ogni mese al momento di stilare la mia classifica mi stupisco di quanti bei gol ci siano stati e capisco che non ho mai prestato veramente attenzione a quanto sforzo ci sia dietro ogni singolo gol che viene segnato ad alto livello (oddio, quasi ogni singolo gol, dietro quello di Gervinho dopo il rimpallo del palo con il Parma non ce n'è moltissimo). Per questo non mi sento in colpa per le mie scelte soggettive. L'atteggiamento che si ha nello stilare le classifiche di solito è di fiducia nella propria capacità classificatoria, per me è più una cosa simile a quando faccio le compilation prima di un viaggio in auto. Ad esempio mi piace partire piano. Con qualcosa di classe. Tipo lo stop di petto di Rigoni e il controllo di interno destro con cui salta Sorensen e si sposta la palla sul sinistro, girando su stesso, quasi sul posto. 9. Marcelo Estigarribia. 29 marzo. Bologna-Atalanta 0-2. Assist: Giuseppe De Luca. http://youtu.be/1K4jVST7H64?t=7s Poi però è il caso di passare a qualcosa di più forte (la metafora con la compilation finisce qui; e già che ci sono mi scuso per non aver trovato un video migliore). Il gol di per sé è notevole ma il dettaglio per cui lo ho scelto è indipendente dall'esecuzione chirurgica di Estigarribia. Adesso, ho guardato tutti i replay che ho trovato di questo gol (il primo in Serie A con la maglia dell'Atalanta, per il giocatore paraguaiano che con la maglia della Juventus ha vinto il primo scudetto dell'era Conte, per poi passare dalla Samp al Chievo e infine all'Atalanta, sempre in prestito dal Deportivo Maldonado), ma non sono riuscito a capire perché o in che modo esattamente la palla, dopo essersi infilata sotto l'incrocio, resta incastrata nella rete. Se lo capite, scrivetelo nei commenti. Grazie. 8. Ciro Immobile. 22 marzo. Torino-Livorno 2-0 (risultato finale 3-1). Assist: Giampiero Ventura. http://youtu.be/hekVqkZNHAs?t=1m8s Cito l'illustre collaboratore dell'Ultimo Uomo, Fabio Barcellona che al momento del gol del Torino ha scritto su Facebook: «L'azione del secondo gol del Torino, che parte da Padelli, è una delle più belle di quest'anno. Ventura maestro!». Nel video ovviamente si vede solo parte dell'azione: il campanile sgraziato di El Kaddouri per Immobile, il suo movimento e la finalizzazione sono abbastanza belli, ma forse il modo migliore per rendere merito all'azione corale è guardare il grafico con cui Stats Zone ricapitola tutti i passaggi precedenti al tiro. 7. Kaká. 29 marzo. Milan-Chievo 3-0. Assist: Urby Emanuelson.

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Il Milan ha passato momenti molto brutti quest'anno e la domanda di fondo resta: quanto passerà prima che torni a giocare in Champions League? Confrontare le formazioni dei primi duemila a quella di quest'anno è doloroso e come ha scritto il social manager di So Foot: «Sembra una partita a Football Manager andata male». Se però si esce dall'ottica della corsa al successo bisogna dire che il ritorno di Kaká quest'anno ha una sua poesia. È strano guardare un gol come quello qui sopra e, invece di sentirsi esaltati dalle possibilità che apre, provare rimorso per quelle perse. Non bisogna essere tifosi per capire che quella tra il Milan e Kaká è una storia d'amore calcistico anche troppo simile a una storia d'amore vera e propria, e che quei 4 anni di tradimento di Kaká hanno rovinato entrambi. Il che non significa che non ci possano essere ancora dei momenti romantici. 6. Carlos Tévez. 2 marzo. Milan-Juventus 0-2. Assist: Andrea Pirlo. https://www.youtube.com/watch?v=Ho6HKjL8TuI Avrei potuto scegliere anche il primo gol contro il Parma per rendere l'idea di quanto Tévez sia semplicemente indifendibile. Il suo contributo non si limita a gol come questo (in tutto 18) o agli assist (6; e se si sommano le due voci è il giocatore in Serie A che contribuisce di più ai gol della propria squadra), ma va considerato il lavoro di sponda che fa all'altezza del cerchio di centrocampo e il modo in cui collega il gioco dei compagni al limite dell'area avversaria, come una specie di play offensivo. E la potenziale coppia con Higuaín è talmente perfetta, almeno nella mia mente, che prenderei persino in considerazione l'esclusione di Messi in chiave Mondiale. 5. Dries Mertens. 30 marzo. Napoli-Juventus 2-0. Assist: Goran Pandev.

