Il bello dell’Europa League 2018 vol. 5
I momenti più molesti dal quinto turno dell’unica vera coppa europea.
Conosci la tua squadra di Europa League: Zlìn
Tomas, Antonin e Anna Bata erano dei bravi calzolai, come prima di loro lo erano stati i loro padri e i padri dei loro padri. Per generazioni la famiglia Bata aveva costruito scarpe solide e sincere per ogni bravo moravo, senza distinzioni di classe. Gli affari vanno bene, il loro mestiere riconosciuto e nel 1895 i tre fratelli pensano di cominciare a fare le cose in grande: fondano un’azienda e assumono 10 dipendenti, regolarmente pagati e assicurati, come era un’assoluta rarità all’epoca.
Non sempre però la bontà paga. Pochi anni dopo Tomas – grande padre dell’azienda di famiglia – è in difficoltà finanziarie. Dovrebbe licenziare i suoi dipendenti, oppure chiudere la fabbrica di scarpe: il sogno di tutta una vita. Sfogliando una rivista piena di foto di indiani vestiti in abiti tradizionali, ha un’idea: sostituire la pelle delle scarpe con la più economica tela. Le scarpe di tela di Bata diventano un vero e proprio “must” nelle feste alle corti austro-ungariche e l’azienda fiorisce. 5 anni più tardi dalla sua scoperta l’azienda è arrivata a 50 dipendenti e circa 130 anni più tardi è una multinazionale delle scarpe potente e riconosciuta.
È attorno alla Bata che è prosperata la città di Zlìn, patria di Tomas, Antonin e Anna e vero fiore all’occhiello della Moravia. Nel 1923 Tomas Bata è diventato anche sindaco di Zlìn, ha espanso la sua azienda a settori non strettamente legati alle calzature e ha portato a vivere in città validi lavoratori da tutta la Cecoslovacchia. Bata era una specie di Olivetti austro-ungarico, un imprenditore illuminato e ha fatto costruire per i suoi dipendenti dei quartieri architettonicamente e urbanisticamente all’avanguardia. Chiama quindi a Zlìn Ebenezer Howard, uno dei maggiori esponenti della corrente delle città-giardino: un impianto urbanistico che dovrebbe rompere i legacci dell’alienazione capitalistica per favorire invece il cooperativismo sociale.
Anni più tardi la città sarà protagonista di una nuova rivoluzione architettonica, quando František Lydie Gahura, allievo di Le Corbusier, ripensa Zlìn sul modello della città lineare. Oggi Zlìn è una una città che brulica di teatri, cinema, bar di artisti, università e persone con la barba molto lunga e i baffi molto arricciati. Se siete di passaggio non mancate una visita ai giardini giapponesi della città: un delizioso angolo di oriente in Moravia.
È nel mezzo di questo fermento artistico che nel 1919 viene fondato l’SK Zlìn, la squadra di calcio locale, che cambierà una dozzina di nomi nella propria storia e che ha un logo tutto d’oro come i sogni decorativi di Gustav Klimt. Lo Zlìn ha una narrazione umile ma piena di pathos. Il punto più basso della propria storia è stato forse toccato nella stagione 2008/09, quando per salvarsi lo Zlìn aveva bisogno di vincere all’ultima giornata contro il Baumit Jablonec. Lo Zlìn non solo non è riuscito a vincere, ma perdendo 6 a 1 ha rimediato la sconfitta più dura della propria storia.
Da quel momento lo Zlìn ha iniziato una gloriosa risalita. Nel 2015/16 la squadra ha visto spalancarsi di nuovo il baratro della retrocessione, ma è riuscita miracolosamente a salvarsi e l’anno dopo, cioè lo scorso, ha vinto il campionato dopo una marcia trionfale che l’ha portata a farsi etichettare dalla stampa mondiale come “Il Leicester di Repubblica Ceca”.
Lo Zlìn purtroppo non è riuscita ad affrontare questa Europa League con lo spirito giusto e a una giornata dalla fine è ultima nel suo girone, con appena 2 punti. Se non volete però perdervi le meraviglie architettoniche di Zlìn, e magari qualche glorioso inserimento centrale di Petr Jiracek, siete ancora in tempo per andare a guadarvi Zlìn – Lokomotiv Mosca il 7 dicembre. È prevista neve e una temperatura sotto i zero gradi, la città giardino promette di essere mistica.
Chi sa solo di Europa League, non sa niente di Europa League
Poche settimane fa è caduto il centesimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre, la fase finale della rivoluzione russa che segnò la fine degli Zar e l’inizio della Repubblica sovietica. E cos’è l’Europa League se non una traslitterazione sportiva dell’ideologia bolscevica? L’Europa League contiene in sé tutte le spinte internazionaliste del movimento e prima della vittoria del Manchester United nella scorsa edizione era anche riuscita a far credere possibile una dittatura del proletariato (o Siviglia).
