Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Il bello dell’Europa League vol. 3
04 nov 2016
Le cose più eccitanti dalla competizione europea meno eccitante
(articolo)
13 min
Dark mode
(ON)

Il lato destro della Roma

La Roma nelle 15 partite disputate quest’anno ha già segnato 38 gol: più di 2 a partita. Una delle ragioni di questa grande produzione offensiva è anche la varietà di soluzioni all’arco di Spalletti. Dall’inizio della stagione, ma in misura ancora superiore nelle ultime settimane, nel 3-4-1-2 asimmetrico il lato destro è quello più interessante per gli sviluppi degli attacchi. Sono cambiati gli interpreti - da Florenzi a Bruno Peres, passando anche per Emerson Palmieri nell’ultima di campionato contro l’Empoli - ma rimane uno dei meccanismi più riusciti della manovra della squadra.

Ieri la Roma ha approfittato dell’atteggiamento ambiguo - ma sarebbe meglio dire “sconsiderato” - della difesa dell’Austria Vienna, sempre molto alta pur non portando grande pressione, e il lato destro è stato uno dei più sollecitati, con Bruno Peres sempre molto alto, come si nota dalla sua heatmap.

Nel primo gol, in una situazione d’attacco posizionale, Bruno Peres è largo e poi taglia improvvisamente in profondità dietro le spalle del terzino, andando a ricevere la splendida verticalizzazione di Paredes.

Spesso Dzeko è venuto incontro per rifinire in verticale. In questo caso mentre il bosniaco viene incontro El Shaarawy e Perotti si stringono verso il centro dell’area mentre l’ampiezza è assicurata da Bruno Peres, che piove da destra ancora come un treno. Ma la Roma è brava anche a non dare punti di riferimento. In questo caso Perotti torna verso il centrocampo e allora è Strootman che capisce che può sganciarsi in profondità, duettando con Bruno Peres che rimane largo. In quest’altra situazione, risolta da un recupero fenomenale del terzino su El Shaarawy, la Roma approfitta delle cattive distanze dell’Austria Vienna. Bruno Peres fa partire dai suoi piedi la transizione e corre 100 metri in pochi secondi per andare a ricevere ancora il suggerimento di Dzeko.

Ad inizio stagione Spalletti aveva preferito schierare Bruno Peres a sinistra a piede invertito, con Florenzi sulla destra. Con l’infortunio di quest’ultimo, e con una difesa che somiglia sempre di più a una linea a 3, Bruno Peres largo a destra costringerà gli avversari a stare attenti all’ampiezza di una squadra che attacca già la profondità in maniera estremamente efficace.

Il paragrafo dedicato alla celebrazione di Aduriz

di Marco D’Ottavi

Ieri sera l’attaccante spagnolo dell’Athletic Bilbao ha segnato 5 gol in Europa League scrivendo il record di segnature per questa competizione ed entrando a far parte di un ristretto club di mega marcatori in singola partita europea insieme a Messi, Altafini, Muller ma anche Fabrizio Ravanelli.

Ha segnato così tanto da far sconfinare i piccoli palloni che simboleggiano i suoi gol nella metà campo avversaria.

La particolarità dell’impresa di Aduriz è quella di aver segnato i suoi cinque gol con l’aiuto di tre rigori. Se ad un occhio poco attento questo metodo possa sembrare una scorciatoia verso l’olimpo delle quintuplette (fare cinque gol ti costringe anche a questi artifici linguistici), la realtà è che segnare cinque gol con tre rigori rende ancora più unica la sua prestazione. Primo perché devi sempre finirci in una partita in cui ti fischiano tre rigori a favore, mica facile. Secondo perché devi convincere dieci compagni assetati di gol che è giusto un mondo in cui per tre volte a presentarti sul dischetto ci vai tu, un atteggiamento favorito dal fatto che lui è Aduriz e loro l’Athletic Bilbao (ma non per questo meno totalitarista). Terzo, ma non meno importante, i tre rigori li devi segnare.

Quando si parla di tre rigori sempre a lui si finisce.

Aduriz poi non si è adagiato sugli allori del calcio di rigore: lui ha segnato anche due gol non su rigore che già di per sé basterebbero per guadagnarsi la serata.

La rappresentazione bidimensionale delle reti di Aduriz non è in grado di venire a patti con il fatto che tre dei palloni finiti in rete sono stati calciati dall’attaccante dallo stesso esatto punto creando un cortocircuito per cui da 3 palloni derivano 5 gol.

