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Marco D'Ottavi
Il bello del giovedì sera vol. 6
15 dic 2023
15 dic 2023
Il meglio del meglio dal meglio del meglio.
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Marco D'Ottavi
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Conosci la tua squadra del giovedì sera: Backa Topola

Cosa c’è di più giovedì sera di una squadra serba il cui nome rimanda al nome dei ratti? Il Backa Topola si è aggirato in queste settimane nelle partite della sera come un’entità assolutamente irreale. Nessuno ha mai visto una sua partita, nemmeno un frammento sbucato imprevisto da qualche diretta gol seguita come se fosse un film di William Burroughs.

William Burroughs alla regia di diretta gol del giovedì sera: vedrei.

Esiste davvero il Backa Topola? Che tipo di prove possiamo portare a riguardo? Faccio una breve lista.Queste sono le prove che Backa Topola, in realtà, non esiste:

  • Nell’anteprima di Google non c’è lo stemma sociale accanto alla squadra, ma solo uno scudo bianco, come chi non ha aggiornato il proprio logo della propria squadra (fittizia) di Fantacalcio.
  • Quando cerchi Backa Topola su Google vengono fuori immagini di discutibile credibilità. Come per esempio questa immagine di un mulino buttato nel nulla centro-europeo.
  • Il fatto che su internet altre persone si chiedono cosa diavolo è Backa Topola, come dimostrato da questa immagine.

Queste sono invece le prove che Backa Topola esiste:

  • Questo documentario di 14 minuti in cui un tizio americano visita la città di Backa Topola, anche se non possiamo essere sicuri che sia effettivamente Backa Topola. E comunque i protagonisti del video non incontrano praticamente nessuno, sono inquietati dal fatto che la città in realtà è deserta, e non sono nemmeno sicuri di poterla definire come una città. A un certo punto, esasperati, dicono «Non c’è assolutamente niente su Google su questa città». Lo dicono mentre passeggiano sotto questa grossa cattedrale e intorno non c’è assolutamente nessuno, il vuoto più totale. Sotto, nei commenti, qualche tifoso del Friburgo chiede se la città è sicura. Scopro anche che quella chiesa non è una cattedrale, ma la più alta chiesa non-cattedrale della Serbia (il campanile si alza fino ai 73 metri).
  • Un articolo del Guardian racconta l’incredibile storia del Backa Topola, che per la maggior parte della sua storia ha militato nelle divisioni inferiori del calcio serbo e ora si trova a giocare le partite europee. Lo scorso anno è arrivata seconda nel campionato serbo, inserendosi quindi nel duopolio Partizan-Stella Rossa. Cosa è successo nel frattempo?
  • Secondo questo articolo del Guardian ci sarebbe la mano di Viktor Orban, che avrebbe finanziato il club. Perché? Perché la regione attorno a Backa Topola pullula di cittadini ungheresi, che sono nati in Serbia ma che sono di etnia ungherese; che potrebbero richiedere la cittadinanza e votare alle elezioni. Bisogna tener presente che la cittadina è molto vicina al confine tra Serbia e Ungheria. Il facilitatore dell’operazione è stato Ferenc Arok, ex calciatore e allenatore nato nella zona, e diventato consigliere di Orban - che come sapete è da sempre molto interessato al potere propagandistico del calcio. Il Backa Topola è sponsorizzato dalla multinazionale ungherese di gas MOL. Insomma, come già lo Sheriff, il Backa Topola è un’altra di quelle squadre del giovedì sera che sono nate come esperimento geopolitico, e che poi hanno raggiunto una consistenza reale. I soldi sono stati usati bene, con uno staff rivoluzionario nel contesto poco professionalizzato del calcio serbo. Orban ha ripetuto la stessa operazione anche per squadre slovacche e rumene, costruendo una specie di franchise stile Manchester City o Red Bull, ma col nazionalismo ungherese al posto del capitalismo. Affascinante, no?

