Il bello dell’Europa League 2018 vol.1
È tornata la vera coppa europea.
5 stadi dell’Europa League che dovreste vedere una volta nella vita (o quest’anno, almeno).
- Rijeka – Stadion Rujevica
Chi: i romantici, o i milanisti.
Perché: per farla innamorare con un tramonto vista mare. A Fiume.
Ad averci qualche soldo da investire in maniera un po’ pazza si potrebbe convincere la ragazza che ti piace a seguirti a una partita casalinga del Rijeka (contro il Milan si gioca il 7 dicembre, perfetto per il ponte dell’8 e di Santa Lucia: non ci sono voli diretti, ma ci si arriva anche in macchina). Il nuovissimo Stadion Rujevica si staglia su un’altura che domina tutta Fiume, in una buffa conformazione a terrazza di stadi che affacciano su altri stadi, perché a Rijeka gli stadi gli piace farli così, che non sembrano mai davvero del tutto completati. Le partite che si giocano nel tardo pomeriggio, al Rujevica, come quella contro l’AEK, hanno un fascino tutto loro, a prescindere dalla presenza di Livaja, perché in lontananza il sole affonda tra refoli di rosa dietro Cherso e Veglia e si vedono le lucine del lungomare. Poi ci sarebbero anche i distinti sud che sono ancora intagliati nella roccia, che fa tanto Stadio del Conero Anni Novanta. In caso di pioggia è preferibile optare per un posto in tribuna: sicuramente il picnic sulla parete carsica ha il suo fascino, ma metti l’entusiasmo per un gol di Elez.
- Arnhem – Gelredome
Chi: i laziali, lanciando una petizione su Change.org per giocarci anche il ritorno
Perché: cittadina perfetta per un gemellaggio.
Ad Arnhem l’accoglienza è un’arte superiore, e francamente non vedo come possa aver pensato, la Lazio, di trovarsi di fronte un campo ostile durante la trasferta in Olanda quando l’etimologia del nome della cittadina che tifa Vitesse è casa delle aquile e il vessillo araldico del borgo è biancoceleste. Dovrebbero giocarci anche il ritorno.
Il Gelredome, dall’alto e d’inverno, quando la copertura diventa totale, sembra una centrale del latte, o una specie di museo futurista che ospita solo retrospettive molto alternative o festival di musica hardcore.
Per sbriciolare in un colpo solo la teoria dei sei gradi di separazione e proffondere un certo senso di benevolenza domestica la curva giallonera è anche capace di trasformarsi nelle prime file del concerto del Primo Maggio a San Giovanni, esponendo l’immancabile bandiera coi quattro mori.
- Vienna, Berlino, Bucarest, Belgrado – Stadi sempre troppo grandi
Chi: tifosi dell’Arsenal (peggio per voi) o del Lugano
Perché: è sempre un viaggio nei fasti della Grande Mitteleuropa
L’Europa League è un po’ un grande Luna Park della decadenza: gli stadi delle capitali mitteleuropee che ne ospitano le gare suscitano spesso un fastidioso e allo stesso tempo caritatevole senso di depressione cosmica. Platee erette per sublimare una Grandeur che non esiste più. Le ombre grigie dei seggiolini deserti dell’Olympiastadion di Berlino, o dell’Ernst Happel di Vienna (oh, il Prater!) non si illuminano più neppure sotto le saette di Calhanoglu.
Poi però vedi il Marakana di Belgrado tutto esaurito, con le coreografie Ancien Régime,
o l’Arena Nazionale della Steaua FCSB tutta ricolma d’entusiasmo, e allora ti convinci che le prodezze degli eroi minori, se ancora si realizzano, almeno non accadono invano, e vuoi mettere poter dire «io c’ero»?
Intermezzo: Donostia-San Sebastián – Anoeta
Chi: chi è in fissa coi Paesi Baschi, e in più è gourmand
Perché: per osservare Xabi Prieto come si fa nei safari
La Real instala una grada supletoria para los partidos del Rosenborg y Madrid https://t.co/3rHynVnEBh pic.twitter.com/J8sHdIRlHC
— IUSPORT (@iusport) 13 settembre 2017
Anoeta è in ristrutturazione e la Real Sociedad ha costruito questa tribuna supplementare, una minicurva, un piccolo parterre de rois dove rischi di beccarti una pallonata in faccia da un tiro di Illarra ma dalla quale puoi anche osservare tutte le sfumature di diamente del piede di Xabi Prieto. Piacerebbe un posticino lì, eh? Peccato che le possibilità di trovarlo siano simili a quelle di farti riservare un tavolo da Arzak: complicato.
- Waregem – Ragenboogstadion
Chi: i tifosi della Lazio, che potrebbero trasferirsi nel Benelux per qualche mese
Perché: ma che meraviglia è uno stadio che si chiama Arcobaleno?
A Waregem sanno sempre come stupire i visitatori, fin dalla notte dei tempi. Non perdete l’occasione di passeggiare per la parte bassa delle gradinate del Ragenboogstadion, il parterre, quella oscurata con dei tendaggi di plastica rossi e verdi.
Il tunnel coperto, durante tutta l’Europa League, ospiterà infatti un percorso degustativo di birre trappiste, dei freak show e un laboratorio di waffles per mogli di tifosi annoiate. Nel post partita, poi, tour guidato alla scoperta di come è nato il logo più bello di tutta l’EL (piccolo spoiler qua).
- Guimarães – Estádio D. Afonso Henriques
Chi: nostalgici di Rudi Garcia
Perché: ecco, perché?
Lo stadio della cittadina portoghese è intitolato al primo re lusitano, che proprio là si trovava asserragliato quando decise di andarsi a riprendere le terre che gli spettavano dalle mani della madre. Questo per dire quanto su quel prato non ci siano convenzioni sociali da rispettare, ma proprio mai.
I cittadini di Guimaraes sono vendicativi e scaltri, i giocatori pure: se non ti fermano i difensori, ci pensa l’impianto di irrigazione.
Da visitare se vi piacciono le roccaforti, i castelli con storie di fantasmi e/o templari, gli ex manicomi criminali.