Questo dei 3 rigori segnati – poi – apre a tutta un’altra serie di possibili record. Se il record di rigori segnati da un solo giocatore in novanta minuti è 4 (record che appartiene a Zafer Tuzun del Fenerbahce e ad Alen Peternac del Valladolid), ci sono altri record che Aduriz potrebbe aver battuto:

- Maggior numero di rigori che hanno spiazzato il portiere in una singola partita (2 + 1 portiere immobile)

Aduriz con il primo rigore ha mandato a sinistra Bizot calciando poi a destra; con il secondo ha fatto l’esatto contrario, mentre la terza volta lo ha lasciato addirittura fermo, forse proprio perché Bizot non voleva trovarsi invischiato in quest record e ha pensato che non buttarsi fosse meglio che buttarsi dalla parte sbagliata.

- Maggior numero di rigori segnati quando sul cronometro era presente il numero 3 (3)

Mi sento di dire che potremmo allargarlo anche a maggior numero di gol segnati quando sul cronometro era presente il numero 3 (4).

- Maggior numero di rigori segnati che non ti sei procurato (3)

Aduriz è un attaccante e come tale è il giocatore che passa più tempo in area avversaria. Eppure dei tre rigori concessi all’Athletic ieri lui non se ne è guadagnato neanche uno, ma non ha avuto problemi a segnarli tutti e 3.

- Maggior numero di rigori segnati in una partita da un calciatore con almeno 3 zeta nel nome

Questo forse è un record un po’ tirato per le unghie, ma se ti chiami Aritz Aduriz Zubeldia, sei nato nei Paesi Baschi e giochi nell’Athletic Bilbao il numero di zeta nel tuo nome conta qualcosa.

Ora rivediamo tutti i gol di Aduriz:

3 cose su Manchester UTD - Fenerbahce

Il Viet Cong Moussa Sow

Il Manchester UTD sta giocando questa Europa League come se l’Europa League fosse una competizione normale. Ma in una competizione normale non gioca Moussa Sow, 22 presenze nella coppa, che si muove tra i campi dell’Europa League come un Viet Cong tra i canneti. Dopo un minuto di partita, Sow sbuca tra i centrali dello United come venendo fuori da un tunnel sotterraneo, e tira questa rovesciata sotto la traversa da appena dentro l’area.

Il momento in cui Ibra voleva picchiare Kjaer

Simon Kjaer era uscito dalla nostra geografia mentale, per ricomparire ieri sera nelle sempre ingrate vesti di “giocatore imbruttito da Ibra”. Secondo indiscrezioni, Ibra avrebbe rinfacciato a Kjaer il sondaggio del 2014 secondo cui i danesi sarebbero il popolo meno bello della Scandinavia. Questo il momento dell’accusa; questo invece il momento in cui Kjaer chiede se, per piacere, Ibra può risparmiargli la vita.

Un po’ di statistiche che dovrebbero far salire l’ansia a Josè Mourinho

Nelle prime 16 partite della stagione:

Jose Mourinho: V8 P3 S5

Louis van Gaal: V8 P4 S4

David Moyes: V9 P4 S3

Le partite che sono dovute trascorrere prima che Mourinho arrivasse a 5 sconfitte da allenatore:

Chelsea: 55

Real Madrid: 52

Man United: 17

Mourinho è arrivato a 5 sconfitte prima di ogni allenatore del Manchester UTD dai tempi di Dave Sexton nel 1977.

Arsene Wenger ha ottenuto, nelle ultime 8 partite, lo stesso numero di vittorie che Mourinho ha ottenuto in 42.

È passato un anno esatto da quando Josè Mourinho dichiarò che non aveva nulla da dire.

Ottanta secondi di possesso dell’Inter

di Francesco Lisanti

L’Inter ha collezionato un’altra sconfitta ed è ormai vicina all’eliminazione dall’Europa League, ma quel che è ancora più desolante è che sia un’altra sconfitta meritata. Vecchi, l’allenatore ad interim, ha rinunciato a controllare la palla, lasciando al Southampton il 62% di possesso nel primo tempo, un dato che si è confermato costante fino all’autogol di Nagatomo e ha subito un leggero scostamento solo nei minuti finali, con l’Inter ormai obbligata a cercare almeno il gol del pari. Forse Vecchi ha fatto una scelta strategica, per creare difficoltà al Southampton, che è decisamente più a suo agio finché può mantenersi compatto nella sua metà campo, oppure ha fatto una scelta estetica, per evitare di dover assistere a scene del genere.

12.02: Iniziamo ammirando un bel cambio di gioco di Ward-Prowse, un movimento pulito, un colpo secco, che si spegne docile sul destro di Cuco Martina: un raro cenno di brillantezza in una partita generalmente orrenda. Poi, per qualche motivo, Martina non si intende con Højbjerg e Medel riesce agevolmente ad intercettare il pallone.