«Le persone sanno riconoscere un progetto sportivo sano, in cui il presidente investe molti soldi e molte energie»ha dichiarato al Guardian il suo allenatore Zarko Lukic. Eppure, in modo controintuitivo, il Backa Topola non ha ungheresi in squadra tranne uno: tutti serbi. Tra la comunità ungherese e la maggioranza serba, a Backa Topola, i rapporti non sono granché. Secondo un report di Human Righs Watch del 1999 gli ungheresi della regione di Vojvodina lamentano discriminazioni. Di chi? Anche da parte della polizia.Nel 2020 una delle prime partite europee del Backa Topola, ai preliminari d’Europa League, ed è già epica, contro l’ex Steaua Bucarest (l’FCSB). Eccovi uno dei video highlights più confusi che vi capiterà mai di vedere nella vita. Sullo sfondo una casa dipinta a quadratoni gialli e blu, e in campo due squadre che sembrano affrontarsi in una partita lunga almeno 300 minuti, visto che segnano un numero difficilmente ricostruibile di gol.

C’è il punteggio segnato in alto a sinistra, ma fa confusione tra una squadra e l’altra. Fa conto che i rossi siano la squadra serba mentre i bianchi la squadra rumena, ma è proprio l’opposto. Un’esperienza lisergica.Quest’anno ci ha salutati con appena 1 punto e 5 gol beccati dall’Olympiakos nella giornata finale.Top 5 giocatori d’Europa League con cui passare il capodannoVincenzo GrifoCena nel bunker domestico insieme a una famiglia che conta 37 membri. Vi riunite e loro notano “Quest’anno siamo meno”. A cucinare per tutti una sola donna che ha avviato la cena il 27 dicembre. Fa solo lei un po’ per manie di controllo, un po’ perché gli altri alla fine si adagiano volentieri. Menù: tartine col salmone, cocktail di gamberi, olive e stuzzichini vari; cannelloni e un altro primo “rivisitato”: funghi secchi, pomodoro e panna. Per secondo pollo alla cacciatora, qualche salsiccia dello zio, insalata di rinforzo, insalata lattuga espressamente richiesta dalle nipotine magre. Dolci vari. Dopo il brindisi di mezzanotte, con telefonata di gruppo ai parenti negli Stati Uniti, si va casa di Antonio per una giocata a carte accompagnata da amaro del capo che si protrae fatalmente fino alle 9 del mattino, quando vi recate a fare colazione tutti insieme al bar nella piazza del paese. Molti auguri agli sbandati che ci trovate.David DouderaUna sola missione: finire al letto con qualcuno. Allo scopo è stato prenotato con due mesi di anticipo il tavolo di una discoteca fuori città. Un fabbricato industriale “stile berlinese” arredato però shabby chic. Il tavolo costa 600 euro due bottiglie di champagne incluse (cena esclusa). Siete il gruppo di lupi di sempre: 4 maschi, anche se a un certo punto si erano ventilate varie ipotesi femminili, tutte naufragate. A mezzanotte e quaranta siete semplicemente a pezzi. Non ricordate quasi nulla di quello che è successo dopo, ma siete quasi sicuri di aver dormito almeno 2 ore su un divanetto.

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Benjamin Anthony Brereton DiazCena prenotata al vostro ristorante preferito dove andate tutti i sabati insieme agli amici. Dite che vi fa un trattamento di riguardo solo perché a fine pasto vi offre gli amari e una volta vi ha regalato una tanica d’olio. Menù fisso 55 euro, brindisino finale compreso. Tavolo da 8: 4 coppie, maschi da una parte e femmine dall’altra. Discorsi durante la serata della braga: guerra in Palestina (tutti d’accordo), calcio (amichevolmente in disaccordo), fantacalcio (non prestate attenzione a quello che dicono gli altri), prezzi delle case (ansia), cibo (argomento dominante), immigrazione (tema da cui vi staccate diplomaticamente quando capite che potreste arrivare alle mani). A mezzanotte fate una smorfia perché lo spumante è troppo dolce. C’è una mezza idea di proseguire la serata a casa di qualcuno, qualcuno butta lì un lunare rewatching del Padrino. Andate tutti a casa vostra, che è meglio.Bədavi HüseynovCasa nella campagna azera, brace, 53 chili di carne comprata per una cena da 14. Vi sedete a tavola e tutti tengono la loro pistola vicina al piatto. Si ride: poco; si parla: poco; tensione: tanta. Qualche pacca virile sulle spalle, state molto attenti a non rivolgere sguardi sospetti alle ragazze (inconcepibilmente belle) sennò vi trovate il ferro freddo sulla tempia.Giorgio ScalviniCasa al Sestriere, piste da sci, Vov con panna di giorno, Borgogna e Calvados di sera. Maglioni di cachemire bianchi, sapone aesop in bagno, cucina la domestica. Un po’ di cocaina in una brutta discoteca, la prima sera, dopo la quale vi torna qualche pensierino suicida. Litigi famigliari quasi ogni giorno ma sempre sotto la cenere: le scenate appartengono ad altri ceti.Cosa regalare per Natale a uno davvero, ma davvero, ma davvero-vero appassionato di questa rubrica: la biografia di Amahl Pellegrino

