Il power ranking dei quarti di finale
The official result of the #UELdraw!
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— UEFA Europa League (@EuropaLeague) 16 marzo 2018
4. Lazio – RB Salisburgo
Livello Europa League: 12/20
Bellezza: 9/20
Equilibrio: 10/20
Giocatori da seguire: Milinkovic-Savic, Luis Felipe, Diadie Samassékou
Dopo il sorteggio dei quarti, che ha partorito Lazio – RB Salisburgo, Angelo Peruzzi, oggi club manager dei biancocelesti, ha dichiarato a caldo che «poteva andare peggio». Il Salisburgo è una squadra tatticamente preparatissima, che applica un calcio intenso e verticale, ma il dislivello tecnico tra le due squadre sembra talmente ampio da non lasciare scampo alla squadra austriaca. La Lazio dovrà avere paura più che altro di sé stessa, della paura cioè di sprecare quest’occasione di arrivare in una semifinale europea. L’ultima volta che ci è riuscita era il 2005, quando uscì in semifinale di Intertoto con il Marsiglia.
3. Arsenal – CSKA Mosca
Livello Europa League: 10/20
Bellezza: 14/20
Equilibrio: 11/20
Giocatori da seguire: Jack Wilshere, Henrikh Mkhitaryan, Sergej Ignashevich
L’Arsenal è una squadra storicamente pazza e attualmente (diciamo negli ultimi 8 anni) è anche in una fase da fine dell’impero (l’impero Wenger, in questo caso). Contro il Milan ha dominato la partita d’andata per poi soffrire molto la squadra di Gattuso al ritorno. La totale imprevedibilità della squadra londinese apre spiragli di speranza per il CSKA Mosca, che è riuscito inaspettatamente ad approdare ai quarti battendo il Lione fuori casa con una grande prestazione. Se volete, poi, potete leggere anche la sfida da un punto di vista geopolitico, dopo che pochi giorni fa la Gran Bretagna ha deciso di espellere 23 diplomatici russi dal paese dopo l’avvelenamento sospetto di un ex spia russa a Londra.
2. Atletico Madrid – Sporting CP
Livello Europa League: 11/20
Bellezza: 13/20
Equilibrio: 10/20
Giocatori da seguire: Bruno Fernandes, Bas Dost, Antoine Griezmann, Gabi.
Fra sedicesimi e ottavi di finale l’Atletico Madrid ha segnato 14 gol e ne ha subiti 2, apparendo una squadra semplicemente illegale per il livello un po’ svampito dell’Europa League. Per dare una misura di massima, secondo l’algoritmo di FiveThirtyEight – che calcola prestazioni difensive e offensive – l’Atletico Madrid sarebbe la settima squadra più forte d’Europa e starebbe benissimo ai quarti di Champions League, ad esempio più di Roma, Siviglia o Liverpool, che hanno punteggi peggiori. Lo stesso algoritmo della rivista indica l’Atletico come la favorita indiscussa dell’Europa League, ben più di Arsenal e Lazio.
Lo Sporting Clube non sembra un avversario in grado di poter mettere in difficoltà gli spagnoli, anche alla luce di quante difficoltà hanno avuto i portoghesi nel gestire il doppio confronto con il Viktoria Plzen. La squadra di Jorge Jesus ha un gioco estremamente verticale, con giocatori tecnici ma che amano andare il prima possibile verso la porta avversaria. Per livello tecnico e creatività offensiva, lo Sporting rappresenta se non altro un osso leggermente più duro per la squadra di Simeone, per non arrivare completamente addormentati alle fasi finali.
Con 12 gol subiti l’Atletico Madrid è la miglior difesa d’Europa mentre lo Sporting è terzo in campionato, ben dietro Porto e Benfica. Il confronto di questi quarti sembra insomma ancora piuttosto chiuso, ma sarà la partita con forse più qualità tecnica tra i ventidue in campo. Bruno Fernandes, Gelson Martins, Fredy Montero, Antoine Grizmann, Koke, Saul Niguez sono tutti giocatori per cui vale sempre la pena accendere il televisore.
1. RB Lipsia – Marsiglia
Livello Europa League: 13/20
Bellezza: 17/20
Equilibrio: 17/20
Giocatori da seguire: Florian Thauvin, Dimitri Payet, Marcel Sabitzer, Naby Keita
RB Lipsia – Marsiglia è una sfida dai contorni netti. I tedeschi sono una squadra dall’organizzazione molto codificata, che lascia poco al caso; i francesi sono invece una squadra che vive di più di illuminazioni individuali. A confrontarsi saranno quindi due modi di vedere il calcio quasi agli antipodi, che sembrano peraltro potersi incastrare nel modo migliore possibile per favorire lo spettacolo.
Il Red Bull Lipsia ama riconquistare il pallone alto e togliere ritmo al gioco avversario riaggredendone la costruzione; l’OM non disdegna fasi di difesa posizionale per aprirsi più campo possibile da attaccare con i propri talenti. È una sfida aperta, dal pronostico incerto, fra forse le due migliori formazioni della Coppa dopo l’Atletico Madrid.
Il Red Bull Lipsia probabilmente cercherà di schiacciare l’OM dal punto di vista tattico e fisico, giocando su ritmi a cui gli uomini di Garcia non sono abituati. I tedeschi hanno però dimostrato una certa fragilità nell’assorbire le transizioni avversarie, che è il terreno dove fiorisce il talento di Florian Thauvin e Dimitri Payet. Chiunque vinca si accrediterà con forza per la vittoria finale.
Conosci la tua squadra di Europa League: Red Bull Salisburgo
Un Gaur è mediamente lungo 3 metri e alto 2. Gli esemplari maschi più in forma arrivano a pesare una tonnellata. Gaur è il nome che indica il bisonte indiano, la bestia da soma più grande della nostra biosfera. Per la sua forza calma è molto presente nella cultura popolare del sud-est asiatico: “I Gaur Rossi” sono un’organizzazione paramilitare di estrema destra che opera in Thailandia e la sua versione in lingua Thai, Krathing, è ciò che ha ispirato la KratingDae, una bibita energetica thailandese nata nel 1976 per affilare la concentrazione dei lavoratori rurali di un’economia giovane come quella del sud-est asiatico.
Dietrich Mateschitz è un uomo d’affari austriaco d’origine croata. Si è laureato in economia, è impiegato in un’azienda di prodotti cosmetici e durante uno dei suoi viaggi di lavoro in Thailandia si innamora della KratingDae: ti sballa come il caffè ma è dolce come la CocaCola. Decide allora di portarla in Europa, aggiustandone il gusto su quello degli occidentali.
Mateshitz è laureato in marketing e inizia un lavoro articolatissimo per costruire un brand Red Bull. Sponsorizzare sport estremi, ad esempio, è un modo per comunicare un’idea di mondo veloce, pazzo, adrenalinico. Un universo in cui si può sopravvivere solo bevendo molta RedBull. Quando ha deciso di far entrare il suo brand anche nel calcio, Mateshitz ha cercato comunque di ricreare un contesto valoriale conforme a quello RedBull, cercando quindi di piegare il calcio ad uno sport estremo.
Le squadre Red Bull giocano a New York, Brasilia, Salisburgo, Lipsia, ma hanno tutte la stessa maglia bianca e i pantaloncini rossi, il logo del brand grande e centrato sul torace dei giocatori. Tutte propongono un calcio accelerazionista, giocato in verticale e ad alti ritmi: il calcio che si potrebbe giocare strafatti di Red Bull. La città pioniera, da cui partire per la conquista mondiale, è stata la patria di Mateshitz, Salisburgo, una perla mitteleuropea incastonata nel paesaggio alpino. È strano immaginare l’incubazione di una squadra così futuristica fra le architetture barocche di Salisburgo entro cui è nato Wolfgang Amadeus Mozart.
