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Calcio Emanuele Atturo e Marco D'Ottavi 8 dicembre 2017 17'

Il bello dell’Europa League 2018 vol. 6

I momenti più pucciosi della migliore coppa del pianeta senza nessun dubbio.

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Il figlio di Klinsmann ha parato un rigore

 

Like father, like son 👨‍👦#Klinsmann Jr. impresses with heroic dive on @HerthaBSC_EN
debut 👉 https://t.co/8Pn8oeomU9 pic.twitter.com/96cd69XJ0O

— Bundesliga English (@Bundesliga_EN) 8 dicembre 2017

 

E niente, ieri Jonathan Klinsmann, figlio di Jurgen, ha esordito con l’Herta Berlino e ha parato un rigore. Bene così.

 

Conosci la tua squadra di Europa League: Zorya Luhansk

 

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Lo stadio di Luhansk è stato costruito nel 1922 per ordine personale di Vladimir Ilyich Ulyanod, meglio conosciuto come Lenin. Dentro quello stadio dovevano ricoprirsi di gloria i giocatori del Metalist Luhansk, la squadra degli operai che lavoravano in questo distretto ferroviario all’est estremo dell’Ucraina che qualche anno dopo prenderà il nome di Voroshilovgrad, in onore di uno dei primi marescialli dell’Unione Sovietica, il commissario del popolo Kliment Efremovič Vorošilov.

 

Oggi Luhansk vive in una palla di cristallo imprigionata dell’URSS. Facendo un giretto tra Sovenska street e il Viale dei giovani comunisti si possono contare quattro statue di Lenin. La gente è povera e dura. L’economia della città si regge ancora, un secolo dopo la rivoluzione d’ottobre, su un’industria ferroviaria che ha la Russia come unico cliente. L’Unione Europea è disprezzata e i cittadini gradirebbero erigere un muro che li divida dall’ovest dell’Ucraina, troppo filo-occidentale per i loro gusti. Nei supermercati si possono comprare pochi prodotti europei: la cioccolata si chiama Olenka e ha il disegno di una piccola contadinella sovietica col fazzoletto in testa. In più punti della città sventola la bandiera separatista della Nuova Russia: simile alla bandiera dell’impero, con in mezzo una croce di Sant’Andrea che rimanda alla marina russa. Luhanks, insieme a Donetsk, si è autoproclamato stato indipendente dall’Ucraina dal 2014. È la Repubblica del popolo.

 

Lo Zorya, prima di chiamarsi Zorya, si è chiamato in molti modi diversi. Quando il Metalist e la Dynamo Luhansk si sono fusi è nato il “Dzerzhynets”, una squadra intitolata a Felix Dzerzhynets. Soprannominato “Il tipografo”, Dzerzhynets ha fondato i primi servizi segreti sovietici e ha dato il nome a una squadra che ballerà per decenni tra il campionato professionistico ucraino, che però è una specie di seconda serie, e il massimo campionato sovietico. La forma definitiva del club è arrivata nel 1964, quando è stata compiuta la fusione definitiva tra la squadra dei ferrovieri, o meglio: della Fabbrica di locomotive della rivoluzione d’ottobre e un’altra squadra locale.

 

Negli anni successivi lo Zorya vince un campionato e una coppa sovietica, e fornisce alla Nazionale dell’URSS diversi giocatori chiave.

 

Zorya in russo significa alba e fa esplicito riferimento all’alba della nuova era inaugurata dalla Rivoluzione d’ottobre. Dal popolo che si appropria finalmente dei mezzi di produzione. L’alba è raffigurata, gloriosa e vagamente giapponese, sul logo dello Zorya e fa da sfondo a un pallone base.

 

La squadra ha giocato un discreto gironcino di Europa League, ma si è sciolta nelle ultime partite, finendo terza alle spalle di Athletic Bilbao e Ostersund, ma comunque davanti a quei fighetti dell’Hertha Berlino. Bisogna per forza segnalare le prestazione, tutte testa e cuore, del capitano Mykyta Kamenyuka, nato a Voshilovgrad, idolo di casa, autore di più di 200 partite con la maglia storia dello Zorya.

 

La squadra Ucraina, forse per ragioni geopolitiche, è stata poco rispettata. Le ultime due, decisive partite contro Ostersund e Bilbao sono state condizionate da un arbitraggio odioso, probabilmente facente parte di una più vasta cospirazione capitalista di matrice giudaico-massonica.

 

Se passate per Luhansk, non vi inventate che l’Ossezia esiste.

 

“How old are u”: Ytalo

 

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In questa rubrica il vostro compito è indovinare quanti anni ha un giocatore dell’Europa League, la coppa in cui una partita di 90 minuti dura in realtà 130 anni di tempo empirico.

Dopo la puntata dedicata a Raphael Holzhauser eccoci a viaggiare dall’Austria al Brasile, dove conosciamo YTALO Josè Oliveira Dos Santos. Attaccante del Vardar finito in Macedonia dopo aver cambiato 16 squadre in carriera.

 

Se amate questa rubrica lo sapete che non potete barare cercando su Wikipedia. Se durante il quiz vi viene voglia di aprire Wikipedia guardate questa rovega di Moussa Sow.

Per aiutarci ci siamo serviti dell’applicazione “How-old”, dove abbiamo messo delle foto di Holzhauser e la app ci ha detto quanti anni ha secondo il suo algoritmo.

 

Cominciamo con una foto di Ytalo che si allena in felpetta per proteggersi dai classici reumatismi dell’età. Ytalo ha 34 anni?

 

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Ed ecco una foto di un giovane Ytalo all’Internacional di Porto Alegre. Un giovane, trentenne Ytalo.

 

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Un promettente Ytalo veste la maglia del San Paolo, con uno sguardo vacuo verso l’orizzonte di un futuro incerto. Ha 32 anni.

 

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Un Ytalo passato al Milan, un pochino invecchiato, smagrito. Quanti anni hai, tu, Ytalo?

 

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Un Ytalo giovanissimo, completamente diverso. Un momento, è davvero Ytalo?

 

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Soluzione: Ytalo è nato nel 1988, quindi ha 29 anni.

 

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Tags : atalantaeuropa league 2018Felipe Andersonlazio

Emanuele Atturo è nato a Roma (1988). Laureato in Semiotica, è caporedattore de l'Ultimo Uomo. Ha scritto "Roger Federer è esistito davvero" (66thand2nd, 2021).

Marco D'Ottavi è nato a Roma, fondato Bookskywalker e lavorato qui e là.

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