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Il bello dell'Europa League
30 set 2016
30 set 2016
7 cose notevoli dalla coppa europea meno notevole.
(articolo)
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Fino a quale gol dello Sparta Praga avete resistito?

di Francesco Lisanti

La sconfitta dell’Inter contro lo Sparta Praga ha ricordato in maniera sinistra quella contro l’Hapoel Be’er Sheva: marcature completamente casuali, distanze insanabili tra i reparti, errori individuali estremamente banali. Tra una sconfitta e l’altra, l’Inter aveva invece raccolto sette punti in tre partite di campionato, dimostrando al contrario buona personalità, efficiente organizzazione, superiorità tecnica. Questo imprevedibile ripetersi della storia ha portato più di qualcuno a chiedersi se con essa non debbano ripetersi anche i titoli sbagliati, ma sfortunatamente la ricetta “polvere sotto il tappeto e passare una bella mano di vergogna” si è già rivelata inefficace.

De Boer ha detto che «il secondo goal che abbiamo subito è l'esempio della mentalità che ci è mancata oggi», ma anche che «la nostra disposizione tattica è stata sbagliata, con i terzini non alti e altre posizioni sbagliate», quindi i problemi dell’Inter con il giovedì viaggiano su due binari, quello della concentrazione e quello della preparazione tattica. Almeno il capitale umano, riserve o meno, dovrebbe essere sufficiente a garantire il passaggio del turno: i quattro quinti del pacchetto difensivo schierato a Praga (Handanovic, D’Ambrosio, Murillo, Miangue) rappresentano in ogni caso le migliori soluzioni a disposizione dell’Inter nei rispettivi ruoli in questo momento, nonché gli stessi che hanno giocato contro Juventus, Empoli e Bologna.

Finché l’incompatibilità tra Europa League e Serie A non sarà risolta, l’unica preparazione in discussione sarà quella dei tifosi, che di giovedì in giovedì potranno misurare quanto sono preparati a sopportare le sconfitte senza appello, e conseguentemente valutare il proprio livello di interismo. Iniziamo con un semplice test in tre fasi.

Qui nessuno (tranne Gnoukouri, timidamente) prova a smarcarsi per ricevere il passaggio di Ranocchia, e poi nessuno (tranne Gnoukouri, timidamente) prova a chiudere le linee di passaggio centrali. Melo ne lascia addirittura due ai suoi lati, marcando tutta la differenza con Medel. Quindi Ranocchia fa una corsa strana, orizzontale, per recuperare la posizione, mentre D’Ambrosio segue Kadlec finché non si distrae, come se a un certo punto il suo compito fosse terminato, o gli fosse vibrato il cellulare.

Se avete resistito fino a questa rete, siete degli interisti di esperienza: conoscete ogni campanello d’allarme dell’Inter, e a questo punto potevate già facilmente prevedere il risultato finale. Avete deciso da tempo di risparmiarvi sempre un simile strazio.

Un gol pacifico: nessuno marca Kadlec in partenza, nessuno lo segue, nessuno fa niente, nessuno sa niente, nessuno ha visto niente.

Se avete resistito fino a questa rete, siete degli interisti di principio: la squadra va sempre seguita e sostenuta finché non si dimostra immeritevole di ogni forma di supporto. Questo gol incarna il limite preciso a cui avete vincolato il vostro tifo.

La punizione è la stessa che ha generato il secondo giallo per Ranocchia. Dockal la batte sul secondo palo, dove Miangue perde subito il contatto diretto con Mazuch, mentre al centro Palacio e Felipe Melo si inchiodano all’altezza del dischetto e decidono scientemente di affidare tutti gli inserimenti in area alla supervisione di Murillo. Cermak e Holek, i loro rispettivi avversari, si ritrovano soli sulla linea di porta.

Se avete resistito fino a questa rete, siete degli interisti di buona fede: la somma delle delusioni non raggiungerà mai il totale dell’affetto che provate, quell’inesauribile fonte di energia da cui traete la speranza che in fondo uno svantaggio a Praga si può sempre ribaltare, dai, è appena entrato Icardi, abbiamo segnato un bel gol. Ah no, espulso Ranocchia per essere crollato su Pulkrab. Come non detto.

I due gol che hanno causato la sconfitta del Sassuolo

di Marco D'Ottavi

Il Sassuolo esce sconfitto dalla sfida post-sbornia contro l'Atletico Bilbao, mancando quella conferma europea che avrebbe dato ulteriore splendore a questo inizio di stagione. Di Francesco ha dimostrato di avere coraggio scegliendo di sopperire alle molte assenze (8 per la precisione) con il motto “giocheranno tanti giovani” e schierando dal primo minuto 6 giocatori sotto i 25 anni, che poi è una politica classica del Sassuolo, quindi più che di coraggio potremmo parlare di lungimiranza per una squadra che può arrivare a giocarsi l'Europa con i giovani. Purtroppo non sempre il coraggio e la lungimiranza pagano e il Sassuolo torna da Genk con tre gol subiti e qualche certezza difensiva in meno.

