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Calcio Emanuele Atturo 3 gennaio 2020 5'

Il calciatore di B di dicembre: Nicolas Viola

A vincere il premio “Calciatore del mese AIC” questo mese è la mezzala del Benevento.

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Come ogni mese, dalla scorsa stagione, premiamo il miglior calciatore del mese in collaborazione con l’Associazione Italiana Calciatori. Dopo Michele Marconi, che aveva vinto il premio per settembre e Simy a ottobre, Giovanni Crociata a novembre. Questa volta è stato il turno di Nicolas Viola, vecchia conoscenza della Serie A, che si aggiudica il premio per dicembre.

 

Il Benevento 2016/17 resterà alla storia come uno degli esperimenti fallimentari più spettacolari e divertenti della Serie A. Poche squadre retrocesse ci sono rimaste nel cuore come quella allenata da Roberto De Zerbi, che giocava un calcio ambizioso, con un’uscita palla sofisticata e la ricerca di due trequartisti tecnici nei mezzi spazi come Djuricic e Brignola. È interessante allora che due anni dopo il Benevento stia provando a tornare in Serie A con una proposta di gioco diametralmente opposta. 

 

Le “Streghe” in questa stagione sono allenate da Filippo Inzaghi, che pur avendo fallito la sua occasione in Serie A sulla panchina del Bologna ha un curriculum solido nelle categorie inferiori. Ha portato il Venezia prima in Serie B, e poi fino ai playoff per la promozione in A. In questo momento è primo in un campionato pazzo e dalle dinamiche oscure come quello della Serie B, ed è primo in modo nettissimo, con 12 punti di vantaggio sulla seconda (il Pordenone) e nonostante una rosa sicuramente di livello ma non fuori scala per la categoria.

 

Inzaghi sta portando avanti le sue idee: il Benevento gioca con un calcio pragmatico, basato sulla solidità difensiva ma che al contempo sta esprimendo il migliore attacco del torneo (36 gol segnati in 19 partite). Stiamo parlando di un allenatore che alla conferenza di presentazione al Bologna aveva apertamente parlato di “cholismo”. E il Benevento in effetti ha subito appena 9 gol, due in meno dell’Atletico di Simeone, migliore difesa d’Europa nelle prime due categorie di tutti i campionati professionistici in corso.

 

Il Benevento quindi è un collettivo formidabile, un corpo solo di grande mentalità, plasmato a immagine e somiglianza delle idee del suo allenatore. Non per questo però non stanno spiccando delle individualità nel campionato delle “Streghe”, a partire dai difensori centrali Antei, Caldirola e Tuia ovviamente, per arrivare al centrocampo forse migliore della competizione: la corsa di Hetemaj, i dribbling di Tello, i lanci di Viola, l’esperienza di Schiattarella, il bellissimo piede mancino di Kragl. 

 

È stato un dicembre eccezionale per il Benevento. Ovviamente ha vinto tutte le partite che ha giocato, ma lo ha fatto anche con punteggi larghi, mostrando una superiorità sconcertante. L’1-2 fuori casa al Chievo è stata forse la più grande dimostrazione di forza, ma ci sono stati anche un 5-0 al Trapani e un 4-0 all’Ascoli, dopo cui il tecnico avversario ha definito quella di Inzaghi “una squadra stratosferica”. Il Benevento ha centrato alcuni record storici: nessuna squadra dopo 19 partite aveva totalizzato 46 punti. Neanche il Sassuolo di Di Francesco o la Juventus retrocessa. 

 

Per questo avevamo candidato due giocatori giallorossi, Kragl e Viola, sebbene ci fossero persino altri autori di un mese eccezionale, come Tuia, Maggio, Sau e Letizia. Insieme a loro c’erano Francesco Forte, centravanti della Juve Stabia, e Simone Scuffet, che sta rinascendo con la maglia dello Spezia. Alla fine la votazione popolare ha premiato Nicolas Viola, che in questo dicembre è sembrato tecnicamente e fisicamente fuori scala per la Serie B. Ha segnato 5 gol, servito due assist e dominato tutte le fasi di gioco. In particolare il suo talento ha bruciato nel 5-0 al Trapani, dove Viola ha realizzato una tripletta, la prima della carriera, segnando due tra i gol più belli del 2019 in Serie B.

 

Il primo, quello del 4-0, è un misto di astuzia e di abilità balistica eccezionale. Un calcio di punizione poco oltre il centrocampo che ha mandato in rete col portiere fuori dai pali, avvicinandosi distratto al punto di battuta e calciando col corpo rilassato di un golfista.