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Anche motivato dalla competizione che troverà nella Nazionale belga (Hazard, De Bruyne, Mirallas, Dembelé, e chissà quanti altri talenti spunteranno fuori tra maggio e giugno), Mertens sta facendo benissimo al Napoli. Questo è un grandissimo gol in contropiede, l'azione che parte da Reina e la palla di Pandev leggermente indietro permette a Marchisio di recuperare Mertens, che però è bravissimo a proteggere palla (e sinceramente Marchisio avrebbe dovuto temporeggiare e difendere 2vs1) e tirare sul palo lontano. Ma volevo anche approfittare dell'occasione per dire una cosa sulle polemiche successive alla partita. Capisco che agli juventini non faccia piacere stare antipatici praticamente a tutti gli altri tifosi italiani, ma non capisco come facciano a non capirne le ragioni. Anzi, sminuire l'impresa del Napoli significa commettere lo stesso tipo di errore di chi non vuole riconoscere la superiorità del gioco della Juve. Sarebbe bello se si potesse solo godere del calcio migliore della Serie A senza che qualcuno faccia una qualche polemica vittimista. Ci lamentiamo del livello tecnico del campionato e una parte di me pensa che un atteggiamento più giusto contribuirebbe a migliorare la nostra idea di calcio e quindi il calcio stesso. Da italiano mi sembra che saper perdere è tanto importante quanto saper vincere. 3 (ex aequo). Ciro Immobile. 25 marzo. Roma-Torino 1-1 (risultato finale 2-1). Assist: Giuseppe Vives. https://www.youtube.com/watch?v=hVjo_Jqpogc Immobile ha ben due gol in classifica questo mese quindi questa classifica è tanto banale quanto i discorsi sul portarlo in Brasile per i Mondiali. Due cose, però: 1) Qualche mese fa era il turno di Berardi, da portare assolutamente al Mondiale, e vi sfido a cercare anche solo un mio accenno alla questione; 2) a riprova che in questa top ten non si seguono a occhi chiusi le mode del momento non c'è neanche un gol di Mattia Destro, l'altro di cui si parla insistentemente con l'hastag #CesarePrandellifaicometidiciamonoi. Immobile in effetti sembra un giocatore maturo, partecipa attivamente a tutte le fasi della manovra granata ed è perfetto per sfruttare la profondità delle difese alte. Contro la Roma poi ha segnato un gol strepitoso, la palla veniva quasi da dietro le sue spalle e da molto in alto, lui si coordina per il piatto: una scelta che mostra grande maturità. Qualcuno più sborone di lui sarebbe andato col collo, magari, e l'avrebbe mandata in tribuna. 3 (ex aequo). Alessandro Florenzi. 25 marzo. Roma-Torino 2-1. Assist: Gervinho. http://youtu.be/vTYAV221XLg?t=2m3s Per me nessuno di questi due gol è migliore dell'altro. Avendoli visti live uno dopo l'altro sono praticamente inseparabili. Uno è più bello, ma l'altro è il gol della vittoria all'ultimo minuto. Quello di grandioso che fa Immobile nel suo gol è bilanciato da come perde palla all'inizio dell'azione che porta a quello di Florenzi. E il tiro dell'esterno romanista non è esattamente il più semplice del mondo. Voglio dire, se avesse calciato al lato quanti se la sarebbero presa? E invece Florenzi (dopo aver controllato con il piede sbagliato) colpisce con la parte del collo piede che confina con l'interno, dà potenza alla palla ma la tiene a mezza altezza, soprattutto riesce a dare una traiettoria leggermente a uscire che manda la palla vicinissima al secondo palo. 2. Henrique Buss. 26 marzo. Napoli-Catania 0-3 (risultato finale 2-4). Assist: Marek Hamsík. https://www.youtube.com/watch?v=6B8oplwT3k0 Questo gol fa parte di due categorie. Anzitutto di quella “gol incredibili segnati da difensori”. Secondo poi di quella “gol incredibili che non si capisce bene se sono intenzionali o no”. Alla seconda categoria appartiene ad esempio quello di Sheva contro la Juventus, il tiro/cross con cui scavalca Buffon dal vertice destro dell'area di rigore, a cui quello di Henrique somiglia (più che al gol di Van Basten in finale dell'Europeo dell'88, come qualcuno ha osato dire). La mia opinione è che non sia intenzionale, perché mi sembra una traiettoria quasi impossibile da pensare anche a freddo (anche giocando a Fifa non credo che a molti verrebbe in mente di schiacciare il tiro), mentre crossare di collo con la palla in aria da quella posizione è una soluzione che prenderebbero più giocatori. Non c'è niente di male. Resta una piccola percentuale di possibilità che Henrique volesse tirare davvero, ed è quella percentuale di dubbio (senza decidere se lo fosse o meno) che rende il gol affascinante in ogni caso. Gol del mese. Lorik Cana. 2 marzo. Fiorentina-Lazio 0-1. Assist: una serie di rimpalli dopo un calcio d'angolo. https://www.youtube.com/watch?v=CRdPZxDosF0 Ed è la categoria “gol incredibili segnati da difensori” che ho voluto premiare a marzo, con questa rovesciata da spiaggia di Lorik Cana. Ci sono calciatori che arrivano in Italia con tutta una storia alle spalle che viene subito dimenticata. Lorik Cana è nato in Kosovo, scappato in Svizzera durante la guerra dei Balcani, doveva andare all'Arsenal di Wenger ma c'erano problemi col transfer, così è andato al PSG. Nonostante il passaporto svizzero ha scelto da sempre la Nazionale albanese, di cui è capitano, lo hanno molto odiato e molto amato in Francia quando poi è passato all'Olympique Marsiglia (la sua squadra del cuore, ha detto), ma in poco temo è diventato capitano anche lì, con merito e senso della responsabilità. Il suo carisma caricava Frank Ribéry e Valbuena ha dichiarato che Cana avrebbe potuto stroncargli la carriera in allenamento. Quando è andato al Sunderland è stato fatto capitano al suo primo anno in Inghilterra e persino lì è stato criticato per l'agonismo eccessivo e dopo un passaggio al Galatasaray è arrivato alla Lazio. Quest'estate compirà 31 anni, pare sia appassionato di archeologia e che voglia mettersi a studiare la lingua e la cultura albanese dopo aver finito col calcio. Come dimostra la rovesciata contro la Fiorentina: anche sotto la superficie più ruvida si può trovare un po' di grazia e armonia. LE STORIE STRAPPALACRIME DEL MESEdi Fulvio Paglialunga (@FulvioPaglia) Pallone e amore. Pallone è amore. Cinque storie che si intrecciano tra loro, gesti sensibili o spontanei di un mondo che sensibile non vuole apparire e spontaneo non riesce a essere. Anche il calcio di marzo è questione di cuore e buoni esempi, non necessariamente oltre il gol ma a volte anche attorno, non per forza legati al risultato ma neppure estranei. Pure di parole straordinarie, dopo partita da mettere in bacheca e mostrare come trofei. Perché quando si vuol convincere della necessità di buone azioni si dice che i bambini ci guardano e Andrés Iniesta avrebbe voluto dire che “sì, è vero”. Ma invece al settimo mese di gravidanza la moglie ha perso il bambino per complicazioni, che erano i “motivi personali” per i quali il Barcellona non lo aveva convocato nella partita con il Valladolid ed è stato poi il significato di quel dito verso il cielo e quel bacio affidato al vento che Iniesta ha mimato una settimana dopo, dedicando il gol (il terzo segnato all'Osasuna) al figlio che non ha fatto in tempo ad avere. http://www.dailymotion.com/video/x1hqob7_iniesta-commovente-dedica-il-gol-al-figlio-mai-nato_sport Iniesta e Antonio Floro Flores non hanno molto in comune tranne in questo marzo: hanno il cuore di padre, uno ferito, un altro che vuol suturare i tagli altrui. Come quelli di Carmine Francesco, bimbo abbandonato quattro giorni dopo la nascita sulla Circumvesuviana che non fosse stato per il macchinista che lo ha trovato in una busta della spesa sotto un sedile non avrebbe avuto nemmeno un presente e al quale invece adesso l'attaccante del Sassuolo vuol dare un futuro. Floro Flores, campano come il bimbo salvato in tempo dall'incuria, ha visto la storia in tv, ha offerto un aiuto economico, poi ha parlato con la moglie e ha deciso: vuole adottare Carmine Francesco, farlo diventare suo figlio come i tre naturali che ha già. Prima proponendosi, poi twittando.

