Conosci la tua squadra d’Europa League: Glasgow Rangers
Kelvingrove Park una volta si chiamava West End Park ma c’erano già le querce, i cormorani, i martin pescatori e i germani reali, con la loro testa pitturata di verde, che facevano il bagno oziosi nel fiume Kelvin. Non era ancora stata piantata, invece, la Quercia delle Sufragette, messa solo nel 1918 per celebrare il voto concesso alle donne. Un giorno di marzo, uno dei primi giorni di caldo, quattro ragazzi sono entrati a Kelvingrove Park con un pallone, come fanno ancora tutti i ragazzi di tutti i parchi del mondo. Si chiamavano Moses McNeil, Peter McNeil, Peter Campbell, William McBeath e decisero di fondare una squadra di calcio, e quando c’era da trovare un nome non sapevano come fare. Qual era un buon nome per una squadra di calcio? Ce n’erano tre nel paese, si chiamavano: Stranraer, Kilmarnock, Queen’s Park. Hanno sfogliato l’annuario del rugby inglese per trovare ispirazione e hanno scelto Rangers. Magari avrebbe potuto scegliere qualcosa di più pomposo - Glasgow Kings? Glasgow Pharaons? - visto che poi il Glasgow Rangers sarebbe diventato il club più vincente del calcio mondiale, dietro solo agli egiziani dell’Al Alhy.
Non vi sto neanche a dire quanti campionati ha vinto il club perché vi darebbe la nausea. Diciamo che ne ha vinti una ventina più della Juventus, del Bayern Monaco, dell’Ajax o del Real Madrid. Più del doppio di quelli del Barcellona.
Moses McNeil era presente in campo quando i Rangers hanno vinto il loro primo trofeo, nel 1878. Era uno di quegli uomini di cui non si è mai vista la parte di pelle tra naso e bocca, visto che è nato e morto portando i baffi. Pare fosse un buon calciatore, ma soprattutto un ottimo corridore, e ha giocato anche nella Nazionale scozzese. La sua tomba è stata scoperta nel 2004 a Rosneath.
Il simbolo del club è un leone rampante, ma anche le sue iniziali stilizzate: per qualche ragione i Glasgow Rangers possiedono due stemmi ufficiali.
Come sapete, l’identità dei Rangers è legata indissolubilmente a quella dell’altra squadra di Glasgow, i Celtic. Una non potrebbe esistere senza l’altra, e senza di loro il calcio scozzese semplicemente non avrebbe senso. Il loro derby, che si gioca una quantità sorprendentemente alta di volte ogni anno, prende il nome di Old Firm, ed è - sapete anche questo - una sfida ideologica e religiosa prima che calcistica. Se i tifosi dei Celtic rappresentano la parte cattolica i Rangers quella protestante. Tra il 1930 e il 1970 esisteva la regola non scritta, nei Rangers, di non tesserare calciatori cattolici, e nemmeno dirigenti che potessero avere ruoli di spicco. Nel 1999 Lorenzo Amoruso è stato il primo calciatore cattolico a diventare capitano del club.
I litigi tra i due club hanno raggiunto vette di violenza tali che è dovuto intervenire il governo, che insieme ad alcune organizzazioni religiose hanno tentato di placare la violenza tra le tifoserie. Progetto, come potete immaginare, fallito. L’idea era di provare a eliminare i comportamenti “settari”, ma come si stabilisce il limite di un comportamento settario all’interno di una tifoseria organizzata che ricopre il proprio settore di simboli, bandiere e cori estremamente identitari?
Celtic e Rangers hanno vinto quasi tutti i campionati scozzesi disponibili. Per capirci, l’ultima volta di un club vincente diverso da loro due Alex Ferguson sedeva sulla panchina dell’Aberdeen, non era ancora sir e non aveva nemmeno i capelli bianchi. Per questa manifesta superiorità hanno provato a entrare in Premier League, ma in una votazione del 2005 i club inglesi hanno bocciato seccamente la proposta.
Nel 2012 il club è fallito, ed è dovuto ripartire dalla divisione più bassa del calcio scozzese, la terza. Se volete leggere la storia della loro faticosa risalita, c’è questo lungo articolo di Marco Gaetani. Per tre anni non si è disputato l’Old Firm, poi dal 2015 Rangers e Celtic sono tornate ad affrontarsi nelle varie coppe nazionali. Al secondo tentativo i Rangers sono riusciti a vincere, dopo una partita pazza decisa ai rigori, mentre ancora non erano tornati nella massima serie.
Uno dei migliori ricordi recenti per un tifoso dei Rangers.