 

Nel secondo invece, quello del 5-0, ha calciato invece di mezzo esterno di pura potenza andando incontro a una di quelle palle che trottano lente lente all’altezza dei 25 metri, chiedendo soltanto di essere calciate con la massima forza possibile. Un tiro violento finito sotto l’incrocio dei pali.

 

 

Quest’anno Viola sta quindi riscoprendo una vena offensiva che negli ultimi anni aveva in parte sacrificato, trasformandosi in un mediano davanti la difesa. Viola nasce trequartista nelle giovanili della Reggina e quando è stato spostato regista ha mantenuto una forte attitudine offensiva. Nella sua stagione in Serie A provava 2.5 dribbling ogni 90 minuti, perdendo un numero significativo di palloni. In una squadra che aveva bisogno di riorganizzarsi più spesso col pallone per gestire i ritmi alti della categoria, Viola era più bravo a disordinare le linee avversarie che a ordinare il possesso della propria squadra.

 

Filippo Inzaghi quest’anno lo ha spostato mezzala sinistra del 4-3-3, assecondando di più la sua inclinazione offensiva, e inserendo invece un giocatore più dinamico e difensivo come Schiattarella davanti la difesa. A sinistra Viola si associa benissimo con Gaetano Letizia, formando una delle catene laterali più tecniche del campionato di B. La squadra di Inzaghi preferisce costruire il gioco soprattutto in ampiezza, cercando di allargare le linee avversarie, spesso molto compatte contro il Benevento. Del resto i giallorossi hanno più qualità sugli esterni, con Maggio e Kragl a destra, e Letizia e Viola a sinistra.

 

Viola sta mostrando una grande sensibilità negli smarcamenti orizzontali, allargandosi quando la squadra ha bisogno di un riferimento tecnico sui lati, venendo invece in mezzo quando deve rifinire. Il suo piede mancino è ciò che ci fece innamorare di lui già alla sua prima stagione in Serie A, e rimane la parte speciale del suo gioco. Viola ha una grande sensibilità tecnica: ha un ottimo primo controllo e un gioco di passaggi vario e preciso, sia nel corto che nel lungo. Dalla fascia centrale è pericoloso con le sue verticalizzazioni improvvise; dal lato con i suoi cross di interno e con i cambi di gioco che esegue con assoluta precisione anche colpendo la palla di mezzo esterno.

 

Il suo ricordo in Serie A è quello di un giocatore di culto e leggermente fuori dal tempo, tecnico ma anche compassato nel suo gioco. Oggi, a 30 anni, è in una condizione fisica strepitosa e nell’ultima partita – vinta 4-0 contro l’Ascoli – nei minuti di recupero ha rotto la difesa avversaria con una corsa centrale che difficilmente avremmo associato a Viola. I ritmi più bassi del campionato di certo lo aiutano a essere più efficace nei duelli individuali, ma l’impressione è che abbia anche migliorato la sua condizione atletica. 

 

 

Quando Viola militava nelle giovanili della Reggina, era considerato uno dei migliori talenti del calcio italiano, nel piccolo paesino calabrese in cui è nato era soprannominato “Il Fenomeno”. Nel corso delle stagioni non ha trovato la sua dimensione ad alti livelli come ci si aspettava. Viola non riusciva a brillare nemmeno in Serie B, prima che Marco Baroni lo portasse prima al Novara e poi al Benevento, con cui ha centrato la prima storica promozione in A. 

 

Oggi porta tatuaggi su tutto il corpo, tra cui uno sopra il sopracciglio come i trapper. Copre una cicatrice rimediata giocando a calcio per strada. Il tutto gli conferisce un’aria da pirata che rimanda tra l’altro al suo paese natale, Oppido Mamertina, che qualche secolo fa era effettivamente un covo di pirati. È anche forse per quest’estetica ricercata che Viola era diventato un giocatore feticcio alla sua prima stagione in Serie A, e non vediamo l’ora di rivederlo nel massimo campionato. Viola e il Benevento non sembrano aver nessuna voglia di mollare la tensione: «In spogliatoio c’è tanta voglia. Siamo arrabbiati. Ambiziosi. Inzaghi prepara ogni match come una finale. Vorremmo vincerle tutte».

 

 

Tags : beneventofilippo inzaghinicolas viola

Emanuele Atturo è nato a Roma (1988) dove vive e lavora. Laureato in Semiotica, si interessa di cultura pop e sottoculture. È caporedattore de l'Ultimo Uomo e scrive in giro.

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