Iniesta e Floro Flores (qui si può leggere l'intera discussione su Twitter, con l'abbraccio virtuale di Auriemma, Mangiante, Gilardino, Criscito, Bonucci e Immobile) e il loro amore per i figli, non nati o da adottare, stanno insieme al primo posto in un mese intenso, che ha ritagliato attimi di irrazionale bellezza anche negli ultimi giorni, anche mentre si correva il rischio di trovarsi con una tragedia da raccontare. È la prontezza eroica di Jaba Kankava, dell'istinto che mostra un'altra forma dell'amore. Per la vita. Anche degli altri. Domandare a Oleg Gusev, capitano della Dinamo Kiev. Cercava di beffare Denis Boyko, il portiere avversario, è stato anticipato e in volo colpito dal ginocchio del numero uno ignaro di cosa stesse per accadere. Gusev ha perso conoscenza subito, Kankava ha capito tutto all'istante e si è fiondato, fortunatamente senza nemmeno rispettare il noioso rito dell'attesa prima di buttare il pallone fuori. Kankava ha aperto la bocca dell'avversario e gli ha tirato fuori la lingua, evitando che rimanesse soffocato. Solo poi è arrivato lo staff medico, per rimettere Gusev in piedi, con un trauma cranico, una mascella lesionata, un dente perso e un avversario da ringraziare. Per la vita. https://www.youtube.com/watch?v=xAQ7zQb090c Kankava sta al secondo posto, chi lo segue non ha salvato la vita, ma la credibilità del pallone più fangoso. Quello dei dilettanti, affollato di faccendieri e così pieno di squadre e di società in crisi da alimentare il mercato degli infedeli. Al quale non partecipa Claudio Miale, difensore del Taranto. Che prima del sfida dei rossoblù con il Matera è stato avvicinato, pare da un ex dirigente della sua stessa squadra, per organizzare una combine. Gli chiedevano di vendersi la partita, qualcuno cercava il trucco che in questo caso non abbellisce come le donne che ne fanno un saggio uso, ma sporca lo sport che più appartiene al popolo (non a caso: per quella partita, serie D, a Taranto c'erano ottomila persone allo stadio). Non ha detto “No, grazie”. Miale ha detto “no” e ha denunciato, allertando la Procura Federale. Ha fatto il dovere di ogni calciatore, quello che dovrebbe essere normale in un mondo che invece celebra come eroi chi rifiuta di calciare un pallone sporco, magari poi abbandonando l'onesto che diventa delatore, come accaduto con Simone Farina che denunciò una combine, poi si è visto sputare fuori dal calcio che lo ha ripescato con uno stratagemma, di fatto depotenziando il suo messaggio. Ora è consigliere del Settore Giovanile e Scolastico della Figc in un ruolo comunque meno attivo di quanto avrebbe meritato. Il calcio funziona così, ma per fortuna ci sono i Miale in giro. Che non rovinano uno spettacolo, che non ingannano la gente. Gente come quella nel video di sotto. https://www.youtube.com/watch?v=4rYhR000lak Di amore per il pallone è la storia di Miale, ma anche quella dei tifosi del Bari. Che sono liberi dai Matarrese e dalla loro tirannia e possono tornare allo stadio, che quindi amavano tanto da non poter sopportare il padrone alla guida. Il Bari fallisce, i Matarrese spariscono dopo 37 anni (e 35 milioni di debiti, quasi uno all'anno nonostante i Cassano, Zambrotta, Bonucci...) e quello stadio che era deserto improvvisamente si popola. Quarantatremila biglietti venduti in tre sfide fino a un banale martedì di campionato, di quelli che due mesi fa avresti sentito il rumore del pallone calciato e l'eco del palo colpito. Invece contro il Cesena ci sono 19.407 paganti (il Bari non ha abbonati) ed è il record stagionale per la B (nella classifica il Bari, che nel picco del disamore fece 51 paganti contro il Cittadella, è diventato anche terzo). Amore e calcio. Ma anche amore e basta è quello che lega Manuel Turchi del Lanciano e Valentina Maio, che del Lanciano è presidentessa e di Turchi è moglie. Valentina Maio, giovane e bella non ha mai fatto preferenze, mandando persino il marito in ritiro. Ma non dimentica di essere moglie e innamorata e, quando Turchi ha segnato il gol della vittoria contro il Novara ha chiesto all'inserviente di aprire il cancello, è entrata in campo con il suo pancione e ha baciato il marito-goleador per festeggiare. Il pancione, perché c'è un figlio in arrivo (il terzo, per la coppia). E un gol da festeggiare. È il quinto posto che chiude il cerchio con il primo, di un gol da festeggiare con un figlio che non è arrivato.

