Conosci la tua squadra d’Europa League: Eintracht Francoforte
“Eintracht” in tedesco significa unione, o anche armonia, nella classica ambiguità semantica della lingua tedesca, ed è in effetti nata dall’unione di più squadre diverse, che nel 1911 hanno deciso di dar vita all’Eintracht Francoforte. La gloria di questo club è difficile da misurare per almeno mezzo secolo, in cui i risultati si perdono in un rivolo di tornei locali in cui la Germania era minuziosamente frammentata. Eppure nel 1932 si gioca quella che convenzionalmente è considerata dagli storici la prima finale della storia del calcio tedesco, e lì succedono cose che avrebbero predetto il futuro di un secolo. Si gioca tra Bayern Monaco ed Eintracht Francoforte, e il Bayern Monaco vince per 2 a 0. Entrambe le squadre si disponevano in una piramide.
Pallone di cuoio, pali della porta a spigoli, pantaloncini a vita alta che cadono corti sulla gamba, prospettiva di ripresa psichedelica, cascata di persone fino ai bordi del campo. In generale, un dominio del Bayern Monaco.
Il Bayern Monaco vince così il primo campionato nazionale, e l’Eintracht arriva secondo. Il Bayern Monaco vincerà un’altra trentina di volte, l’Eintracht solo una, nel 1959, e quello rimarrà anche il suo unico secondo posto.
Negli anni ‘30 però i problemi, potete immaginarlo, erano ben più gravi. La nascita dell’Eintracht Francoforte è legata alla figura di Walther Bensemann, figlio di un banchiere ebreo che durante i suoi studi in Svizzera, a Montreaux, venne a conoscenza del calcio. Tornato in Germania fondò varie cose: il giornale Kicker (importantissimo ancora oggi) e le squadra Karlsruher, MTV Monaco (precursore del Bayern) e Frankfurt Kickers, elemento fondamentale per la nascita dell’Eintracht. Il club, dunque, ha radici ebraiche, e durante il nazismo i giocatori erano soprannominati i calzolai, perché molti di loro lavoravano al calzaturificio Schneider, i cui proprietari ebrei dovettero fuggire durante il nazismo.
E ora, l’ultimo concerto di Lucio Dalla da Montreaux.
Potete immaginare, allora, che i tifosi dell’Eintracht sono stati anche tra i più attivi del ricordo dell’olocausto e nella commemorazione delle sue vittime. Le iniziative che hanno coinvolto il club partono sempre dai tifosi: mettere delle pietre davanti alle abitazioni delle vittime del nazismo, creare un memoriale nello stadio dedicato a tutti quei tifosi perseguitati che non potevano entrare alle partite durante il regime. Durante il nazismo l’Eintracht era considerato uno “judenklub”.
A livello di tifo, poi, non ci sarebbe niente da aggiungere. Già sapete che si tratta di una delle tifoserie organizzate più pazze e calorose d’Europa: in ogni trasferta invadono fisicamente le città, sono riusciti a mettersi in maggioranza persino dentro al Camp Nou (in quello forse c’entra anche il fatto che Francoforte è una città ricca, che ha potuto permettersi di acquistare i biglietti dai soci del Barcellona, sfruttando un meccanismo perverso). Ieri, durante la semifinale, un’altra conferma della loro forza con una coreografia luminescente e spettacolare - e infine con un’invasione di campo vecchio stile, da tifoseria sudamericana, al termine della partita vinta contro il West Ham.
L’Eintracht è una di quelle squadre che fanno l’Europa League, ne creano l’identità con alcuni tratti fondamentali: l’origine mitteleuropea, una squadra con un gioco spettacolare, aperto, e ricca di giocatori di culto, una tifoseria bollente e imprevedibile. Soprattutto: la capacità di ribaltare i pronostici. In tutti questi anni l’Eintracht l’ha fatto con commovente regolarità. Nel 2018/19 la squadra, composta già da alcuni dei pilastri di oggi (Hinteregger, Trapp, Kostic) aveva battuto l’Inter e il Benfica, per poi venire eliminata solo dal Chelsea di Sarri, futuro campione, e solo ai calci di rigore. L’anno scorso la squadra è stata eliminata dal Basilea, dopo aver fatto fuori il RB Salisburgo. Quest’anno però si è andati davvero oltre le aspettative, battendo solo squadre rispetto a cui l’Eintracht sembrava sfavorito: Betis, Barcellona e ieri il West Ham.
Chi aveva la migliore coreografia
Olympique Marsiglia
Originalità: 4
Effetto scenico: 7
Potenza: 8
Nel mondo Ultras la coreografia UEFAMAFIA è un po’ manieristica, è come dipingere una natura morta nel seicento: il tema figurativo è un pretesto, conta come lo rappresenti. Gli Ultras dell’OM fanno un lavoro solido, magnificato da un apporto così esagerato de fumogeni da aver cambiato di fatto le condizioni atmosferiche del Velodrome. La scritta è stata a lungo coperta dai fumogeni e nelle foto dal basso lo stadio sembra avvolto da una coltre di fumo transilvanica, da racconto di Lovercraft.
Glasgow Rangers
Originalità: 7
Effetto scenico: 7
Potenza: 8
Qui siamo allo spettro stilistico opposto. Tanto espliciti e diretti gli ultras dell’OM, quanto criptici quelli dei Rangers. Solo i veri iniziati dei Rangers possono comprendere la fitta rete ermeneutica di simboli. La scritta recita: «I gesti dei nostri antenati ci sono di ispirazione». Sopra l’immagine di un torero che si lavora un toro, che riprende l’immagine promozionale della finale del 1972, quando i Rangers sconfissero il Barcellona ai calci di rigore. Naturalmente era studiato che anche la finale d’Europa League di quest’anno si giochi in Spagna, a Siviglia.
Roma
Originalità: 6
Effetto scenico: 5
Potenza: 7
https://twitter.com/fotos_ultras/status/1522317851247394818?s=20&t=2EqYdVXsDTM3Ewps_BKdAQ
La retorica sull’antica Roma è un po’ stantia, ma nelle partite europee ha una forza e una freschezza diverse. La scritta in latino, forse un tantino polverosa, recita “Il nome dei Romani era temuto in Britannia”. La coreografia è povera, con due disegni stilizzati, eppure l’atmosfera dello stadio nobilita tutto, rendendo la coreografia il dettaglio più curato di uno stadio che sembrava pulsante.
Eintracht Francoforte
Originalità: 8
Effetto scenico: 9
Potenza: 9
https://twitter.com/fotos_ultras/status/1522294719207952385?s=20&t=2EqYdVXsDTM3Ewps_BKdAQ
Che dire, c’è tutto: spettacolarità, ricchezza di dettagli, uno straordinario equilibrio tra sottigliezza e chiarezza. Il gioco di luci e fumo che si innalza sopra la scritta ha la potenza di uno spettacolo di Broadway. Dopo la coreografia sono comparsi anche altri striscioni notevoli; come quello che recitava “Dio rasi la Regina” con l’immagine di un tifoso dell’Eintracht che pratica sesso orale sulla suddetta Regina; oppure quello che storpia il celebre coro del West Ham, scrivendo “Forever Throwing Bottles” (un vecchio coro degli Spurs).
David Moyes ha calciato al volo un pallone verso un raccattapalle (ma l’ha mancato) (è comunque stato espulso)
Sotto di due gol, in quella che doveva essere una notte trionfale, Moyes voleva che il raccattapalle fosse più rapido nel suo lavoro di riconsegnare il pallone ai giocatori, ma l’ha fatto capire al raccattapalle in una maniera irosa, meschina. Non è stato il primo a prendersela con un raccattapalle, e anzi l’ha pure mancato, ma forse è stato il primo a consideralo un vanto: «Devo scusarmi per aver calciato il pallone, ma il raccattapalle l'ha passata un po’ corta e era perfetta per me da colpire al volo». Tra l’altro dal replay si vede che non è proprio così, che la tocca con le mani e poi decide di calciarla verso il raccattapalle (male).
Uomini che somigliano a strofe del 5 maggio
Ei fu. Siccome immobile, Dato il mortal sospiro, Stette la spoglia immemore Orba di tanto spiro, Così percossa, attonita La terra al nunzio sta
Willi Orban
Muta pensando all’ultima Ora dell’uom fatale; Nè sa quando una simile Orma di piè mortale La sua cruenta polvere A calpestar verrà.
Allan McGregor
Lui folgorante in solio Vide il mio genio e tacque; Quando, con vece assidua, Cadde, risorse e giacque, Di mille voci al sonito Mista la sua non ha:
Jamie Vardy
Dall’Alpi alle Piramidi, Dal Manzanarre al Reno, Di quel securo il fulmine Tenea dietro al baleno; Scoppiò da Scilla al Tanai, Dall’uno all’altro mar.
Josè Mourinho
La storia di Jimmy Bell che magari dovreste conoscere
Pochi giorni prima della storica qualificazione in finale, uno storico lavoratore del Glasgow Rangers è morto. Si tratta di Jimmy Bell, kitman leggendario del club, morto a 70 anni. Kamara gli ha dedicato il gol del 2-1, i Rangers gli hanno tributato un video commovente in cui si intuisce la sua importanza nei trent’anni di lavoro. Una di quelle figure di sfondo che diventa quasi inspiegabilmente un simbolo potente dell’identità di un club. Lo vediamo alzare i trofei, prendersi i cori dei tifosi in suo onore, attraversare varie epoche calcistiche. I colori televisivi si facevano più intensi, le divise meno lineari. Ha iniziato a lavorare nel club guidandone il pullman per le trasferte.
Ha fatto quasi in tempo a vedere i Rangers risalire dalla quarta divisione e, in appena otto anni, qualificarsi a una finale europea. Il presidente Douglas Park gli ha dedicato un comunicato molto emotivo:
«Come club siamo assolutamente devastati dalla notizia della scomparsa del nostro collega e, cosa più importante, del nostro caro amico, Jimmy Bell. Jimmy ha dedicato la sua vita ai Rangers. Ha lavorato sotto diversi manager, da Graeme Souness a Giovanni van Bronkhorst. Ha vissuto alcuni dei giorni più belli dei nostri 150 anni di storia, ma c’è stato anche nei momenti più bui, mostrando assoluta dedizione alla causa, indipendentemente dagli obiettivi che avevamo di fronte. La sua etica del lavoro non era seconda a quella di nessuno. Ha dedicato infinite ore alla preparazione di ogni alennamento e di ogni partita. Non c’era lavoro troppo grande o troppo piccolo per lui, aveva piacere a lavorare per il club della sua infanzia». Nel suo messaggio d’addio, invece, il capitano James Tavernier lo definisce un sinonimo del club.
https://twitter.com/James_Tavernier/status/1521488144788566016?s=20&t=X3ShQIZ0aOLV6o3yIOL9PQ
Mourinho piange
https://twitter.com/OfficialASRoma/status/1522356757145829380?s=20&t=2EqYdVXsDTM3Ewps_BKdAQ
Magari avete perso l’orientamento in mezzo a tutta l’emotività dello Stadio Olimpico di ieri, e magari vi è sfuggito Mourinho che scende le scale in lacrime.
La politica dei biglietti della Roma
https://twitter.com/OfficialASRoma/status/1522326405090054144?s=20&t=2EqYdVXsDTM3Ewps_BKdAQ
La Roma ha preso due decisioni riguardo la finale di Tirana: gli abbonati avranno diritto a un biglietto gratuito, e i 166 presenti allo stadio a Bodo, nell’umiliante sconfitta 6-1, avranno il posto assicurato per la partita.
5 modi per raggiungere Tirana da Roma
Tifosi della Roma, insomma, è ora di organizzare la partenza per l’Albania. Quali sono i modi più pratici, quali quelli più spettacolari e stilosi?
Panda modificata
Fiat Panda: un grande classico italiano, ma col motore di un’auto da Rally da 300 cavalli e un’estetica da fine del mondo. Si chiama Pandemioum e potete dipingerla di giallorosso e arricchirla di un bel bruco nel vostro retro. Uscite da Roma est e mettetevi in moto verso nord. Vi servirà quasi un giorno per arrivare, ma che paesaggi, che panorami, che paesi straordinari attraverserete a bordo del vostro pandino pazzo, pazzo sì, ma della Roma.
Nave da Bari
Il viaggio in auto sarà breve, non vi servirà un pandino modificato, vi basta la vostra banale macchina. Il consiglio è di partire un giorno prima per sostare almeno una notte nella magnifica Bari, una delle città più sottovalutate d’Italia. Mangiate un riso patate e cozze e partite con la pancia piena. 14 ore complessive di viaggio, comodo.
Sull’aereo dei Friedkin
Si stanno dimostrando estremamente generosi, cercate di abbordarli in qualche hotel del centro in questi giorni, affascinateli parlando di cinema a antica Roma e scroccategli un passaggio in qualche aereo d’epoca che si ostinano a far volare dei cieli, muovendosi da uno stadio all’altro come fossero agenti segreti.
In bicicletta
Un vero viaggio penitenziale per ritrovare voi stessi, solo che vi conviene partire già adesso.
A piedi attraverso la Via Francigena
Magari vi sembravano pazzi i modi precedenti, ma qui c’è una dimensione spirituale vi guiderà. Ripercorrete gli antichi tratti meridionali della Via Francigena, la via dei pellegrini, per arrivare fino a Bari e imbarcarvi per l’Albania. Ecco il sito delle vie Francigene dove troverete tutte le informazioni utili per viaggiare, dormire e mangiare.
Che tempo che fa a Siviglia
Il cielo è sereno a Siviglia, lo è quasi sempre. Il giorno è caldo, oggi ad esempio si sono toccati i 30 gradi, in un giorno senza nuvole, con l’ombra che te la devi andare a cercare tra i palazzi. Nel pomeriggio un vento leggero che arriva da nord, dalle montagne, rende meno afosa la giornata. Dopo le 20:00 diventano giornate da camicia aperta all’ultimo bottone e tavolini all’aperto, in un lungo tramonto che non finisce mai, con quella pigrizia delle notti andaluse. Sono le ultime settimane in cui è piacevole vivere in un posto che è quasi un deserto.
Mancano 12 giorni alla Finale di Europa League
Che tempo che fa a Tirana
Tirate fuori il k-way: oggi a Tirana pioviggina. Non è di quelle piogge torrenziali che scuotono le città, ma neanche può essere ignorata. Tirana è una delle città più piovose e soleggiate d'Europa, un ossimoro che sembra rappresentarne bene l’anima irrequieta. Protetta a nord dalle montagne e scoperta a sud al Mar Mediterraneo, in questo periodo dell’anno offre il suo lato più dolce.
Mancano 19 giorni alla Finale di Conference League.
Una canzone su Tirana, che non parla di Tirana, per prepararvi a Tirana
3 posti di Siviglia dove i tifosi di Rangers e Eintracht possono bersi una cosetta prima della partita
Ingannare l’attesa, una risposta che gli uomini hanno cercato dall’alba dei tempi. Farsi una birretta è una buona risposta, anche più di una se poi non devi guidare o se allo Stadio Ramon Sanchez-Pizjuan non devi scendere in campo. Se parliamo di birra Germania e Scozia si trovano su due punti molto distanti del gusto: stout vs pils, scuro contro chiaro, ma alla fine, prima di una partita, si tratta piuttosto di trovare il chiosco giusto, una piazza ombrata e qualche bel palazzo. Ecco dove possono andare a bere, o dove potete andare voi, perché chi l’ha detto che a vedere la finale ci devono essere solo i tifosi delle due squadre?
La Goleta di Álvaro Peregil
Appena fuori c’è un bel albero dove piazzarsi, in una zona di quelle carine, tipiche dell’Andalusia, che sembrano uscire da un racconto di Hemingway. Sono famosi per il vino arancione, una di quelle cose strane che fanno gli spagnoli con le bevande, in questo caso si tratta di un vino bianco lasciato a macerare con bucce d’arancia. Ma voi potete anche chiedere per una Cruzcampo la Peroni dell’Andalusia.
Hops & Dreams
Non distante dalle rive del Guadalquivir, per chi quando beve birra vuole comunque fare un’esperienza oltre a bere birra. È uno di quei posti piccolissimi, dove da un frigo ti possono cacciare fuori una oatmeal stout austriaca o una Jucy Dipa di Siviglia (sono birre vere: ho controllato). Questo se volete bere bene più che bere tanto.
Cervecería Internacional
Classico posto del centro città che sembra fatto solo per far bere i tifosi di Rangers e Eintracht in trasferta. Qui si beve la birra del posto se volete sentirvi sul posto, la birra di casa vostra se volete sentirvi a casa vostra oppure la birra di qualche altro luogo se è lì che volete servivi. Generalmente sono tutte birre commerciali, ma insomma: siete qui per preparavi a una delle finali più Europa League che l’Europa League è mai riuscita a restituirci.
Le migliori foto dell’invasione dei tifosi dell’Eintracht Francoforte
Quando la finale è diventata inevitabile, con due gol da rimontare del West Ham e il cronometro ormai a contare i secondi nel recupero, i tifosi dell’Eintracht si sono lentamente, ma con costanza, avvicinati al campo da gioco. Un inadeguato numero di steward ha provato a contenerli, lo stesso capitano Rode ha fatto capire che un invasione di campo non sarebbe stata il massimo, l’Europa richiede contegno e austerità. Ma una finale europea dopo 42 anni non è certo un pranzo di gala. I tifosi hanno fatto invasione, con le loro maglie bianche e nere si sono mischiati ai giocatori, li hanno avvolti come un abbraccio, in una delle notti più magiche per un tifoso.
