L’Islanda è ai Mondiali
Fra Reykjivik ed Eskisehir ci sono più di 5mila chilometri di distanza, quelli che ha dovuto percorrere l’Islanda per giocare la partita più importante della propria storia. L’Islanda non doveva perdere contro la Turchia, che le era dietro di 2 punti ma che aveva ancora tutte le possibilità per scavalcarla e qualificarsi. L’Islanda nel frattempo era a pari punti con la Croazia: tutto era ancora aperto. L’Islanda non si è limitata a non perdere ma ha vinto 3 a 0 in casa della Turchia, mostrando una superiorità impensabile, ma che fotografa bene quanto i rapporti di forza nel calcio possano cambiare anche in pochissimo tempo.
L’assenza della Turchia dai Mondiali raggiunge così i 20 anni; mentre l’Islanda ha potuto andare a giocare con tranquillità la sua partita casalinga contro il Kosovo, vincere 2 a 0 e festeggiare col suo rito celebrativo del “Canto vighingo”, per quanto suoni turistica questa definizione.
Iceland, the smallest nation to qualify for a World Cup, celebrate with their signature Viking clap! #ArenaSportsBet pic.twitter.com/5OjquIr5Xm
— ArenasportsNG (@ArenasportsNg) 10 ottobre 2017
L’Islanda sarà ufficialmente la nazione più piccola a partecipare a un campionato del mondo di calcio. Con poco più 300mila abitanti l’Islanda, com’era già successo agli Europei, genera statistiche ai limiti del situazionismo, che ormai suonano un po’ trite ma che fanno sempre ridere. Ecco alcuni posti di cui l’Islanda ha meno abitanti:
– Bari
– Firenze
– Il VII Municipio di Roma
– Il XIV e il XV Arrondissement uniti
La squadra che è riuscita a vincere un girone così impegnativo – che comprendeva squadre oggettivamente più dotate come Turchia e altre comunque con più tradizione come l’Ucraina – è praticamente la stessa degli Europei e le sue partite contengono ancora una quantità inverosimile di cross e colpi di testa da ogni zona del campo. Sarà bellissimo vedere questo stile di gioco, così antico e rudimentale, confrontarsi con le squadre sudamericane o africane.
Non una buona notizia per gli esteti del calcio, una grande notizia per tutti gli amanti della biodiversità degli stili di gioco.
Consiglio per i prossimi Europei: l’Islanda è diventata mainstream e la nuova Islanda sono le Isole Far Oer
Molto più piccole, molto più strane e decisamente più inimmaginabili nel calcio ad alti livelli. Le Isole Far Oer sono un arcipelago di 18 isole e hanno così poco terreno da calpestare che hanno dovuto costruire campi da calcio fra le coste rocciose.
L’Islanda ha appena 300mila abitanti, ma le Isole Far Oer ne hanno 50mila: praticamente meno di Centocelle. Nonostante non tutti i suoi giocatori siano professionisti, in questo gruppo di qualificazione si sono comportati bene, facendo 9 punti arrivati da 2 vittorie e 3 pareggi. Non hanno la produzione musicale hipster dell’Islanda, ma comunque hanno la loro solida band metal, i Tyr. Ecco il loro video più famoso: Hold the heaten hammer high (spoiler: contiene navi vichinghe).
Forza Far Oer!
Anche i giganti piangono
Alla Serbia bastavano pochi punti nelle due partite rimaste per essere certi di volare in Russia. Sembrava una cosa fattibile contro due squadre già eliminate come Austria e Georgia, ma poi le cose si sono complicate. A complicarle, come in un perfetto dramma shakespeariano, è stato Marko Arnautovic, austriaco di chiarissime origini serbe.
I serbi sono riusciti alla fine a strappare un posto sull’aereo per la Russia grazie alla vittoria per 1 a 0 contro la Georgia. La squadra allenata da Muslin non sarà forse la più forte tra le squadre qualificate, certamente non una delle più spettacolari, ma è sicuramente una delle più grosse e minacciose. Ma la gioia per un mondiale è più grande della narrazione dei serbi grossi e cattivi, e allora un po’ di foto di giocatori serbi in lacrime:
Matic prova a mascherare l’emozione con la maglia
Tadic, occhi rossi ed assist
Ivanovic a labbra serrate per non piangere
Milinkovic-Savic a casa basito (la sua assenza dalle convocazioni è il vero mistero di queste qualificazioni)
Il Galles non sa farsi una foto di squadra
CAN SOMEONE TELL WALES HOW TO TAKE A PROPER TEAM PHOTO PLEASE!? pic.twitter.com/Vo1hIaRVQO
— SundayLeagueHipster (@HipsterManager) 6 ottobre 2017
Ma soprattutto: il Galles non si è qualificato
Prima dell’ultima partita la situazione del gruppo D era ingarbugliata: la Serbia era prima con 18 punti, il Galles secondo con 17 e l’Irlanda terza con 16. La Serbia ospitava in casa la Georgia, ed è riuscita a vincere 1 a 0; Irlanda e Galles si sfidavano in un derby mortale per il secondo posto.
Il Galles, orfano di Bale, è stato protagonista di una partita drammatica: ha comandato il gioco (più del 70% di possesso palla) e ha tartassato Randolph di tiri. Anche Joe Allen si è infortunato dopo mezz’ora, e Ramsey ha giocato da regista a tutto campo, ha toccato più di 70 palloni e ha tirato 4 volte verso la porta. Robson-Kanu era stato il giustiziere del Belgio agli Europei, e nel secondo tempo un suo colpo di testa ha costretto Randolph a un vero miracolo: è stato il momento in cui il Galles è andato più vicino alla qualificazione. L’Irlanda ha una squadra davvero scarsa e si è preoccupata di limitare i danni: difendersi basso, ripartire, puntare tutte le proprie fiches emotive sui calci da fermo.
Al 56esimo Hendrick ha protetto un pallone sulla linea laterale destra, si è lanciato sul fondo e ha spedito una palla in area; la difesa del Galles si è schiacciata sul portiere e McLean ha chiuso in porta il gol della qualificazione per l’Irlanda.
What a result! Ireland are going to the World Cup play-offs thanks to 1-0 win away to Wales. #walroi #rtesoccer pic.twitter.com/d6HgGZPOAX
— RTÉ Soccer (@RTEsoccer) 9 ottobre 2017
Un montaggio enfatico della TV irlandese.
I più crudeli ne hanno fatto una questione di karma, e hanno ritirato fuori il video di quando i gallesi esultavano all’eliminazione dell’Inghilterra per mano dell’Islanda.
Throwback to when the Welsh squad celebrated England’s loss to Iceland
Karma. pic.twitter.com/IFOq0xNhMx
— EPL Bible (@EPLBible) 9 ottobre 2017
L’Irlanda fa festa
L’Irlanda di O’Neill è una delle squadre più brutte e sgraziate che mi abbiano mai appassionato a una partita di calcio. Non c’è nulla di divertente nel vedere una squadra che decide di giocare a palla avvelenata nell’area avversaria per ottanta minuti e spera di ricavare qualcosa negli altri dieci, a meno che non si abbia la possibilità di vedere la partita in mezzo ad altri tifosi di quella squadra, e quella squadra stia vincendo.
Dato che ce l’avevo, sono arrivato trafelato nel pub più vicino per vedere gli ultimi minuti della partita contro il Galles, pregando di non perdermi niente nel tragitto. Arrivato all’ingresso, mentre cercavo la via più breve per farmi strada verso uno schermo, mi ha accolto un fragoroso boato, che mi ha stordito insieme ai rimpianti.
Ho smesso di capire cosa stesse succedendo sul secondo boato, che invadeva la stanza pochi secondi più tardi, finché mi sono trovato davanti a uno schermo e c’era solo Shane Duffy (un lungagnone di centonovantatre centimetri fin qui noto alle cronache per un tradimento goffamente rivelato su Snapchat) che respingeva ogni spiovente mirato verso l’area irlandese, provocando l’entusiasmo dei locali. Una sorta di ooolé! trapiantato in un paese in cui con la palla non sanno che farci.
Don’t worry, from here on out every Welsh shot will hit David Meyler #WALIRL #RTEsoccerhttps://t.co/x4MB8noZgN pic.twitter.com/T6uYOfrXBJ
— RTÉ Soccer (@RTEsoccer) 9 ottobre 2017
Duffy ha giocato la partita nella partita: 8 duelli aerei vinti su 10 (!) e 20 palloni spazzati (!!) dei 52 spazzati in totale dall’Irlanda (!!!). L’area di rigore dell’Irlanda era affollata come Temple Bar il 17 marzo.
La naturale predisposizione verso la sofferenza degli irlandesi è da sempre fonte di grande ispirazione artistica. I 10,000 tifosi che hanno invaso Cardiff (letteralmente, dato che i biglietti disponibili erano poco più di 3,000) cantavano The Fields of Athenry, che non è un motivo di Game of Thrones, ma una ballata popolare che racconta la storia di un padre di famiglia condannato all’esilio in Australia dopo aver rubato del cibo durante la Grande Carestia irlandese di fine Ottocento: against the Famine and the Crown, I rebelled they ran me down.
Tutti i tifosi intervistati per le vie di Cardiff pronosticavano una vittoria (a meno che dar voce soltanto agli ottimisti non fosse una scelta editoriale, a posteriori vincente anche questa) e tutti pronosticavano una vittoria di misura. Come a Dublino due anni fa contro la Germania campione del mondo, come a Lille un anno fa contro l’Italia prima nel girone, così a Cardiff contro il Galles padrone di casa: in tutte le tappe decisive per il destino dell’Irlanda di O’Neill, il minimo comune denominatore è la vittoria, soffertissima, per 1-0.
«One-nil, classic Ireland»
Tra gli altri segni del destino: il gol decisivo questa volta l’ha segnato James McClean, un’ala destra di Derry che ha scelto di giocare per la nazionale allenata da un’ala destra di Derry (che è una città di confine, tuttora territorio britannico, celebre suo malgrado per la Bloody Sunday). Dopo aver segnato, McClean è corso a baciare la moglie Erin in tribuna, che a sua volta aveva speso il pomeriggio in mezzo ai tifosi irlandesi per le strade di Cardiff, e aveva anche pubblicato un video mentre tutti insieme intonavano il coro dedicato a James.
I tifosi irlandesi sono bravissimi con i cori, e non si sono fatti sfuggire come effettivamente McClean faccia rima con hates the f* queen (qui si può ascoltare la versione integrale del coro in una performance parigina).
Non è stata, ovviamente, l’azione più incivile commessa in territorio britannico: prima la polizia è dovuta intervenire per tirar giù venti persone salite sul tetto di un furgoncino che sembra della nettezza urbana, e non si capisce come possa essere finito esattamente nel posto sbagliato al momento sbagliato; poi è dovuta intervenire per sequestrare un pallone che gli irlandesi continuavano a lanciare nelle finestre dei palazzi, ed è molto divertente il momento in cui questi provano a sottrarlo all’intervento degli ufficiali, in un revival ubriaco di Joga Bonito.
Poi è arrivata la sera, è iniziata la partita, e tutti quei tifosi che non avevano un biglietto per il Cardiff City Stadium si sono riversati a migliaia su St. Mary’s Street. «Non sono mai stato coperto da così tanta birra come dopo il gol, tutte le pinte erano improvvisamente vuote», racconta un tifoso che ha scelto ugualmente di andare a Cardiff senza biglietto per vivere quell’atmosfera. Le immagini raccolte a notte fonda, dopo la tempesta, sembrano provenire da un futuro post-apocalittico. Spero che gli operatori del comune di Cardiff siano stati ben pagati, o che almeno odiassero il calcio.
Lewandowski domina su tutto
Una frase molto usata per descrivere l’incidenza su una squadra degli attaccanti più forti è “con lui in campo si parte da 1 a 0”. Una frase tecnicamente imprecisa quando si parla di Robert Lewandoski nelle qualificazioni mondiali, visto che il centravanti polacco ha segnato 16 gol in 10 partite: più di 1 e mezzo a partita.
Lewandowski in queste qualificazioni ha segnato più gol di intere nazionali prestigiose come Croazia, Islanda e Grecia, e gli stessi gol di Francia e Argentina. Con la rete segnata a 5 minuti dalla fine di Polonia – Montenegro Lewandowski è diventato il giocatore europeo ad aver segnato più gol nelle qualificazioni ai mondiali. L’ennesimo record paradossale di un giocatore già capace di segnare 5 gol in 9 minuti e che di recente si è laureato con una tesi su sé stesso.
Come ogni personaggio epico, Lewandoswki ha la propria parabola personale che descrive sé stesso. Lo scorso giugno, nella partita contro la Romania, è esploso un petardo vicinissimo a Lewandoswki, lasciandolo stordito a terra per qualche secondo. Allora Lewandowski si è rialzato ed è andato a segnare 3 gol alla Romania. Il suo secondo è anche uno dei più belli del centravanti in queste qualificazioni, e lo ha segnato con un colpo di testa irreale, quel tipo di gol che ti fa domandare se Lewandowski è davvero fatto come noi. Questa immagine fotografa l’altezza raggiunta nello stacco da Lewandowski, e il suo dominio sull’Europa, sempre più somigliante all’angelo del Cielo sopra Berlino.