Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Il bello dell'Europa League vol. 11
21 apr 2017
21 apr 2017
Momenti fondamentali dalla competizione più trascurabile d'Europa.
(di)
(foto)
Dark mode
(ON)



 

Al sessantesimo minuto, con la sua squadra che faticava pericolosamente a risalire il campo, José Mourinho ha tolto il leggero Jesse Lingard per inserire i 194 centimetri di Marouane Fellaini. A dispetto di tutto quello che possiate pensare di lui, e di Mourinho, il cambio ha avuto un effetto benefico sul Manchester United, che da quel momento ha preso totalmente in mano il controllo del match. I motivi sono stati principalmente due: con Fellaini in campo Paul Pogba ha potuto alzare il baricentro del proprio raggio d’azione nella trequarti avversaria, ed è tornata valida l’opzione “palla verso i suoi ricci e vediamo che succede”. Fellaini è infatti un trequartista 

, e anche 

persino

che gioca, cioè, prevalentemente con la palla per aria anche se la sua posizione ibrida all’interno del campo lo porta spesso in zone di campo dove solitamente siamo abituati a vedere giocatori con caratteristiche del tutto opposte alle sue. Le sue sponde sono sempre molto precise e spesso creano situazioni di pericolo, un merito che va oltre i soli centimetri e che ci dice anche della capacità di Fellaini di leggere i movimenti intorno a sé anche quando è in aria a contendere la palla a un avversario.

 

Per questo ho scelto le sue migliori cinque sponde di testa dalla partita di ieri, in ordine cronologico.

 


La heat map di Fellaini, risaltano le zone nell’area avversaria in cui il centrocampista va a cercare le sue sponde come tre stelle di Hokuto.


 

 



 

A meno di due minuti dal suo ingresso in campo, Fellaini si getta dentro l’area per raccogliere un cross di Valencia. Questo costringe il suo diretto marcatore, che in quel momento è Tielemans, a seguirlo. Il giovane centrocampista è bravissimo ad anticiparlo, perché in fondo Fellaini gli dà diciotto centimetri, ma nella situazione in cui si trova non può respingere la palla in maniera pulita. La sua ribattuta finisce appena fuori dall’area nella zona in cui - normalmente - si sarebbe trovato proprio Tielemans se non fosse stato costretto a seguire Fellaini così profondo. Nello spazio liberato dall’inserimento di Fellaini si fa trovare Rashford, che ha tutto il tempo di coordinarsi e calciare. La palla gli rimane un po’ alta e svirgola il tiro, ma è l’inizio di quella che sarà una connessione speciale.

 

 



 

In alcuni casi a Fellaini basta gettarsi su una palla alta con gli occhi chiusi e il cuore in mano per mettere paura a tutta la difesa. In questa occasione il suo inserimento attira quattro difensori dell’Anderlecht come il miele gli orsi. Una volta arrivato sul pallone Fellaini non ha la minima idea di come rendersi utile, ma con il suo solo fisico ha gettato nel caos la difesa avversaria e il suo tocco di schiena permette ad Ibrahimovic di ricevere completamente libero a due passi dalla porta avversaria. La sciagurata lentezza con la quale poi conclude deve essere una controindicazione dell’entropia portata da Fellaini e che mal si sposa con la precisione dello svedese.

 




 

Più passano i minuti più si accentua la ricerca del gioco aereo del Manchester United. Al minuto 76, quindi con altri 14 disponibili per trovare il gol qualificazione giocando il pallone a terra, la squadra di Mourinho porta Pogba, Ibrahimovic e Fellaini al limite dell’area avversaria per avere quanti più centimetri possibili. La loro disposizione sembra l’inizio di un attacco NBA con il più basso, Pogba, che si porta dietro 191 centimetri. Il lancio di Carrick va a cercare proprio Fellaini. È un pallone lento e senza peso e il belga non può far altro che indirizzarlo di testa verso Ibra, che a sua volta usa i centimetri (e le lezioni di taekwondo) per allungarla verso Pogba, che di testa prova a chiudere il triangolo con lo stesso Fellaini, che però non è abituato a fare altri movimenti che non siano utili alle sue sponde e non ha tagliato in area.

