
Inter – Southampton
di Francesco Lisanti
Doveva essere una partita strana, con l’obbligo di vincere, l’avversario di spessore, il centrocampo sperimentale e il clima freddissimo. Una grande occasione per rilanciare il ciclo De Boer, senza che ci fosse il clima delle grandi occasioni a fare da cornice.
Alla fine è stata una partita stranissima, in cui l’Inter ha sofferto i reparti slegati e le distanze casuali, salvo ritrovare una certa compattezza negli ultimi venti minuti, quando l’espulsione di Brozovic ha obbligato una partita di ripiegamenti e sacrifici, uno spartito che i giocatori in questo momento riescono a interpretare meglio.
De Boer nel post-partita ha veicolato un messaggio abbastanza chiaro: «possiamo migliorare con la palla», «possiamo migliorare nelle marcature», «possiamo migliorare su tutto». E questo è pacifico, il progetto è appena iniziato, e non è che partisse da basi particolarmente solide.
Ma siccome qualcosa ce lo si dovrà pur portare a casa da questo triste giovedì sera, al di là della retorica resultadista del «contava solo vincere», possiamo guardare alla partita contro il Southampton come l’occasione per l’Inter di conoscersi meglio, di guardarsi allo specchio e scoprire tutte le sfumature della sua complessa personalità. In particolare, ne sono emerse due.
Il lato Brozovic
Il lato Brozovic è quello delle aspettative disattese, delle seconde opportunità tradite, delle cose che si inceppano all’improvviso e non si rimettono in piedi da sole. Esempi nella vita di tutti i giorni: la panna che si smonta, la schermata blu di Windows, un solo punto tra Bologna, Roma e Cagliari dopo tre vittorie consecutive.
Brozovic è un caso da Football Manager, uno di quei giocatori che a un certo punto piantano il morale “molto basso” e per quanto tu li faccia giocare, per quanto provi a recuperare attraverso le conversazioni private, non recupereranno mai una condizione accettabile fino alla cessione.
Questa palla persa è così ingenua che la regia ha preferito censurarla.
Il croato ha giocato una partita incomprensibile, ha chiesto la palla sempre davanti alle linee del Southampton, finendo per alternare momenti di “doble pivote” con Medel a momenti di difesa a tre, in linea con Murillo e Miranda. In entrambi i casi, un’isola felice per le marcature a uomo degli inglesi e una grande opportunità per Hojbjerg di dimostrare il proprio valore anche in fase di non possesso.
La prima ammonizione è così ingenua che Charlie Austin si rialza da solo e non gli dà la mano.
Nei rari casi in cui ha deciso di esplorare posizioni più avanzate, si è incartato in triangolazioni inefficienti con Éder o Santon, sempre slegate dalla disposizione della squadra, sempre semplicissime da gestire per il 4-3-3 di Puel. Al contrario, il Southampton è riuscito agevolmente a costruire a destra, sintesi di una serata in cui il croato si è fatto trovare sempre in ritardo, sia quando doveva ricevere che quando doveva recuperare.
Il lato Handanovic
Il lato Handanovic è quello delle iniziative individuali, delle soluzioni disperate, delle qualità che non sempre riescono ad emergere ma ci sono, e sono evidenti a tutti. Esempi nella vita di tutti i giorni: un esame recuperato in un giorno, un autobus preso in corsa, un sinistro fulmineo di Candreva che brucia l’angolo alto dopo 67 minuti di assoluta inconsistenza.
Handanovic ha salvato il risultato con due parate notevoli, entrambe sugli sviluppi di un calcio piazzato, entrambe arrivate in quella fase della partita in cui il Southampton ha deciso di puntare tutto sulla fisicità superiore e sugli spioventi in area. La prima è un Classic Handanovic, sicurezza, scelta del tempo, forza nella respinta.
Blocco di marmo contro Van Dijk, poi è bravo anche Icardi ad anticipare Yoshida.
La seconda è uno Special Handanovic. Charlie Austin arriva a calciare al centro dell’area piccola, ma lo sloveno riesce a sconfiggere le probabilità avverse con una delle sue migliori qualità, quel movimento di gambe da primo della classe. Poi respinge con il volto. «Si para con qualsiasi parte del corpo, l'importante è che il pallone non entri», d’accordo, ma di che lega misteriosa sono fatte le parti del corpo di Handanovic?
Metterci la faccia, a mezzo metro di distanza, poi sollevarsi con naturalezza.
Bonus
Brozović e Candreva che gestiscono un possesso in assoluta autonomia. Immagini un po’ troppo forti per il giovedì in prima serata.
