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Foto di Clive Brunskill / Getty
Calcio Emanuele Atturo e Marco D'Ottavi 17 febbraio 2017 9'

Il bello dell’Europa League vol. 6

Cose da ricordare del trofeo più dimenticabile del continente.

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Dzeko vs Ibrahimovic

 

Ibrahimovic e Dzeko stanno avendo delle stagioni realizzative straordinarie. O meglio, Dzeko sta avendo una stagione realizzativa straordinaria: 29 gol in tutte le competizioni in 37 presenze complessive (considerando Roma e Bosnia): già il triplo di quelli dello scorso anno. Per Ibrahimovic i 23 gol in 40 presenze sono normale amministrazione, o peggio un bottino mezzo deludente per uno abituato a segnare più di 30 reti praticamente ogni stagione.

 

Entrambi hanno preso l’Europa League come il loro personale parco giochi. Troppo forti per i contesti in cui si trovano, si muovono tra le difese come uomini adulti che si mettono a giocare troppo seriamente fra bambini. Ibrahimovic ha segnato in Europa League 1 gol ogni 90 minuti; Dzeko addirittura 2 ogni 90 minuti. Regolatevi.

 

Essendo entrambi centravanti incredibilmente alti e incredibilmente tecnici, spesso vengono associati. O meglio: Dzeko viene associato a Ibrahimovic, che è il vero archetipo di questo tipo di centravanti (ed entrambi vengono associati a van Basten, con un grado di pigrizia ancora superiore), mentre a nessuno sano di mente verrebbe di associare Ibrahimovic a Dzeko. E così, anche ieri sera, in occasione del suo primo gol, Caressa ha definito il movimento di Dzeko “alla Ibrahimovic”; mentre dall’altra parte nessuno ha avuto il coraggio di definire il pigro gol di Ibrahimovic “alla Dzeko”.

 

Ho messo in classifica i 3 gol di ieri di Dzeko mettendoli su una “Scala Ibrahimovic”; poi ho preso i 3 gol di ieri di Ibrahimovic mettendoli su una “Scala Dzeko”. Tutto chiaro? Cominciamo!

 

 

Gol di Dzeko che somigliano di più a gol di Ibrahimovic

 

III gol – 6.3 Ibra index.

 

Nel gol meno bello dei tre di ieri la cosa più Ibra è forse la sponda verso Nainggolan. Il saltello che deve fare per dare la giusta forza all’apertura di piatto, che gli dà la forma di un pipistrello gigante, è un uso dell’elasticità molto Ibra. Il resto – il movimento in area che non è manco un vero movimento ma solo una camminata di inerzia, il controllo e il tiro a incrociare – è fatto con così poca forza che non somiglia manco a un Ibra di 12 anni.

 

II gol – 7.0 Ibra index

 

Sul lancio di Juan Jesus Dzeko prende posizione bene e toglie l’appoggio al centrale, che manca l’intervento. Questo dominio fisico sul diretto marcatore è molto Ibrahimovic. Con la palla che rimbalza docile vicina al proprio piede forte, Dzeko avrebbe l’occasione di fare la cosa più Ibrahimovic della sua vita: tirare una bomba di collo pieno che mandi in fiamme la rete. Ma siccome è Dzeko, e ha paura che un suo tiro di collo spedisca la palla vicina alla cintura d’orione (là dove riposa ancora il suo rigore calciato alla Dacia Arena), preferisce usare il più codardo piatto.

 

Il tiro di Dzeko è salomonico: si è preoccupato solo di prendere la porta, con la parte in cui la superficie del piede è più ampia, tirando con una forza media e un’angolatura media. Ha fatto il suo, stava poi al portiere provare a salvare con un miracolo quel tiro borghese. Il fatto che la palla entri lancia un messaggio chiaro: strafare non serve a niente, uno sforzo minimo basta a far felice la gente. Segnare con un tiro su 3, cercare angoli minimi e furbi, non mettere forze spropositate quando non serve, non attaccare ogni cross come se vada della vita o della morte: prima o poi la palla ti cadrà addosso. L’importante è evitare figuracce, fare il proprio, rimettere i portieri alle proprie responsabilità.

 

I gol – 8.5 Ibra index

 

In questo gol Dzeko fa due finte, ricoordinando i suoi 80 chili e 193 cm per due volte, prendendo in controtempo prima il difensore e poi il portiere. È un gol estremamente Ibra non solo per la surreale capacità di controllo di un corpo così grande, ma anche per il gusto elusivo di far crollare gli avversari su sé stessi. Una cosa che Ibra aveva elevato fino a una forma di perversione.

 

III gol – Dzeko index 1.0.

 

Il movimento di Ibra su questo calcio di rigore è pura convinzione. Ibra sa che la riflessione è nemica dei calci di rigore e tira più forte che può nell’angolo basso a incrociare. Ibra non ha pensato neanche un secondo alla possibilità che i rigori si possano sbagliare. Ok, ora guardate questo rigore di Dzeko. Tra i due rigori passa tutta la differenza tra gli eroi di Sofocle, che corrono verso il proprio destino senza il minimo tentennamento, e quelli di Euripide, anime in pena divorate dal dubbio.

 

I gol – Dzeko index 6.5

 

Al contrario, Ibra calcia questa punizione come se non avesse idea di cosa farne. Non tira forte, non la alza per superare la barriera, non cerca il palo del portiere: è un aborto su tutti i fronti. Eppure la palla incrocia un numero di deviazioni sufficienti per mandarla in porta. La punizione segue uno dei principi del credo di Dzeko 2016-17: inutile dare il 100% se poi la realtà è determinate da infinite variabili fuori dal controllo umano.

 

II gol – Dzeko index 9.0

 

Un concetto che ci porta dritti al secondo gol, quello in cui Ibra esegue una delle signature move di Dzeko: il movimento a nascondersi dietro al corpo dei difensori. Non tagliare con ferocia sul primo palo, non imporre il proprio fisico in un movimento sul secondo palo, rimanere fermi immobili in un punto imprecisato dell’area. Come sul bordo del fiume, aspettare che il cadavere passi sotto forma di pallone da spingere in porta. Asseconda il flusso del cosmo e ritornerai in armonia con lui anche nelle giornate più cupe.

 

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Tags : europa leaguepaul pogbazlatan ibrahimovic

Emanuele Atturo è nato a Roma (1988). Laureato in Semiotica, è caporedattore de l'Ultimo Uomo. Ha scritto "Roger Federer è esistito davvero" (66thand2nd, 2021).

Marco D'Ottavi è nato a Roma, fondato Bookskywalker e lavorato qui e là.

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