 


 




 

Con l’infortunio di Ibrahimovic la tendenza del belga a prendere il centro dell’area si acutizza. Rashford non ha il fisico per giocare tra i due centrali dell’Anderlecht e la posizione avanzata di Fellaini permette al resto della squadra di girargli intorno come se lui fosse il sole e loro i pianeti. Isolato sul secondo palo con Spajic, la sua sponda taglia fuori tutta la difesa permettendo a Pogba il più facile dei gol. Fellaini però esagera con le braccia per prendere vantaggio sul difensore dell’Anderlecht e l’arbitro gli fischia fallo. È un errore un po’ banale questo di Fellaini che era in una posizione migliore e probabilmente avrebbe avuto la possibilità di giocare il pallone di testa anche senza usare le braccia.

 

 



 

Prova e riprova, alla fine la sponda di Fellaini porta al gol di Rashford. L’azione è l’archetipo della azione perfetta da fare con Fellaini. Un lancio lungo e profondo con il belga che ha la possibilità di colpire il pallone partendo dal lato e stringendo verso il centro. La sponda che libera il centro dell’area per l’attaccante e poi la conclusione. La giocata è impreziosita dal dribbling di Rashford, che con un colpo di tacco si libera dei due difensori in recupero, ma è indubbio che è il tipo di gol che puoi costruire solo quando hai in campo il miglior trequartista di testa del mondo.

 

 





L’Europa League è una competizione di basso livello: niente di più falso. Ecco alcune giocate pazzesche di ieri così lussuose che alla fine non hanno manco portato a un gol.

 

 



 

Il problema di Pogba, a volte, sembra semplicemente che il campo da calcio è troppo piccolo per le sue doti atletiche e tecniche. Servirebbe uno sport diverso, in cui Pogba fosse il rifinitore di un campo da calcio gigantesco, capace di rendere davvero giustizia alla sua sensibilità nel gioco lungo. Queste rifiniture sono fantascientifiche per precisione tecnica ma anche per intuizione dello spazio. Questo è di fatto un hockey pass, perché dal passaggio di Rashford arriva poi il gol di Mkhitaryan.

 

 






 

Un altro giocatore che è troppo grande per muoversi su un campo da calcio senza sembrare un dinosauro è Zlatan Ibrahimovic. Anche se negli ultimi anni ha ridotto sempre di più il proprio raggio d’azione. Qui riesce a cucire un uno-due con Pogba di 40 metri. Il mancato controllo di Ibrahimovic sembra proprio quello di un giocatore che sta per infortunarsi al ginocchio (facile dirlo dopo eh) e alla fine derubrica il lancio tra le giocate che rischiamo di dimenticarci.

 

 






 

Lacazette è illegale per il livello dell’Europa League. Anche ieri è solo per un misto di casualità e sfortuna che non ha segnato 3 gol. Quello segnato con un pallonetto su Fabricio è il suo 31esimo stagionale, e neanche questa bella cesta di reti riesce a dare la misura della sua classe, l’originalità del suo stare in campo. Questa palla ci si avvicina. Lacazette è in una posizione difficile, con davanti a sé solo opzioni complicate. Un giocatore normale avrebbe tentato un cambio di gioco sciatto sul secondo palo, oppure avrebbe provato a guadagnare spazio continuando a dribblare verso il centro. Lacazette invece, dopo una piccola pausa, lancia una palla perfetta dietro al difensore per armare il compagno davanti al portiere.

 

 






 

La vita non è una pubblicità della Nike, tranne che in quest’azione di Rashford e Pogba, vanificata da un volgare salvataggio di un difensore qualunque.

 

 






 

Questa parata non è servita a niente perché alla fine il Besiktas è stato eliminato. Quindi è perfetta per questa classifica di giocate belle ed effimere come orchidee. Fabricio non è un gran portiere e anche nella stessa partita di ieri ci ha tenuto a fare qualche errore, e bisogna anche aggiungere che sui rigori è stato quasi sempre spiazzato. Qui però è notevole il modo in cui recupera la posizione sul tiro di Tolisso, riuscendo ad andare a terra in un istante.

 







Il centrocampo degli ultimi anni dell’Anderlecht è una miniera di hype. Dopo Praet e Tielemans, l’altro giocatore che sta emergendo negli ultimi mesi è Leander Dendoncker, che a 22 anni sta giocando la sua prima stagione da titolare a grandi livelli e questo potrebbe essere il momento giusto per portarlo via a una cifra accettabile. Secondo Transfermarkt

e forse 20 potrebbero bastare per portarlo via dall’Anderlecht: non moltissimo per un giocatore che interpreta il suo ruolo in modo abbastanza unico.

 

Purtroppo, forse, il doppio confronto contro il Manchester UTD ne ha alzato la valutazione. Nella partita d’andata ha anche segnato il gol dell’1 a 1 mentre al ritorno è riuscito, insieme a Tielemans, a reggere l’urto dello United in casa. Ha controllato bene il gioco col pallone (52 passaggi è il giocatore che ne ha realizzati di più dopo Tielemans e Obradovic) e ha rotto spesso la costruzione dello United sulla trequarti.

 

Dendoncker è un centrocampista più lineare e meno creativo di Tielemans, ma non per questo banale. Ha un’ottima tecnica

, si propone sempre

per risalire il campo, quasi sempre

. Ma vi consigliamo di acquistarlo soprattutto se avete bisogno di un centrocampista che esegue i cambi di gioco col goniometro.


 

In carriera ha giocato anche come difensore centrale e potrebbe tornare utile alla vostra squadra anche dietro, soprattutto se giocate con una linea a 3. Ha un ottimo istinto nella copertura delle linee di passaggio e presenza fisica nel gioco aereo.

 

Insomma, se vi serve un regista difensivo piuttosto completo, a 22 anni, Dendoncker potrebbe essere una soluzione ancora alla portata.

 

 

 



 

Torna la rubrica più amata dai fatalisti e che ha l’obiettivo di premiare il più bel gol inutile dell’Europa League. Questa settimana la rubrica è dedicata ad uno dei giocatori preferiti della redazione dell’Ultimo Uomo e al suo incredibile

segnato all’Old Trafford in una sconfitta per 7 a 1 contro il Manchester United.

 


 

Siamo onesti: questa sarà una versione in tono minore di questo premio, essendo oramai i gol inutili ridotti all’osso. Il premio va a Guido Burgstaller e al suo gol del 2 a 0, colpevole di aver riempito di false speranze i tifosi dello Schalke. Il premio andrebbe in realtà ad Howedes, che prima fa partire l’azione saltando la prima pressione avversaria e giocando il pallone sulla fascia. Poi si inserisce coi tempi giusti e fa la cosa più bella dell’azione: il velo che inganna la difesa e permette a Burgstaller di colpire indisturbato al centro dell’area e costringere i suoi compagni ad ulteriori trenta minuti di fatica che si porteranno dietro per tutta la vita. Se siete tifosi milanisti ottimisti, il cross è opera di Kolasinac.

 

 



 

Il quarto di finale tra Besiktas e Lione è stato deciso dalla subdola, turgida, cinica, lotteria dei rigori (cit.). Ne sono stati serviti ben sedici, di cui tredici segnati e soli tre sbagliati (due parati da Lopes, uno calciato fuori). È stata una serie di rigori molto bella, se la vostra passione sono i rigori calciati veramente bene, e ce ne sono almeno una decina tra cui scegliere il più bello sarebbe davvero difficile. Per questo ho deciso di non fare una semplice classifica di merito, ma concentrarmi sui cinque rigori che vorrei tirare se solo mi trovassi in un momento in cui la mia vita dovesse essere giudicata da un calcio di rigore, anche se lo so che non è da questi particolari che si giudica una vita.

 




 

Il rigore calciato centralmente è il più sottovalutato tra i rigori possibili. In fin dei conti è un cucchiaio senza il sottotesto coatto e quindi - paradossalmente - più coatto del cucchiaio, perché tirare un rigore centrale sembrerebbe una mossa priva di coraggio, ma è tutto il contrario. È il contrario perché innanzitutto farsi parare un rigore centrale è molto peggio che farselo parare angolandolo, fai una figura brutta proprio, e poi quando perde importanza la linea orizzontale ne guadagna quella verticale che è anche più pericolosa: quando tiri un rigore centrale lo devi alzare almeno un po’ perché il rischio che il portiere lo respinga coi piedi è alto. In questo caso Babel calcia il rigore centrale perfetto, forte ed ad un millimetro della traversa, il tipo di rigore che può calciare uno che è a posto con sé stesso come vorrei essere io che non ho mai tirato un rigore centrale in vita mia.

 

 




 

Si dice che i tipi distaccati piacciano, soprattutto alle donne. Questo rigore di Tolisso deve aver fatto innamorare molte tifose del Lione perché lo ha calciato con una calma che difficilmente ho visto dagli undici metri, come se stesse buttando la spazzatura in ciabatte in un secchio molto grosso. Non nasconde l’angolo in cui vuole tirare, anzi lo guarda con insistenza, non cerca di caricare la rincorsa, non tira forte, ma nonostante non faccia niente di quello che ci si aspetta da un rigorista concentrato, segna con una facilità disarmante. Questo è il tipo di rigore che farei vedere su YouTube sul cellulare a una festa in cui non conosco nessuno.

 

 


 

Non sappiamo se Gonalons abbia calciato il suo rigore così tardi per paura o più semplicemente perché si è ritenuto che i sette compagni incaricati prima di lui fossero maggiormente adatti. Sta di fatto che Maxime Gonalons, centrocampista, capitano del Lione, tesserato dalla squadra francese ad undici anni, eterno obiettivo del mercato del Napoli, si è trovato a calciare il rigore che poteva mandare la sua squadra in semifinale e lo ha segnato. Un rigore senza fronzoli, palla da una parte portiere dall’altra, essenziale come deve essere un capitano vincente, leader in campo e fuori. Il rigore di Gonalons è quello che vorrei essere sul lavoro, con tutti i miei colleghi che mi saltano addosso se faccio qualcosa giusto, invece di essere il rigore di Jallet che delude tutti.

 

 


 

Il rigore di Rybus è quello che manda un messaggio a una tipa alle due di notte e poi la passa a prendere mentre il Morel di turno l’ha portata a cena, l’ha fatta bere, ci ha chiacchierato amabilmente per centodiciannove minuti. C’è da essere considerati delle persone eccezionali ad entrare dopo aver visto tutta la battaglia comodamente seduto e poi tirare un rigore perfetto, di sinistro ad incrociare, un rigore che Fabricio non può mai parare proprio come eri costretto a dover fare essendo entrato appositamente. Vorrei essere il rigore di Rybus, ma con profondo rispetto per i centodiciannove minuti di Morel.

 

 



 

Cenk Tosun è il tipo di persona che bacia il pallone prima di tirare un rigore. È il gesto scaramantico di chi non crede molto in sé stesso, crede più nella buona sorte del pallone, ma che tiene così tanto alla vittoria della sua squadra che è disposto a baciare un pallone davanti a tutti. La paura di sbagliare a Tosun la leggi negli occhi, però la paura non è necessariamente un fattore negativo, perché poi il suo è un

, di chi si prende tutti i vantaggi del rigorista: sistema bene bene il pallone, si aggiusta i calzettoni, sputa, studia il portiere, interrompe la rincorsa per guardare il movimento, poi calcia un rigore mediocre che entra solo perché ha fatto tutto quello che andava fatto per permettere ad un rigore mediocre di entrare. Vorrei essere il rigore di Cenk Tosun, se non posso essere quello di Tolisso.

 

 



 





 

L’attività di gran lunga preferita dei tifosi del Besiktas durante i calci di rigore è stata pregare. Qualcosa su cui potete trarre conclusioni di ampio respiro anche sulle recenti elezioni. In ogni caso è innegabile che i rigori rispondano a una loro logica mistica difficilmente afferrabile sul piano sensibile, quindi affidarsi al piano soprasensibile è una scelta, per quanto disperata, legittima.

 

Nel caso specifico si è rivelata anche ben riuscita: questa preghiera, la mia preferita per l’enfasi fanatica che esprime, ha portato al gol di Aslan.

 




 

Qui alziamo il livello di pathos. Mettendo un attimo da parte le domande sui parrucchieri di Istanbul (stanno davvero andando treccine rosso su rosso?), questa donna sta accettando il dramma dei calci di rigore con dolore ma dignità. Gli occhi sono velati di lacrime, ma il suo supremo e nobile autocontrollo le vieta di mostrarsi debole fino in fondo. Sopporta il peso.

 





 

Il Besiktas ha appena segnato il suo sesto rigore e se il Lione sbaglierà il successivo i turchi saranno qualificati. C’è un piccolo momento di sollievo compiaciuto, quando pensi: perché avere tanta paura se il mio avversario ha le mie stesse possibilità di perdere in tragedia? Il male c’è, ma stavolta potrebbe non capitare a me. Il sollievo del ragazzo finirà quando scoprirà che la sua ragazza ha le pupille così dilatate che non può che essere posseduta da Satana.

 





 

Come si fa a raccogliersi in preghiera in mezzo a 40mila persone nel pieno di una crisi interiore? Chiedete a lui, che con la sua potenza religiosa ha fatto sbagliare il rigore a Jallet.

 



 



 

Cosa avrà voluto dirci quest’uomo?

 





 

Forse c’è una questione di emotività nelle donne di Istanbul. La ragazza si tiene la testa come se potesse caderle per terra dal terrore, forse è tentata di coprirsi gli occhi per non guardare l’orrore. Cosa che farà qualche fotogramma più tardi.

 




 

Con questa donna il livello di pathos va fuori controllo. Siamo a un livello di drammaticità degno del

. Come si fa a guardare questa donna e continuare a credere che il calcio è un gioco, una festa, una gioia? Questa donna non vorrebbe essere lì, per nessuna ragione al mondo, prega non per la vittoria ma perché l’agonia finisca, in un modo o nell’altro.

 

 



 

Sul 3 a 0 per lo Schalke 04, a metà del secondo tempo supplementare, era difficile pensare che la partita potesse di nuovo ribaltarsi. La palla passa sopra la testa di due saltatori in area, gli fa il pelo e poi cade sulla coscia di Viergever che proprio non se l’aspettava. Neanche fa uno stop, non attutisce la palla, che quindi gli scappa dalla disponibilità. Lui però ci va lo stesso e Nastasic per qualche ragione gliela tira addosso. Viergever però, bisogna dire, non è passivo: ha già aperto il piatto del piede come se si aspettasse il rinvio di Nastasic. Quindi Viergever ci credeva. Una buona metafora motivazionale ora che il weekend alle porte: non mollate mai, ci sarà sempre un difensore scarso che vi farà carambolare la palla addosso.

 

 



 



 

“Aprile non ti scoprire” dice un detto molto giusto, soprattutto se stiamo parlando dell’aprile di Solna: da qui alla fine di questa settimana non se ne parla proprio di far salire la minima sopra i 0 gradi. Neve mercoledì e giovedì, nevischio gli altri giorni. Se vi siete rotti il cazzo di questa città i voli da Stoccolma a Napoli stanno sulle 370 corone: fattibile. Avete ancora un mesetto di tempo per tornare caldi e riposati per quando ci sarà la finale di Europa League.

 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura