Everton – Atalanta 1 a 5 😮
Prima di questa partita va subito detto che l’Atalanta era in una buona situazione di classifica, gli sarebbe bastato il pareggio per assicurarsi il passaggio del turno, mentre l’Everton – a un punto solo dopo 4 partite – era già eliminato. Nessuna delle due squadre sta però attraversando il suo miglior momento di forma. L’Atalanta, come spesso quest’anno, cercava dall’Europa League le risposte che stanno arrivando meno in campionato, dove la situazione di classifica comincia ad essere non entusiasmante. L’Everton invece sta passando il suo peggior momento della stagione dall’inizio della stagione: quando le cose sembrano quanto meno non poter andare peggio, trovano comunque il modo per riuscirci. Da quanto Unsworth ha preso il posto di Ronald Koeman in panchina, l’Everton ha vinto una sola volta in cinque partite.
Se non vi basta come suona il semplice “Everton-Atalanta 1 a 5” ecco qualche altra statistica.
Prima di ieri, le squadre italiane avevano affrontato l’Everton in trasferta tre volte e nessuna di loro era mai riuscita a vincere.
Prima di ieri, l’Atalanta non aveva mai segnato più di un gol in una trasferta europea.
L’Atalanta è la prima squadra italiana della storia ad aver segnato 5 gol sul campo di una squadra inglese.
In realtà la partita è rimasta su un punteggio equilibrato, di 2 a 1 per l’Atalanta, fino a 5 minuti dalla fine, quando Gosens ha messo in rete una respinta dal calcio d’angolo con un giro di collo esterno sinistro, palo-gol. Quel tipo di palle che entra solo quando è proprio la tua serata. Dopo il 3-1 l’opposizione dell’Everton si è ridotta a un leggermente sovrappeso Ashley Williams lasciato solo a contrastare giocatori neroazzurri che arrivavano da ogni parte. Dall’87’ al fischio finale l’Atalanta ha avuto almeno 5 occasioni pulite per segnare, e ci è riuscita due volte con Cornelius (che si sta specializzando nel segnare i classici gol del 3 a 0 o del 5 a 1).
È stato comunque un caso che la partita è rimasta in bilico fino a quel punto. L’Everton è forse la squadra europea ad aver cambiato più moduli dall’inizio della stagione (insieme al Milan) e anche ieri sera è apparsa in grande confusione. Il 4-2-3-1 dell’Everton, come da inizio stagione, è apparso spezzato in due. Uno dei pochi modi che la squadra di Unsworth aveva di risalire il campo era cercare la linea di passaggio di Rooney, bravo a muoversi per disordinare le marcature a uomo dell’Atalanta, muovendone la struttura. Ma sono stati momenti sporadici.
Nonostante la partita dell’andata, finita 3 a 0 per gli “orobici”, l’Everton non ha imparato dai propri errori e non ha preso nessuna contromisura per le peculiarità tattiche dell’Atalanta. La squadra di Gasperini prendeva il proprio vantaggio tattico sin dalla prima costruzione. L’Everton mandava Rooney e Sandro a marcare in inferiorità numerica i tre centrali dell’Atalanta, mentre gli altri due treqquartisti, Klaassen e Mirallas, si mettevano su Hateboer e Castagne. I centrali dell’Atalanta sono sempre bravi e sicuri con la palla tra i piedi, e non si sono fatti pregare per sfruttare la superiorità numerica. Bastava un minimo giro palla e una piccola conduzione per mettere uno dei due attaccanti in mezzo e far saltar il pressing inglese, anche perché sui lati Mirallas e Klaassen erano spesso in ritardo nelle scalate.
Il primo gol dell’Atalanta è abbastanza paradigmatico. È bastata una breve conduzione di De Roon palla al piede per disinnescare il meccanismo difensivo dell’Everton. Una volta sfruttata la superiorità numerica in zona arretrata e porta palla sulla destra, creando il solito triangolo laterale con il trequartista (Cristante) e l’esterno (Castagne). Klaassen è attirato dal pallone e scopre il corridoio per Castagne, servito dal passaggio di prima di Cristante. Il laterale belga brucia in progressione Klaassen – la scelta di schierare l’olandese in quel ruolo è inconcepibile – e sul fondo restituisce la palla a Cristante.
Nel secondo tempo Unsworth ha messo l’Everton su una specie di 4-3-1-2, con Rooney alle spalle di Mirallas e Sandro. Così da mettere anche più a loro agio Davies e Klaassen, che si sono messi mezzali. A quel punto però l’Everton ha perso ulteriore compattezza e ha cominciato a difendere molto peggio il centro. A 2 minuti dall’inizio della ripresa Baningime (classe 98, come Davies) si è alzato su De Roon, che ha cercato la sponda di Petagna, a quel punto Cristante si è infilato alle spalle di Davies, in un corridoio centrale apertissimo ed è andato uno contro contro il povero Ashley Williams, che ha commesso poi il fallo da rigore.


Cristante è stato schierato da trequartista destro, una posizione dove quest’anno Gasperini schiera Ilicic, un altro centro di gioco, in grado di bilanciare il peso della creazione offensiva di Gomez dalla parte opposta. Lo scorso anno però Gasperini amava sbilanciare la costruzione a sinistra proprio sul “Papu”, preferendo schierare a destra un giocatore come Kurtic, fisico e bravo negli inserimenti senza palla. È proprio con questa idea che Gasperini ha schierato Cristante, che ha giocato una partita di altissimo livello. Ha segnato 2 gol, servito 2 passaggi chiave ed è stato tatticamente ingestibile per l’Everton.
A fine partita Rooney non aveva parole: «Ye, i think… No, i think… i just said…». Unsworth invece ha dichiarato che aveva chiesto ai suoi ragazzi di rendergli difficile la decisione di metterli in panchina domenica, «Ma la maggior parte di loro me l’ha resa molto semplice». Come per addossare le colpe ai giocatori – molti dei quali giovani, peraltro – di una partita preparata male: l’Everton ha soprattutto dimostrato quanto sia pericoloso affrontare l’Atalanta con un piano tattico “naif”. Fino a qualche anno fa le squadre inglesi mettevano in difficoltà le italiane spesso sfruttando la differente intensità che siamo abituati a esprimere in partita, ma a livello agonistico l’Atalanta può giocare alla pari con chiunque e a quel punto la sua superiorità tattica è bastata a scavare una differenza di quattro gol.
André Silva attaccante di coppa?
Ieri sera a San Siro c’era Kakà. Dopo la partita il brasiliano, tra le altre cose, ha detto: «André Silva mi piace tantissimo, stasera ha fatto questi gol. È un giocatore molto bravo, ha un gran futuro. Avrebbe potuto far parte anche del Milan dei nostri tempi», una dichiarazione a metà tra la buona educazione ed una genuina ammirazione per il portoghese. I numeri di André Silva fin qui sono ambigui: in serie A ha segnato 0 gol in 367 minuti giocati, mentre in Europa League il discorso cambia: ben 8 gol in 627 minuti di impiego, 6 di questi nei gironi, di cui 2 ieri nella vittoria per 5 a 1 contro l’Austria Vienna.
7 – André Silva diventa il miglior marcatore stagionale del Milan (7 reti) pur avendo giocato solo 10 partite da titolare. Fattore. #MilanAustriaVienna
— OptaPaolo (@OptaPaolo) 23 novembre 2017
Poi diventate 8.
Se da una parte è lecito dire che il livello delle squadre affrontate fin qui dal Milan in Europa League non sia equiparabile a quello delle squadre incontrate in campionato, la partita di ieri ha evidenziato i progressi dell’attaccante portoghese. Se le sue prestazioni sono ancora lontane, a livello di apporto al gioco della squadra da quelle di Kalinic, è anche vero che André Silva è un giocatore più complesso dei gol che segna o non segna. Ieri in coppia con Cutrone ha giocato una buona partita, al di là dei due gol segnati.
I due sembrano trovarsi molto a loro agio insieme: Cutrone è infatti un giocatore che ama “fare reparto da solo”, tenere occupare tutto il fronte offensivo con i suoi continui movimenti, liberando così Silva da compiti quali allungare la difesa o giocare molti duelli aerei. Questo ha permesso a Silva di fare il suo gioco, venire incontro ai compagni e usare le proprie qualità tecniche al servizio della squadra, ma anche la sua forza e la voglia di partecipare nel recupero palla.
I passaggi di André Silva occupano tutto il fronte offensivo.
Se il primo gol di André Silva ha ricordato molto Inzaghi e la sua capacità di stoppare tiri e renderli palloni da spingere in rete, la costruzione del secondo spiega molto bene come ha funzionato la coppia d’attacco.
Silva recupera un pallone a centrocampo intuendo una linea di passaggio dell’esterno verso l’interno del campo. Una volta recuperato il pallone si gira e immediatamente serve Cutrone che è scattato davanti a lui. Cutrone controlla il pallone ed invece di puntare la porta si gira su se stesso e la ripassa a Silva, che nel frattempo è andato ad occupare la zona centrale del campo rimasta sguarnita. Il portoghese fa un paio di passi in avanti e allarga subito per Calhanoglu sull’altro lato del campo, creando un triangolo di cui Silva è il vertice basso.
A quel punto il turco non affretta la giocata, ma aspetta il movimento di Silva, che taglia in mezzo alla difesa per ricevere un lob davanti al portiere. La giocata che conduce al gol non è poi semplice: lo stop di petto lo costringe spalle alla porta e alle sue spalle si posiziona un difensore dell’Austria Vienna. Silva però è bravo a crearsi lo spazio per il tiro accennando un movimento verso l’interno verso l’interno per far perdere il tempo al difensore, per poi invece portarsi il pallone sul destro ed incrociare il tiro sotto le sue gambe, facendo rotolare gentilmente il pallone nell’angolo basso alla destra del portiere.
Silva è un giocatore che al momento ha bisogno di spazi e secondi di gioco per eccellere. Ancora deve ripulire il suo gioco per renderlo essenziale come conviene ad un grande attaccante. Per sviluppare il suo gioco ha bisogno di prendere un vantaggio fisico sul marcatore, come in questo gol, un vantaggio che in Serie A viene concesso difficilmente. Negli ultimi sedici metri si muove molto bene, ma non è ancora molto preciso quando si tratta di concludere. Per questo in Europa League sembra trovarsi così bene: le difese sono meno fisiche e le occasioni maggiori. Più andrà avanti, più questa tendenza cambierà, eppure Silva in coppia con Cutrone sembra avere tutte le carte in regola per continuare a fare bene e portare al Milan quelle soddisfazioni che in campionato stanno mancando.