I 5 RITRATTI DIGNITOSI DI CALCIATORI DI PROVINCIAdi Fabrizio Gabrielli (@conversedijulio)5. Francesco Lodi, Genoa. Che il centrocampista napoletano sia uno di quei calciatori perennemente sottostimati lo si capisce a partire dalla foto della sua pagina Wikipedia, un’istantanea a bassa risoluzione scattata dalla curva da un tifoso con un cellulare molto vecchio che lo ritrae intento a battere un calcio d’angolo. A gennaio di quest’anno è tornato in prestito dal Genoa al Catania, dove nelle ultime due stagioni era diventato una sorta di local hero: diciannove reti (quasi tutte su calcio piazzato) e venti assist, tanto quanto era bastato a duplicare il valore del suo cartellino e a fargli pensare che trasferirsi a Genova potesse essere la mossa giusta. A Marassi, invece, dopo due reti nelle prime tre giornate (di cui una nel trionfo del derby d’andata), il suo rendimento s’è sgonfiato impietosamente. Piazza troppo esigente, un progetto che non lo contemplava, qualche difficoltà d’ambientamento. Fatto sta che ha addirittura sbagliato un rigore. Finora, per onor di cronaca, pure al Cibali niente di “clamoroso”. Qualche anno fa il Napoli aveva pensato a lui per puntellare il centrocampo: invece poi andò a finire che gli venne preferito De Zerbi. Lui, che è partenopeo, ci rimase male. Poi s’è convinto che nemo propheta in patria; e alla fine della fiera pure a Catania si sta benissimo. http://www.youtube.com/watch?v=pYWX_DdIf_I

