Il bello dell’Europa League 2018 vol.2
Le cose più belle, pazze e orribili successe nella seconda giornata della coppa migliore del mondo.
Gli avanzi del calcio italiano del Rijeka
I legami fra il Rijeka e l’Italia non si limitano al fatto che la città è stata un tempo italiana, e che ancora custodisce un patrimonio culturale italiano piuttosto forte, ma il suo presidente anche è italiano. Gabriele Volpi, già proprietario dello Spezia Calcio, è il presidente del club dal 2012 e ha avviato un traffico losco di giocatori dall’Italia a Fiume.
Ecco le loro storie.
Josip Elez – Croazia – 1994
Quando nel 2013 Elez si è trasferito dall’Hajduk Spalato alla Lazio per mezzo milione di euro la stampa croata si è indignata e ha definito la cifra “pietosa” per un difensore promettente come Elez, all’epoca stabilmente nelle nazionali giovanili croate. Igor Tudor lo aveva definito “un vero e proprio affare”. Le immagini più entusiasmanti di Elez con la maglia della Lazio però sono quelle in cui fa le visite mediche in Paideia, nel disinteresse generale. Neanche esordirà con la maglia della Lazio, se non in primavera, dove si racconta abbia segnato un cucchiaio su rigore in un derby contro la Roma. A gennaio del 2014 è uscito un articolo intitolato “Elez sta stupendo tutti: la Lazio si coccola il suo gioiello”.
In realtà la carriera di Elez, all’epoca neanche ventenne, crollerà a picco, in tre anni gira per tre prestiti: Grosseto, Honved (Ungheria) e Aarhus (Danimarca) e poi torna in patria, al Rijeka, dove però riesce a recuperare parte degli aspettative che c’erano su di lui a inizio carriera. A gennaio scorso ha provato a comprarlo il Torino.
Dario Zuparic – Croazia – 1992
Zuparic è nato a Zupanja, al confine con la Bosnia-Herzegovina. Ha giocato prima con la nazionale U-19 bosniaca, ma poi ha preferito la Croazia. È cresciuto calcisticamente nel Cibalia, una squadra di Vinocki, in Slavonia, uno dei territori più devastati dalla guerra dei balcani. A 20 anni è passato al Pescara per la cifra record di 700 mila euro, ha giocato tre stagioni in Serie B sempre da titolare. Oddo lo apprezzava soprattutto per la sua qualità tecnica in impostazione e ha deciso di confermarlo anche in Serie A, dove però ha giocato appena 6 presenze. In una trasferta a Napoli in cui Zuparic non era stato convocato, un difensore del Pescara si prende la febbre e Oddo lo chiama la mattina stessa della partita “Mi servi, devi venire”. Zuparic prepara la borsa la mattina e parte con la sua macchina, da Pescara a Napoli. Alle 15 è in campo al San Paolo, dove il Pescara perderà 3 a 1. Nel post-partita Oddo ha definito l’avventura di Zuparic “degna di un film di Lino Banfi”.
Maxwell Acosty – Ghana – 1991
Si dice che Acosty sia stato scoperto da un osservatore della Reggiana mentre giocava per strada con degli amici. In quel momento aveva forse 17 anni ed è stato subito integrato nella squadra titolare, che giocava in Lega Pro. Nel 2009 la Fiorentina lo porta nella primavera di Leonardo Semplici (attuale allenatore della Spal) di cui diventa subito un punto fermo. Nel 2011 segna il gol decisivo nella finale della Supercoppa primavera contro la Roma.
L’anno dopo fa 5 presenze da titolare nella Fiorentina che preannunciano il valzer dei prestiti: Juve Stabia, Chievo, Carpi, Modena. Poi la cessione al Latina, che poi lo cede al Crotone, che per qualche ragione lo cede in prestito al Rijeka, dove Acosty neanche gioca titolare, ma ieri è entrato e ha bruciato Bonucci in contropiede per il gol dell’1 a 2.