Nel 2021 hanno vinto il secondo campionato da imbattuti nella loro storia, dopo quello del 1899. Quest’anno la squadra potrebbe non riuscire a ripetersi, visto che è piuttosto indietro in classifica dai Celtic. In compenso si sta rifacendo con una semifinale europea che i Rangers non raggiungevano dal 2008, quando la squadra arrivò in finale di Coppa Uefa (con tifosi protagonisti di diversi episodi controversi). I successi degli ultimi anni sono legati soprattutto a scelte felici in panchina, con allenatori giovani e dalle spiccate idee offensive. Dopo Steven Gerrard, quest’anno la squadra sta volando con Giovanni van Bronkhorst, che ha costruito un gioco incredibilmente spettacolare per quello che siamo abituati il calcio scozzese, tutto fango, contrasti e centrocampisti pelati che menano come diavoli.
Che giocatore del West Ham sei
Craig Dawson
Quando la sera sei solo a casa, cioè sempre, ti abbandoni agli stessi riti. Riempi una pentola di piccole dimensioni d’acqua, e una volta bollente ci rovesci dentro una patata lessa già fatta a pezzi, una manciata di fagioli surgelati e un uovo. Lasci cuocere tutto una ventina di minuti, e una volta che la patata diventa più morbida i fagioli sono ormai sciolti, mentre sulla buccia dell’uovo si sono aperte flebili venature come sulla terra arida arsa dal sole. Dopo mangiato studi ancora un po’ - corso di laurea in Business Administration all’università privata Luiss - e poi ti concedi la tua ora di relax. Ti sdrai sul letto, sei solo nel buio, il tuo viso illuminato dallo schermo del macbook - d’estate piccole farfalline attirate dalla luce ti ronzano attorno, ma hai imparato a non farci caso. Clicchi un po’ a caso sui video che il feed di YouTube ti propone. Marco Montemagno, Breaking Italy, EveryEye.it. Alla fine però torni sempre sui video del tuo eroe, Elon Musk. C’è un video che guardi più spesso degli altri, negli ultimi giorni, e c’è un passaggio che guardi e riguardi. È un’intervista sul canale TED; l’intervistatore sta cercando modi sempre più sottili per fare i complimenti a Musk, e quello a un certo punto gli dice: «Non voglio sconvolgerti, ma non ho sempre ragione».
Kurt Zouma
Hai uno strano prurito ai testicoli, e quella disturbante sensazione che non siano perfettamente dentro le loro mutande. Ci metti poco a capire l’errore madornale: mutande larghe e pantaloni stretti. In ogni caso ora non ci puoi far niente, sei seduto a cena con la crema della società pietroburghese, e l’ambasciatore inglese sta tenendo un discorso di amicizia fra i due paesi. Provi a concentrarti sulla tua zuppa Borsch, e a non fare rumore mentre la surpi. In queste tavolate russe dai modi francesi la misfonia è dilagante. Quindi cerchi di non succhiare, e mentre porti il cucchiaio alla bocca preghi semplicemente di non sbrodolarti. Un’operazione complessa che però ti rilassa. In fondo è molto più facile di quello che ti toccherà fare tra poco: uccidere l’ambasciatore inglese. Ti hanno fatto lasciare la pistola all’ingresso e così ti tocca arrangiarti. In tavola i coltelli sono schifosamente piatti e tondi, con quelle seghettature borghesi appena accennate. Sai che un amico di tuo cugino una volta uccise sua sorella con una forchetta. Gli avevi chiesto com’era stato possibile. L’aveva fatta semplice: tutto dipende dalla forza, dalla decisione e dal punto che colpisci. Dovevi trovare l’occasione per trovarti alle spalle dell’ambasciatore, leggermente di fianco, e assestargli un colpo secco e deciso sul collo. Dopo la cena le chiacchiere svanite, i pezzi al pianoforte che si spargono nell’aria in modo impersonale e ubiquo, ti avvicini all’ambasciatore, stringi la forchetta in mano. Un attimo prima era fredda, ora è bollente, soffri, non riesci a stringerla da quanto scotta, devi fare presto. Chiudi gli occhi, li riapri e sei nel tuo letto, mentre ti stringi forte i testicoli.
Mark Noble
La sera dopo la partita, quando sei solo nel letto, nel buio completo, ti piace ricordare le azioni. Quelle belle e quelle brutte. Quell’uscita in dribbling di suola sul pressing dell’attaccante, quel lancio lungo diagonale di venti metri che ti è uscito così pulito che sembrava fischiare. Ma anche le azioni in cui avresti potuto fare meglio. Quel tiro di sinistro che hai ciancicato a lato. Avresti senz’altro potuto prendere tempo, spostartela sul destro, provare col tuo piede buono. Dopo ogni partita ne puoi tirare fuori quattro o cinque di queste azioni reversibili all’infinito. Nella tua testa quelle immagini assumono una loro consistenza mitica, chissà se creeranno la loro realtà nella prossima partita.
Che fine hanno fatto quei giocatori del Leicester?
Sì, va bene, la semifinale di Conference League, bravi, ma tanto lo sappiamo che il Leicester rimarrà per sempre legato a quel Leicester, come Jason Alexander al personaggio di George Costanza (l’ho visto recentemente in un film ed è stato impossibile prenderlo sul serio). Quindi se Schmeichel e Vardy rimangono l’ultima piccola connessione tra quel passato glorioso e questo presente normale, come in uno di quei finali da film hollywoodiano su una squadra di college ecco che fanno ora i protagonisti di quel titolo.
Wes Morgan
Ritirato alla fine della scorsa stagione (era ancora al Leicester), sta cercando di diventare un dirigente nel mondo del calcio. Al momento fa l’opinionista qui e lì, sul suo profilo twitter ufficiale c’è un link che rimanda a questo sito, che potrebbe come non potrebbe essere una specie di truffa.
Robert Huth
Il 21 marzo di quest’anno ha conseguito un master in gestione sportiva presso l’Università di Salford.
Marcin Wasilewski
Da non confondersi con il Marcin Wasilewski Trio che sono in tre, dopo il ritiro Marcin Wasilewski sembra intenzionato a seguire una carriera negli sport da combattimento in gabbia.
Christian Fuchs
Passato alla storia per essere quello che ci ha messo la casa nel giorno del titolo, ora gioca nei Charlotte FC, un’altra di quelle squadre che non lo sapevate ma stanno in MLS.
Danny Drinkwater
Inseguito e poi ripudiato da Conte al Chelsea, ha un contratto in scadenza a giugno da oltre 6 milioni di euro a sterline. La scorsa stagione era al Kasimpasa, questa al Reading, la prossima da svincolato, chissà, magari nella vostra squadra.
N'Golo Kante
Forse il miglior essere umano sul pianeta terra.
Gokhan Inler
Vado a memoria, ma dovrebbe essere il primo giocatore apparso nella rubrica “Giocatore più Europa League”.
Shinji Okazaki
Gioca nell’FC Cartagena, seconda divisione spagnola, e lo scorso 2 marzo ha segnato il gol del pareggio contro il Malaga al 95’ in rovesciata. È uno di quei casi di maschi per cui si dice: “è invecchiato benissimo”.
Leonardo Ulloa
Secondo i suoi profili social è un giocatore del Rayo Vallecano, ma io non l’ho visto quest’anno. Ha la foto più bella di tutti su Wikipedia.
Andrej Kramaric
Gioca nell’Hoffenaim, quest’anno ha segnato 26 gol.
Cinque tracce Gabber per omaggiare il Feyenoord in semifinale
Cinque tracce hardcore per farvi ballare nella stanza a ritmi sinceramente insostenibili, per omaggiare la squadra più harcore d’Europa.
Rotterdam Terror Corps & Paul Elstak - Skull dominion
«Sogni di morte e di dolore infinito e per sempre rimango intrappolato nell’oscurità; sono disposto a commettere un omicidio efferato. Sono costretto a obbedire. Le voci che parlano e dolcemente mi dicono che il dominio dei teschi è oscuro e lontano»
Nasenbluten - Cuntface
Cassa drittaaaaaaaa.
Dj Isaac - I wanna be a gabber baby
Manifesto esistenziale: «Non voglio ascoltare canzoni felici, voglio fare festa tutta la notta, voglio tagliare tutti i miei capelli, voglio essere un gabber, baby». Video incredibile in cui un gabber esaltato pianta una cipolla da dove crescono diversi gabber. Il video si chiude con una donna che partorisce un gabber gigante con i capelli lunghi ancora tutti da rasare.
Juggernaut - Ruffneck rules Da Hardcore Scene
Vi riporto il commento di Jup Hursen su YouTube: «Pezzo che cattura alla perfezione l’atmosfera di quei tempi. Ho fatto la mia prima festa nel 1993 (Helraiser-Sporthallen Zuic) e questo pezzo mi rimanda subito a quel periodo. È stato l’ultima scena musicale in cui i giovani potevano ribellarsi ai genitori. Negli ultimi quindici anni non è successo niente di musicalmente innovativo, vero?». Vero, caro Jup.
Paul Elstak - Life is like a dance
Traccia che fa ballare, ma anche riflettere.