Amahl Pellegrino ha scritto una biografia e la vita all'improvviso è migliorata del 40%. Si chiama Fotballproff mot alle odds, che tradotto significa “Calciatore professionista contro ogni previsione”. È un libro così bello che il governo norvegese ne ha comprate 1600 copie da distribuire nelle biblioteche del paese. Per leggerlo bisognerebbe sapere il norvegese, ma non per forza: basta parlare la lingua del calcio (non è vero: serve sapere il norvegese) (comunque compratelo)(o aspettate una traduzione in italiano o almeno in inglese) (anzi se siete traduttori dal norvegese scriveteci in privato). Paquetà al comando

Solo Lucas Paquetà che si mette a centrocampo a comandare le operazioni, a muovere compagni e avversari come un burattinaio, usando solamente due fondamentali tecnici: stop e passaggio. Poi c’è anche un colpo di tacco all’indietro a consolidare l’azione, ma non è quello il punto. C’è un bel cortocircuito a veder giocare Paquetà così, seguendo il suo istinto per il pallone e le associazioni con i compagni, in una squadra come il West Ham, tra le più iconiche di un’inglesità ruvida e gretta. Eppure Paquetà alla fine si è integrato meglio lì, allenato da uno scozzese old school come David Moyes, che in Italia - dove qualcuno lo aveva definito “troppo brasiliano”. In estate è stato vicinissimo un suo passaggio al Manchester City e da una parte è stato meglio così. Come avrebbe reagito, un giocatore dallo stile così peculiare, al calcio ultra codificato di Guardiola? Non avremo En-Nesyri né El-ArabiOra è ufficiale: il Siviglia non disputerà questa edizione dell’Europa League. A un certo punto, come sempre, sembrava un raffinato piano malefico per retrocedere dalla Champions all’Europa League per poi vincerla per la venticinquesima volta. E invece il Siviglia si è fatto battere dal Lens all’ultima giornata dei gironi di Champions e non potremo riaccogliere le leggende mistiche di questa competizione. Per fortuna ci è rimasta la versione discount di Youssef En-Nesyri, e cioè Youssef El-Arabi, centravanti marocchino di 36 anni che continua ad attaccare le aree avversarie con l’ostinata lentezza degli zombie. Ieri El-Arabi ha segnato un altro gol per l’Olympiakos, che gli permette di andare a segno nella competizione per il quinto anno consecutivo. In ciascuno di questi anni ha segnato, a dire il vero, poco o pochissimo. 2 gol nel 19/20, 3 l’anno dopo, ancora 3 l’anno dopo, poi 1 lo scorso anno, 1 quest’anno. Anche da quesa deviazioni impercettibili di segnature ci si può accorgere che è un attaccante in declino; cosa che ovviamente si nota più chiaramente guardando le sue reti nel campionato greco. Da un paio d’anni El-Arabi è diventato uno di quei centravanti che non segnano mai, nonostante per un certo periodo hanno segnato molti gol. Niente mette in scena l’invecchiamento umano quanto lo sport. Un giorno ci riescono alcune cose, il giorno dopo la metà, il giorno dopo ancora la metà della metà. El-Arabi era uno da 20 gol, ma poi la vita ha consumato questa sua capacità di segnare. Non lo ha fatto di punto in bianco, ma poco alla volta. È stata una vita piena, del resto. Nato a Cannes, El-Arabi ha iniziato nella squadra della sua città. A 24 anni era uno da 17 gol in Ligue 1, e ha deciso di spostarsi a giocare all’Al-Hilal in Arabia Saudita. Dopo un anno ha ricominciato da Granada, e poi Qatar, e infine Grecia. Una ardua parabola di morte e rinascita.Ora i suoi tifosi twittano “sto piangendo” quando El-Arabi ha segnato, per sottolineare quanto raro sia come evento. Ieri lo ha fatto a pochi minuti dalla fine, e poi ha fatto mitraglia, l’esultanza che lo aveva contraddistinto, e che ora è diventata iconica di un giocatore più giovane - En-Nesyri - nato in Marocco e che sta avendo una carriera decisamente migliore della sua. Ma è un pensiero che è solo nella nostra testa, El-Arabi non ci pensa, e continua a smitragliare dopo un gol, sempre un tantino più stanco, l’attaccatura dei capelli più alta, il fisico di qualcuno che un tempo è stato atletico e che ora ha un passo più claudicante. Ieri ha esultato, ancora, per un quinto gol segnato al Backa Topola, con la sua squadra già eliminata.Hai mai visto qualcuno dire addio a una scarpa?

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«Sì, una volta».Squadre che dobbiamo salutareBacka TopolaAncora in molti faticano a riconoscere la tua reale esistenza. Squadra semplicemente irreale, onirica, impossibile. Ci hai attraversato come un lampo, un breve frammento lynchano che forse ci perseguiterà l’inconscio fra 15 anni.OlympiakosMa come si fa a perdere 5-0 col Friburgo dai, andatevene via.AEK AteneUna leggenda di questa coppa come Gacinovic avrebbe meritato di più, di quell’ingloriosa espulsione alla penultima giornata.Aris LimassolCi mancherà la tua utopia mondialista. I tuoi giocatori provengono da: Brasile, Camerun, Inghilterra, Svezia, Gabon, Ghana, Senegal, Cipro, Burkina Faso, Sudafrica, Russia, Slovacchia, Serbia, Olanda, Bulgaria, Bielorussia, Croazia. Uno dei due polacchi in rosa è Mariusz Stepinski.RakowUna canzone degli Einsturzende Neubauten primo periodo dedicato a un quartiere immaginario di Berlino est negli anni ‘70 con palazzi alti come giganti di Atlantide, sotto ai quali la gente si fa le pere ed è più disperata dei reduci dipinti da Otto Dix.LASKE nemmeno quest’anno siamo andati in trasferta a Linz, eh? Ma che viviamo a fare?NordsjællandEri tu la squadra danese fissata con le statistiche o ci stiamo confondendo? Come hai fatto a farti eliminare dal Ludogorets dopo averlo battuto 7-1?!Panathinaikos Il girone era oggettivamente proibitivo, ma almeno si poteva finire sopra al Maccabi Haifa.GenkNiente qui ci dovrebbe essere la tradizionale ironia tra Gent e Genk ma sarete stanchi pure voi. Forse avremmo voluto vedere più Toluwalase Emmanuel Arokodare detto Tolu.AZ AlkmaarE dunque è finita. L’utopia di questa squadra col nome del dentifricio che gioca un calcio ultra-contemporaneo, sforna alette tecniche, tuttocampisti, difensori grossi e veloci. Avremmo dovuto capirlo, quando abbiamo visto Kasius titolare in attacco. Cosa è successo? Ci mancherà soprattutto Pavlidis, perché poche cose fanno più giovedì sera di un centravanti greco con la barba.AstanaNemmeno quest’anno abbiamo avuto il coraggio di andare in trasferta ad Astana. Ci rivedremo.Ballkani Non ricordiamo quasi niente del Ballkani, se non l’inadeguatezza dei suoi difensori.Giovani del Liverpool dal meno inglese al più ingleseIeri il Liverpool non si giocava niente contro l’Union Saint-Gilloise e Klopp ha schierato un’infornata di giovani. Ci sta. Il fatto è che i giovani inglesi, per qualche motivo, sono davvero inglesi, lo sono fino al midollo, basta guardare i nomi (e alcune facce). Li abbiamo messi in fila dal meno inglese al più inglese. Jarell QuansahQuansah è al Liverpool da quando ha 5 anni. Si dice sia davvero forte, ma il suo cognome sembra più quello di una religione sincretista. Luke Chambers

