Il bello dell’Europa League vol. 10
Le cose più oneste successe nel ritorno degli ottavi di finale della nostra coppa del cuore.
I peggiori errori della giornata
L’errore di Acuña contro il Viktoria Plzen
Marcos Acuña è tra i pochi ex terzini che nel calcio contemporaneo è stato convertito ala. Un percorso che di solito è inverso. Contro il Viktoria Plzen tutta la sua poca dimestichezza con la porta avversaria è però tornata a galla in questa specifica occasione. Acuña sbaglia già il primo gol in modo abbastanza grave, aprendo troppo il piatto sinistro verso il secondo palo. Ha la fortuna che però la palla gli ritorna esattamente sul suo piede, col portiere a terra, e Acuna tira alto, altissimo. Forse non avrebbe segnato neanche con un’altra porta messa in verticale sopra quella normale. Poi, come fa spesso chi viene da un errore grave, copre la vergogna chiedendo calcio d’angolo. Anche un compagno gli dà spago e indica la bandierina col dito. Ma chi ci crede Marcos, chi ci crede.
L’errore di Bryan Ruiz sempre contro il Viktoria Plzen
La cosa bella di questo errore di Bryan Ruiz è guardare con quanta decisione l’attaccante si prepara e tira dopo la sponda del compagno. Ruiz la controlla bene, ce l’ha un po’ addosso ma è un giocatore con un’ottima tecnica di tiro e la colpisce quando è ancora alta, per evitare l’anticipo del difensore. Guardate come stende la gamba per tirare, dritto dritto fuori di quattro metri. Ruiz ha tutto il corpo diretto verso il punto in cui tira, non sembra fortuito. Sembra proprio che Ruiz abbia problemi di vista.
L’errore di Patric contro la Dinamo Kiev
Oltre a Sporting Lisbona – Viktoria Plzen anche Dinamo Kiev – Lazio è stata una partita con gravissimi errori sotto porta. Nello show dei gol sbagliati Ciro Immobile ha avuto una grande parte, con 5 tiri in area di rigore e 0 gol. Il più bell’errore di tutti è però questo di Patric, che è di quegli errori che violano la logica fisica del nostro pianeta. È quasi impossibile tirare col piatto da lì senza prendere la porta, per questo errori di questo tipo vanno celebrati come i migliori gesti tecnici.
Giocatore europa league: Danny Welbeck
Quando ci abbiamo creduto: 6
Quanto è stato realmente forte: 4
Quanto è caduto in disgrazia: 2
Quanto sembra depresso: 9
Il rigore regalato all’Arsenal ieri è stato probabilmente uno degli errori arbitrali più grossolani e meno spiegabili degli ultimi anni. Persino in diretta il tuffo di Welbeck è sembrato ridicolo, non ci poteva essere spazio per alcuna ambiguità.
Persino nel tuffarsi Welbeck è sembrato enfatico e goffo, come in quasi tutte le altre cose che fa sul campo da calcio. Gli stop in cui sembra fare una fatica enorme ad offrire il piatto del piede al pallone; le conduzioni in velocità in cui deve sempre stare attento a non andare più forte della palla; i tiri in cui non ha una vera e propria tecnica ma una soluzione improvvisata di volta in volta. Tra ciò che Welbeck appare e i suoi numeri, e in generale la considerazione di cui gode in Inghilterra, risiede un grande mistero. Non c’è niente di particolarmente buono che Welbeck sa fare sul campo, niente che giustifichi il suo impiego da centravanti in una partita di alto livello, eppure risulta per essere spesso più indispensabile di quanto dovrebbe.
Welbeck riesce ancora a sorprendersi dopo aver sbagliato un gol.
Nell’Inghilterra, dove ha un invidiabile score di 15 gol in 36 partite, e nell’Arsenal, dove quest’anno doveva finalmente smettere di vedere il campo, e invece sta giocando tutta l’Europa League da titolare. Welbeck gioca perché Aubameyang non può giocare (lo aveva già fatto col BVB) e perché Lacazette si è infortunato, e così deve accollarsi i destini offensivi della sua disgraziata squadra, in questa disgraziata annata, in cui da vincere è rimasta solo una coppa disgraziata, che sembra a tutti alla portata ma che in realtà è insidiosissima.
Welbeck ha avuto una parabola per certi versi opposta a quella del tipico giocatore da Europa League. Se in Europa League ritroviamo alla periferia del calcio giocatori che per un certo periodo sono stati forti, Welbeck è ancora nel cuore del calcio europeo nonostante forte non lo sia mai stato. Quando è andato via dal Manchester UTD, Welbeck sembrava destinato a scendere in una squadra più simile al suo livello, ma per qualche ragione – che ha di certo a che fare col masochismo dell’Arsenal come ente del mondo – Wenger ha deciso di investire su di lui.
