Introduzione: il “Cholismo” non è noioso
di Daniele Manusia
La noia è un problema che riguarda tutto lo sport di alto livello per la sua natura a metà tra pura competizione e spettacolo. Se due squadre giocano a calcio in una foresta e nessuno le vede, Caressa può lamentarsi del fatto che siano “una rottura di scatole”?
La noia, però, è anche l’argomentazione più sciatta, e al tempo stesso inattaccabile, che possiamo tirare fuori per sminuire un’impresa umana di qualsiasi tipo. Come faccio a provare che il “Cholismo” non è noioso? Non c’è una definizione precisa di noia nello sport e la prova, nel microcosmo iperbolico italiano, la fornisce il fatto che fino a qualche anno fa c’era chi trovava “noioso” il gioco del Barcellona di Guardiola (ridotto a un solo suo aspetto, il tiki-taka), cioè il contrario del “Cholismo”.
In questo pezzo abbiamo cercato di confutare i vari aspetti delle accuse che spesso si rivolgono all’Atlético, e in generale il luogo comune che il gioco della squadra di Simeone sia semplicemente una forma di catenaccio. Non che per noi non conti lo spettacolo (per rimarcare la nostra delusione abbiamo intitolato l’analisi della finale di Champions League “Calcio mediocre” e quando l’Atlético ha giocato male non è stato un problema scriverlo) ma il calcio, come detto, è solo per metà intrattenimento, l’altra metà deve essere composta dalla competitività. E non c’è dubbio alcuno che la squadra di Simeone sia una delle squadre più competitive degli ultimi anni.
Competitività non significa vincere a tutti i costi (anche se può arrivare a questo estremo) ma è anzitutto una questione di mentalità e di strategia di squadra. Di organizzazione. È divertente che la stessa risposta che si poteva dare a chi accusava Guardiola di giocare un calcio noioso si può dare adesso a chi protesta contro Simeone, e cioè che la vittoria nel calcio non si assegna con i voti sulle palette, e che se un sistema si dimostra vincente nel medio-lungo periodo significa che è competitivamente migliore degli altri. Si può preferire un modo di essere competitivi a un altro, ma nel calcio non esistono trucchi così efficaci da portare la stessa squadra in finale di Champions League due anni su tre.
Quella che segue è una breve selezione (dalla mia collezione di gif) in cui la competitività dell’Atlético Madrid ha generato spettacolo. E quindi, a mio gusto (dato che mi sono fermato, sono tornato indietro e ho estratto la gif) non noioso.
Il sistema iperorganizzato dell’Atlético lascia comunque grandi responsabilità ai singoli. Grandi responsabilità si traducono in gesti tecnici spesso al limite, eccezionali nel senso stretto della parola. Qui sopra Gimenez, per intercettare un cross a centro area, colpisce di tacco in controtempo, con una specie di tuffo in avvitamento tutto sommato buffo.
Qui invece abbiamo una combo tra un giocatore dell’Atlético che si immola per evitare che la palla arrivi in porta (Koke) e un giocatore dell’Atlético che allontana la palla dalla zona di campo più pericolosa in maniera artistica (ancora Gimenez).
Certo, l’Atlético non spazza sempre la palla. È anche capace di arrivare in porta con 5 passaggi di prima.
L’arte difensiva dell’Atlético richiede grande concentrazione e tempismo nella scelta dell’intervento. Movimenti organici da una parte all’altra anche aggraziati (vedi tra due gif) interrotti da tentativi individuali di recuperare il pallone. Osservare Godin che si aggira per la trequarti, aspettare che la palla entri nella sua zona e prendere il tempo per l’intervento è noioso quanto osservare un falco quasi immobile nel cielo che poi piomba a picco sulla preda.
Se si dice che l’Atlético Madrid parcheggia un autobus davanti alla propria area di rigore, va quanto meno aggiunto che è un autobus pieno di ninja.
Più che a un autobus, a volte il movimento della squadra di Simeone somiglia a quello di una medusa, che gonfia il proprio ombrello per spostarsi da una parte all’altra del campo e quando la palla arriva sui lati lancia uno dei suoi tentacoli nel tentativo di pungere gli avversari.
Seriamente: per apprezzare il sistema difensivo dell’Atlético Madrid bisogna guardare gli spazi tra un giocatore e l’altro, il modo in cui gestiscono le distanze reciprocamente. Nessun giocatore dell’Atlético si muove mai da solo in fase in difensiva, anche se la palla è dalla parte opposta c’è un bisogno quasi astratto di mantenere intatta la forma aurea del 4-4-2.
Il “Cholismo” è il sistema creato da Simeone ma poi portato in campo da Godin, Juanfran, Filipe Luis, Koke, Saul, persino da un calciatore dal talento tecnico decisamente sopra la media come Griezmann; e che fuori dal campo coinvolge l’immaginario dei tifosi dell’Atlético Madrid, creando un sentimento di unione forse unico nel panorama calcistico di primo piano.
E la cosa sicura è che, per chi lo vive dall’interno, il “Cholismo” è tutt’altro che noioso.