Le difficoltà del Milan nel creare gioco
Alla vigilia della sfida contro l’AEK Atene, Montella si era detto fiducioso. Ancora meglio che fiducioso, convinto: “Adesso è arrivato il momento di raccogliere quello che abbiamo seminato”. Eppure è lecito chiedersi se la partita di ieri sia stata semina o raccolto, visto la difficoltà dei rossoneri nel costruire trame di gioco decenti. Solo contro la Sampdoria il Milan aveva effettuato meno tiri nello specchio in questa stagione rispetto alla partita di Atene: a Genova nessun tiro, oggi due. Negli ultimi 180’ di Europa League, le due sfide con l’AEK, il Milan ha segnato zero gol, dopo averne segnati 8 nei precedenti centottanta, una preoccupante involuzione.
Ad Atene il tecnico rossonero ha nuovamente cambiato gli interpreti ed il modulo, affidandosi ad un 3-4-1-2 che prevedeva Musacchio, Bonucci e Romagnoli davanti a Donnarumma; Borini e Rodriguez sugli esterni; Montolivo e Locatelli al centro e Calhanoglu alle spalle di Silva e Cutrone. In campo la squadra è sembrata scollata, con enormi difficoltà nel collegare i reparti, ed alcune scelte del tecnico hanno finito più per creare più confusione che gioco, tanto che alla fine del primo tempo è dovuto correre ai ripari inserendo Suso per Cutrone, autore di soli 6 passaggi in quarantacinque minuti, con la speranza di riuscire a gestire meglio il pallone nella trequarti avversaria.
0 – Il Milan non ha giocato alcun pallone nell’area avversaria nel primo tempo contro l’AEK Atene. Difficoltà. pic.twitter.com/BtzvJnKJGB
— OptaPaolo (@OptaPaolo) 2 novembre 2017
Operazione non particolarmente riuscita, considerando che Silva in ottanta minuti ha messo insieme 18 passaggi, 1 tiro fuori, 0 dribbling riusciti e 4 palle perse. Per bloccare l’attacco milanista all’AEK è bastato non pressare i portatori di palla del Milan, neanche Bonucci, abbassarsi molto e rimanere compatta nella propria metà campo difensiva. Il Milan ha trovato grosse difficoltà nel trovare giocatori nei mezzi spazi, soprattutto per una staticità preoccupante dei suoi centrocampisti.
Bonucci gestisce il pallone nella propria trequarti difensiva. Nessun giocatore del Milan è spalle alla porta pronto a ricevere. Locatelli rimane attaccato al proprio marcatore, Calhanoglu è fermo alle sue spalle, impallato dallo stesso Locatelli. Silva non guarda nemmeno Bonucci, mentre Cutrone si trova marcato da tre avversari. L’unica giocata che può provare il difensore è premiare l’inserimento di Montolivo che sta correndo nel corridoio lasciato libero dalla difesa. Il lancio è però di una difficoltà estrema e nonostante la precisione del difensore non può essere controllato agevolmente da Montolivo.
È difficile immaginare un inserimento di 40 metri di Montolivo come la situazione ideata da Montella per scardinare la difesa greca, eppure anche l’azione più pericolosa del Milan arriva proprio da una giocata senza palla del centrocampista che calcia sul palo.
57′ Off the post! @OfficialMonto almost had it from outside of the box! / Gran tiro di Montolivo: palo!#AEKACM 0-0
— AC Milan (@acmilan) 2 novembre 2017
L’azione dimostra come non fosse poi impossibile trovare soluzioni contro il baricentro basso dell’AEK. Silva viene incontro tra le linee per ricevere il passaggio di Bonucci. All’ultimo momento invece di ricevere si stacca andando verso il centro e lasciando palla a Locatelli. Alle loro spalle Montolivo capisce che l’AEK è rientrato male (si vede il numero 14 Bakasetas che prova a recuperare la posizione davanti a Locatelli) e attacca lo spazio tra centrale e terzino avversario.
Il movimento di Silva inganna Bakasetas che invece di seguire Locatelli segue lui. Il centrocampista italiano può girarsi agevolmente e servire Montolivo in profondità.
Questa è stata l’azione più pericolosa del Milan in novanta minuti, un tiro da dentro l’area di Montolivo. Montella ha sottolineato la prestazione difensiva dei suoi: «qualche settimana fa creavamo un po’ di più ma subivamo troppo, ultimamente subiamo meno e creiamo qualcosina in meno», ma al momento l’equazione del Milan sembra non tornare. Il gioco offensivo è sterile e se l’AEK non ha concretizzato o creato grossi pericoli dalle parti di Donnarumma, ha comunque dimostrato di avere le idee più chiare quando attaccava. Per il Milan la strada verso la ricerca di un gioco collaudato è ancora in salita, e non è facile stabilire quando arriverà la cima.
La fratellanza degli originali
Uno dei motivi per seguire anche le brutte partite di Europa League è la ricchezza di piani di lettura possibili. In AEK Atene – Milan, se lo spettacolo dal campo vi stava annoiando, magari l’occhio vi è caduto sulla curva dei greci, dominata da uno striscione in lingua italiana.
Quella che sembrava una trovata di marketing per promuovere il nuovo film di Mel Gibson, si è rivelato essere in realtà il motto di un gemellaggio che dura da quasi quindici anni. La fratellanza degli originali è infatti quella tra le tifoserie dell’AEK Atene, chiamati Original 21 e quella del Livorno.
Una fratellanza così forte che ne esiste:
- Una pagina Facebook dedicata.
- Un terzo componente, ovvero il Marsiglia.
- Delle storie da raccontare agli amici, come quando in Sturm Graz-AEK Atene di Europa League, del 14 dicembre 2011, i tifosi greci hanno esposto la scritta, in italiano, “Pisa merda”, e uno stendardo livornese.
- Un tatuaggio gigante sul petto.
I migliori omonimi dell’Europa League (France’s Edition)
La scorsa settimana abbiamo parlato dei migliori omonimi dell’Europa League con riferimento soprattutto agli anni ‘90. Ma l’Europa League è un universo infinito e dalle variabili incalcolabili. Dopo Hubner e Sacchetti è la volta dei giocatori omonimi francesi.
Le Tallec
Damien Le Tallec ha 27 anni, è enorme e fa l’attaccante della Stella Rossa. Ieri ha salvato sulla riga un gol di Wilshere che poi alla fine ha regalato un punto alla sua squadra. Nonostante la sua carriera abbia preso una piega peggiore di quello che potevamo pensare (a un certo punto ha giocato al Borussia Dortmund), oggi Damien ha una vita niente male e il suo benessere ha di sicuro superato quello del suo omonimo, Anthony Le Tallec. Quest’ultimo ha 34 presenze e 12 gol nell’U-21 francese, nel 2001 era stato inserito nella famigerata lista di Don Balon sui migliori giovani al mondo e poco dopo si è trasferito al Liverpool Ora Le Tallec ha 33 anni e la sua carriera è scesa in una depressione tale che ora è svincolato, le sue due ultime squadre sono state l’Astromitos e l’Astra Giurgiu, con una ricorrenza astrale quanto meno sospetta. Lo scorso anno ha giocato appena 3 partite, è fratello di Damien.
Pires
Felipe Pires è un’ala, è veloce, ha un bel dribbling, è giovane (22 anni), potrebbe avere una buona carriera davanti, anche considerando che è in prestito all’Austria Vienna da un’ottima squadra come l’Hoffenheim. Eppure dovrebbe vergognarsi di portare quel nome dietro la maglia e infangare la memoria di uno dei giocatori più deliziosi del calcio recente. Vatti a nascondere Pires!
Mendy
Secondo il database di Transfermarkt esistono 8 intere pagine di diversi calciatori che si chiamano Mendy. Quello che ci interessa sapere è che ieri, in Europa League, c’erano contemporaneamente in campo due diversi Mendy assolutuamente non imparentati tra loro. Nampalys Mendy e Ferland Mendy. Ora decideremo chi è il migliore tra i due con criteri del tutto arbitrari, come fosse una puntata di Dribbling.
Vince Nampalys, meno bello ma più forte e con un nome davvero molto musicale.
Dabo
Secondo Transfermarkt ci sono invece solo 5 pagine di calciatori professionisti chiamati Dabo. E quello che tutti noi abbiamo nel cuore non è certo Frankaty Dabo, terzino destro del Vitesse, ma Ousmane, ex centrocampista di Inter, Lazio e Manchester City. Dabo ha vinto una Coppa Italia con la Lazio, segnando il rigore decisivo contro la Sampdoria, ha aperto delle scuole calcio in Senegal (suo paese d’origine) e ha una propria marca d’abbigliamento. Tutti noi lo ricorderemo però soprattutto perché in Inghilterra è stato picchiato da Joey Barton in allenamento, che lo ha mandato letteralmente in ospedale ed è dovuta intervenire la polizia. Secondo alcune ricostruzioni, dopo un faccia a faccia Dabo si sarebbe girato per andar via, e a quel punto Barton lo ha colpito con un pugno in testa. Mentre il francese era steso a terra, senza conoscenza, Barton lo avrebbe colpito con più di 10 pugni. 5 anni dopo, Barton ha invitato Dabo a cena, e quest’ultimo ha rifiutato: «È una persona sgradevole, un traditore. A volte vedo persone stendergli il tappeto rosso davanti, per questo dico chi è veramente. È una persona violenta, molto lontana dall’immagine che si sta costruendo da quando è al Marsiglia, per questo non ho intenzione di parlare con lui di quanto è accaduto cinque anni fa».