Welbeck ha mancato anche la narrativa del riscatto e ha continuato a giocare in modo mediocre. È questo grigiore indistinto, in cui Welbeck gioca, questa impossibilità a capire cosa la gente vede in lui, che lo rende un giocatore Europa League. Contro il Milan si è guadagnato quel rigore senza merito – perché in fondo ha anche simulato male – e ha segnato il gol del 3 a 1 con un colpo di testa sgraziato sulla riga. Una prestazione degna del peggior anti-eroe.
Ciao Aritz!
Eusko Gudariak gara
Euskadi askatzeko,
gerturik daukagu odola
bere aldez emateko
Euzko gudariak
Siamo i combattenti baschi
arrivati per liberare Euskadi
Generoso è il sangue
che verseremo per lei
Combattenti Baschi
Ieri sera Artiz Aduriz potrebbe aver giocato la sua ultima partita di Europa League. A 37 anni e con la sua squadra lontana 8 punti dall’ultimo posto valido per qualificarsi il prossimo anno, è un’opzione che dobbiamo tristemente considerare. L’attaccante è senza dubbio uno dei giocatori che più ha onorato questa competizione: ha segnato 25 gol nelle ultime tre edizioni, 28 in totale che lo rendono il secondo miglior marcatore nella storia dell’Europa League (il migliore se consideriamo anche i turni di qualificazione). Quest’anno solo Immobile (o Griezmann se ne ha davvero voglia) può impedirgli di vincere il secondo titolo di capocannoniere, una gioia che è toccata due volte solo a Falcao.
Sotto la pioggia battente di Bilbao, Aduriz ha iniziato bene la sua partita sfiorando l’incrocio dei pali con uno stacco di testa in controtempo. Purtroppo non è bastato: la squadra – e lo stesso Aduriz – sono calati e il Marsiglia ha chiuso facilmente il discorso qualificazione con due gol. A quel punto Aduriz ha prima cercato di aumentare il suo bottino con un morbidissimo lob finito sopra la traversa e – involontariamente – ha servito l’assist ad Inaki Williams. Poi un finale inaspettato: un cartellino rosso per doppia ammonizione. Una chiusura che può apparire malinconica, ma che cela una certa logica: come possibile ultimo atto in Europa League, Aritz ha scelto di falciare Ocampos, un giocatore che rappresenta pienamente la deriva Cristianoronaldesca di un certo tipo di calcio, che mal si sposa con la competizione più amata dal basco. Forse gli ha anche passato qualche tipo di potere e da domani l’esterno del Marsiglia diventerà uno dei giocatori più fedeli dell’Europa League.
Nel salutarlo vale la pena ricordare alcuni dei momenti migliori del rapporto tra Aritz Aduriz e l’Europa League:
- 16/02/2012: esordisce in Europa League con la maglia del Valencia nella sfida contro lo Stoke City.
- 23/08/2012: segna il primo (di testa) e il secondo gol (di destro) della sua vita nei preliminari di Europa League nella sfida tra Athletic Bilbao e HJK Helsinki.
- 08/11/2012: segna il primo gol nella fase finale di Europa League in una sconfitta per 2 a 3 contro il Lione. In questo momento ha 31 anni.
- 26/02/2015: viene eliminato dal Torino di Ventura.
- 18/12/2016: contro il Marsiglia segna uno dei gol più belli della storia della competizione.
- Vince il titolo di capocannoniere dell’edizione 2015/16 con 10 gol.
- 03/11/2016: segna 5 gol in una partita, primo – e ad oggi unico – nel riuscire nell’impresa.
- 07/12/2017: segna il gol 4700 nella storia dell’Europa League.
Speriamo davvero di poter aggiornare ancora questa lista.
Il gol più Europa League: Iñaki Williams in Athletic Club – Marsiglia 1-2
Virilità: 7/10
Assurdità: 9/10
Anti-epicità: 10/10
Paura della morte: 10/10
Iñaki Williams è il primo giocatore nero ad aver indossato la maglia dell’Athletic Club, una squadra dove possono giocare solo giocatori nati o provenienti dai Paesi Baschi, ed è una delle più luminose promesse del calcio spagnolo. Quest’anno, però, Iñaki Williams, insieme a tutto il resto dell’Athletic, sta deludendo: l’attaccante di origini ghanesi ha segnato appena 8 gol in stagione, mentre la squadra basca è al 12esimo posto in campionato. L’ottavo di finale contro il Marsiglia, in cui l’Athletic è sembrato impotente di fronte alla varietà offensiva della squadra di Rudi Garcia, è stata in questo senso una piccola sineddoche della stagione. E il gol che ha realizzato Iñaki Williams, al 74esimo del secondo tempo con la partita già finita, una sineddoche nella sineddoche.