Rapid Vienna – Sassuolo
di Marco D’Ottavi
L'impatto con Rapid Vienna – Sassuolo è come passare all'improvviso dal Commodor 64 alla Playstation. Se il campionato ci ha abituato spesso a squadre che si studiano nei primi minuti di gioco, Di Francesco e Buskens devono aver fatto i compiti a casa perché i ritmi sono altissimi fin dal calcio d'inizio: dopo 33 secondi il Rapid Vienna ha già recuperato due palloni, è finito in fuorigioco e ha scagliato il primo tiro nella porta difesa da Consigli.

Il Sassuolo batte una punizione sulla propria trequarti dopo 26 secondi di gioco, il Rapid va a pressare con 7 giocatori. In questa situazione recupera palla e va al tiro con Joelinton.
Sassuolo e Rapid Vienna si giocano molto della qualificazione in questa partita e scelgono fin da subito di pressare altissimo, proprio perché entrambe temono le qualità offensive degli avversari e non vogliono concedergli spazi, ma – come era già successo contro il Genk – a pagare le conseguenze è il Sassuolo. Il Rapid è più organizzata ed intenso nel aggredire i portatori di palla avversari e nei primi minuti crea subito diverse occasioni da palle recuperate: dopo sette minuti è già in vantaggio sugli sviluppi di un calcio d'angolo guadagnato dopo un recupero del pallone a centrocampo; dopo nove ha già avuto una seconda incredibile occasione con Schaub dopo un errore d'impostazione del capitano Magnanelli.
Il gol arriva da una seconda palla da calcio piazzato, ma evidenzia bene la differenza di aggressività tra le due squadre.
I primi 15 minuti sono tutti del Rapid, che va velocissimo: mentre va il replay di un fuorigioco di Matri, Joelinton è già dentro l'area del Sassuolo. Quando si inizia a pensare che questo ritmo non può durare a lungo e che le partita tornerà su dei piani della realtà più umani, il Sassuolo si abitua all'intensità del Rapid e la partita diventa bellissima: 37 tiri totali, il numero più alto in questa edizione di Europa League.
La squadra di Di Francesco registra la fase di uscita del pallone e riesce sempre più spesso ad eludere il pressing del Rapid arrivando a creare pericoli dalle parti di Strebinger. Quello che manca è un po' di precisione in fase offensiva e Ragusa prima e Politano poi non riescono a riportare la partita in equilibrio. Gli austriaci dal canto loro non si scompongono più di tanto e continuano a giocare il miglior calcio della stagione, forse della loro vita. La squadra austriaca non sta vivendo infatti un momento esaltante, ma il primo tempo della sfida col Sassuolo sembra dire tutt'altro. Le azioni offensive del Rapid piovono come i valzer nei venerdì sera nei gran balli viennesi creando non pochi problemi alla difesa del Sassuolo:
Il primo tempo è uno spot per l'Europa League, una competizione che ogni tanto ha offerto spettacoli horror, ma che in partite come questa si esalta con due squadre organizzate che cercano la vittoria attraverso il gioco. Di Francesco deve ringraziare la prestazione monstre di Acerbi che chiuderà con 8 intercetti, 4 salvataggi e il 100% dei duelli aerei vinti se alla fine del primo tempo il passivo non è ben più grave. Qui sotto Murg si traveste da Messi e Acerbi è costretto a metterci la classica pezza.
Quello che ci insegna sempre il calcio, però, è che non sfruttare le occasioni avute finirà col diventare un rimpianto. Necessariamente nel secondo tempo il Rapid prova ad abbassare un po' il ritmo e il Sassuolo esce alla distanza: mantiene più facilmente il possesso del pallone e riesce a stabilirsi maggiormente nella metà campo del Rapid creando i presupposti per il gol. Prima Matri sbaglia un facile appoggio in area, poi Defrel appena entrato sfiora il gol con una voleè in bello stile e alla fine il Sassuolo trova il pareggio nella maniera più rocambolesca possibile:
Su un innocuo cross di piattone di Peluso, Schrammel legge male la traiettoria del pallone dopo il rimbalzo e causa il più fantozziano degli autogol. Un infortunio che può sicuramente capitare a tutti, ma che finisce col punire oltre modo la squadra migliore e pesare nell'economia del gioco: le due squadre capiscono infatti che perdere sarebbe una punizione troppo pesante e tirano i remi in barca.
Il Sassuolo ha pagato ancora una volta un approccio non troppo convinto alla partita, forse dovuto alle tante assenze o alla giovane età della squadra, e alla fine saranno 25 le conclusioni dal Rapid Vienna, anche se la maggior parte nel corso dei primi 45 minuti di gioco. Per sua fortuna è bastato un secondo tempo più propositivo e un po' di fortuna per evitare una sconfitta che sarebbe stata probabilmente una pietra tombale sulle ambizioni di passaggio del turno della squadra di Di Francesco.
