Il gol di Ramsey e altre meraviglie dall’Arsenal di ieri
Se l’Arsenal giocasse sempre contro il CSKA Mosca staremmo forse parlando della squadra migliore della nostra generazione. Ieri l’Arsenal ha tirato 18 volte verso la porta, di cui 9 nello specchio, e la maggior parte dei quali da dentro l’area di rigore.
Quella di ieri è stata una delle rare partite in cui l’Arsenal di Wenger si è avvicinato all’ideale di sé stesso: quello di una squadra offensivamente brillante, che costruisce i propri gol con scambi ravvicinati, da flipper, fra giocatori tecnicamente sublimi che parlano un linguaggio indecifrabile agli avversari. Il CSKA ha facilitato le cose, schierando una difesa a tre lentissima e continuamente smagliata dai movimenti di Mkhitaryan e Ozil, e infilata dagli inserimenti di Ramsey. Il gallese ha tirato in porta 7 volte durante la partita, segnando due gol e prendendo un palo. Ozil, invece, ha realizzato 2 assist e si è guadagnato questo video celebrativo dai social dell’Arsenal.
@MesutOzil1088 just can’t stop assisting…#MesutAssists pic.twitter.com/yHp6EywYeq
— Arsenal FC (@Arsenal) 6 aprile 2018
Il primo gol è un buon esempio della qualità del palleggio del’Arsenal nell’ultimo quarto di campo:
Mkitaryan porta palla da sinistra convergendo verso il centro. Insieme a lui una serie di giocatori si buttano verso il centro attaccando l’area.
Ozil è il direttore d’orchestra di questo attacco a flipper. È il giocatore che ha realizzato più passaggi in verticale in tutta Europa. In questo caso verticalizza per Wilshere.
Wilshere ha un cattivo primo controllo, ha la palla sul piede debole ed è costretto a dare le spalle alla porta. A quel punto scarica su Ozil.
Il tedesco è ancora quello più veloce di testa e gira il pallone sulla destra per Bellerin.
Il terzino mette un cross di piatto rasoterra per Ramsey che segna l’1 a 0.
Ma è il secondo gol di Ramsey, ovviamente, ad essersi preso le copertine. Due giorni dopo la prodezza di Cristiano Ronaldo è arrivato un gol che forse non può contestarne l’iconicità ma che ne è all’altezza almeno dal punto di vista puramente estetico. Se il gol di Cristiano Ronaldo è soprattutto un gesto atleticamente impensabile, dove un uomo si alza fino almeno a 2 metri d’altezza per prendere una palla con il piede, quello di Ramsey appartiene a un’estetica dell’astuzia che è quasi opposta.
Cristiano Ronaldo ha piegato le leggi fisiche, Ramsey le ha assecondate. Come per spiegare l’assurdità del gol di Cristiano Ronaldo bastava anche solo il fermo immagine del suo tiro da dietro, dove il suo piede sovrastava – per un gioco prospettico – quello della traversa, per trasmettere l’armonia del gol di Ramsey basterebbe anche questa foto.
Non sembra l’immagine di uno che sta per tirare in porta, se non in qualche fumetto dove il calcio è trasformato nella caricatura di un’arte marziale. Ramsey non solo colpisce con una parte del piede con cui sembra impossibile segnare, ma lo fa anche a pallonetto, prendendo in controtempo l’uscita di Akinfeev.
La cosa che è stata poco sottolineata è che il gol arriva al termine di un’altra azione bellissima, che contiene persino un altro colpo di tacco. Un’azione che si sviluppa tutta sulla catena di sinistra e che porta Ozil a crossare senza pressing per l’inserimento di Ramsey.
In questo senso il gol di Ramsey somiglia a quello di Wilshere qualche anno fa, un rilassato pallonetto arrivato al termine di un’azione piena di ricami e tocchi di prima e sponde a una velocità assurde, in cui i giocatori sembravano trasformati in oggetti. Anche questo di Ramsey riesce a racchiudere l’idea utopica del calcio di Wenger in un’azione auto-conclusiva. Spero che Wenger conservi in una teca le gif di questi momenti, che esprimono la bellezza e la fragilità del calcio che ha sempre avuto in mente.
L’undici dei nomi di questo turno di Europa League
Oggi recuperiamo una sana abitudine che avevamo perso, ovvero quella di mettere in campo l’undici dei migliori nomi del turno d’Europa League:
Alexander Walke, Sebastian Coates, Duje Caleta Car, Dusan Basta, Lukas Klostermann; Diane Samasseku, Zambo Anguissa, Bribras Natcho, Diego Demme; Fredrik Gulbrandsen, Pontus Wernbloom. Tutti schierati con la magica camiseta del Brasil.
Il giocatore più Europa League: Alan Dzagoev
Quanto ci abbiamo creduto: 7
Quanto è stato realmente forte: 6
Quanto è caduto in disgrazia: 6
Quanto sembra depresso: 10
Cresciuto calcisticamente nell’Accademia Togliatti, Dzagoev è nato in una famiglia dell’Ossezia di etnia georgiana. Lo si nota dal naso schiacciato, dalla bocca triste, dagli occhi bassi. Quando era ancora un teenager le voci sul suo talento si rincorrevano dalle alpi al manzanarre. Dzagoev è stato il più giovane calciatore ad esordire con la Nazionale russa, nel 2009, a 18 anni e 116 giorni.
Il suo nome figura in questo articolo di ESPN dove si indicano i giovani più entusiasmanti da tenere d’occhio. Dzagoev è in compagnia di Marek Hamsik, Sergio Busquets, Hernanes e Mounir El Hamdaoui. Del resto Dzagoev aveva appena concluso la sua prima stagione da titolare nel CSKA segnando 8 gol. «Veloce, bravo di testa e con qualità tecniche eccezionali» il suo nome veniva accostato al Chelsea. Non si capisce poi cosa sia successo. Dzagoev non ha avuto particolari problemi fisici, ha giocato bene ma non troppo, non ha mantenuto le promesse sui propri miglioramenti, rimanendo in sostanza lo stesso giocatore che era anche a 18 anni. Un trequartista incostante a cui ogni tanto si accende una visione di gioco divina.
Oggi è uno dei tanti monumenti grigi del calcio russo, il cui senso è tutto racchiuso nelle sue mostruosità statistiche. A 28 anni Dzagoev ha già giocato 228 partite e segnato più di 50 gol con la maglia del CSKA Mosca. Ha già più di 50 presenze con la Nazionale russa e quello che si appresta a giocare nel 2018 sarà il suo terzo Mondiale e forse neanche l’ultimo.
La storia di Dzagoev, riletta oggi, sembra la stessa di tanti artisti russi che invece di emigrare e arricchire la propria arte sono rimasti in patria a farsi mangiare dalla burocrazia, diventando manieristi di sé stessi.