L’Athletic ha trovato il Marsiglia sbilanciato in transizione con un rilancio lungo dalla mediana per Susaeta, che ha portato il pallone fino alla trequarti prima di appoggiarlo per la sovrapposizione esterna di De Marcos, che ha crossato al centro di prima. La difesa del Marsiglia sembrava in controllo, con Rami pronto a pulire l’area di testa. Il centrale francese, però, ha cercato di colpire il pallone di nuca, piegandosi come se dovesse sollevare un bilancere, non accorgendosi di avere alle spalle Aduriz. Il pallone è quindi rimbalzato sul centravanti basco e poi, come in un flipper, nuovamente su Rami, finendo nello spazio vuoto tra i difensori e il portiere. Iñaki Williams si è allungato in spaccata per anticipare Mandanda, che ha cercato disperatamente di spazzare via il pallone con i piedi. I due sono rimasti a terra con le gambe incrociate, come in una partita di Twister finita male, mentre il pallone rotolava in porta. Pochi minuti Aduriz è stato espulso per un intervento in scivolata su Ocampos e la partita si è spenta definitivamente.
«Personalmente mi sento tranquillo: le critiche mi rendono più forte», aveva detto ieri Iñaki Williams, nella conferenza pre-partita «Se ti criticano, d’altronde, è perché la gente sa che sei capace di realizzare tanti gol. Le occasioni ci sono sempre, magari mi sblocco proprio domani».
Chi sa solo di Europa League non sa niente di Europa League
Il cerchio della vita dell’Europa League si sta stringendo: rimangono solo otto squadre, ma soprattutto otto città, tutte diverse (o almeno molto più diverse di RedBull Lipsia e RedBull Salisburgo), tutte che rispecchiano la natura più profonda del vecchio continente, quello da cui prende il nome l’unica competizione che ha votato la Bonino. L’Europa, quindi: Madrid, Lipsia, Salisburgo, Roma, Londra, Lisbona, Mosca e Marsiglia per essere più precisi. Ma pensate di conoscere davvero il continente che ha dato i natali a Jon Snow (almeno credo)? Ecco un quiz che coinvolge le otto città rimaste, l’Europa e la vostra conoscenza. Per non farvi usare Google vi abbiamo messo anche le tre opzioni.
- Qui è nato Mozart
Salisburgo
Mosca
Lipsia
- Fu fondata dai Focesi nel 600 a.C.
Roma
Lisbona
Marsiglia - Qui si trova la libreria più antica del mondo, la Bertrand Bookstore fondata nel 1732
Lisbona
Londra
Salisburgo - Vi è seppellito Marx
Cimitero degli inglesi, Roma
Cimitero di Highgate, Londra
Cimitero di Novodevičij, Mosca - Era chiamata la Terza Roma
Roma
Mosca
Madrid - Qui si trovano 3 pezzi del Muro di Berlino
Madrid
Mosca
Lipsia
7) Ha avuto un sindaco comunista e critico d’arte
Marsiglia
Londra
Roma
8) C’è uno dei cori di voci bianche più famosi del mondo
Lipsia
Salisburgo
Mosca
Risposte:
- Salisburgo: sebbene sia nato a Salisburgo, c’è una grossa disputa tra tedeschi e austriaci sulla paternità di Mozart. All’epoca infatti “tedesco” si definiva anche colui che si sentiva legato al “Sacro Romano Impero di Nazione Tedesca”, tra cui lo stesso Mozart.
- Marsiglia: Timeo di Tauromenio racconta che i focesi guidati da Furio e Perano raggiunsero le rive di quella che divenne poi Marsiglia, incontrarono un pescatore. Perano, lanciandogli una cima gli gridò “Lega, pescatore!”.
- Lisbona: A causa del grande terremoto di Lisbona (1755) i suoi libri vennero ospitati nella Capela de Nossa Senhora das Necessidades per 18 anni, finché non tornarono in un nuovo edificio nel centro della città.
- Cimitero di Highgate, Londra: qui è sepolto insieme ad altri pensatori europei come Eric Hobsbawm, Douglas Adams e George Michael. Al cimitero degli inglesi di Roma è sepolto Gramsci, se vi interessa.
- Mosca: Il primo a chiamarla in questo modo fu il monaco ortodosso Filofej in una missiva del 1523 al Gran Principe di Mosca con la quale lo esortava a combattere l’eresia: “Due Rome sono cadute, ma la terza resiste e non ve ne sarà una quarta”.
- Madrid: Si trovano all’interno del Parque de Berlìn, in una zona periferica e poco conosciuta. Un aneddoto racconta che una volta un addetto alle pulizie provò a cancellare le scritte sui pezzi di muro venendo però fermato in tempo.
- Roma: Giulio Carlo Argan, negli anni 1976-1979 fu il primo sindaco non democristiano di Roma. Pochi anni prima aveva scritto L’arte moderna 1770-1970 che conoscerete se avete studiato Storia dell’Arte o ci avete provato con chi l’ha studiata.
- Lipsia: Il Thomanerchor è un coro fondato nel 1212 dal marchese Teodorico I di Meissen composto da ragazzi tra i 9 e i 18 anni vestiti “alla marinara”. Bach ne fu direttore dal 1723 fino alla morte.