Altre 3 bevande energetiche che vorremmo vedere entrare nel calcio nella prossima era capitalistica quando si giocheranno tornei interi dominati da squadre sponsorizzate da bevande energetiche
Monster
Squadre che sarebbe divertente vedere col completo interamente nero graffiato da una ‘M’ verde gigante che parte dal petto e arriva all’ombelico.
Monster Austria Vienna
Monster Cosenza
Monster Santos Laguna
Monster Al Alhy
Burn
Maglie bianche cosparse di piccole fiammelle di fuoco che divampano qua e là.
Burn Solna
Burn Sunderland
Burn Catania (con tutto il marketing possibile sull’Etna)
Burn Nancy
Nos
Divise azzurre squarciate in diagonale da una freccia che indica potenza, velocità, urgenza.
Nos Bari
Nos Tigres
Nos Friburgo
Nos Varsavia
Il gol di Kamada come vero “calcio da Playstation”
Nessuno rappresenta l’anima selvaggia dell’Europa League meglio dell’Eintracht Francoforte, una squadra con un’identità definita che sembra uscita da un album dei Rammstein e una delle tifoserie più calde d’Europa e che infatti negli ultimi anni ha ottenuto in questa competizione più di quanto la sua rosa dovrebbe permettergli. Dopo aver vinto al Camp Nou, in una partita che rimarrà leggendaria per tanti motivi, la squadra di Glasner si è ripetuta in casa del West Ham. Non ha dominato, anzi in diverse occasioni avrebbe potuto subire il gol del pareggio, ma ha confermato di essere una squadra divertente, che gioca un calcio che in alcuni momenti sembra più algoritmico che umano.
Il gol di Kamada è l’esempio perfetto: prima l’Eintracht ha provato a scalfire la fase difensiva del West Ham con la pazienza, ma non aveva funzionato, mettendo in mostra alcuni limiti dei suoi attaccanti, poi la scintilla. Ad accenderla è Hinteregger, il capitano-eroe, che dopo un controllo orientato nel cerchio del centrocampo, da ultimo uomo, ha giocato una verticalizzazione tagliente e ambiziosa per Kamada, che - senza guardare - invece di rischiare uno stop in mezzo a due avversari, con la suola l’ha adagiata per Santos Borre, che intanto si era staccato dalla marcatura dei due centrali del West Ham.
Due tocchi e l’argentino la lascia a Sow, che sempre dopo un tocco allarga a sinistra per Kostic e si mette in mostra per un passaggio. Il serbo gliela restituisce e a questo punto la difesa del West Ham ha già commesso l’errore mortale: si è abbassata troppo.
Sow riceve quasi sulla punta dell’area di rigore, serve Lindstrom nello spazio che si è svuotato e poi si butta in area di rigore. Il triangolo è rapido e perfetto, come un L1 + X poi triangolo. La difesa del West Ham è tagliata fuori, Sow si trova proprio nella posizione perfetta per fare il classico “gol dell’infame” dei videogiochi di calcio. Sow tira, ma la respinta di Areola finisce proprio lì dove l’avreste passata se aveste avuto voi il controller, ovvero a Kamada che l’appoggia nella porta vuota. Poi l’esultanza sotto lo spicchio di tifosi dell’Eintracht, loro invece maledettamente reali.
Che vino ha regalato Rodgers a Mourinho?
Tornano le inchieste del giovedì, il Perry Mason della mitteleuropa, che poi - credo - sarebbe il commissario Rex. Se nella scorsa puntata si era parlato di birra, in questa il mistero ruota intorno a una bottiglia di vino, ma anche - in maniera più significativa - intorno a una amicizia, quella tra Brendan Rodgers e Josè Mourinho. Al termine delle ostilità, con un punteggio di 1-1 che rimanda tutto al prossimo giovedì, il portoghese si è infilato in un’intervista del collega per farci sapere che quello, in un gesto che sa un po’ di vassallaggio, gli aveva regalato “il miglior vino sul mercato”. Rodgers, forse pentito, ha continuato “e mi è costato un sacco”.
Ma qual è il miglior vino sul mercato? Esistono almeno 100 classifiche che provano a dirimere la questione: per Wine Spectator, ad esempio è il Dominus Estate Christian Moueix del 2018, un vino da circa 500 euro a bottiglia che a dispetto del nome viene prodotto in California, nella Napa Valley. Se dovessi riassumere le sue caratteristiche in due parole, queste sarebbero: “é tipo un Bordeaux”. Può un eurocentrico come Mourinho dire che una specie di Bordeaux americano è il miglior vino sul mercato? Certo che no. Forse per migliore Mou intendeva più costoso? Dopotutto la sua carriera da allenatore ci dice che per il meglio non bisogna badare a spese. Secondo questo parametro a stagliarsi in vetta è il Romanée-Conti Grand Cru del 1945, una cui bottiglia dovrebbe costare 558 mila dollari, che dovrebbero essere, più o meno, due settimane di stipendio di Rodgers. La cantina è una delle più rinomate e costose al mondo (dice google), ma in questo caso il prezzo è fatto dalla storia: di questa particolare bottiglia ne sono stati prodotti solo 600 esemplari, nel pieno della II guerra mondiale. Fate un po’ voi.
Ci siamo? Neanche per sogno: cercando indizi, che poi è la base di questo mestiere (il mestiere di rubricaro), si scopre che il vino regalato da Rodgers a Mou è un vino portoghese. Lo ha rivelato lo stesso allenatore nella conferenza stampa, come risposta a chi gli chiedeva conto dei complimenti del collega (Rodgers: anche meno). «Mi ha comprato la miglior bottiglia di vino portoghese», poi ha continuato con quella sottile (neanche poi così sottile) capacità di prenderti in giro «sta piangendo perché è molto costosa. Non so come l’abbia trovata, è molto difficile da trovare, ma so quanto l’ha pagata».
A questo punto possiamo fidarci dell’allenatore del Bristol City Lee Johnson, che nel 2017 spese 450 sterline per regalare (e bere nel post partita come da tradizione inglese) una bottiglia di Barca Velha Red 2004 sostenendo fosse il preferito di Mou, oppure fidarci dell’allenatore che dopo aver perso quella partita di FA Cup è scappato lasciando il vino sul tavolo. Secondo il mercato, e per mercato intendo wine-searcher.com, il vino portoghese più costoso è un Barbeito Terrantez del 1795, dal costo di 17 mila euro a bottiglia, un prezzo che certamente si avvicina di più a una cifra per cui, anche se guadagni 12 milioni di euro a stagione, potrebbe farti storcere il naso, perché comunque è una bottiglia di vino, non di certo una punta da mettere al posto di Patson Daka o Vardy. È anche piuttosto introvabile, visto che su Google non ho trovato un link da mettervi, tanto per dire “magari lo volete regalare pure voi a Mourinho se siete tifosi dell’Inter o della Roma”.
Comunque la bottiglia è bella, il fatto che sia del 1795 lo rende quasi ridicolo, più una reliquia che un vino, ma alla fine lo sappiamo, i ricchi sono strani.
Chi è Dessers che ha segnato contro l’OM e il cui nome suona pericolosamente vicino a Dessert
Fino a ieri non avevate mai sentito nominare Cyriel Dessers, e oggi invece scoprite che è capocannoniere della Conference League. Con la doppietta segnata ieri all’Olympique Marsiglia è infatti arrivato a 6 reti, superando Tammy Abraham. L’unico modo che potevate avere per conoscerlo, è se avete seguito la stagione del NAC Breda 2016/17, quando Dessers riuscì a segnare 22 gol in Eerste Divisie (la seconda serie olandese); oppure se avete seguito la stagione dell’Heracles 2019/20, quando segnò 15 gol in Eredivisie, vincendo la classifica marcatori (e guadagnandosi questo coro da parte dei tifosi).
Nel primo gol della compila c’è un assist d’esterno sinistro incredibile, se lo avesse fatto Modric qui su UU gli avremmo dedicato già un paio di articoli.
L’exploit di Dessers, devo dire, è la prima cosa di questa competizione che mi ha acceso qualche dubbio sul livello competitivo della Conference League. Dessers è il capocannoniere del torneo, ma non è titolare nemmeno in Eredivisie, dove in genere ricopre il ruolo di primo cambio del Feyenoord.
Una foto carina di Dessers bambino.
Quest’anno è comunque riuscito a segnare 6 reti in campionato, di cui una contro il PSV alla prima giornata. Gli sono bastati 7 minuti, nei quali si è fatto anche rovesciare una birra addosso dai tifosi avversari. «La mia maglia puzza ancora di birra» ha detto dopo la partita. Vista la frequenza con cui riesce a far gol, e il fatto che in fondo non gioca mai titolare, Dessert è piuttosto arrabbiato con l’allenatore Arne Slot. Un dissidio esploso dopo l’andata contro lo Slavia Praga, quando Dessers ha partecipato alla conferenza stampa pre-partita ma poi non è sceso in campo. Il Feyenoord ha pareggiato 3-3 e al ritorno ci ha pensato lui, con una doppietta, a risolvere i quarti di finale. Dopo l’esclusione contro lo Slavia ha parlato da ragazzo ferito: «Ovviamente non sono Thierry Henry e non lo sarò mai, ma penso di fare sempre le mie cose. Volevo dimostrarlo ora, ma devo avere l’occasione di farlo».