12.10: Il passaggio verticale di Medel per Banega taglia la folta linea a cinque del centrocampo dei Saints. Inspiegabilmente Perisic stava difendendo cinque metri dietro Martina, il terzino avversario, quindi non riesce ad accompagnare la transizione. Banega è costretto a girarsi su sé stesso e a tornare davanti al centrocampo avversario.

12.16: Forse però l’azione non è morta. Banega ha attivato il potere «difesa della palla», come i cartellini di Nba2K, e ha attratto fuori posizione Martina riuscendo contemporaneamente a servire D’Ambrosio, che si è proposto centralmente. D’Ambrosio ha giocato generalmente una buona partita, una somma di piccole cose importanti come le diagonali chiuse bene quando l’Inter concedeva tutta la trequarti al Southampton.

12.19: Perisic adesso è libero, perché Martina aveva provato a contrastare Banega al centro, ma D’Ambrosio serve Icardi con un passaggio che non gli riesce malissimo ma è sbagliato a monte, perché lascia l’attaccante da solo contro tre difensori avversari. Con quella costanza che assomiglia sempre di più ad un patto col diavolo, anche ieri sera Icardi ha toccato il pallone solo 20 volte, meno di tutti i titolari scesi in campo, ma ha realizzato l’unico tiro in porta tentato (su 3 conclusioni complessive, e questa è una di quelle).

12.24: Bene! Icardi si fa respingere il tiro ma l’Inter arriva prima sulla respinta grazie alla posizione accentrata di D’Ambrosio. I terzini presenti in zone avanzate del campo e la densità centrale per recuperare i secondi possessi sono ancora retaggi della gestione de Boer, che almeno in questi aspetti del gioco aveva lasciato intravedere flebili segnali di speranza.

12.43: Con 13 tocchi e 7 passaggi orizzontali, l’Inter è riuscita nella difficile impresa di perdere 40 metri di campo, e adesso il pallone è nei piedi di Ranocchia. A questo punto il Southampton schiera tutti e dieci gli effettivi in meno di 30 metri, bisogna ripartire da zero.

12.47: Momento altissimo: Medel riceve da Ranocchia, vede Banega arrivargli incontro, lo serve, Banega gli restituisce palla e gli si avvicina ulteriormente. A questo punto Banega vorrebbe ancora la palla sui piedi, ma Medel con sprezzo del pericolo decide di andare in orizzontale da Miranda. Banega si arrabbia e Medel sembra abbozzare una giustificazione. Cinque secondi dopo, il cileno servirà ancora Banega spalle alla porta a centrocampo, e Banega gli restituirà nuovamente di prima intenzione il pallone sui piedi. Pace fatta.

13.18: In trenta secondi, l’Inter tesse una tela di 14 passaggi e 31 tocchi intorno al quadrilatero Miranda-Ranocchia-Medel-Banega, mentre Gnoukouri fa da spettatore nella posizione di terzino (come spesso gli è capitato quest’anno, quando è sceso in campo). Il vantaggio territoriale nullo costringe Candreva ad abbassarsi a centrocampo. Appena Ward-Prowse lo aggredisce, Candreva torna da Ranocchia.

13.25: L’azione ristagna nella metà campo dell’Inter. D’Ambrosio decide di risolverla puntando in dribbling Jay Rodríguez. Il dribbling non gli riesce, il Southampton recupera palla e venti secondi dopo arriva al tiro in area di rigore. Nel complesso, il Southampton è andato al tiro 23 volte, 11 volte dentro l’area di rigore, contro le 6 totali dell’Inter, 3 delle quali in area di rigore.

Cristoforo, la nuova casella vuota di Paulo Sousa

di Emanuele Atturo

Cristoforo è stato uno degli oggetti più misteriosi di questo inizio di stagione. Al Siviglia giocava prevalentemente al centro del campo, uno dei due doble-pivote, deputato più che altro alla costruzione del gioco. Pochi allenatori però considerano i propri giocatori come materia grezza come Paulo Sousa, che forse ha impiegato questi mesi per capire cosa fare di Cristoforo, e ora sta iniziando a usarlo in un modo che ovviamente non c’entra nulla con la sua formazione calcistica.