Uno dei rari squilli di Lodi nella stagione in corso. Proprio sotto la Fossa dei Grifoni.

4. Francesco Magnanelli, Sassuolo. Francesco Magnanelli è nato a Umbertide, come Valentina Lodovini. Solo che della Lodovini è facile aver presente che faccia ha, pure senza mettere un link, mentre Magnanelli. Da otto primavere è al Sassuolo; dall’anno scorso, quello della promozione, ne è pure il capitano. Il capitano della prima storica stagione del Sassuolo in Serie A, ma come, non te lo ricordi? Magnanelli. Eppure la faccia ancora mica riesci a visualizzarla. E sì che del reparto mediano dei neroverdi, per quanto poco appariscente (o forse proprio perché poco appariscente) Magnanelli è la pietra angolare, il frangiflutti, la turbina che ne innesca le manovre. Coordina e imposta gioco e uomini, dentro e fuori dal campo. Se c’è bisogno di placare gli animi e sopire gli entusiasmi, con grande onestà non si tira indietro. La quintessenza di Magnanelli si vede bene negli ultimi sessanta secondi del riassunto della partita contro il Livorno, l’atto conclusivo del campionato di B della scorsa stagione. A una manciata di minuti dal termine si immola su una conclusione a colpo sicuro di Dionisi, e poco più tardi (già nel recupero) lancia Missiroli che s’invola verso la porta avversaria e fa esplodere lo stadio. In entrambe le azioni del capitano si vede solo la schiena, il suo numero quattro. Il piede destro, una volta effettuato il passaggio definitivo, torna al suo posto, attento a non invadere spazi, a non rubare la ribalta. Magnanelli è come dovrebbe essere ogni buon capitano: discreto, inesauribile, decisivo. Con buona pace di chi non ha presente che faccia abbia.

Che poi che faccia ha di preciso Magnanelli?

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3. Luca Rigoni, Chievo. Rigoni per esempio è un altro che così su due piedi non ti sovviene, ci pensi un po’, poi dici aaah, Rigoni, e come non me lo ricordo quel gol strepitoso quando giocava col Novara, salvo poi realizzare che no, non è lo stesso Rigoni, non sono neppure parenti (quello si chiama Marco). Luca invece è il capitano del Chievo, veste la maglia gialloblu da sei stagioni e da quando gli è stata affidata la cabina di regia clivense gli scaligeri si sono sempre salvati. Poi, gol magnifici ne ha fatti pure lui, che c’entra. Mica serve per forza di chiamarsi Marco. https://www.youtube.com/watch?v=lCckesjoedw

The importance of being Rigoni (però Luca).