La grande partita di Nicola Zalewski
Nicola Zalewski ha 19 anni ma la faccia pulitina di chi ne dimostra ancora meno. In questi ultimi due mesi si è preso la fascia sinistra della Roma con l’autorità di chi invece ne dimostra di più. Da quando è entrato nell’undici titolare, sottilmente, in maniera diffusa, la Roma è sembrata diventare una squadra più forte: più tecnica, più rapida, semplicemente con più armi offensive. La fascia sinistra è diventata un fattore offensivo per la Roma prima inesistente. Aveva già giocato partite di alto livello ultimamente, ma ieri è stata quella in cui il suo talento ha brillato in tutte le sue sfaccettature.
L’assist
Nell’azione del gol Zalewski mette in mostra le qualità che la squadra con Vina non aveva. Il cambio di gioco lo scavalca, e lui misura la corsa insieme al rimbalzo, e se la porta avanti col sinistro in modo deciso. Dopodiché accelera in quello spazio di sinistra che rappresentava una delle fragilità del Leicester. Diverse variabili si incrociavano in favore della Roma: le letture difensive scadenti di Maddison (mezzala da quel lato), le difficoltà in uno contro uno di Ricardo Pereira e i limiti atletici di Albrighton. Forse Rodgers aveva sottovalutato le qualità di Zalewski in conduzione. La rapidità con cui sterza verso il centro è impressionante, e Pellegrini taglia dietro i difensori, Zalewski lo serve con un filtrante preciso. Succederà anche nel secondo tempo con un inserimento in quel caso di Veretout; era successo anche nel ritorno contro il Bodo/Glimt, quando Zalewski aveva messo in porta Zaniolo.
Anticipo
Zalewski ha ottime doti tecniche, ma è soprattutto la sua elettricità atletica a renderlo difficile da contenere. Una reattività che usa bene anche in fase difensiva, dove a volte sembra semplicemente troppo sveglio per gli attaccanti. In questo caso infila la gamba come un piumino per pulire e anticipare Albrighton. È quel tipo di terzino vispo che rende incerti e confusi gli attaccanti avversari.
Croqueta
In diverse fasi della partita la Roma ha sofferto le riaggressioni del Leicester e la sua intensità. La squadra di Mourinho non ha centrocampisti in grado di rallentare, dare la pausa e controllare il possesso. Zalewski allora è stata una delle poche valvole di sfogo: da cercare per provare a risalire il campo con la sua qualità in conduzione. I suoi strappi non sono quindi solo funzionali ad attaccare, ma anche a dare equilibrio col possesso. Se dall’altra parte Karsdorp rimane più bloccato e ha un gioco di passaggi molto verticale; Zalewski riesce a dare calma alla squadra con scelte sempre lucide e non troppo rischiose - ha chiuso col 14% di passaggi completati in più rispetto all’olandese.
Uno contro uno difensivo
Contro l’Inter, in occasione del gol di Dumfries, abbiamo visto i limiti difensivi di Zalewski, che nasce trequarti e non può improvvisarsi un esterno difensivamente raffinato. Nel derby contro la Lazio, però, avevamo visto una predisposizione notevole nell’uno contro uno difensivo, che aveva di fatto cancellato dal campo Felipe Anderson. Ieri si è ripetuto in una partita più complicata dal punto di vista difensivo, con interventi che hanno mostrato un istinto notevole nel rubare palla all’avversario.
5 personaggi di finzione che potrebbe interpretare Dewsbury-Hall
Thomas Hagen (Il Padrino)
Dewsbury-Hall è il centrocampista che non si vede ma si sente, dalla cui prestazione si può subito vedere come andrà la partita del Leicester, il braccio destro silenzioso ma influente. Con il suo stile vagamente alla Peaky Blinders darebbe una sfumatura più aggressiva, sporca allo storico consigliere di Vito Corleone, forse il personaggio del Padrino che, in caso di reboot, avrebbe più bisogno di una rinfrescata. Immaginatevelo mentre con un semplice cenno della testa riesce a tranquillizzare l'irascibile Jamie Vardy, Santino Corleone nel film.
Boromir (Signore degli Anelli)
Un personaggio carismatico, ma conflittuale, che non riesce a resistere al richiamo del potere, che ha un ruolo fondamentale e un apice drammatico ancora prima che le cose si facciano serie. Praticamente Dewsbury-Hall, che poi starebbe benissimo con i capelli lunghi e la calzamaglia.