La concentrazione di talento in Celta Vigo - Ajax
Una delle cose migliori dell’Europa League è che ci giocano tanti dei nostri pupilli, nel solo Celta Vigo - Ajax si fronteggiavano ad esempio Pione Sisto - attaccante danese di origine sudanese del Celta - e Hakim Zyech - ala marocchina dei lancieri. È stato quest’ultimo a vincere il duello, grazie al gol segnato dopo una conduzione palla mercuriale, piena di ricamini sottilissimi.
Se invece preferite le conclusioni di piatto che trasformano il pallone in un frisbee eccovi accontentati con il gol di Orellana.
Roma senza controllo
In questo inizio di stagione la Roma ha cambiato la propria pelle così in profondità, e con risultati così altalenanti, che è ancora molto difficile stabilire quale sia davvero la sua dimensione. La Roma può vincere in una settimana contro Inter e Napoli e poi due giorni dopo pareggiare 3 a 3 in casa contro l’Austria Vienna, una squadra che galleggia a mezza classifica del campionato austriaco. Questo perché Spalletti sembra aver rinunciato del tutto al dominio del pallone, preferendo una squadra che cerca in maniera ossessiva la verticalità a costo di sfilacciarsi e giocare su un campo sempre troppo lungo. Troppo lungo per gli avversari ma anche per sé stessa. Un gioco che inevitabilmente lascia un controllo molto debole sulle partite. Come ha scritto Daniele Manusia nell’ultima puntata della rubrica “Romolo e Remo”: «Quella di Spalletti è una sana follia, ci sta regalando gioie e ho abbracciato l’idea di squadra senza equilibrio senza pregiudizi, però poi non ci lamentiamo quando non avremo controllo neanche contro squadre mediocri».
Ieri contro l’Austria Vienna quasi tutti i protagonisti hanno parlato di un fattore mentale («Ce la siamo presa comoda» ha detto Spalletti; «La Roma pensava di avere già vinto» ha sottolineato Fink), ma che non può prescindere da considerazioni più strutturali. Anche perché questa è la quinta rimonta subita dalla Roma nelle 13 partite disputate finora in stagione. Vorrà pur dire qualcosa.
La compilation settimanale su Francesco Totti
Francesco Totti ha dichiarato che il suo sogno è segnare un gol in finale di Europa League. Questo per dire quanto tenga a una competizione che sta giocando come se stesse in ogni azione già in una compilation YouTube. Noi siamo qui apposta per fargliene una ogni turno di Europa League ed ecco quella contro l’Austria Vienna, un po’ al di sotto di quella contro l’Astra Giurgiu, ma comunque piena di ricamino “tottiani” e comunque due assist, che portano il conto complessivo a 4 in 2 partite.
Victor Ibarbo vs Ishak Belfodil
di Emanuele Atturo
Nel multiverso degli esiliati della Serie A che pensavate ormai non appartenere più alla vostra stessa realtà, Andrea Stramaccioni allena il Panathinaikos, Victor Ibarbo gioca al Panathinaikos, insieme a Joseph M’Poku, e Ishak Belfodil gioca allo Standard Liegi. Ieri si sono ritrovati tutti insieme nello stesso campo da calcio, sul pianeta Europa League, dove non sorge il sole da più di mezzo secolo e, dentro palafitte stellari vivono i materiali di scarto del calcio d’alto livello. Meraviglie che somigliano a zaini invicta ritrovati nel 2020 dentro negozi d’abbigliamento vintage. Chi avrà vinto la sfida al centravanti più 2012?
Victor Ibarbo si porta in vantaggio inventandosi un gol davvero poco Victor Ibarbo, che se non fosse il suo primo gol con la maglia del Panathinaikos uno potrebbe persino pensare che Ibarbo sia migliorato.
Il vero brivido arriva quando vediamo comparire Ishak Belfodil, che con vero spirito post-moderno ha trasformato il suo look in un omaggio a Mido. Belfodil, col glorioso numero 99 sulle spalle, ha troppo carisma per giocare nello Standard Liegi, e si prende responsabilità pesanti come questa punizione dal limite, che realizza con grande autorità.
Ibarbo però è quello che sembra aver tratto più benefici dall’esilio alla periferia del calcio. In Grecia Ibarbo ha imparato a dialogare con i compagni, a fare degli uno-due nello stretto, e a concludere in porta con una freddezza che non abbiamo mai potuto apprezzare.