Troppo banalmente inglese, sembra quasi un nome americano (inteso come Stati Uniti). Kaide GordonNome da Youtuber, cognome da perfetta middle class inglese: si può fare di meglio. Conor Bradley

Uguale a Luke Chambers, di nome e di fatto. Ben Doak

Sono abbastanza convinto di aver incontrato almeno un Ben Doak in un film di Ken Loach. James McConnell

Se cercate su Wikipedia, scoprirete che James McConnell (un altro James McConnell) è stato uno dei primi ingegneri londinesi, fondamentale nello sviluppo della locomotiva, quella a vapore, quella superinglese, quella di Ritorno al Futuro III per intenderci. Harvey ElliottIn maniera quasi letterale “Billy Elliot”, la cosa più inglese mai fatta dall’uomo dopo l’Inghilterra stessa. Calum ScanlonNon lo so, se dovessi creare un personaggio inglese in un libro, uno che veste solo in Savile Row, che risolve brillantemente intricati casi di omicidio, che è a suo agio allo stesso modo con la Regina e al pub sotto casa, lo chiamerei Calum Scanlon. Il gol di PisilliUltima partita in casa dell’Europa League della Roma, stadio Olimpico pieno, ovviamente, ma per vedere cosa? Dopo una decina di minuti la squadra va in vantaggio contro lo Sheriff, pochi minuti dopo arriva la notizia del vantaggio dello Slavia Praga, che poi segna altri 4 gol in, bo, un quarto d’ora, reprimendo qualsiasi ambizione della Roma di qualificarsi da prima del girone. I restanti 7o minuti, allora, sono garbage time. Josè Mourinho manda in campo i giovani della primavera, e cioè di uno dei settori giovanili storicamente più prolifici d’Italia. Quando c’è la Roma di mezzo, non si tratta solo di potenziali nuovi giocatori, ma quasi sempre di esseri umani su cui proiettare un forte valore identitario.Proprio all’inizio dell’ultimo minuto di gioco, Nicolò Pisilli raccoglie la palla poco oltre il centrocampo. Si è parlato di lui nei tornei estivi giovanili giocati dall’Italia, e lo scorso anno - quando ha attraversato un momento di fuoco nel campionato primavera. È una mezzala tecnica e che sa segnare, e i cui dubbi riguardano soprattutto la dimensione fisica. È alto e allampanato, non sembra molto dinamico. Insomma, raccoglie palla e stanno tutti fermi, ma lui ha meno di vent’anni e vuole essere entrato in campo per una ragione, allora sterza verso la porta avversaria e dà la palla in verticale verso Lukaku. Sa che il centravanti della Roma gliela potrà restituire, se lui correrà in avanti, e allora lo fa. La palla gli arriva al limite, calcia di collo esterno, prende un avversario, entra in rete sporca, lui cade, e quando si rialza si accorge dell’incredibile. Porta le mani alla testa, ancora piene di fili d’erba, sgrana gli occhi. «È un’emozione difficile da spiegare. È una cosa che sogno da tutta la vita, sono tifoso fin da piccolo. Segnare qui con questa maglia non lo riuscivo nemmeno a sognare». Si intravede Mourinho che ride. Prima di tornare verso il centrocampo i giocatori più anziani della Roma spingono Pisilli verso la curva sud, e lui gli dà un saluto timido e fugace.

Anche una serata come quella di ieri, che per ha per lunghi tratti in scena la noia nauseante del giovedì di coppa, ha trovato un romanticismo imprevisto.Claudio Terzi può essere il padre di Serkan Emrecan Terzi?

