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Il bello dell’Europa League 2019 vol. 4
09 nov 2018
09 nov 2018
Le cose più maestose successe nella più maestosa coppa europea del mondo.
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Non sappiamo se la sconfitta di ieri abbia già messo fine all’esperienza di Rudi Garcia sulla panchina del Marsiglia, ma di certo il suo proseguimento da allenatore a questi livelli sembra sempre più difficile. Come ci insegnano i meme motivazionali su Facebook e i Baci Perugina, però, in ogni crisi c’è sempre un’opportunità, e la notte è sempre più buia poco prima dell’alba. Ieri, con il Marsiglia in svantaggio, Rudi Garcia dalla panchina ha provato a velocizzare la ripresa del gioco da parte della sua squadra fermando Immobile lanciato in verticale sulla fascia destra. E lo ha fatto con un tempismo non banale, riciclando il possesso con un solo tocco, e dimostrando una grande sensibilità tecnica.

 

https://twitter.com/PUNDURIF/status/1060618752767733765?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1060618752767733765&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.ilromanista.eu%2Ffootball-please%2Fnews%2F10292%2Fvideo-lazio-marsiglia-rudi-garcia-si-improvvisa-difensore-e-ferma-immobile

 

Insomma, se riesce a fare questo intervento con le scarpe da cerimonia, pensate a cosa potrebbe fare anche solo indossando dei semplici scarpini! Magari è affrettato giudicarlo solo da questa azione, ed è anche vero che la sua carriera da calciatore è finita circa 26 anni fa, ma chissà magari Rudi Garcia potrebbe riciclarsi da centrocampista davanti alla difesa, alla fine è all’incirca ciò che ha fatto nella sua vita fino a 26 anni fa. Il mondo è pieno di squadre che fondano il proprio gioco su mediani poco mobili e l’allenatore del Marsiglia ha urgente bisogno di aggiornare il curriculum. Ecco cinque squadre dove potrebbe riciclarsi centrocampista.

 


Il Lille al momento è terzo in Ligue1 ad 11 punti dal PSG capolista. Rudi Garcia è l’ultimo allenatore ad aver vinto il titolo lì, pensate che storia incredibile se fosse il primo nella storia a vincerlo anche da giocatore DOPO IL RITIRO.

 


A proposito di ritorni, la Roma ha davvero un disperato bisogno di mediani da mettere davanti alla difesa nel suo 4-2-3-1...

 


Ok, forse dovrebbe lavorare un pochino sull’intensità, ma il sistema di marcature a uomo previsto da Juric dovrebbe riuscire ad aiutarlo. Insomma, se il Genoa ha dato una chance a Miguel Veloso perché non dovrebbe avercela anche Rudi Garcia?

 


Mourinho è sempre alla ricerca di nuovi modi per umiliare i propri calciatori e togliere il posto da titolare a Pogba in favore di un allenatore in attività potrebbe essere la definitiva vittoria, in quella

che ha intrapreso da un po’ di tempo.

 


Seriamente mi state dicendo che Rudi Garcia non riuscirebbe a essere titolare nel Dudelange?

 



Mancano poco più di dieci minuti alla fine della partita contro il Betis quando Kessié e Musacchio si scontrano sul cerchio di centrocampo nel tentativo di intercettare un passaggio a mezz’altezza indirizzato a Guardado. L’ivoriano sta correndo all’indietro e alza la gamba sinistra per agganciare in volo la palla, ma invece colpisce Musacchio, che resta stordito a terra per diversi minuti ed esce in barella col collare. Poco dopo il Milan perde anche Calhanoglu, che esce dal campo zoppicando per una botta al piede.

 

https://twitter.com/mundomilan1899/status/1060661755548905472

 

Gli infortuni avevano già condizionato le scelte di Gattuso prima della partita, e la situazione dopo l’1-1 contro il Betis è peggiorata. Le assenze di Caldara, Bonaventura, Calabria, Higuaín e Biglia, per il quale giusto prima dell’inizio della sfida con gli andalusi è stato emesso un comunicato che ha annunciato uno stop di quattro mesi per un infortunio al polpaccio più grave del previsto, avevano spinto il tecnico calabrese a preparare un 3-5-2 meno sperimentale di quello schierato contro il Genoa ma comunque azzardato.

 

Suso ha giocato da seconda punta alle spalle di Cutrone in un ruolo in cui non era riuscito ad adattarsi con Montella, Borini era l’esterno destro a tutta fascia e Rodríguez era invece il centrale sinistro in difesa, altre due soluzioni sperimentate la stagione scorsa dal tecnico campano. In più, Bakayoko giocava da mediano in mezzo alle mezzali Kessié e Calhanoglu.

 



 

Il Milan ha faticato a prendere le misure al nuovo schieramento, ha sofferto il palleggio del Betis per tutto il primo tempo ed è andato in svantaggio per un altro gol di Lo Celso, che già aveva segnato all’andata. I rossoneri hanno reagito in modo così confuso alla palla persa da Laxalt nella trequarti offensiva che, sullo sviluppo della ripartenza del Betis, l’uruguaiano si è ritrovato a fare il centrale difensivo sinistro al posto di Rodríguez e Carvalho è stato lasciato libero fuori dall’area nonostante nel frattempo fossero rientrati tutti i centrocampisti. Il numero 14 biancoverde ha potuto così servire Joaquín, che ha attirato Borini e ha liberato lo spazio per il cross a Junior Firpo. Rodríguez ha quindi seguito in ritardo il movimento verso il centro dell’area di Lo Celso, che ha appoggiato in rete.

 

Dopo l’intervallo le cose sono migliorate. Gattuso ha alzato un po’ di più Calhanoglu a sinistra, la squadra è diventata più aggressiva sul possesso del Betis e riusciva anche a sviluppare meglio la manovra, recuperando la connessione che il turco e Suso sono soliti avere quando giocano da esterni del tridente offensivo. È stato proprio un cambio di gioco di Calhanoglu verso lo spagnolo a propiziare il calcio di punizione che ha portato al pareggio. Suso ha calciato dal vertice destro dell’area a rientrare verso la porta e la palla, senza essere toccata da nessuno, si è infilata sul secondo palo.

 

L’1-1 strappato al Betis resta un buon risultato, anche se nella classifica del girone il Milan è stato raggiunto dall’Olympiacos (ma i rossoneri sono in vantaggio nello scontro diretto, avendo vinto 3-1 all’andata). Lo è soprattutto considerando l’emergenza infortuni, che si è ulteriormente aggravata al Benito Villaramarín. Oltre a Musacchio e Calhanoglu, anche Kessié e Cutrone hanno finito la partita con degli acciacchi che andranno valutati.

 

Al momento in cui scrivo il Milan rischia di giocare contro la Juventus domenica sera senza mezza squadra titolare. Ipotizzando lo scenario più catastrofico per i tifosi rossoneri, quello in cui nessuno degli infortunati recupera, la formazione potrebbe essere questa: Donnarumma - Zapata, Romagnoli, Rodríguez - Abate, Bakayoko, Bertolacci, Laxalt - Suso, Borini, Castillejo. C’è quindi da scommettere che lo staff medico milanista farà di tutto per recuperare quanti più titolari possibili.

 





 

Székesfehérvár, il cui nome significa "castello bianco del trono reale”, è chiamata anche

. Come riportato nella

di Johannes de Thurocz qui il 24 gennaio 1458 Mattia Corvino, prima alleato poi carceriere del Conte Vlad, viene solennemente incoronato “re d'Ungheria e di Croazia”. Fino al 1526 nella basilica reale di Székesfehérvár vennero incoronati 43 re ungheresi e fino al 1540 vi furono sepolti quindici di loro, fra i quali Stefano I, fondatore dello Stato e della Chiesa ungheresi.

 

Situata tra il lago Balaton e quello di Velence, Székesfehérvár è da sempre un punto d’incontro tra le vie commerciali che collegano l’est e l’ovest. Fondata dagli Ungari, al tempo della conquista del paese da parte del principe Géza, venne subito nominata prima capitale ungherese. Nella primavera del 1242 la città subì un pesante attacco da parte dei Mongoli, guidati da Kadan, ma il disgelo improvviso protesse la città: la neve sciogliendosi bloccò i cavalieri mongoli tra le paludi che circondavano la città, costringendoli a desistere.

 

Se non vi attira la millenaria storia della città, magari vi interessa fare un salto qui per assaggiare il pluripremiato gelato al vino rosso e lampone e la "Torta dell'Ungheria" del 2014. Già che ci siete potete fermarvi a veder giocare i freschi campioni di Ungheria, la squadra del cuore di Viktor Orban, attuale primo ministro ungherese dalle posizioni ultranazionaliste che proprio a Székesfehérvár è nato il 31 maggio del 1963.

 


Viktor Orban con la sciarpa del MOL Vidi.



 

La squadra fu fondata nel 1941 con il nome di Székesfehérvári Vadásztölténygyár SK (VSK) e, dopo un numero eccessivo di cambi di denominazione, nel 2018 il club ha cambiato il proprio nome da Videoton FC in MOL Vidi FC, nome scelto dalla società proprietaria della squadra e sponsor principale, che è la maggiore compagnia nazionale di gas e petrolio, la MOL.

 

A livello internazionale la squadra può vantare due trionfi nella Coppa Piano Karl Rappan, progenitrice della Coppa Intertoto, ma soprattutto il raggiungimento della finale della Coppa UEFA 1984-1985, l'ultima finale disputata da un club ungherese nelle coppe europee. L’allora Videoton Sport Club fu sconfitto dal Real Madrid, ma onorò la finale vincendo il ritorno per 1 a 0 al Bernabeu grazie ad un gol di Majer.

 

In un girone dominato dal Chelsea, il MOL Vidi sta provando a contendere la qualificazione a Paok, battuto ieri, e BATE Borisov, e se non sapete per chi tifare tra queste tre squadre molto Europa League, ecco alcuni motivi per parteggiare per il MOL Vidi:

 

- uno dei giocatori più rappresentativi della squadra è Loic Nego, terzino francese appartenente all’immensa categoria di terzini promettenti passati per la Roma;
- In squadra ci sono due fratelli: Marko e Stefan Scepovic;
- L’onesto mediano Mate Patkai, in una recente sfida per l’accesso ai preliminari di Champions contro il Dudelange, ha subito quello che - con una giusta dose di retorica - è stato considerato

da parte di Bryan Melisse;
- gioca le partite di Europa League alla Groupama Arena di Budapest.

 



Rudi Garcia, sempre più disperatamente a rischio esonero, dopo la sconfitta con la Lazio è andato ai microfoni e ha detto che la sua squadra non meritava la sconfitta: «Essere andati sotto nel primo tempo è stato incredibile, visto che la Lazio non ha creato nulla».

 

Pur non dominando come nella sfida dell’andata, la Lazio ha giocato una partita attenta e intelligente contro quella che è stata la finalista della scorsa edizione. Inzaghi ha scelto di difendere con un baricentro basso così da sfruttare le qualità in ripartenza dei suoi tre uomini offensivi, Berisha, Correa e Immobile.

 

Il Marsiglia ha finito per cascare nella trappola della Lazio finendo per esaltare le caratteristiche dei centrali biancocelesti, che hanno dominato l’area di rigore (c’è un intervento in scivolata di Wallace bellissimo), tanto che alla fine i disimpegni in area sono stati 35, più di uno ogni tre minuti.

 


Rapido confronto con altre squadre che hanno vinto soffrendo: il Videoton si è fermato a 23 disimpegni in area, il Celtic a 17, il Qarabag a 16. The Italian Job.



 

La Lazio ha finito per subire gol solo a causa di un errore in fase di impostazione di un suo difensore, Acerbi, assicurandosi però grazie alla vittoria il passaggio del turno con due giornate di anticipo. Il Marsiglia invece lascia mestamente la competizione che tanto ha onorato la scorsa stagione: la dimostrazione di come non basta buttare palloni in area per risolvere le cose.

 





 



 



 

https://twitter.com/OlympiakosFr/status/1060632074300936192

 







Se vi addentrate da soli di notte nei vicoli bui dell’Europa League - non vi preoccupate, capiamo benissimo - è perché siete alla ricerca di partite pazze, gol a grappoli ed errori goffi. Anche questa settimana l’Europa League non ha tradito le attese e ha consegnato in orario, materializzando un 4-3 sul prato della Otkrytiye Arena (si pronuncia “

”, se volete inserirlo in una strofa consigliamo la rima con “hot creepy”) che sta alla storia dell’Europa League come il 4-3 di Città del Messico sta alla storia dei Mondiali. Ripercorriamo rapidamente il

che questo triste secolo si merita:

 

: La partita è appena iniziata ma è già evidentemente finita fuori controllo. Dopo un rinvio di McGregor il pallone non tocca terra per dieci lunghissimi secondi, due giocatori dello Spartak saltano per colpire di testa lo stesso pallone e in qualche modo lo rimandano indietro in area di rigore tra i piedi di Arfield. Sul calcio d’angolo che segue, Eremenko colpisce di testa in tuffo, indirizzando il pallone nell’angolino basso. Ma indossa la maglia dello Spartak, quindi il bel gesto tecnico viene derubricato a autogol. Peccato, 0-1 Rangers.

 

: Popov riceve sulla destra un bel passaggio morbido di Fernando, finta e controfinta, cross, Melgarejo spunta sul palo opposto e pareggia di testa. È quasi un bel gol, non vale la pena spenderci troppe parole. 1-1 Spartak.

 

: Ceiadas si butta alle spalle della difesa su un lancio di Flanagan, con un taglio che renderebbe orgoglioso Antonio Conte, e un controllo di tacco che è il gesto tecnico più bello della partita. Melgarejo rimane immobile e ci fa veramente una brutta figura perché Ceiadas ha il tempo di guardare Flanagan, dettare il passaggio, agitare ancora le braccia per essere sicuro, sbattere i piedi, indicare ancora il movimento con il dito, dai oh ma mi hai visto? Ah ok, finalmente, 1-2 Rangers.

 

: Un’altra bella azione in verticale dello Spartak, ancora ordita da Fernando e Popov, si chiude con un autogol sgraziato di Goldson, che colpisce il pallone in un modo impossibile correndo fronte alla sua porta. Anche lui però è molto preciso, 2-2 Spartak.

 

: Anche Bocchetti a un certo punto si ritrova fronte alla sua porta. Fa per anticipare Morelos e con il piatto destro serve Middleton lanciato a rete. Forse è l’errore meno sgraziato della partita. Bisogna impegnarsi per non fare caso ai colori delle maglie, e sembra subito un bel passaggio, 2-3 Rangers.

 

: Morelos segna il gol più bello della partita ma viene annullato per fuorigioco, oppure per incoerenza ai canoni estetici, non si capisce bene. Tutto come prima.

 

: Gli sceneggiatori dell’Europa League si accorgono che a questo punto un gol del pareggio di Luiz Adriano, un pallone raccolto dalla rete con le treccine al vento, sarebbe il cacio sui maccheroni. Lo Spartak porta sei uomini in area su un cross dal fondo e i difensori dei Rangers sembrano anime in pena. Luiz Adriano salta molto in alto dopo una respinta di McGregor, colpisce benissimo il pallone, ma si dimentica di andarlo a recuperare dalla rete. Peccato, 3-3 Spartak.

 

: Un elementare uno-due a centrocampo è sufficiente a far collassare lo scanzonato 4-4-2 messo in campo da Gerrard. Hanni tira da 25 metri con evidente disinteresse per le sorti di questa partita e trova il più classico dei deflected iiiiin. La deviazione sfortunata, ancora una volta, è opera di Connor Goldson, che adesso Gerrard progetta di sostituire con un dodicenne o un tredicenne, perché «a quell’età ormai i difensori sono capaci di spazzare il pallone con entrambi i piedi». Soltanto

aveva detto di non vedere l’ora di allenare dei nuovi giocatori, di maggiore qualità e personalità. Ora capiamo perché, 4-3 Spartak.

 

https://twitter.com/btsportfootball/status/1060637020039626756

 

: Ancora? Avete avuto 7 gol, di cui due autogol goffissimi, una deviazione sfortunata, un assist involontario per un attaccante avversario, un momento di epifania di Luiz Adriano. Una dose di Europa League sufficiente per le prossime due settimane.

 



Il Krasnodar ha ribaltato, nel giro di due minuti, una partita che sembrava compromessa contro lo Standard Liegi. Squadre che segnano gol a ripetizione nell’ultima fetta di partita ce ne sono quante ne volete, ma effettivamente in questa stagione il Krasnodar sta architettando questo scherzetto con una certa sistematicità: l’aveva già fatto con il Siviglia in Europa League (risultato ribaltato in un quarto d’ora a cavallo tra il 72’ e l’88’), ma anche nel campionato locale con il CSKA (sempre tra 79’ e 81’), dando adito alla costruzione di una leggendaria Zona Krasnodar.

 

La Zona Krasnodar, proviamo a postularla a spanne, sarebbe allora quella parentesi in cui mentre tutti gli altri tirano i remi in barca i “Tori” abbassano la testa, arrotano le corna e caricano a testa bassa: dopotutto questo club, che è stato fondato appena 10 anni fa, è stato promosso dalla terza alla seconda divisione per la rinuncia a iscriversi al campionato successivo di due squadre già salve, e dalla seconda alla prima per la stessa ragione.

 

L’insegnamento, se ce n’è uno, è che non bisogna smettere mai di crederci, a maggior ragione quando si entra nella Zona Krasnodar: quella in cui anche se sei sotto nel punteggio, o non sei riuscito ad acciuffare la promozione sul campo, puoi sempre ancora svoltarla, in una maniera o nell’altra. Contenti loro.

 



Novembre è il mese in cui l’Europa League inizia a spargere qua e là partite radicalmente condizionate dalle condizioni meteorologiche. Ieri Dinamo Zagabria – Spartak Trnava è stata dolcemente sovrastata dalla nebbia calata sorniona dalle pendici meridionali del monte Medvednica. Dopo circa mezz’ora la nebbia era così fitta che le squadre hanno iniziato a lanciare il pallone in avanti a casaccio e poi rimanendo immobili, preoccupati che camminando per il campo avrebbero potuto imbattersi in qualcosa di non-morto (ma forse questo è il modo in cui giocano a calcio Dinamo Zagabria e Spartak Trnava).

 

Come sappiamo per giocare a calcio la cosa fondamentale è vedere quanto meno dov’è il pallone, una condizione di base venuta meno a Zagabria, fin quando l’arbitro ha fatto una cosa completamente anacronistica, ma molto bella: si è fatto portare un pallone rosso come la mela di Biancaneve.

 



 

Forse l’arbitro ha pensato così di risolvere un problema che però è più profondo di così: la nebbia che scende dalla montagna d’inverno si mangia tutto, anche i colori. Per allenare la vostra capacità di affrontare l’inverno di Zagabria abbiamo preparato questo test in cui dovete indovinare se le due squadre stanno giocando con il pallone rosso o quello bianco.

 

Buona fortuna.

 





 





 





 





 





 

Risposte: Bianco, Rosso, Rosso, Bianco, Rosso

 



Danilo Das Neves Pinheiro, mediano della Dynamo Kiev arrivato in prestito quest’anno dal Palmeiras, dove credono così tanto in lui da mandarlo a passare un inverno a -20 a Kiev, probabilmente ha il nome sulla maglia più bello di questa Europa League: Tchê Tchê. Che non significa niente, a meno che tchê tchê tcherere, tchê tchê tcherere, tchê tchê tcherere Gusstavo Lima e você (

).

 



 



 

«Il mio modello? Zinedine Zidane» con queste parole si presentò a Napoli Omar El Kaddouri nell’estate del 2012 dopo una stagione in B col Brescia da 38 partite e 7 gol. Se il paragone con il fantasista francese era da subito sembrata più un peccato di gioventù, più sensata era l’idea del Napoli di farne il “nuovo Hamsik”. Dopotutto i due dividevano il passato al Brescia e il modo di interpretare il ruolo di trequartista, in maniera molto dinamica. El Kaddouri era un giovane in rampa di lancio, bravo con tutti e due i piedi, leggero e veloce, sembrava adattarsi perfettamente ad una idea di calcio moderna.

 

L’avvicendamento però rimase solo su carta di giornale: dopo una prima stagione quasi totalmente in panchina con Mazzarri, in cui esordisce proprio in Europa League contro l’AIK, El Kaddouri viene mandato a Torino, dove rimane due anni. Al nord l’appeal intorno alle sue qualità si spegne abbastanza rapidamente, ma qui impara ad apprezzare le cose che davvero contano: con 13 presenze partecipa alla semi-trionfale campagna in Europa League della squadra di Ventura fermata solo dallo Zenit di San Pietroburgo agli ottavi di finale. Omar segna contro l’RNK Spalato, certificando il suo passaggio da nuovo Hamsik a vecchio lupo dell’Europa League.

 

Il resto è storia: il ritorno al Napoli, le incomprensioni con Sarri che lo vede a malapena, altra Europa League (e un gol al Midtjylland) e la cessione all’Empoli, dove invece di riscattarsi finisce per farsi cedere al Paok dopo mezza stagione anonima.

 

Oggi El Kaddouri vivacchia nel campionato greco, dove può succederti di prenderti

. Rilascia spesso interviste in cui parla di Napoli e

, come uno che parla sempre della propria ex perché non riesce a farsi una ragione la loro storia sia naufragata. Su Instagram mette foto di

.

 



“Moglie e buoi dei paesi tuoi” si diceva prima che i paesi tuoi diventassero un casino. Ma se questa rubrica preferisce non esprimersi in materia geopolitica per paura che i mercati possano risentirne, è arrivato il momento di farlo a livello sportivo: a partire dalla competizione famosa per ospitare degli stupratori, il calcio italiano è in forte ripresa.

 

E quale posto migliore in cui dimostrare questa ripresa? Il rapporto tra l’Europa League e le squadre italiane è turbolento, ma può cambiare in questa stagione in cui Lazio e Milan possono provare a dire la loro. Tuttavia per migliorare bisogna conoscere gli errori del passato, così da non ripeterli più. Ecco quindi un bel quiz su squadre italiane ed Europa League.

 



 



a) Palermo
b) Genoa
c) Sampdoria
d) SPAL

 



a) Bruno Soriano
b) Antonio Candreva
c) Giuseppe Rossi
d) Enzo Maresca

 



a) Ciro Immobile
b) Mario Balotelli
c) Giuseppe Sculli
d) Antonio Di Natale

 



a) Nikola Kalinic
b) Steven Gerrard
c) Radamel Falcao
d) Aritz Aduriz

 



a) Stefano Okaka
b) Gabriele Zerbo
c) Patrick Cutrone
d) Federico Chiesa

 



a) 0
b) 7
c) 1
d) 15

 



1. La Sampdoria, ha totalizzato 5 punti nel girone dell’edizione 2010/11, uno in meno di Palermo e Genoa.

 

2. Antonio Candreva, 33 presenze, divise così: Juventus - 3, Lazio - 25, Inter - 5. Tuttavia molto lontano dal recordman Daniel Carrico a quota 55.

 

3. Giuseppe Sculli, 3 con il Genoa e 2 con la Lazio.

 

4. Steven Gerrard, tre gol in 13 minuti tra il 75’ e l’89’.

 

5. Gabriele Zerbo, in un Losanna - Palermo del 15/12/2010 a 16 anni e 213 giorni.

 

6. 7, tutte nell’edizione 2015/16.





 





 

In un calcio sempre più turbocapitalista, lo Spartak Trnava si impegna a mantenere viva e vitale l’estetica socialista del ferro e dell’acciaio. Lo sponsor della squadra è la

ovvero il più grande laboratorio per la riparazione di vagoni ferroviari nell'Europa centrale (come si definiscono sul loro sito), fiore all’occhiello della città di Trnava.

 

Non si trovano particolari informazioni a riguardo, ma le due linee parallele che compongono il logo dell’azienda dovrebbero essere due binari.

 





 

è attiva nella produzione di scatole. Se comprate una medicina, un pacco di cioccolatini o un cartone pieno di birre in Croazia, c’è una discreta possibilità che l’abbiano fatto loro. Se pensate che l’industria del cartone sia poco interessante, magari avete ragione, ma già lo avevano detto i Simpson.

 

Il logo è innocuo proprio come ve lo aspettereste per una società che piega cartone.

 





 

In una competizione in cui l’energy drink più famoso del mondo ha non una, ma ben due squadre, il Dudelange risponde facendosi sponsorizzare dall’energy drink forse meno famoso al mondo.

 

sembra uno di quei prodotti nati con il solo scopo di essere l’oggetto di una truffa stile schema di Ponzi. L’idea è di avere una bevanda energetica con solo prodotti naturali, quali la pera, il cardamomo, il limone, lo zenzero e la radice di maca. Quindi in pratica un succo di frutta piuttosto hipster. La società è di base in Lussemburgo e non sembra avere nessun tipo di relazione con la ben più famosa Leopard, produttrice di zaini che spopolava negli anni ‘80 (e neanche con l’ancor più famoso animale).

 



Come al solito non sono mancati i gol Europa League nel mega turno di Europa League. Anzi, più del solito è stato possibile vedere giocatori volutamente intenti a sfidare l’epica con movimenti sempre più scoordinati o prodezze totalmente inutili o decisamente troppo superiori al contesto. Visto che in molti ci chiedete cos’è il gol più Europa League, abbiamo approfittato per fare un paio di distinzioni.

 



https://twitter.com/GolKrampon/status/1060583450695135232

Tra i due è certamente più gol Europa League quello di Valbuena. È più virile, perché è il Fenerbahce; è più assurdo e anti-epico, perché la palla sbatte sul palo e il portiere si muove come uno scemo; c’è più paura della morte perché c’è Ayew.

 






 



https://twitter.com/EuropaLeague/status/1060672557261733888

C’è la nebbia, c’è il portiere del Trnava che sembra un papà molto buono, c’è un tacco quasi sulla linea di porta, devo aggiungere altro?

 






 



https://twitter.com/DanelSinani/status/1060668497020289024

Fare un gol molto bello in una partita ormai completamente sfuggita di mano è una delle cose che ci piace premiare in questa rubrica. Il gol dell’1 a 4 di Adegbenro è davvero bello, più bello, ma troppo bello. Quel

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