La partita finirà 2 a 2 ma solo uno è l’attaccante del 2012 che più rimpiangiamo, ed è Victor Ibarbo. Come due cowboy dello spazio di un libro di Gibson, Ibarbo e Stramaccioni si abbracciano a missione compiuta al termine della notte più lunga del pianeta Europa League.
L’azione del 2 a 0 della Fiorentina, un compendio di cosa funziona in Europa League e non in campionato
In questo inizio di stagione la Fiorentina ha mostrato dei gravi problemi di produzione offensiva. Al momento è il terzo peggior attacco della Serie A, con gli stessi gol del Crotone ma con una mole di occasione ancora inferiore. Con 5,60 xG solo Palermo ed Empoli hanno fatto peggio. Tutti problemi che però la Fiorentina sembra dimenticare quando gioca in Europa League: i “viola” sono la squadra ad aver effettuato più tiri nello specchio nei primi tre turni di Europa League: 24.
La partita di ieri non ha fatto eccezione e, come in un perfetto mondo alla rovescia, il capro espiatorio della crisi della Fiorentina, Nikola Kalinic, ha realizzato 2 gol e 1 assist. Contro una squadra che ha provato a giocare ad alta intensità, pressando la costruzione bassa della Fiorentina, due meccanismi dei viola hanno funzionato in modo particolare: l’uscita palla dalla difesa e la ricerca della profondità diretta dai difensori. Due punti di forza della Fiorentina migliore della scorsa stagione, visibile tutti nell’azione che ha portato al gol del 2 a 0.
Quest’azione ha previsto 25 tocchi palla e una risistemazione della Fiorentina su un campo cortissimo. Per capire l’importanza di Kalinic, lo si vede prima scendere a facilitare la circolazione palla, e poi ad attaccare la profondità su un bel lancio di Astori. Ieri Kalinic è andato oltre la difesa dello Slovan con una certa ossessività, andando alla conclusione per 5 volte. Ora prendere tutto e rifarlo tale e quale in campionato.
Perché la corazzata Potemkin è meglio di Manchester – Fenerbahce
di Marco D’Ottavi
Si può facilmente pensare che Manchester United – Fenerbache sia stato il miglior modo di passare un giovedì sera autunnale. Dopotutto si son visti 5 gol, si è visto Pogba, si è visto Rooney, e pure Mata, Van Persie e Martial. Eppure i problemi dello United sono ancora lì: il giro palla è lento e sterile, la verticalizzazione è quasi tutta nei piedi di Carrick, sigh, mentre i problemi del Fenerbache sono anche peggiori. Possiamo quindi continuare ad affermare che il miglior modo per passare un giovedì sera è vedersi la corazzata Potemkin e ora vi spiego anche il perché.
Prova 1
Il primo atto della Corazzata Potemkin si chiama Uomini e vermi e si apre con la ripetizione di due diverse onde che si infrangono e alzano una fredda spuma. Subito dopo appare una frase di Lenin che inizia così: “La rivoluzione è guerra”.
La partita dell'Old Trafford si apre con lo United che inizia a passarsi il pallone in difesa in maniera stucchevole per 47 secondi mentre il Fenerbache dichiara già che non ha nessuna intenzione di impedirglielo. L'azione si conclude con un facile passaggio sbagliato da Bailly.
Prova 2
Al 29esimo minuto della partita, Carrick pesca Mata in area con un lancio di 60 metri. Lo spagnolo aggancia benissimo, ma Kjaer gli è subito dietro. Solo che il difensore del Fenerbache perde l'equilibrio da solo e travolge Mata causando il rigore, che Pogba trasforma con la sua rincorsa da millennials.
Al 29 minuto della Corazzata Potemkin l'ufficiale in seconda della nave spara e uccide il marinaio Vakulinčuk, il capo carismatico della rivolta. La scena del recupero del suo corpo è emozionante e straziante al tempo stesso, sicuramente più dello scivolone di Kjaer che invece rappresenta solo un fallimento di Sabatini.

Prova 3
Kjaer perde anche l'ultimo pallone del primo tempo, Rooney serve Lingard al centro dell'area che fa la sponda per l'accorrente Pogba che d'interno destro fulmina Volkan. È il 3 a 0 che chiude una partita mai stata aperta, Lingard e Pogba esultano così.
Nello stesso momento, nella Corazzata Potemkin, i marinai tornano nel porto di Odessa dove li aspetta la popolazione radunatasi per rendere omaggio all'eroe Vakulinčuk. Ma all'improvviso arrivano i cosacchi dello Zar: è la scena della scalinata.
Prova 4
Manchester United – Fenerbache è durata 95 minuti ma in realtà sono sembrati molti di più. La Corazzata Potemkin ne dura 72 minuti (dipende un po' dalla versione che avete) e non succede mai di veder entrare in campo Depay.