Hutch (Starsky e Hutch)
Dewsbury-Hall è grande amico di James Maddison e, in un video prodotto dalla UEFA, ha detto che andrebbe con piacere con lui a Los Angeles. Non ce li vedete insieme a sfrecciare su una Gran Torino rossa per le strade di Bay City (cioè per l’appunto Los Angeles)? Potrebbero rappresentare una grande coppia anche fuori dal campo, ripresi da una granulosa pellicola anni ‘70 mentre inseguono dei criminali correndo per marciapiedi sbertucciati e arrampicandosi su delle reti metalliche.
Bruce (I Griffin)
Dai, perfetto.
Charles Bingley (Orgoglio e Pregiudizio)
Su The Athletic Rob Tanner ha scritto che “there is something very old-school about Dewsbury-Hall”. E cosa c’è di più old-school di Orgoglio e Pregiudizio? Pensateci: Dewsbury-Hall con il cappotto lungo e gli stivali, che fa guizzare lo sguardo nell’affollato ballo organizzato per piazzare qualche figlia in sposa, o che fa qualche battuta arguta in riva a un fiume, insieme a qualche suo compare, probabilmente il giovane rampollo Marc Albrighton. Charles Bingley è ricco, sempre di buon umore, di grande spirito proprio come Dewsbury-Hall.
Ademola Lookman ha scombinato la Roma
Ademola Lookman è in prestito al Leicester dal RB Lipsia e quanto pare Brendan Rodgers gli ha dato un obiettivo chiaro per poter rimanere: 10 gol. Lookman al momento è a 8 e ieri ha fatto di tutto per arrivare almeno a 9. Non sarà stato certo felice, che Gianluca Mancini lo ha anticipato per farsi autogol, su quel cross di Barnes. Lookman però è stato il singolo giocatore in grado di portare più scompiglio nel blocco difensivo - spesso basso - della Roma.
Pur non avendo un talento eccezionale, Lookman si muove in maniera intelligente ed era più rapido sui primi passi rispetto a tutti i difensori della Roma. Qui, dopo pochi minuti, ha già preso il tempo su tutti con un movimento intelligente sul secondo palo, prendendo il tempo su Karsdorp. Un ottimo intervento di Mancini risolve la situazione. Lookman però ha mostrato un set di movimenti completo, sia da ala che da finalizzatore; tagli in profondità alternati a ricezioni nei mezzi spazi e a smarcamenti furbi in area di rigore.
Sul suo piede sinistro è anche capitata la più grande occasione del Leicester nel primo tempo. L’azione nasce da un passaggio pigro e sbagliato di Abraham, la difesa della Roma è messa male, con Mancini troppo stretto e Karsdorp fuori dalla linea. Dewsbury Hall serve subito Lookman, che a dire il vero ha un grande primo controllo per portarsi palla sul sinistro. Stavolta è una scivolata miracolosa di Smalling a sventare il pericolo. La Roma ieri ha vissuto diverse di queste situazioni al limite, di pressione portata sulla difesa prima che si trasformassero in autentiche occasioni. È stata l’ottima partita di Ibanez e soprattutto Smalling a risolvere diverse situazioni prima che diventassero davvero problematiche.
Anche nelle situazioni di uno contro uno Lookman è stato complicato da gestire. Sul suo lato usciva Mancini, ma la differenza fisica e tecnica tra i due è stata un vantaggio che il Leicester ha sfruttato per tutta la partita. Se non riusciva a fare fallo, per Mancini diventava un incubo. In questo caso gli crossa praticamente ai piedi.
Quando è entrato Barnes il Leicester ha tolto un riferimento più statico e la difesa della Roma ha sofferto ancora di più. Lookman è stato spostato a destra, e a quel punto il suo impatto si è via via ridotto - per la stanchezza, ma anche per avversari più solidi nell’uno contro uno come Ibanez e Zalewski.
3 momenti inutili di un primo tempo particolarmente inutile
Red Bull Lipsia - Glasgow Rangers non sarà stata la semifinale europea più attesa di sempre, ma aveva in sé un carattere di pazzia piuttosto interessante, due squadre intense, verticali, prolifiche, divertenti. Ma se è vero che il calcio non è la somma delle sue parti, la partita di ieri è sembrata piuttosto una sottrazione dove intensità meno intensità uguale zero. Soprattutto nel primo tempo le due squadre si sono annusate da lontano, partorito un totale di zero tiri in porta, fatto qualche fallo, lanci lunghi, palleggio sterile. Certo mancava il bufalo Morelos, però ci aspettavamo di più. Siccome però qualcosa dovevamo scrivervi, beccatevi questo niente.
La seconda, terza, quarta e quinta palla
Cerchiamo tutti di nobilitare il calcio, ma dei 90’ minuti - lo sappiamo - ci sono più momenti così che di ordine.