Conosci la tua squadra di Europa League: F.K. Vardar 1947
Il Vardar è la squadra più gloriosa di Macedonia: ha vinto 10 campionati e 5 coppe nazionali. Nel 1961 ha vinto addirittura una coppa di Yugoslavia: unica squadra macedone a riuscirci. Stiamo parlando quindi di una società gloriosa e dovreste vergognarvi ad aver bisogno di questa rubrica per conoscerla.
Il Vardar ha preso il nome dal fiume che scorre lungo la capitale della Macedonia: Skopje, un centro urbano delizioso, che ha dato i natali a Madre Teresa di Calcutta e il cui nome romano “Scupi” non significa niente. Skopje è stata fondata dagli Illiri, l’antica popolazione dei balcani cresciuta attorno al lago Scutari, tra Macedonia e Albania ed è un posto dove si mangia benissimo. Particolarmente consigliata la “turli tava”, una pietanza a base di carni miste, da mangiare eventualmente insieme alle salse ajvar o ljutenica.
I tifosi del Vardar sono tra i più temuti dei balcani e il gruppo organizzato più importanta si chiama “Komiti”, un nome che deriva dai guerriglieri macedoni che hanno fatto la resistenza ai tempi dell’impero ottomano. Il derby contro il Pelister è una partita dall’ultraviolenza infernale, che ha un passato leggendario.
Nelle file della squadra hanno militato campioni del calibro di Andon Doncevskij, 217 gol col Vardar, e Darko Pancev, il cobra, che attualmente è direttore sportivo del club e le cui prestazioni con l’Inter sono rimaste leggendarie, ma che al Vardar aveva messo insieme più di 80 gol in 150 partite.
Il Vardar purtroppo è ancora a zero punti, in uno dei gironi più complicati di questo Europa League, quello con Real Sociedad, Rosenborg e Zenit. Ieri ha anche perso 3 a 1 col Rosenborg, l’unica avversaria con cui poteva sperare di fare qualche punto. In compenso ha schierato il terzino destro col nome più lungo fra i giocatori professionisti: Hovhannes Hambardzumyan.
Il gol più Europa League
Virilità: 4
Assurdità: 9
Anti-epicità: 9
Paura della morte: 10
Juan Felipe Alves Ribeiro è uno dei tanti brasiliani che dopo aver vivacchiato in campionati sudamericani sempre più tristi, per lui il campionato boliviano, misteriosamente finiscono a giocare nelle squadre dell’Europa dell’Est. Di storie come la sua ne esistono a bizzeffe, i più fortunati e promettenti approdano allo Shaktar (o almeno lo erano fino a qualche anno fa) i più sfigati – proprio quelli come Juan Felipe – finiscono in Macedonia o Albania e come unica soddisfazione della vita hanno qualche partita di Europa League finita male.
Ieri, dopo che la sua squadra è stata fatta a fette per novantuno minuti da Bendtner, Juan Felipe ha pensato che era il momento di riscattarsi. Quando un suo compagno ha recuperato un pallone sulla trequarti ed ha rapidamente servito la punta aveva già capito tutto. La punta – con una giocata da punta che conoscono pure in Macedonia – lo ha servito con un tacco di prima intelligente, tanto che Juan si è ritrovato nella perfetta condizione di avere il pallone sul sinistro al limite dell’area, senza nessun difensore davanti. Quello che succede dopo è il riscatto di uno che ha passato tutta la vita a giocare a pallone per finire a segnare il primo gol in Europa League di una squadra macedone in uno stadio lontano migliaia di migliaia di chilometri da casa, dagli affetti. Lo scavetto con cui batte il portiere del Rosenborg è uno dei gol inutili di questo turno, se visto da fuori, ma è utilissimo per il cuore del piccolo Juan Felipe, e se non è Europa League questa, io non lo so cos’è questa lacrima che sta scendendo dal vostro viso.