Un tifoso qualunque con il presidente dell’Eintracht
Peter Fischer, presidente, ex ultras dell’Eintracht, una società che sul modello tedesco appartiene per il 50% più uno ai tifosi.
Grazie capitano
Sebastian Rode con quattro tifosi dalle barbe rivedibili che lo ringraziano.
Evan N'Dicka se la sta godendo
Sulla traversa
Quanto può resistere una traversa al peso? Da questa foto sembra molto.
Cosa è successo al Marsiglia?
Delle quattro semifinali, quella tra Feyenoord e Marsiglia era sembrata l’unica con una chiarissima favorita. La squadra olandese non ha mai perso finora in Conference League, ma non aveva dato neanche l’idea di essere una corazzata, rischiando in più punti del suo cammino contro FC Drita e Slavia Praga. La squadra di Sampaoli è pur sempre la squadra di Payet, Milik, Guendonzi, Cengiz Under; la squadra seconda in classifica in Francia, un campionato dove il secondo posto è il primo degli umani.
Il Marsiglia è partito anche bene, creando due buone occasioni con Payet nei primi venti minuti, ma non è mai riuscito a dare la sensazione di essere la squadra più vicina alla finale. L’infortunio di Payet al 33’ gli ha tolto anche una ideale superiorità tecnica al Marsiglia. Milik, entrato al suo posto e che in un momento della stagione sembra poter tornare il Milik ideale, è stato controllato dalla difesa del Feyenoord, svanendo in una nuvola. Il primo tempo si è chiuso con il 64% di possesso palla e zero tiri in porta.
Nonostante un Velodrome acceso per 90 minuti, il Marsiglia nel secondo tempo non ha fatto molto di più, continuando a dominare il possesso ma creando alla fine una sola occasione con Lirola, da calcio d’angolo. Al contrario il Feyenoord, che si è chiuso e ripartito, ha sfiorato il gol in diverse occasioni nel finale, sciupando occasioni come questa (e mostrando tutti i suoi limiti tecnici).
Under è entrato solo all’80esimo e, se pure non segna da quasi un mese, con 10 gol e 4 assist è stato uno dei giocatori migliori della stagione, quello anche più in grado di inventare la giocata nelle partite chiuse. È sembrata esserci una sproporzione tra il tifo dello stadio e l’impegno dei giocatori in campo, che è un po’ il rischio della Conference League. Ma una volta arrivati alla semifinale di ritorno, perdere senza quasi giocare è sembrato assurdo, un passo falso per una squadra da sempre legata agli umori del suo pubblico, una squadra focosa, che raramente si è arresa senza neanche provarci. Anche Sampaoli, spesso raccontato come un allenatore capace di fomentare le sue squadre, ma di non essere vincente, è sembrato perdersi a un passo dalla meta.
Il gol di Morelos da dove tutto è iniziato
La stagione dei Glasgow Rangers è stata molto lunga e non è ancora finita. Per arrivare alla finale di Siviglia la squadra di van Bronkhorst (all’epoca di Steven Gerrard) ha disputato 18 partite. È partita dalle qualificazioni per la Champions League il 3 agosto, ma è stata eliminata dal Malmoe. Allora dopo è passata alle qualificazioni per l’Europa League, dove ha affrontato l’Alashkert. Era il 19 agosto, periodo dell’anno in cui di solito si pensa alla tintarella e non al calcio, e Ibrox era stracolmo per una partita contro una squadra armena. Il gol di Morelos, forse in fuorigioco, con un tiro sotto le gambe del portiere, è stato decisivo: i Rangers avrebbero poi pareggiato 0-0 in terra armena, una delle trasferte più lunghe che si possono fare se si gioca a calcio per vivere. Oggi i Rangers sono in finale, Morelos sarà assente per infortunio, sigh, ma i tifosi ci saranno. E niente come questa stagione di Europa e Conference League ci ha dimostrato che dei tifosi partecipi fanno la differenza tra vincere e perdere.