Invece che nella coppia di centrocampisti davanti la difesa, Cristoforo è il vertice in alto a sinistra del tradizionale quadrato di centrocampo della Fiorentina. Un ruolo quest’anno ricoperto spesso da Bernardeschi. Cristoforo però raramente vuole il pallone tra i piedi, e ancora più raramente lo porta in conduzione. È un giocatore molto associativo, che si impegna in movimenti ad allargarsi verso l’esterno o a venire incontro per riciclare il possesso, che con lui in campo sembra guadagnare in fluidità. Cristoforo ha giocato più palloni di Ilicic e Borja Valero, ma quasi mai a più di due tocchi. Con lui in campo la Fiorentina può permettersi le conduzioni palla al piede di conduzioni di Ilicic e Borja Valero senza diventare troppo statica o prevedibile.

«Cristoforo non è un mio esperimento: io faccio giocare i giocatori che mi aiutino a vincere. I giocatori che giocano sull’esterno devono saper fare sia la transizione offensiva che difensiva» ha dichiarato Paulo Sousa, che probabilmente inizierà ad usare Cristoforo di più anche in campionato.

Un saluto alle squadra che sembrano già averci lasciato :(

Astana - Gruppo B - 2 punti

Qarabaq - Gruppo D - 0 punti

Panathinaikos - Gruppo G - 1 punto

Konyaspor - Gruppo H - 1 punto

Slovan Liberec - Gruppo J - 1 punto

La paura fa 2 a 2

di Marco D’Ottavi

Sassuolo – Rapid Vienna è stato il manifesto di come possa cambiare un confronto tra due squadre a distanza di 14 giorni. Di Francesco – con l’infermeria piena e in piena crisi di gioco e risultati - sceglie di schierarsi con il 3-5-2 per avere maggior equilibrio rispetto al 4-3-3 che all’andata aveva permesso al Rapid di andare al tiro 25 volte. Sugli esterni Lirola e Adjapong (due U-21) hanno il compito di abbassarsi in fase difensiva così da creare una linea a 5, ma di stare molto alti in fase di possesso palla così da sfruttare le loro qualità.

Il Rapid non applica la pressione alta ordinata che aveva pagato nel primo confronto, ma lascia due uomini a fronteggiare la costruzione dal basso del rombo formato da Acerbi, Peluso, Gazzola e Pellegrini, sempre in superiorità numerica.

Il passaggio al 3-5-2, già usato nella gara contro la Lazio, è stato ben interiorizzato dalla squadra di Di Francesco che, dopo un avvio incerto, riesce a controllare il gioco e a rendersi anche pericolosa. Dopo pochi minuti di gioco si vedono annullare un gol per un fallo dubbio, poi trovano il vantaggio al 33° grazie a Defrel che prima viene a prendersi una rimessa laterale sulla fascia scambiando con Adjapong, poi orchestra un bel triangolo con Biondini che taglia fuori la disattenta difesa austriaca.

https://dai.ly/x50iuei

Dopo il 2 a 0 di Pellegrini su punizione, nel secondo tempo il Sassuolo continua con lo stesso atteggiamento, ma col passare dei minuti la squadra si abbassa, limitandosi a difendere il vantaggio. Come spesso capita in una partita che non sembra aver più nulla da dire, la svolta sono i cambi: da una parte Di Francesco a causa degli infortuni può cambiare poco e l’unica mossa, l’entrata di Ricci per Ragusa, non ottiene gli effetti sperati. Il tecnico del Rapid invece capisce che il controllo del Sassuolo si è allentato e cambia tutto lo schieramento offensivo inserendo Jelic e Kvilitaia per degli spenti Joelington e Murg. I cambi pagano un dividendo altissimo: la freschezza dei nuovi entrati permette al Rapid di alzare il baricentro e proporsi con più incisività nella trequarti avversaria. All’85esimo minuto il gol che riapre la partita è abbastanza casuale. Su una punizione calciata dalla trequarti Consigli non riesce a trattenere il pallone e Jelic da pochi passi ribadisce in rete.

https://dai.ly/x50j427

Il gol risveglia i fantasmi nei giocatori del Sassuolo, che si schiacciano ancora di più finendo per prendere il gol del pareggio con un’azione confusa. Il Sassuolo perde un occasione d’oro di portarsi in testa al proprio girone di Europa League, ma è soprattutto psicologicamente che la squadra di Di Francesco potrebbe pagare questa partita. In un periodo non proprio fortunato, l’impossibilità di riuscire a portare a casa un risultato positivo che sembrava oramai in tasca, potrebbe pesare sulla squadra. Di Francesco deve ripartire dal carattere e l’organizzazione mostrata dalla sua squadra, fiducioso che con il recupero dei suoi giocatori principali – Berardi ha già segnato 5 gol in Europa - la squadra possa tornare ad esprimersi sui livelli di inizio anno.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura