Gli esperimenti di Montella nel deludente pareggio con l’AEK
Una cosa che non avremmo saputo predire due mesi fa, quando eravamo pieni di speculazioni sul nuovo Milan, è che avrebbe faticato in casa contro l’AEK Atene in una tiepida serata di fine Ottobre. Con la stagione ormai iniziata da due mesi, la squadra di Montella è ancora alla ricerca della sua identità e la partita di ieri ha confermato molte delle difficoltà incontrate fin qui nel creare gioco.
1 – Questa è la prima volta (su 5 gare) che una squadra greca rimane imbattuta in una competizione europea a San Siro contro il Milan. Stop.
— OptaPaolo (@OptaPaolo) 19 ottobre 2017
Subito dopo il derby dell’ultima giornata di campionato, Bonaventura era andato davanti ai microfoni ed aveva detto: «L’anno scorso ho fatto tante partite da mezzala, ma giocare sempre col 4-3-3 ci dava dei vantaggi. Ora col 3-5-2 stiamo faticando, ma questi sono problemi che deve risolvere l’allenatore. Non è facile far adattare i nuovi, è difficile mettersi nei panni di Montella». Ieri Montella si è messo nei suoi panni ed ha schierato Bonaventura esterno sinistro a tutta fascia.
Fossimo meschini penseremmo che questa mossa sia stata fatta proprio per punire le dichiarazioni del centrocampista italiano, ma nella realtà l’allenatore del Milan ha provato questa mossa disperata per risolvere i problemi di gioco della sua squadra. Inserendo Bonaventura, Montella ha provato ad aumentare la qualità degli interpreti del suo 3-5-2 abbassando allo stesso tempo Rodriguez nei tre di difesa, accanto a Bonucci e Musacchio, e permettendo al suo centrocampista, con la presenza sull’altra fascia di Calabria, di non doversi occupare eccessivamente della fase difensiva. In fase di non possesso, infatti, Calabria tendeva a scalare sulla linea dei difensori e di conseguenza Rodriguez si allargava, andando a formare un 4-4-2.
Qui su un rilancio lungo del portiere, Calabria scala in difesa, mentre Bonaventura rimane alto sulla linea dei centrocampisti.
Sulla carta questa scelta doveva permettere al Milan di avere sull’esterno un giocatore in grado di entrare dentro al campo e giocare il pallone con qualità, soprattutto per la sua capacità di servire i movimenti delle due punte. In realtà la posizione di Bonaventura non ha creato però i vantaggi sperati per il Milan perché il centrocampista rossonero tendeva ad entrare troppo all’interno del campo quando la palla si trovava sul lato destro dell’attacco, andando ad affollare il centro. Allo stesso modo, quando il gioco si strutturava dalla sua parte, Bonaventura è stato poco dinamico non riuscendo ad andare dietro le linee avversarie per dare profondità alla manovra.
La pass map evidenzia come, con Calabria bloccato sulla linea dei difensori e Bonaventura stretto, il Milan perda tutti i vantaggi dell’ampiezza generati dal 3-5-2.
Bonaventura è un giocatore in grado di occupare diverse zone del campo, eppure la scelta di far giocare un destro con una propensione così naturale ad accentrarsi in quel ruolo non è sembrata ottimale. Contro una squadra che difendeva principalmente il centro del campo, il Milan non è mai riuscito a dare ampiezza alla manovra, proprio perché con Calabria più bloccato mancava uno sfogo naturale a sinistra.
Bonaventura affianca Cutrone in area, portandosi dietro altri due uomini. Sette giocatori collassano intorno al portatore di palla, mentre il lato sinistro del campo è completamente scoperto. Per l’AEK difendere in questa situazione è molto semplice.
Bonaventura e Chalanoglu hanno finito per pestarsi continuamente i piedi, andando ad occupare la stessa porzione di campo. Se infatti Montella aveva ipotizzato che i due potessero alternarsi nella posizione di esterno largo, questo non è mai successo, finendo per avere due giocatori con la tendenza a venire a ricevere il pallone nel mezzo spazio di sinistra. Questo ha accentuato le difficoltà del Milan nel costruire gioco e lo stesso Bonaventura non si è mai reso pericoloso con i suoi passaggi, quasi tutti orizzontali. In settanta minuti ha mandato solo una volta al tiro un compagno, con André Silva che ha calciato altissimo da 30 metri.
Insomma Bonaventura esterno a tutta fascia è un altro esperimento poco riuscito di Montella, alla ricercata disperata dell’assetto giusto per la sua squadra. Il Milan è ancora alla ricerca di risposte, che il suo allenatore fatica a trovare.
La Lazio può vincere l’Europa League
Nizza – Lazio era innanzitutto una prova sull’efficacia del turnover. Entrambe le squadre sono arrivate alla partita sconvolte dalle rotazioni, che ne hanno snaturato l’identità. I francesi sono scesi in campo facendo a meno di Seri, rinunciando alla casella che più di tutte ne oliava il sistema di circolazione del pallone; ma soprattutto senza Plea e Saint-Maximin, i due migliori a creare superiorità numerica e ad attaccare la profondità alle spalle della difesa.
Il Nizza è una squadra che vuole controllare il pallone e arrivare in porta tramite il palleggio, ma senza i titolari ha perso idea di come distendere questo possesso oltre la linea avversaria. Come vediamo sotto, tutti i centrocampisti del Nizza vogliono la palla sui piedi, sia Snejder (trequartista centrale) che Balotelli (centravanti molto teorico) hanno la tendenza ad accorciare verso la palla. La pigrizia di Balotelli a mettere in difficoltà le difese è leggendaria.
L’azione del primo gol è la sintesi della capacità di palleggio del Nizza, ma anche dell’ambizione quasi astratta dell’undici messo in campo ieri. Al termine di un’azione da quasi 30 tocchi, Walter e Jallet si associano a sinistra, con il terzino che entra in area, scarica su Snejder, che di prima crossa per il colpo di testa di Balotelli.




La Lazio è rimasta tranquilla e ha trovato il gol appena ha rimesso la palla al centro. Come aveva fatto 4 minuti prima nel calcio d’inizio, ha lanciato lungo per la testa di Milinkovic-Savic nel mezzo spazio di sinistra. Il serbo ha giocato di sponda per l’inserimento di Caicedo che ha approfittato dell’incertezza di Cardinale e Dante per segnare il pareggio.
Ricapitolando la circolarità perfetta dei primi 4 minuti di partita: calcio d’inizio della Lazio> Lancio per Milinkovic> palla persa > 3 minuti e mezzo di possesso del Nizza > Gol di Balotelli > Calcio d’inizio della Lazio > Lancio per Milinkovic > Gol di Caicedo.
La partita quindi è ricominciata come prima e la Lazio è stata più brava ad alternare fasi difesa posizionale (comunque mai passiva) a folate di pressing ultra-offensivo, come vediamo nell’immagine sotto alla fine del primo tempo.
La Lazio è scesa in campo facendo a meno della capacità sovrannaturale di Immobile di giocare porzioni enormi di campo, ma anche della bravura di Luis Alberto nella pausa e nell’ultimo passaggio. Al loro posto hanno giocato Nani e Caicedo. Al posto di Lucas Leiva, invece, Simone Inzaghi ha schierato Di Gennaro; al posto di De Vrij ha giocato lo spagnolo Luis Felipe. Nessuno di loro ha brillato particolarmente, ma la Lazio ha dimostrato di essere capace di saper recitare lo spartito a memoria: un calcio fluido, pragmatico, equilibrato.
Sebbene zeppa di riserva, la Lazio ha interpretato alla perfezione i diversi momenti di gara, lasciando cuocere il Nizza nel palleggio stantìo, senza farsi schiacciare, capitalizzando al massimo le occasioni che la sbadata difesa del Nizza ha concesso. Milinkovic-Savic chiuderà con 2 gol, 1 assist, 5 key-passes, entrando nella stretta cerchia di giocatori che possono dominare questa coppa da soli.
La Lazio ha storicamente sofferto il doppio impegno stagionale, eppure ieri – pur zeppa di riserva – ha dimostrato di aver raggiunto uno stadio del proprio sviluppo collettivo così avanzato da mantenere quasi intatta l’efficacia anche con giocatori di qualità inferiore. La squadra di Inzaghi ha chiuso il giro di boa del girone con 9 punti in 3 partite: un bel segnale di forza per una competizione, per usare un luogo comune, “lunga e logorante” ma che per una volta i biancocelesti sembrano avere i mezzi per affontare.
La grandissima partita di Ilicic
A un certo punto verrà il momento in cui dovremo parlare seriamente di Josip Ilicic all’Atalanta. Seriamente perché quando è arrivato quest’estate sembrava uno scherzo: il giocatore meno vitale d’Italia nella squadra più vitale d’Italia. Dopo un primo periodo di difficoltà, però, Ilicic ha iniziato a diventare una chiave fondamentale della squadra di Gasperini. Se la presenza di Kurtic a destra lo scorso anno sbilanciava la costruzione del gioco tutta a sinistra, sui piedi di Gomez, quest’anno l’Atalanta ha praticamente due centri creativi.
Come si vede dalla Passmap, le connessioni create attorno ad Ilicic sono stati superiori anche a quelle di Gomez. Al netto della tara da fare al livello dell’avversario, ieri lo sloveno ha fatto 1 gol, servito 2 assist e messo insieme 10 passaggi chiave, un numero semplicemente mostruoso. L’assist per il gol di Freuler, di petto, ricevendo un cross di Gomez, è una delle giocate più belle di ieri sera.
André Schembri ci riporta coi piedi a terra
Il gol del momentaneo pareggio dell’Apollon contro l’Atalanta, segnato dal maltese André Schembri, è una rete a suo modo storica. Si tratta della prima segnatura di un calciatore proveniente dall’isola nella fase a gironi di un torneo UEFA, e André aveva tutti i motivi per festeggiarla a dovere. Invece si è limitato ad abbassare il capo, e alzare una mano in segno di protesta, come volesse mandare a quel paese il mondo.
L’Europa League non è tutta frivolezza: anzi, gli uomini che la animano sono personaggi del nostro tempo, che vivono l’attualità e le sue problematiche, emozionandosi. Niente diatribe con Sardinha, nel pieno di un egotrip in cui pensava di essere l’unico dell’Apollon a poter segnare in Europa League. Piuttosto un gesto di presa di coscienza forte e chiaro, di solidarietà nei confronti di Daphne Caruana Galizia, uccisa questa settimana da un attentato dinamitardo.