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Foto di John MacDougall / Getty Images
Calcio Emanuele Atturo, Marco D'Ottavi e Fabrizio Gabrielli 15 settembre 2017 15'

Il bello dell’Europa League 2018 vol.1

È tornata la vera coppa europea.

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Come è andato l’attacco a 2 del Milan

La brutta sconfitta con la Lazio può essere già vista come il primo punto di svolta della stagione del Milan. I 4 gol subiti hanno accelerato la strada verso un cambio di modulo che comunque sembrava nell’aria sin dall’acquisto di Leonardo Bonucci. Contro la Lazio il difensore della Juventus è andato in grande difficoltà a difendere in transizione contro Immobile, metterlo più a proprio agio nelle coperture potrebbe permettergli di difendere con maggiore tranquillità.

 

Si è invece pensato molto meno a come sarebbe cambiato l’attacco del Milan nel passaggio dal 4-3-3 al 3-5-2: che fine avrebbe fatto Suso? E Bonaventura? Andrè Silva, il secondo acquisto più costoso del mercato milanista, avrebbe trovato finalmente spazio?

 

L’Austria Vienna offriva al Milan un terreno di prova senza troppi rischi (come era stato lo Skendija nei preliminari, contro cui si era già vista la difesa a 3) e la coppia d’attacco scelta dal Milan è stata Kalinic-Andrè Silva. Il portoghese aveva trovato poco spazio come punta centrale del 4-3-3, in difficoltà nei movimenti senza palla e nel garantire anche il lavoro atletico necessario.

 

Nel 3-5-2 del Milan le due punte si sono mosse in modo molto differente da quello a cui siamo abituati nelle altre applicazioni di questo modulo (sto pensando specie a Ventura o a Conte). Non si sono limitate a rimanere strette e ad alternarsi nel movimento elastico corto-lungo. Forse per mancanza di preparazione – che non ha permesso l’applicazione di schemi più meccanici – ma molto più probabilmente per assecondare le caratteristiche dei giocatori a disposizione, oltre che dei princìpi di gioco di Montella, che preferisce il controllo lento del pallone a un gioco diretto e verticale.

 

Kalinic e Andrè Silva hanno quindi sfruttato soprattutto le proprie capacità associative per oliare la circolazione palla della squadra. Specie quando il possesso finiva sulle catene laterali le punte si allargavano andando incontro all’esterno, fungendo da vertice alto di un triangolo aperto anche con la mezzala che ha facilitato l’uscita del pallone dalla difesa (farraginosa sia contro la Lazio che contro il Cagliari).

 

Kalinic è stato prezioso in questo gioco spalle alla porta, anche se è apparso ancora leggermente fuori forma e impreciso nel gioco di appoggi (è stato sostituito dopo un’ora). Il croato si è abbassato molto per ricevere tra le linee, lavorando quasi da rifinitore, spesso per Calhanoglu che si buttava nello spazio aperto proprio da Kalinic. La cosa è abbastanza evidente anche nella passmap dei rossoneri.

 

-Austria Wien - AC Milan 1 - 5 away passmatrix

 

Questo sistema ha aiutato molto Calhanoglu, che ha sfoggiato tutta la sua capacità di abbinare intensità fisica a qualità tecnica: il primo gol di Andrè Silva, nato da un suo recupero in scivolata a cui è seguito un assist, è un manifesto di questa sua attitudine. Calhanoglu aveva sempre due soluzioni vicine e non è stato costretto a usare troppo il suo gioco lungo.

 

Al di là della tripletta, anche Andrè Silva è sembrato trovarsi bene in questo modulo. Il portoghese è una punta atipica e ha giocato ancora così poco in carriera che è difficile farsi un’idea precisa delle sue qualità. Nel 3-5-2 di ieri ha giocato sempre a pochi tocchi, in modo semplice, tenendo palla il meno possibile e assicurando sempre qualità negli ultimi 25 metri, sia nei passaggi che nelle conclusioni.

 

Quando ha potuto, ha attaccato bene la profondità dietro la linea difensiva dell’Austria Vienna, a volte suggerendo la traccia verticale direttamente ai difensori. Considerata la presenza di Bonucci, un meccanismo che in futuro potremmo vedere più spesso e con più qualità.

 

L’Austria Vienna di ieri non significa niente, tenuto conto di quanto sia stato facile per il Milan segnare 5 gol, ma il 3-5-2 si è dimostrata una soluzione in grado di risolvere alcuni problemi, e di adattarsi alle caratteristiche di certi giocatori (anche se meno ad altri: sicuri che Suso possa giocare tra le due punte?). La sua applicazione in ogni caso non si discosta dai princìpi di base del calcio di Montella, che quindi potrebbe decidere di variare dal 4-3-3 al 3-5-2 a seconda della partita.

 

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Tags : atalantaeuropa leaguelaziomilan

Emanuele Atturo è nato a Roma (1988) dove vive e lavora. Laureato in Semiotica, si interessa di cultura pop e sottoculture. È caporedattore de l'Ultimo Uomo e scrive in giro.

Marco D'Ottavi è nato a Roma, dove vive e lavora. Ha una laurea umanistica (presa a Roma) ed è cofondatore del progetto Bookskywalker. Ha collaborato con Dude e Crampi Sportivi.

Fabrizio Gabrielli scrive e traduce dei libri. Ha tradotto Lugones e collaborato con i blog di Finzioni, Edizioni Sur e Fútbologia occupandosi di Sudamerica, calcio e letteratura, anche in combine. Il suo ultimo libro si intitola "Sforbiciate. Storie di pallone ma anche no" (Piano B, 2012). È vice-direttore de l'Ultimo Uomo.

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