Se pensate che io sia nel torto, provate a districarvi all’interno del quiz di questa settimana che mischia il socialismo reale con le squadre eliminate dall’Europa League. Di seguito trovate i nomi di 16 squadre, quello che dovete fare voi è individuare quali sono le otto che hanno partecipato almeno una volta alla Vysšaja Liga, il principale campionato di calcio sovietico disputato tra il 1936 al 1991, e quali sono le otto eliminate nei turni preliminari dell’Europa League 2017/18.
1)Nogometni klub Domžale
2)Futbolo Klubas Sūduva
3)Ararat Fowtbolayin Akowmb
4)Fotbalový klub Mladá Boleslav
5)Futbolo klubas Žalgiris
6)Futbol’nyj Klub Rotor
7) Futbol’nyj Klub Metalurh Zaporižžja
8) Futbol’nyj Klub Olimpik Donec’k
9) Neftçi Peşəkar Futbol Klubu
10) Qəbələ Peşəkar Futbol Klubu
11) Ordabası Fwtbol Klwbı
12) Futbol’nyj Klub Moskovskij Voennyj Okrug
13) Futbol’nyj Klub Ural
14) Sportyvnyj Klub Tavrija Simferopol’
15) Sapekhburto K’lubi Chikhura Sachkhere
16) P’yownik Fowtbolayin Akowmb
Facile, no?
P.S.: Per le risposte mandate un messaggio privato a Marco Rizzo.
Giovani che forse non rivedrete mai, ma che ieri erano in campo almeno per qualche minuto
Il penultimo turno dei gironi di Europa League è quello in cui iniziano a spuntare i giovani. Le squadre più forti sono già qualificate e ne approfittano per fare turn over, quelle più scarse sono già eliminate e allora ne approfittano allo stesso modo. Qualunque sia il motivo, è sempre piacevole vedere qualche giovanissimo cercare in tutti i modi di lasciare il segno nella competizione più belle tra quelle che non prevedono i 7 a 1. Alcuni partiranno da qui per intraprendere una carriera straordinaria, per dire Romelu Lukaku ha messo in fila i primi minuti di qualità proprio in Europa League, altri invece toccheranno il picco delle loro carriere in queste fredde notti, finendo poi in squadre e campionati di livello inferiore. Di seguito trovate alcuni dei giovani più interessanti visti ieri che finora avevano messo insieme così pochi minuti da professionista da essere indecifrabili. Alcuni troveranno la forza di crearsi una solida carriera, altri si scioglieranno come neve al sole. Ma è difficile dire chi e allora non lo diciamo apertamente.
Maximilian Mittelstädt
Maximilian Mittelstädt ha 20 anni e un ciuffo mosso dal vento. Nella sua vita ha messo insieme solo 8 minuti in Bundesliga, ma 180 in Europa League, tutti con la maglia dell’Herta Berlino. Ieri ha giocato titolare nella rocambolesca sconfitta in casa dell’Athletic Bilbao senza lasciare ricordi indimenticabili. Se dovesse fallire col calcio, con quel cognome potrebbe diventare un tipico rappresentante della mentalità materialistica dell’Ottocento.
Daniel Raba
Daniel Raba, spagnolo di Santander, non è più giovanissimo, nel senso che a 22 anni nel calcio non lo sei più. Eppure fino a ieri aveva rimediato solo 19 minuti in Coppa del Re, 12 in campionato e 0 in Europa League e tutti pensavamo che la sua strada fosse andare in prestito all’Eibar o al Levante. Poi è arrivata l’Astana: Raba ha giocato 77 minuti e segnato un gol, che se gli dovesse andare male è sempre un gol in più di Messi in Europa League.
Mason Mount
Mason Mount ha il nome di una star di Hollywood e il cartellino in mano al Chelsea. Oggi gioca per il Vitesse, domani chi può dirlo.
Alessio Miceli
Di Alessio Miceli sappiamo che non ha la patente (è un classe ‘99) e che con il padre si fa ogni giorno 140 chilometri per andare agli allenamenti. Che era un trequartista diventato difensore e che ieri Inzaghi gli ha concesso 4 minuti di Europa League. Basterà?
Morgan Feneey
Morgan Feneey sembra un personaggio secondario di This is England ‘86. Magro magro, pelle bianchissima e capelli rosso peperone. Ieri Unsworth l’ha mandato in campo al minuto ‘69 con la sua squadra sotto 0 a 2 per giocare i primi minuti da professionista della sua carriera e aiutare la sua squadra in una difficile rimonta. La partita poi è finita 1 a 5.