2. Carlos Carmona, Atalanta. Se l’Atalanta, in questa parentesi marzolina, è piombata sul campionato come il carrarmato guidato da Migliaccio sulle malcapitate utilitarie coi colori della Roma e del Brescia in estate, il merito è in buona parte del carrista Carlos settepolmoni Carmona. La coppia di mediani della Dea, costituita da Cigarini e dallo stesso cileno, è – alla luce del ruolino di marcia della squadra di Colantuono, cinque vittorie consecutive nel mese più pazzerello – una tra le più solide dell’intera Serie A, piena di quella dignità operaia di provincia. Qualità euclidea, chiaro, ma soprattutto sostanza, irruenza, mordente semplicità di pensiero (e di gioco). http://www.dailymotion.com/video/x1e7hju_26-atalanta-chievo-2-1-2-mar-2014-i-gol-di-carmona-e-cigarini-1_sport 1. Stefano Okaka Chuka, Sampdoria. Nell’Aprile 2006 Stefano Okaka era una specie di Mario Balotelli ante-litteram: appena sedicenne il suo cartellino valeva già più di un milione e mezzo di euro, aveva segnato una caterva di reti con le giovanili della Roma trascinandola allo Scudetto Primavera, aveva esordito con la prima squadra, fatto la trafila delle Nazionali minori; era un po’ il prototipo dell’attaccante del futuro, forte-fisicamente-anzi-maestoso, oltre che l’emblema di una nuova nazione calcistica, quella multirazziale degli italiani di seconda generazione. Poi Balotelli ha preso a giocare con continuità (e segnare, e vincere, e litigare e farsi notare fuori dal campo) tanto con l’Inter quanto con il Manchester City, mentre Stefano – così parco e riservato, così Okaka non zittisce nessuno, così Okaka quando segna (se poi segna) esulta – ha girovagato tra Modena e Brescia in B, e ha anche fatto un’esperienza in Inghilterra, seppur nella modesta Londra del Fulham. Balotelli è diventato col tempo una Bentley camoufflage: esplosiva, a tratti inarrestabile, arrogante. Okaka è rimasto una Volvo 240 SW: lentina, sgraziata, goffa, brutta a vedersi. L’opinione più diffusa è che Stefanone sia stato un giocatore sopravvalutato, ma forse è stato solo malinteso. La fallacia sottesa al suo insuccesso (a gennaio di quest’anno, dopo esser stato rispedito al mittente – al Parma – anche dallo Spezia, aveva un valore di mercato addirittura inferiore a quello pre-esordio) risiede tutta nella continua aspettativa di un tipo di prestazione (quella condita per forza dal gol) che non è - non sempre - la mission primaria di Okaka. Quel che a lui riesce meglio è – per usare un’espressione abusata – fare a sportellate e creare spazi per gli attaccanti esterni. Mihajlović l’ha capito, e per la sua Sampdoria ne ha fatto una specie di lampàra (quel tipo di barca che monta lampade giganti e potenti per attrarre le alici di notte), col compito di illuminare lo specchio di mare nel quale i gozzetti Eder, Gabbiadini e Sansone devono gettare le reti. Poi è capitato che a marzo Okaka sia pure andato a segno, e con una frequenza inedita, contro Sassuolo, Livorno e Torino. Contro i granata ha addirittura sfiorato la doppietta con un pallonetto pregevolissimo, pieno di grazia e coordinazione. http://www.dailymotion.com/video/x1f7w8p_torino-sampdoria-0-2-highlights-giornata-26-serie-a-tim-201314_sport

Tipo una motrice Iveco che si destreggia in un hangar pieno di calici Bormioli Rocco.

IL RUOLO DEL MESE: IL PORTIEREdi Emiliano Battazzi (@e_batta)

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Amadeo Carrizo, River Plate, uno dei primi portieri ad usare regolarmente i guanti, negli anni ‘40.

Una volta i portieri si allenavano per conto loro, e poi giocavano solo la partitella infrasettimanale con gli altri. Facevano gruppo a parte, sembravano così diversi da tutti gli altri giocatori, e forse anche per questo si diffuse la leggenda sulla pazzia ed il coraggio dei portieri. Poi il momento decisivo: nel 1992 ai portieri veniva impedito di prendere con le mani i retropassaggi dei propri compagni. A quanto pare, la decisione venne presa in seguito ai Mondiali del 1990, i nostri Mondiali, nei quali si era abusato del retropassaggio e la media gol a partita era stata pari a 2,2. (Quattro anni dopo, negli USA, la media si sarebbe innalzata di 0,5, cioè mezzo gol in più a partita, ma la relazione causa-effetto non mi sembra particolarmente evidente.) Da quel momento in poi è cambiato tutto per i portieri. In molti, ad esempio, ora considerano sbagliato l’allenamento personalizzato, slegato dall’attività degli altri compagni, e pensano invece che il portiere dovrebbe allenarsi sempre di più con la squadra, per esercitarsi sulle situazioni che si verificano durante la partita. La nuova regola ha eliminato la presunta solitudine del portiere? Rispetto a 20 anni fa, sono cambiate anche le qualità che si cercano nei portieri: i numeri uno delle squadre qualificate ai quarti di finale di Champions League superano tutti i 185c

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