Il Red Bull Salisburgo è stato fondato nel 2005 e ha cancellato l’esistenza dell’Austria Salisburgo, la squadra fondata nel 1933 che giocava col bianco e il violetto – i colori della città – e che aveva vinto 4 campionati austriaci. Ha portato allenatori con una visione cupa ma interessante del calcio, come Roger Schmidt, ma alla fine del primo tempo – alla Red Bull Arena – suona la marcia di Radetsky, in uno strano tentativo di rivendicazione di un’identità locale.
Una canzone dell’ultimo disco di Lorenzo Senni, secondo Valerio Mattioli ispirato dagli energy drink.
Guidato dalla propria euforia sintetica, il Red Bull Salisburgo sta giocando una grande Europa League e ha eliminato il Borussia Dortmund, quella che fino a qualche anno fa era considerata la squadra del futuro. Spesso il Salisburgo funge da serbatoio di giocatori per la più potente Red Bull Lipsia, la franchise gemella che rischia di incrociare prima o poi in questa competizione, in una sfida che tutti noi bramiamo per poter decretare la fine del calcio per come lo conosciamo.
I tifosi della Dinamo Kiev accusano quelli della Lazio di non essere abbastanza fasci
Dovreste ormai conoscere una delle leggi più comuni di questa rubrica: in Europa League i mondi più distanti possono incontrarsi e dare vita a dei cortocircuiti degni di William Burroughs. Ieri ad essersi incontrati sono stati il mondo della Dinamo Kiev – la squadra più gloriosa dell’Ucraina – e quello della Banda Bassotti – un gruppo ska romano.
I tifosi della Dinamo Kiev sono bianchi e celesti come quelli della Lazio, e come loro – in alcuni gruppi organizzati – provano una certa simpatia verso l’estrema destra. I tifosi della Dinamo ci tengono però ad essere più a destra di tutti e circa un anno fa, prima di una sfida contro lo Shakhtar hanno lanciato su Twitter l’hashtag #whitefrenzy per accogliere degnamente i giocatori neri avversari. I tifosi della Dinamo si sono allora vestiti con i cappucci bianchi del ku klux klan con delle svastiche disegnate sopra. Insomma, i tifosi ucraini non hanno proprio voluto lasciare ambiguità sul loro fascismo e nel tentativo di mostrarsi più fascisti dei loro rivali della Lazio a un certo punto della partita hanno esposto questo striscione.
La Banda Bassotti è un gruppo dichiaratamente anti-fascista. Per dire, un loro album si intitola “Bella Ciao” e un altro “Rumbo al socialismo XXI”. È un gruppo piuttosto di nicchia ma straordinariamente conosciuto fra i fasci, che nel 2007 li hanno aggrediti dopo un loro concerto a Villa Ada. Siamo abituati ad atti violenti ed esagerati da parte delle tifoserie di estrema destra rispetto a cui una conflittualità di questo tipo – fra piccoli simboli sottoculturali – suona ridicola. In ogni caso fa sorridere l’immagine di un ultras della Lazio – vestito con pantaloni taglio classico, berretto di lana e occhiali da sole – ascoltare di nascosto in cameretta Stalingrado.
Dove si compra la barella dello Zenit San Pietroburgo?
I calciatori dello Zenit San Pietroburgo vengono soprannominati “I leoni”, anche se non è chiaro se ci sia davvero qualcuno che li chiami così o se non sia altro che un soprannome posticcio. La mascotte dello Zenit San Pietroburgo è comunque un leone molto simpatico, che dal 2014 è affiancato da Bart Simpson, che per qualche ragione è diventato un’altra mascotte del club.
Il leone è però rimasto come simbolo di forza e regalità su alcuni dettagli dello Zenit. I calciatori arrivano alle partite con una testa di leone gigantesca disegnata sul pullman e ieri abbiamo potuto ammirare anche la barella con il leone disegnato sul muso. Perfetta per andare a fare la spesa o le piccole commissioni quotidiane con stile.