Il bello dell’Europa League 2018 vol. 5
I momenti più molesti dal quinto turno dell’unica vera coppa europea.
“How old are u” – la nuova metarubrica del Bello dell’Europa League: Raphael Holzhauser
In questa nuova rubrica dovete indovinare quanti anni ha un giocatore dell’Europa League, la coppa in cui una partita di 90 minuti dura in realtà 130 anni del tempo empirico.
Cominciamo con il regista dell’Austria Vienna, ribattezzato anche “The Austro Hungarian Maestro” – o anche “Il Pirlo della mitteleuropa (se Pirlo fosse nato nel corpo di un appendiabiti)”.
Se amate questa rubrica lo sapete che non potete barare cercando su Wikipedia. Se durante il quiz vi viene voglia di aprire Wikipedia guardate questa rovega di Moussa Sow.
Per aiutarci ci siamo serviti dell’applicazione “How-old”, dove abbiamo messo delle foto di Holzhauser e la app ci ha detto quanti anni ha secondo il suo algoritmo.
Ecco una foto con la maglia dello Stoccarda, dove Holzhauser presenta un bel ciuffo adolescenziale, da persona che sta cercando il suo posto nel mondo con una certa speranza.
E improvvisamente ecco Holzhauser che torna in Austria e gli cadono i capelli e si imbolsisce, già 28 anni?
Holzhauser posa per la foto di squadra, poi se la ritocca con photoshop per usarla come foto profilo. Quanti anni ha? 35?
Ed ecco Holzhauser che arriva a 38 anni non appena sorride e si mostra vulnerabile.
Soluzione: Holzhauser è nato nel 1993, quindi ha 24 anni.
Giocatore più Europa League: Luc Castaignos
Non potendo mettere una tessera associativa alla rubrica Il bello dell’Europa League, non sappiamo se siete quel tipo di clienti che arriva al bancone e dice “il solito” oppure se siete guardie in borghese. Per questo, per farvi capire chi è un giocatore Europa League, riportiamo qui una breve spiegazione già apparsa nella scorsa puntata: chi è un giocatore “Europa League”? Un giocatore su cui a un certo punto qualcuno ha creduto molto, ma che poi, per qualche motivo, è caduto in disgrazia, ritrovandosi alla periferia del calcio a districarsi fra le nebbie di una partita d’Europa League. Quindi, i giocatori Europa League sono un grande manifesto di come possono cambiare velocemente i destini di un essere umano.
Quanto ci abbiamo creduto: 9
Quanto è stato realmente forte: 5
Quanto è caduto in disgrazia: 10
Quanto sembra depresso: 10
A 18 anni Castaignos segnava spesso e volentieri con la maglia del Feyenoord e tutti credevamo fosse fortissimo, per dire in una qualche edizione di PES diventava fortissimo. Tra tanti ammiratori la spuntò l’Inter, che lo acquista nel gennaio del 2011 con lo scopo di ringiovanire una squadra di fenomeni che iniziava a sentire il peso dell’età e del successo. Purtroppo per lui Luc arriva alla Pinetina quando la magia si è già spenta. Come allenatore trova Gasperini, nell’esperienza peggiore della carriera, e invece di farlo diventare una giovane bestia come fa oggi viene esonerato dopo poche giornate. Luc gioca poco e tutto quello che ci ricordiamo della sua stagione è un gol al Siena e uno sputo a Raggi che gli costa tre giornate di squalifica e la retrocessione in Primavera.
L’Inter lo boccia subito cedendolo al Twente, ma nessuno pensa sia davvero l’inizio della fine. In quel momento infatti nessuno mette in dubbio il talento di Castaignos, un attaccante rapido e potente con un buon senso del gol. Eppure quello è l’inizio della fine. In tre stagioni in Olanda va sempre in doppia cifra, ma non raggiunge mai il numero di gol segnati nella prima stagione ad appena 18 anni. Gioca un calcio senza picchi e presto finisce nel dimenticatoio.
La scalata verso il meglio del calcio mondiale diventa una passeggiata in collina: dal Twente passa all’Eintracht Francoforte, dove resta un anno senza lasciare il segno, per poi venire acquistato dallo Sporting Portugal, la squadra perfetta per un attaccante di talento che deve ritrovare se stesso. Invece in Portogallo si trova davanti un altro olandese, Bas Dost, che segna gol a secchi e deve accontentarsi delle briciole, ovvero di zero gol in pochi minuti giocati. Questo è il momento in cui la parabola del nostro eroe tocca l’Europa League: lo Sporting non sapendo cosa farsene lo rimanda nuovamente in Olanda, dove c’è sempre qualcuno che ci spera. In questa occasione a sperarci è il Vitesse che lo prende per fare la riserva di Matavz. Oggi Castaignos subentra in partite di Europa League già decise, giocate in stadi mezzi vuoti, mentre tutti i suoi compagni sono giovani finiti lì in prestito dal Chelsea o da qualche squadra di valore. Questo rende Luc il giocatore più Europa League in una delle squadre più Europa League tra quelle che non passano mai i gironi.
Il gol più Europa League
L’autogol di Hrechyshkin in Östersund – Zorya
Virilità: 10
Assurdità: 3
Anti-epicità: 9
Paura della morte: 8
L’Östersund aveva bisogno di una vittoria in casa contro gli ucraini dello Zorya per assicurare una cosa inassicurabile fino a qualche mese fa: il passaggio del girone con un turno di anticipo. Il problema principale per gli svedesi però è stato però un altro.
Östersund asked their fans on facebook before the game against Zorya if they would help to shovel snow from the stadium! pic.twitter.com/D2gbl5hMMt
— 🇸🇪 (@SwedeStats) 23 novembre 2017
Lo stadio era così coperto di neve che hanno dovuto chiedere aiuto ai tifosi per spalarla via tutta. Mentre i tifosi si davano da fare ai bordi del campo, la squadra lo ha fatto in. Al minuto 40 del primo tempo un traversone dalla destra di Edwards è finito nella zona in cui battagliavano Gera e Hrechyshkin terminando la sua corsa alle spalle del portiere. Sulle prime è sembrato un grandissimo gol di tacco di Gera, poi si è capito che Gera i gol di tacco non li fa, e allora forse è un gol di Edwards che quel pallone non l’ha toccato nessuno. Alla fine la UEFA non sapendo che fare ha pensato che – in un’epoca in cui fare un autogol è sempre più difficile – fosse autogol di Hrechyshkin.
Io se è colpa sua non riesco a dirvelo, non sono la UEFA, ma sicuramente uno che si chiama Dmytro Hrečyškin è la persona perfetta per segnare nella propria porta il gol più Europa League del quinto turno.
Le squadre che dobbiamo abituarci a salutare
Ti dico addio ma come è triste riperderti
e più mi guardi e più capisco di amarti
ma c’è qualcuno che sta aspettandomi
cosa farebbe mai senza di me.
Ti amo tanto ma io ritorno da lui.
È troppo tardi, troppo tardi per noi.
Ancora un bacio ma sarà l’ultimo,
io dovrò vivere senza di te.
E più ti guardo e più capisco di amarti,
ma è troppo tardi, troppo tardi per noi.
E più mi guardi e più capisco di amarti
Mina, Addio
Fastav Zlìn
Lo Zlìn è la tipica squadra senza segni particolari. Ma sarebbe meglio dire una delle poche squadre senza segni particolari. È difficile che una squadra, una qualsiasi squadra, non abbiamo almeno una cosa, una cosa qualsiasi, che ci si stampa nella memoria. Un giocatore particolare, una maglia bella, un logo. Per dire, lo Sheriff ha la stella dello sceriffo sulla maglia, l’Astana ha Kabananga, l’Ostersund ha il logo col gufo demoniaco, la Stella Rossa ha l’odio verso il prossimo. Ma lo Zlìn no: sono 11 giocatori messi a caso su un rettangolo verde. In compenso in Moravia c’è sempre una nebbia magnifica. Qualche settimana fa uno Zlìn – Copenaghen ha aperto un varco spazio-temporale verso una quarta dimensione in cui tutto il mondo è l’Europa League e abbiamo tutti le treccine di Badibanga.
Young Boys
Il fatto che se cerchi young boys su google immagini trovi questa foto.
Hoffenheim
Il loro allenatore Julian Nagelsmann, che ha da poco compiuto 30 anni.
Hertha Berlino
Solo oggi, dopo molti anni, ho scoperto che si scrive Hertha con due h. Mi dispiace quindi non avere la possibilità di scriverne il nome correttamente almeno per qualche altro mese.
Apollon
Lo stemma bellissimo.
Maccabi Tel Aviv
Il fatto che quando qualcuno diceva Maccabi Tel Aviv potevi legittimamente pensare alla squadra di basket, molto più forte.
Vitesse
Del Vitesse ci mancherà il fatto che se dicevi Vitesse a tua madre lei pensava ad uno yogurt.
Hapoel Beer Sheva
Ci mancheranno i meme che potevano scaturire qualora gli israeliani fossero finiti a battere di nuovo una squadra italiana.
Ma forse no.
Zulte Waregem
Dello Zulte Waregem ci mancherà l’idea che squadre come lo Zulte Waregem possano arrivare fino ai gironi, dire la loro (cioè quasi nulla) e poi andarsene sommessamente senza rompere le scatole. Sono le squadre come lo Zulte Waregem a rendere grande questa competizione per cui ci dispiacerà molto non poter scrivere ancora una volta Zulte Waregem.
Skënderbeu
Lo stadio dello Skënderbeu si chiama Skënderbeu Stadium e come il nome lascia intendere è un posto piatto, vuoto. Quando il clima è nuvoloso e te ne stai seduto da solo allo Skënderbeu Stadium ti viene da pensare allo spirito universale, la storia del mondo, i popoli, gli individui. Quando poi cala la notte, nello stadio dello Skënderbeu, puoi solo pensare alla morte. Forse per questo gli albanesi hanno giocato le loro partite di Europa League in uno stadio differente e adesso tornano a casa.
Rosenborg
Del Rosenborg in Europa League ci mancherà la possibilità che le partite di Europa League potessero per qualche motivo essere decise da Nicklas Bendtner, un giocatore la cui narrazione è così lontana dalla narrazione dell’Europa League da esserne una parte fondamentale.
Poi ci mancheranno i suoi tifosi, che possiedono un ingegno creativo impareggiabile per adattare la lingua norvegese al pop anni ‘80.
FK Vardar
Per issarsi fin dentro ai gironi di Europa League, il Vardar ha eliminato il Fenerbahce di Valbuena, Soldado e Van Persie andando addirittura a vincere in casa loro, un’impresa anche per squadre ben più blasonate dei macedoni. Da quel momento ha fatto 0 punti in 5 partite, l’unica ancora ferma al palo, ha subito 19 gol, tre in più di ogni altra squadra, diventando per diritto la peggior squadra dell’Europa League tra quelle che ce l’hanno fatta. Ci mancherà.