Joe Aribo, eroe minore
I Rangers non hanno perso solo il loro centravanti mistico, il bufalo Morelos che ha attraversato questa Europa League come se fosse il giardino di casa sua, ma anche il suo sostituto Roofe. Contro il Lipsia in attacco ha dovuto giocare Joe Aribo, centrocampista fatto e finito, che van Bronkhorst ha schierato in attacco per il vecchio adagio che, se non hai nessuno da mettere davanti, vai con quello alto e grosso. Per Aribo non è stata una partita facile, ma in una delle partite più belle della storia recente dei Rangers si è distinto per impegno, lottando come ha potuto contro, giocando spalle alla porta, provando a tenere palloni, guadagnare falli. Ad esempio è lui ad avviare l’azione del secondo gol, quello di Kamara. Tuttavia questa non è una rubrica da pacche sulle spalle, ma è dove mettiamo in evidenza i momenti Europa League, che sono comunque momenti assurdi o imbarazzanti. Joe Aribo ieri ne ha avuti due:
Nel momento di massimo sforzo, avanti 2-0 e con il Lipsia frastornato, Aribo ha avuto il pallone per chiudere la contesa, su una sponda intelligente del leggendario Tavernier. Airbo avrebbe dovuto solo colpire il pallone pieno, possibilmente con una mezza girata di collo. Ma sono proprio questi i momenti in cui il tuo corpo ti ricorda che non sei un centravanti e anzi non sei particolarmente coordinato. Aribo ha provato il colpo di piatto, ma ha sgusciato il pallone, regalandoci dopo tutto altri 60 minuti di calcio palpitante.
Il secondo è invece più fisicamente drammatico, anche se abbiamo controllato e Aribo sta bene, quindi possiamo sottolinearne il lato slapstick:
Aribo è stato colpito in pieno da una punizione di Angelino, non calciata di collo con piena potenza, ma di quelle colpite di taglio, col pallone che non solo viaggia ma ha anche un effetto maligno, che il giocatore dei Rangers si è preso stoicamente in pieno volto senza provare a proteggersi con le mani e quindi fare fallo da rigore. La caduta dopo è tra il comico e il ko dei pugili, in cui anche da casa ti chiedi se è davvero giusto trattare delle persone così. I Rangers, se pure si era in parte ripreso, hanno preferito sostituirlo, dimostrando una sensibilità al tema delle concussion che nel calcio viene semplicemente ignorato.
Altri momenti in cui il tifo sembra la cosa più bella del mondo
Tifosi del West Ham fanno fotobombing a un matrimonio nel centro di Francoforte, un posto che sembra inventato
https://twitter.com/SoccerAM/status/1522575361325862913
Tifosi dei Rangers fanno - letteralmente - tremare Ibrox
https://twitter.com/Copa90/status/1522473150033932294
Tutto il dramma dei calci da fermo del West Ham
Con un gol da recuperare e in 10 dal 18esimo, non c’è stato molto da fare per il West Ham, che si è scontrato contro una squadra in missione. Tutto quello che ha potuto fare la squadra di Moyes è stato provare a sfruttare la grandezza fisica (ne avevamo già parlato) dei suoi uomini. Il tutto si è risolto in una gestione offensiva surreale, dove ogni punizione dalla trequarti e calcio d’angolo diventavano un dramma shakespeariano, con i giocatori pronti a sacrificare la vita pur di fare gol, mentre alle spalle lo stadio dell’Eintracht sembrava un organismo vivo, pronto a impedirlo con tutte le proprie forze. Ecco i momenti più drammatici:
L’idea di calcio d’angolo del West Ham è infilare quanti più corpi possibili all’interno dell’area piccola e vedere che succede. Qui ci sono quattro uomini che si scontrano tra loro in aria, più Antonio che cade ed è difficile anche capire come possa cadere uno come Antonio.
Forse l’unica vera occasione da gol del West Ham.
Sempre più corpi alla ricerca del pallone
I calci d’angolo venivano vissuti in maniera così drammatica che al 75’ Antonio pensava avesse senso affrettarsi così tanto e battere lui.
A chiudere, una punizione da centrocampo è diventata un modo come un altro per far casino.
Cose che accadono solo il giovedì
Eccoci qui, a chiudere per l’ultima volta una rubrica che ha la consistenza dei sogni e la lunghezza degli incubi. Cosa poteva succedere che non abbiamo già scritto in quattro partite dove in campo si è fatto quasi nulla, certo meno che sugli spalti? Sopra abbiamo parlato di tutto, ma c’è sempre il nulla da fotografare.
L’Europa League, ma come se fosse un negozio di vestiti per bambini della provincia del centro Italia
La Conference League, ma ho una pagliuzza nell’occhio
L’Europa League, ma come se fosse una commedia romantica un po’ cheap ma con attori bellissimo
Ci vediamo?