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Foto di Jean-Philippe Ksiazek / Getty Images
Calcio Emanuele Atturo e Marco D'Ottavi 5 maggio 2017 12'

Il bello dell’Europa League vol. 12

Cose che rendono deliziosa la competizione europea più sciatta.

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Le cose bellissime successe in Ajax – Lione

 

Ajax – Lione è stata una delle partite più divertenti di questa stagione. L’Ajax ha tirato verso la porta 24 volte, di cui 19 da dentro l’area di rigore. Il Lione comunque non è stato a guardare e ha tirato verso la porta 14 volte. Per darvi un’idea più visiva, ecco la mappa dei tiri delle due squadre:

 

mappa

 

Ma la partita è stata bella anche per fattori molto più intangibili di questo. Per l’elettricità che si poteva respirare guardandola, e che sembrava circolare tra giocatori e tifosi in un circolo perfetto, come se tutti avessero davvero la sensazione di stare ad assistere a qualcosa di speciale.

 

È stata una grande partita soprattutto perché le due squadre l’hanno interpretata in maniera totalmente sfrontata: non preoccupandosi, in sostanza, di adeguarsi alle caratteristiche e al piano gara degli avversari. Questo ha generato una serie di scelte sconsiderate, ma anche di giocate di grande qualità, permesse dal fatto che nessuno sembrava essere spaventato dall’idea di sbagliare.

 

Ha vinto alla fine la squadra che ha saputo portare fino in fondo – con più convinzione, organizzazione e mentalità – la spregiudicatezza del proprio piano gara. L’Ajax ha giocato una delle migliori partite degli ultimi anni del suo medioevo storico. Le proporzioni dell’impresa sono rese bene dal fatto che dopo il match centinaia di tifosi hanno aspettato la squadra fuori dallo stadio per acclamarla come dopo la vittoria di un trofeo.

 

 

La partita ha messo anche un altro mattoncino alla narrativa dell’Ajax come squadra più eccitante d’Europa. Non solo perché quest’anno – va detto, con poche possibilità di vincere la Eredivisie – il suo stile di gioco riesce ad onorare il fascino della propria tradizione storica, ma anche perché la squadra è giovane, davvero molto giovane. L’età media dell’undici titolare dell’Ajax contro il Lione era di 24 anni: cosa che inevitabilmente ricopre tutto di una patina di hype ancora superiore.

 

The average age of Ajax’s starting XI vs. Lyon is the second youngest in the Europa League this season.

22 years and 137 days old. 🙌 pic.twitter.com/kMSSp14Ycu

— Squawka Football (@Squawka) 3 maggio 2017

 

 

  1. L’atteggiamento difensivo dell’Ajax

 

L’andamento della partita ha rispecchiato il funzionamento del gioco del labirinto di legno. Quello in cui, per arrivare al termine del percorso, bisogna usare delle manopole che controllano l’inclinazione del piano. I ritmi della partita sono stati pazzeschi per tutti e 90 i minuti e ha vinto in sostanza la squadra che, nel braccio di ferro dell’intensità, ha saputo inclinare il campo verso la porta avversaria con più forza e costanza.

 

Nei primi 20 minuti il Lione ha controllato la partita, avendo individuato sul suo lato destro la strada privilegiata per attaccare l’Ajax. Cornet si accentrava per liberare spazio per l’avanzata palla al piede di Jallet, molto sollecitato nel primo tempo. Dopodiché Cornet si allargava di nuovo verso l’esterno tirando fuori De Ligt dal centro della difesa, a quel punto sfilacciata.

 

L’Ajax sembrava poter subire gol da un momento all’altro, finché non ha segnato con Traoré da calcio di punizione. A quel punto i biancorossi hanno controllato il gioco alzando ulteriormente i ritmi, giocando con grande agonismo e coraggio sin dalla linea difensiva, che è riuscita a non arretrare di un centimetro e a difendere sempre in avanti. Questo anche grazie alle caratteristiche dei giocatori: Tete, Sanchez, De Ligt e Riedewald sono tutti calciatori più istintivi che cerebrali, a proprio agio quando possono difendere in modo aggressivo e senza pensare.

 

Anche De Ligt, centrale classe ’99, ha giocato grande partita dopo tante altre in cui ci si chiedeva cosa avesse di speciale. De Ligt ha dimostrato di trovarsi più a suo agio quando può difendere senza preoccuparsi troppo dei buchi lasciati alle proprie spalle.

 

Anche Tete – a cui normalmente Bosz preferisce Veltman – è stato fra i migliori. I suoi numeri: 7 tackle, 3 intercetti, 6 spazzate. Un dominio su Valbuena pressoché totale: è il giocatore della partita con più duelli vinti. Notevoli anche i numeri di Sanchez: 4 tackle, 5 intercetti, 6 spazzate.

