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Immagine di alcuni fiocchi di neve di Wilson Bentley / NOAA
Calcio Emiliano Battazzi 10 febbraio 2015 5'

Il Classificone 2/4: Le 3 grandi “piccole”

Tre squadre rivelazione del campionato. Ritorna il Classificone, la rubrica più amata de l’Ultimo Uomo. Sempre più sfaccettata, filosofica e stupefacente.

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Le tre grandi piccole
di Emiliano Battazzi
(@e_batta)

 

Quando due squadre si affrontano conta la strategia di gioco: come si vuole attaccare, come si vuole difendere, cosa si preferisce tra controllo del pallone e dello spazio. E poi bisogna saper applicare queste strategie, studiare sempre contromosse ed evoluzioni.
In Serie A, negli ultimi anni, l’idea predominante sembra quella di controllare lo spazio: lasciare il pallone all’avversario più forte, e contenere finché è possibile.
Ma è davvero con l’autobus parcheggiato in area di rigore che si hanno più chances di ottenere un buon risultato? Il campionato sembra dirci il contrario: ci sono delle “piccole” che riescono ad ottenere buoni risultati attraverso il gioco, l’organizzazione tattica e il coraggio.

 

1. Empoli

Ci sarebbe, anzi c’è, un’altra via per le neopromosse apparentemente senza speranza: giocare a viso aperto contro gli avversari, puntando sui ritmi alti e sullo studio tattico. Quest’anno per fortuna c’è una bella novità nel nostro campionato: l’Empoli di Sarri, una squadra che prova a difendersi attaccando.
È stata la prima squadra ad evidenziare le difficoltà della Roma nell’affrontare un pressing alto, e lo ha poi ribadito nelle successive due partite (una di Coppa Italia). La Roma nei 90 minuti ci ha vinto solo una volta, tanto che Garcia ha definito l’Empoli come la squadra più organizzata della Serie A. Contro le grandi, l’Empoli sembra esaltarsi: i toscani hanno pareggiato a Genova, a Napoli e a Firenze e hanno vinto in casa contro la Lazio. Nelle sfide contro le prime otto della Serie A, l’Empoli si è arreso solo a Juve, Roma e Samp. Il talento di Rugani in difesa, la qualità di Valdifiori a centrocampo e i tagli di Verdi in attacco sono esaltati dal modo di stare in campo. A dimostrazione che i giovani rendono meglio in squadre che puntano su un’identità precisa. Contro l’Inter, l’Empoli ha schierato la formazione con l’età media più bassa del campionato finora: 23,7 anni. L’aggressività senza palla è uno dei segreti di Sarri, ma la squadra ha qualità per giocare a pallone: con reparti molto vicini, si preferisce sempre la ricerca dei passaggi corti, con i due attaccanti sempre molto coinvolti nella manovra. Forse troppo, visto che all’Empoli mancano i gol: non c’è classifica più bugiarda di quella dei ragazzi di Sarri. Il tecnico ha provato a sopperire con i suoi numerosi schemi su calcio piazzato (nessuno li ha sfruttati meglio in Italia, 13 gol su 21), ma non basta: c’è bisogno di qualcosa in più per una salvezza meritatissima. Nel frattempo, speriamo che l’Empoli continui a rendere più piacevole la Serie A.

 

foto1empoli

Impostare la manovra dal basso contro l’Empoli è quasi impossibile. Qui il portiere dell’Udinese ha tutte le linee di passaggio bloccate, e la difesa empolese è altissima sul campo: un ammirevole coraggio.

 

2. Sassuolo

Eusebio Di Francesco, dopo una vita passata a correre senza sosta sui campi di calcio, una volta smesso di giocare ha iniziato a studiare sul serio. Prima ha provato l’esperienza da team manager nella Roma di Spalletti, quella delle undici vittorie consecutive. Poi addirittura si è calato nel ruolo di Direttore Sportivo (nella Val di Sangro) e persino di responsabile del settore giovanile del Pescara. È un allenatore che conosce il calcio praticamente in ogni suo aspetto.
Si vede il suo carattere in questo Sassuolo che ormai non è più una sorpresa ma che continua a stupire perché si evolve, sembra entrato in una fase di splendida maturità: in classifica è a pari punti col Milan, battuto a San Siro in una partita storica, peraltro con una formazione composta da 11 giocatori italiani (ed è alla stessa quota anche dell’Inter, appena sconfitta 3-1 in casa).
Il Sassuolo, però, tatticamente è poco italiano e molto “europeo”: gioca un calcio basato sulla riconquista del pallone nella trequarti avversaria e sulle verticalizzazioni rapide alla ricerca delle punte. Di Francesco è un estimatore del 4-3-3, che utilizza da sempre, seppur non in modo dogmatico: di “zemaniano” rimangono solo i tagli continui degli esterni d’attacco (Berardi e Sansone). L’organizzazione tattica permette di mantenere l’equilibrio e di non andare allo sbaraglio: il Sassuolo ha pareggiato sia contro la Juve che contro la Roma (e sono solo tre le squadre in tutto il campionato che non hanno perso contro le prime due in classifica).
Inoltre, e forse ancora più importante, si conferma la teoria dei giovani e dell’identità: quanto è importante per un ragazzo sapere cosa fare in campo, invece di essere costretto a pensare cose difficili e improvvisate?
In Nazionale Zaza è diventato titolare, presto toccherà a Berardi: il Sassuolo “azzurro” è uno dei pochi serbatoi di crescita per il ct Conte.

 

http://youtu.be/f97XS7BkPes?t=1m13s

Il Sassuolo vince a San Siro con pressing alto, verticalizzazioni e taglio degli esterni d’attacco. Oltre a tanto talento individuale.

 

3. Palermo

Il Palermo non ha molto in comune con le due squadre precedenti: sebbene sia una neopromossa, non si può definire una “piccola”; sebbene sia molto organizzato tatticamente, non si può dire che pratichi un calcio collettivo.
Il segreto del Palermo, infatti, risiede nell’abilità dei due giocatori offensivi, e nella loro intesa: la coppia Vázquez-Dybala ricorda grandi duetti del passato, e sta portando i rosanero verso una zona di classifica neppure immaginata ad inizio anno. L’Europa ad un passo è anche merito dell’allenatore Iachini. Una carriera fatta di successi in Serie B (quattro promozioni), e la voglia di sfuggire dall’etichetta di allenatore inadatto alla Serie A (2 esoneri e una retrocessione nelle sue precedenti esperienze).
Il 3-5-2 del Palermo non è difensivo come si potrebbe immaginare: si attua spesso il pressing alto nella trequarti avversaria, con gli uomini di fascia sempre molto alti ad accorciare sui terzini rivali; le mezzali attaccano sempre gli spazi in profondità. Il segreto dei rosanero è la mobilità delle due punte: Dybala cerca sempre il movimento verso l’esterno, ad allargare la difesa avversaria; Vázquez si sposta spesso tra le linee, aspettando che siano gli altri a correre negli spazi creati da lui, con i passaggi perfetti di cui è capace.
El Mudo, infatti, guida la classifica della Serie A con ben 7 assist (da gol) realizzati; inoltre, la sua capacità di saltare l’avversario permette sempre l’inserimento per i centrocampisti (con una media 3.5 dribbling riusciti a partita, è recordman della Serie A con Perotti e Gervinho). Di Dybala forse già sapete tutto, ma la sua capacità di segnare e creare gioco è impressionante: quinto nella classifica cannonieri con 11 gol, secondo in quella degli assist (ben 6), una media di dribbling riusciti molto alta (3, ottavo nella speciale classifica), e persino una media di 1.4 assist per il tiro a partita. Poco meno di Pogba (che ha una media di 1.6 assist a partita).

 

El Mudo quindi parla. Dybala ride, e insomma dicono che il Palermo è una sorta di San Lorenzo italiano. Poi si passa al tema Icardi-Wanda Nara.

 

La grande stagione fin qui disputata da queste tre squadre ci dimostra che non è da spericolati attaccare il proprio avversario, anche quando è più forte.
Parafrasando un’espressione finanziaria anglosassone (money on the table), in Serie A per le piccole ci sono tanti punti in classifica lasciati sul tavolo: magari basterebbe osare un po’ di più, abbandonando le comodità dell’abitudine, per portarseli via. Empoli, Sassuolo e Palermo ci sono riusciti: le speranze del calcio italiano forse passano da qui.

 
 

Tags : empolieusebio di francescogiuseppe iachinimaurizio sarri

Emiliano Battazzi: nato nel 1984, cresciuto in periferia a Roma. Economista, prova a coniugare la razionalità della tattica all’imprevedibilità del talento. È il caporedattore della sezione calcio de L’Ultimo Uomo.

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