Un uomo che parla in un microfono piccolissimo
Perché non se lo è attaccato più su? Non è scomodo così? E con chi sta parlando? Cosa starà dicendo? Il calcio è pieno di misteri, e quest’uomo ne rappresenta alcuni.
Omaggio a Montella?
Vi avevo detto che era stato un brutto primo tempo.
Il gol più giovedì sera
Virilità: 10
Assurdità: 10
Anti-epicità: 10
Paura della morte: 10
I più conservatori parleranno di sconfitta della costruzione dal basso (cosa che, il giovedì, accade spesso e volentieri), ma i sognatori parleranno invece di miracolo: è questo il gol perfetto? Forse poteva essere più perfetto solo se Dessers se la fosse cavata con un singolo tocco invece che due, ma insomma, quisquiglie. La cosa più bella di questo gol è il tempo prima del fischio d’inizio, quando i calciatori saltellano sul posto, pensano a cosa devono fare, cercano di accendersi. Pensano al futuro e invece è il presente a fregarli: un passaggio indietro, un altro passaggio indietro, un passaggio indietro e poi la frittata: un passaggio indietro, certo, ma troppo corto. Se il Marsiglia fosse stato un brutto aforisma, sarebbe stato «Mai tornare indietro, neanche per prendere la rincorsa».
Domenico Tedesco viene alla comunione di tuo cugino
Domenico Tedesco, c’è un po’ di Italia in queste semifinali di Europa League. Nato a Corigliano-Rossano, cresciuto nel Circondario di Esslingen (Stoccarda, più o meno, la geografia della Germania non è semplice), Tedesco incarna lo spirito più analitico dei laptop trainer tedeschi e l’anima più conservatrice degli ipertattici italiani. Cosa vuol dire questo? Non lo so, era tutta un’introduzione per arrivare a parlare dei suoi outfit nelle ultime partite di Europa League, abbigliamento elegante che dimostra quanto ci tiene alla competizione, ma di quel tipo di eleganza un po’ ingessata, tipica di chi deve partecipare a delle funzioni religiose che coinvolgono dei ragazzini nel nostro paese.
All’andata contro l’Atalanta
Bel cappotto.
Al ritorno contro l’Atalanta
Forse non si aspettava quel caldo a Bergamo, comunque impeccabile: scarpe da tennis bianche appena uscite dal pacco Amazon, pantaloni neri, camicia alla coreana bianca infilata nei pantaloni, velo di barba di quelli che sembrano disegnati. Se fossimo una di quelle rubriche di moda un po’ snob diremmo che è un look “un po’ troppo cameriere”, ma alla fine i camerieri sono una delle migliori figure di questo paese, quindi perché sarebbe un problema?
Ieri contro i Glasgow Rangers
La semifinale richiedeva uno sforzo maggiore, anche perché a Lipsia deve fare fresco la sera. Tedesco ha scelto un look total black, un po’ intellettuale, con la maglia a collo alto, un po sportivo, con il taglio della giacca piuttosto sportivo. Non mi ricordo cosa dice il galateo, se quando si sta in piedi la giacca deve essere tenuta abbottonata o sbottonata, io, per esempio, la tengo abbottonata, ma non vorrei mai essere il vostro riferimento per quanto riguarda lo stile.
La rovesciata di Jarrod Bowen
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In uno dei replay si vedono gocce d’acqua piovere dalla traversa, umidità di Londra scossa dalla rovesciata di Jarrod Bowen, un gesto atletico più compatto che estetico. Un gol avrebbe fatto crollare lo stadio, il pareggio in una semifinale europea acciuffato così, ma la fortuna non era dalla parte di Bowen ieri, che già aveva preso un altro palo. Bowen è una di quelle storie che ogni tanto partorisce il calcio inglese: cresce nel Hereford, un piccolissimo club soprannominato The Bulls per via della pregiata razza bovina della zona. Nel tempo libero lavorava alla fattoria del nonno, nei campi di patate soprattutto. Nel 2014 esordisce in quella che gli inglesi chiamano - non senza ironia - Non-league, ovvero il calcio non professionistico. Poi la svolta, grazie all’Hull City che decide di investire 50 mila sterline su di lui, parcheggiandolo per due anni nel suo settore giovanile, poi, nel 2018 l’esplosione in Championship (54 gol in tre anni), fino a farsi notare dal West Ham, che a gennaio del 2020 lo ha acquistato per 25 milioni di sterline. Ieri, a 25 anni, ha giocato da protagonista una semifinale europea.
Cose che accadono solo il giovedì
Anche ieri i tifosi sono stati la cosa migliore del giovedì sera. Sarà ridondante, ma anche a confronto con le meraviglie tattiche della Champions sugli spalti non c'è partita.
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Ci vediamo tra meno di una settimana.