Tornano le inchieste del giovedì sera, questa volta pruriginose, per scoprire se può esserci davvero solo omonimia tra uno storico difensore di Bologna, Spezia e Siena (Claudio Terzi) e un giovanissimo difensore del Besiktas (Serkan Emrecan Terzi) oppure stiamo parlando di padre e figlio. Partiamo con la matematica: Claudio Terzi è nato nell’1984. Emercan Terzi nel 2004. Siamo nel campo del possibile insomma: ci sono vent'anni di differenza, l'età a cui di solito un calciatore si riproduce. In quel periodo Terzi giocava col Bologna che, però, nella stagione 2003/04 non è andato in trasferta in Turchia, ne aveva compagni di squadra turchi. Questo rende impossibile la paternità? No, ma - ovviamente - è tutto più difficile. Ci sono, però, alcune similitudini tra i due che non possiamo ignorare. La prima è il fatto che sono entrambi calciatori professionisti (genetica?), la seconda che sono tutti e due difensori (cultura?), la terza è che giocano o hanno giocato per squadre dai colori sociali bianco e neri (Siena, Spezia, Besiktas). È solo un caso anche questo? Prove definitive non ne abbiamo, anzi. Siamo andati a controllare su cognome.eu (sarà affidabile dai) e il cognome Terzi dove è più diffuso nel mondo? Turchia e Italia. In Turchia ci sono 25184 Terzi, in Italia 6538. Questa statistica fa pendere la bilancia verso il no: Claudio Terzi non è il padre di Serkan Emrecan Terzi, hanno solo lo stesso cognome. Comunque noi, se fossimo il Siena, un pensiero a comprarlo lo faremmo. Anche le colline hanno gli occhiTifosi dell’Eintracht Francoforte: gioia e dolori di questa rubrica. Tifosi matti, forse anche troppo matti, ma cos’è la vita senza un po’ di brio? Qualche giorno fa la UEFA aveva bandito (bannato?) i tifosi tedeschi dalla trasferta ad Aberdeen (per aver lanciato oggetti e fuochi pirotecnici ai tifosi dell’HKJ). A quel punto, però, alcuni avevano già comprato i biglietti per il viaggio. Che fare allora? In circa 250 hanno pensato bene di andare comunque ad Aberdeen (non Parigi in autunno) per vedere che si poteva fare. E cosa si poteva fare? Salire su una collina antistante lo stadio per provare a vedere la partita.

“It’s kinda scary and hilarious at the same time, like imagine walking by and seeing 100s of lads standing together on a hill, in the middle of winter at night” ha scritto qualcuno su Reddit.

Non è chiaro se, davvero, vedevano quello che stava succedendo in campo. Difficile crederlo, ma forse è meglio così, visto che l’Eintracht ha perso 2-0. Loro però non hanno fatto mancare cori e incitamenti, dimostrando ancora una volta la superiorità morale dei tifosi del giovedì.La sfida finale tra Harry Potter e Voldemort ma è Brandon Mechele del Bruges che esulta contro il Bodo/Glimt

Organizza la tua trasferta: KlaksvíkAlla fine ci siamo cascati anche noi. Volevamo ignorare questo manipolo di retorica che corrisponde alla favola del Ki Klaksvik, ma non ce l’abbiamo fatta. Come si inserisce un paesello di pescatori nell’epica del giovedì sera? Non sarà forse troppo? Qual è il confine tra etica ed estetica? Quanta magia possiamo accogliere prima che diventi nera? Tutte queste domande però non ci impediscono di mettere in fila quelle 2 o 3 cose che si possono fare in questo angolo di mondo dove il Ki non gioca neanche le sue partite. Klaksvik è la capitale delle isole del nord. Si trova sull’isola di Borody, in una baia riparata dalle intemperie. Il suo nome è infatti una specie di crasi tra “scogliera” e “baia”. Gli abitanti sono poco più di 5000 e il tutto si gira in un’ora, in un ambiente spettrale dove tutte le case sembrano casa di quell’amico tuo che abitava in campagna. In ogni caso: questo non fermerà certo la nostra voglia di trasferta (al contrario del fatto che il Ki gioca le sue partite altrove, ma vabbè). Ecco alcune cose da vedere o fare. Una chiesa luterana: Christianskirkjan

Se Dio è da qualche parte, viene da credere, è da queste parti. Venite a cercare la vostra fede, perduta o meno, nella natura aspra e selvaggia di Klaksvik. Fermatevi a pregare in questa chiesa, consider

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