Se in queste prime partite la tenuta difensiva era sembrata una delle novità più importanti della squadra, nei tre gol subiti dal Genk – squadra decima classificata nel campionato belga - sono tornati evidenti alcuni dei problemi di concentrazione e organizzazione tattica già mostrati dalle squadre di Di Francesco e che invece quest'anno aveva subito tre reti solo allo Juventus Stadium.

Forse non abituato agli acquazzoni delle Fiandre, il Sassuolo parte con poca convinzione subendo il pressing e l'intensità del Genk e concedendo due gol nei primi 25' di gioco e costringendosi ad una gara in perenne salita. Le due reti raccontano bene l'andamento della partita, con i begli pronti ad approfittare degli errori difensivi del Sassuolo.

Il primo gol arriva da un errore collettivo, con Defrel che non riesce a difendere un pallone in uscita , facendosi anticipare da Ndidi che manda in confusione tutta la difesa, che non sale abbastanza velocemente da lasciare gli attaccanti avversari in fuorigioco, né riesce poi a tornare in posizione, consentendo a Pozuelo e Karelis di mettersi a fare lob a piacimento all'interno dell'area (c'è da dire bravo a Pozuelo che invece che tirare fa la cosa più intelligente).

Quando Di Francesco pensava di aver visto il peggio della sua difesa, è arrivato il secondo gol.

Qui sbagliano tutti: Acerbi scivola come uno che ha messo per la prima volta i pattini sul giaccio; Letschert dimostra che si può avere paura del tiro di Susic e prima si gira e poi salta; Consigli respinge come non ti insegnano a scuola calcio e Peluso viene bruciato da Bailey, che è sì un centometrista prestato al calcio, ma lui gli sta troppo lontano non potendo usare il corpo per contenerlo.

Sono questi i due gol che indirizzano la partita, con il Sassuolo che si sveglia tardi e finisce per subire un terzo gol ancora più orrendo. Il gol di Politano subito dopo, uno dei pochi veramente positivi, e la reazione successiva dimostrano il carattere della squadra che di certo non ha preso la competizione come una passeggiata, ma sono una specie di palliativo per Di Francesco che non può essere contento della prestazione, come ha sottolineato lui stesso: «Siamo mancati un po' a livello tattico e l'approccio non e stato dei migliori. Nonostante tutto abbiamo sempre cercato di riaprire la partita». Detto questo è una sconfitta che ci sta, anche a causa delle assenze, e che non compromette più di tanto il cammino europeo del Sassuolo che mantiene vive le speranze in un girone particolarmente complicato.

Il Dundalk ha scritto la storia

Nel turno precedente il Dundalk FC è diventata la prima squadra irlandese a conquistare un punto in Europa League grazie al pareggio contro l'AZ Alkmaar. Ieri ha fatto di meglio ottenendo quello che è a tutti gli effetti il miglior risultato di sempre per una squadra irlandese: vittoria per 1 a 0 contro il Maccabi Tel Aviv e la concreta possibilità di continuare a battere record irlandesi su record irlandesi.

Ora alcune notizie curiose sull'universo Dundalk:

⁃ Un attaccante si chiama McMillan, l'altro McEleney.

⁃ Il secondo portiere è un italiano cresciuto nella Lazio, si chiama Gabriel Sava ed è nato a Roma nel 1986, proprio come me. È stato 11 ore senza subire gol quando giocava al Monaghan United.

Il gol vittoria è stato segnato da Ciaran Kilduff , che ieri festeggiava il suo ventottesimo compleanno. Auguri!

Da questa immagine, che fotografa l'esatto momento del gol, possiamo vedere che il font usato per i numeri dei pantaloncini varia a seconda della filosofia di vita del possessore ( e che il Dundalk ha difficoltà a riempire lo stadio anche quando gioca in Europa).

⁃ E per finire un bellissimo timelaps sulla città di Dún Dealgan.

Come sta Denis Alibec

Giudicate voi stessi da queste due foto.

Nella prima foto Alibec gioca nell’Inter e si ritiene ancora una promessa. Nella seconda foto Alibec gioca nell’Astra Giurgiu e ha scoperto che la vita è soprattutto sofferenza.

Eppure Alibec, nonostante sia in sovrappeso di almeno 5 kg, non se la passa così male. Lo scorso anno ha realizzato 20 gol in 33 partite ufficiali ed è stato il principale artefice della storica vittoria del campionato dell’Astra Giurgiu, da alcuni considerato “Il Leicester di Romania”. Alibec in patria gode di una stima inimmaginabile, al punto che il suo presidente - in questo momento in galera, quindi traete le vostre conclusioni - lo ha definito «più forte di Benzema». A gennaio Alibec passerà alla Steaua Bucarest, nel frattempo si è goduto la sua gita a Roma.