 

In certe situazioni – quelle in cui cercavano l’anticipo in avanti pur a palla scoperta – il loro ottimismo ha sconfinato nella vera pazzia, e il Lione è andato molto vicino a riaprire la partita persino nel momento peggiore. Al 68esimo, ad esempio, Sanchez sbaglia una lettura (complicata) e Fekir si ritrova da solo davanti ad Onana, che però fa un miracolo (chiuderà con 7 parate).

 

 

  1. La creatività di Hakim Ziyech

 

Qualcuno ha paragonato Hakim Ziyech ad Andrés Iniesta, e questa è una delle più grandi bestialità che mi è capitato di sentire negli ultimi anni. È vero però che l’influenza creativa di Ziyech sulle partite è sbalorditiva. Pur nascendo da trequartista centrale o da ala, Bosz ne ha arretrato la posizione fino a farlo diventare una mezzala che copre una vastissima porzione di campo. In questo modo la sua influenza sul gioco dell’Ajax è enorme e quando è in stato di grazia, come mercoledì, la sua visione di gioco diventa devastante. Ziyech ha servito complessivamente 3 assist, record in una singola partita di Europa League.

 

  1. La partita ultra-fisica di Bertrand Traoré

 

Traoré ha giocato una partita sontuosa ed è stato eletto migliore in campo. Non solo ha realizzato 1 assist e segnato 2 gol (il primo, quello dell’1 a 0, fondamentale per cambiare l’inerzia della partita). Tutti i suoi numeri sono ridicoli:

 

  • 6 tiri
  • 5 passaggi chiave
  • 7 duelli aerei vinti
  • 2 tackle
  • 3 intercetti

 

La sua è stata una partita di sostanza in ogni piega del gioco, specie quelle sottovalutate. Qui ad esempio aiuta la squadra ad alleggerire dalla pressione del Lione tenendo palla, attirando gli uomini su di sé e scaricando infine su compagni a quel punto liberi.

 

Dalla costruzione bassa, quando il Lione riusciva a schermare bene tutte le linee di passaggio, i difensori cercavano il passaggio diretto verso Traoré, bravo a venire dentro e a offrire una traccia interna. L’ala dell’Ajax era sempre bravo a difendere palla e a capire quando partire in dribbling e quando invece alleggerire all’indietro.

 

Poi ci sarebbe da parlare del suo dominio nel gioco aereo. Giocando sulla fascia ha potuto sfruttare i mismatch fisici con i giocatori di fascia del Lione, e lo ha fatto con una spietatezza totale: 7 duelli aerei vinti, uno dei quali si è trasformato in questo impressionante assist per Dolberg, che nasce da una prolungata fase di gegenpressing dell’Ajax.

 

Per queste doti fisiche, ma anche per la capacità di gestire il pallone sotto pressione, Bosz lo utilizza spesso anche da prima punta al posto del meno atletico Dolberg. Che però ieri è stato uno dei motivi che hanno reso speciale questa partita.

 

 

  1. Le sponde di Dolberg

 

La sicurezza con cui Dolberg si muove in campo è quasi offensiva. Non dovrebbe essere normale muoversi in attacco, a 19 anni, con quella consapevolezza e sensibilità. Il danese ha inizialmente sofferto la fisicità di N’Koulou e Diakhabi, non è quel tipo di centravanti a cui piace il contatto fisico, ma nel corso della partita è stato bravo a sfilarsi.

 

Dolberg ha lasciato Traoré a lavorare sporco contro la difesa dell’Ajax, mentre ha lavorato molto bene da rifinitore a muro, portando i centrali del Lione su un territorio di fioretto dove si trovano meno a loro agio. La qualità tecnica di Dolberg gli permette di servire i compagni attorno sempre con precisione, cercando sponde anche complesse. Questo il delizioso tacco da cui nasce la trama barocca del gol del 4 a 1.

 

  1. Finale ipotecata?

 

La partita sarebbe potuta finire anche 10 a 2 per l’Ajax. Oppure 5 pari. Le due squadre hanno giocato senza mezze misure, ma il Lione più per confusione che per scelta, troppo abituato forse a non controllare le gare, confidando nella qualità individuale dei propri giocatori. Si dice che per Bosz abbia «più valore una vittoria per 5-4 rispetto a una per 1-0», ed è una frase che dice tutto sullo stile di gioco del suo Ajax, e di quanti rischi potrebbe comunque correre nella partita di ritorno in Francia.

 

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Tags : ajaxcelta vigodolbergeuropa leaguelioneManchester Unitedziyech

Emanuele Atturo è nato a Roma (1988) dove vive e lavora. Laureato in Semiotica, si interessa di cultura pop e sottoculture. È caporedattore de l'Ultimo Uomo e scrive in giro.

Marco D'Ottavi è nato a Roma, fondato Bookskywalker e lavorato qui e là.

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