Quest’azione a metà tra Don Chisciotte e Buster Keaton - dove, nonostante avesse subito fallo preferisce rialzarsi e sfidare da solo l’intera difesa della Roma, facendosi togliere palla - sintetizza la vita di Alibec, ma anche Roma - Astra Giurgiu, una delle più brutte partite della storia del calcio.

La bellissima azione del 2 a 0 della Fiorentina sul Qarabaq, in quattro momenti.

Tomovic taglia le linee del Qarabaq con un filtrante per la profondità di Kalinic, infilatosi tra terzino a centrale a destro.

Nel frattempo Tello taglia verso il centro. Kalinic finta di servirlo poi temporeggia allargandosi.

La pericolosità dell’azione sembra sfumata, ma Kalinic torna all’indietro su Tello.

A quel punto la Fiorentina riesce ad aprirsi addirittura quattro soluzioni contemporaneamente: il cross sul secondo palo per Babacar; lo scarico per il tiro di Bernardeschi; il ritorno sull’esterno su Kalinic; l’inserimento centrale di Cristoforo. Alla fine viene scelto quest’ultimo, a cui però si affianca Kalinic che aveva proseguito la corsa, Cristoforo scarica all’indietro.

Il Manchester UTD ha battuto le locomotive del Zorya per pura inerzia

L’FC Zorya Luhansk dovrebbe essere la vera squadra feticcio di tutti i nostalgici dell’Unione Sovietica. Il club è stato fondato nel 1964 tramite la fusione della locale Trudovye Rezervy (le associazioni sportive giovanili statali) con la squadra della fabbrica di locomotive, la Luhanskteplovoz (per un periodo conosciuta come “Lokomotive factory Octoberrevolution”). La squadra arrivava all’Old Trafford, nella sfida contro l’ultra-capitalismo del Manchester UTD, addirittura davanti in classifica: 1 punto, contro i zero dello United, che veniva dallo sconfitta in casa del Feyenoord.

In parte per esigenze di classifica, in parte per il clima di terrore che è già riuscito a instaurare nello spogliatoio, Mourinho non ha potuto rinunciare ai titolarissimi (che possiamo considerare Bailly, Pogba, Mata e Ibra). A centrocampo è stata riprovata la coppia Fellaini-Pogba, che sembrava ridotta a esperimento naufragato, e la manovra dello United è stata sbiadita e senza idee come nelle ultime partite. Lascia ben sperare la crescente intesa tra Pogba e Mata ma quest’azione, in cui risalgono 40 metri di campo da soli, mostra per riflesso quanto il centrocampista francese venga limitato da una posizione così bassa in campo. La squadra ha confermato i due principali difetti descritti da Alfredo Giacobbe: il giro palla ha continuato a stagnare in orizzontale e sulle transizioni difensive non c’è quasi la minima organizzazione (in quest’azione ha dovuto metterci una pezza l’imbarazzante superiorità di Bailly).

Indicativo che a risolvere la partita sia stato l’ingresso di Rooney, che ha ormai perso il proprio posto da titolare per incompatibilità tecnica con gli altri attaccanti. In 25’ Rooney ha realizzato tre passaggi chiave, e ciccato questo tiro finito poi sulla testa di Ibra.

Un gol che è un buon esempio di come si vince una partita per pura inerzia.

Anche ieri Totti si è guadagnato la sua compila di highlights

Nonostante il probabile hangover da una festa in cui, tra le altre cose, ha ballato con una squadra di drag queen vestite con le scaglie di un pallone da calcio, Totti si è guadagnato qualche momento YouTube anche contro l’Astra Giurgiu, approfittando di un livello agonistico inferiore ai tornei di beach soccer a Sabaudia.

In sequenza:

- Filtrante ad allargare per Peres.

- Micro-tocco di esterno girato di spalle e pressato, a favorire per l’inserimento centrale di Strootman.

- Assist da punizione per il primo gol di Strootman.

- Uno-due di tacco, con la suola, facendo un tunnel al marcatore.

- Colpo di tacco impercettibile con cui raddrizza la traiettoria verso lo spazio che Salah deve attaccare in profondità.

- Tocco d’esterno di prima, leggermente scavato, per rompere una pressione a centrocampo.

- Passaggio apparentemente banale, però Totti aspetta il tempo preciso dell’inserimento di Strootman per far passare la palla a lato del difensore.

- Lievissimo tocco d’esterno per liberare Peres. È impressionante l’economia di movimenti con cui Totti si muove in campo, e che riescono comunque a eludere tutti. Swag.

- Tiro d’esterno di una potenza quasi vintage per Totti (da cui nasce poi il gol del 2 a 0).

- Dopo tutto questo, l’assist finale per Salah alla fine possiamo quasi darlo per scontato.

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