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→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
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Marco D'Ottavi
Il bello del giovedì sera 2024 vol. 3
27 ott 2023
27 ott 2023
Tutto il meglio da due coppe dove non esistono fuori onda.
(di)
Marco D'Ottavi
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IMAGO / Branislav Racko
(foto) IMAGO / Branislav Racko
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Conosci la tua squadra del giovedì sera: Aberdeen

Un tempo la ricchezza di Aberdeen era la pietra. Il granito estratto dalle cave, dal color grigio argento. Aberdeen è diventata “la città d’argento”. Poi il tempo affumica il granito, lo scurisce, lo manda verso il nero, il petrolio. Negli anni ’70 vengono scoperti dei giacimenti petroliferi e il destino della città cambia e tutto ad Aberdeen inizia a ruotare attorno al petrolio. Il reddito medio per abitante diventa quasi il doppio della media nazionale, il tasso di disoccupazione la metà. Aberdeen diventa “la capitale europea dell’energia”. Eppure se si gira sul lungomare c’è sempre odore di fish n’chips, si spara alle lattine e i ragazzi spacconi hanno un accento duro. Aberdeen non si è montata la testa. Immaginate se Dubai fosse stata costruita da una solida e polverosa working class britannica. Aberdeen è nato come un villaggio di pescatori e la sua mentalità è rimasta quella di un villaggio di pescatori - anche se pesca oro nero e non pesci.Più che la scoperta del petrolio, il senso di una nuova era ad Aberdeen lo ha dato l’arrivo del profeta Alex Ferguson, che nel 1980 si siede sulla panchina della squadra locale. Viene da una famiglia della classe operaia, il padre era un manovale nei cantieri navali. Lui si vestiva con degli abiti di taglio grosso, aveva sempre il chewing gum in bocca. Aveva la durezza dell’uomo militare, l’allegria stralunata del serial killer. Poteva comportarsi con te da padre o da aguzzino. Ti leggeva l’anima: se quella era a posto allora si poteva filare d’amore e d’accordo. Sapeva vestirsi in modo davvero ridicolo.

L’Aberdeen ha vinto una sola volta il campionato. Perché del resto in Scozia solo due squadre vincono il campionato e stanno a Glasgow, è così dall’alba del calcio. È dal 1961 che non vince una squadra diversa dai Celtic o dai Rangers. Ferguson ha l’aria paesano ma ha già tecniche di manipolazioni violente. Accusa la stampa di favorire le squadre di Glasgow, e anche gli arbitri. Crea un contesto in cui il suo Aberdeen è solo contro il mondo, e all’angolo sviluppa una motivazione feroce. Vince il campionato nel 1980 ed è solo l’inizio. Nel 1983 si ripete ma fa di più. In Coppa delle Coppe elimina il Bayern Monaco e in finale batte il Real Madrid per 2-1, sotto la pioggia battente di Goteborg. Segna Eric Black dopo 7 minuti. Pareggia Juanito su rigore. Il gol del 2-1, enfatico, che fa scoppiare i 10 mila tifosi al seguito, arriva con un colpo di testa di Hewitt nei tempi supplementari, su una grande azione di McGhee.

La storia dell’Aberdeen sembra cambiare per sempre, ma cambia solo finché resta Sir Alex Ferguson. L’Aberdeen torna in una dorata mediocrità, che gli permette di non essere retrocesso dal 1905. Un traguardo in parte casuale, visto che nel 2000 la squadra si è classificata ultima, evitando la retrocessione solo perché lo stadio del Falkirk non rispettava i requisiti della massima serie. Quella stagione era iniziata con l’ingaggio di Ebbe Skovdahl, il primo allenatore non scozzese della storia del club. Negli ultimi vent’anni la situazione è migliorata e l’Aberdeen ha accumulato una serie patologica di secondi posti, addirittura 4 consecutivi fra il 2014 e il 2018. L’ultima stagione l’ha chiusa al terzo posto, buono per la qualificazione europea. Dopo la sconfitta di ieri contro il PAOK il passaggio del girone sembra piuttosto compromesso. È un peccato non poter vedere più le tribune basse del Pittodrie Stadium, da ippodromo dell’800 (inaugurato, in effetti, nel 1899). Uno stadio che, come tutte le cose belle, vita umana compresa, sembra a rischio. Ci sono ià piani per la sua sostituzioni con un nuovo stadio di Aberdeen. Se vi piace l’accento scozzese, godetevi il tecnico Barry Robson dire che bisogna guardare avanti, alla partita col Kilmarnock. È stata una partita particolarmente dolore, iniziata con l’Aberdeen avanti 2-0 e finita col Paok che segna il rigore del 3-2 al 96’. Vierinha aveva pareggiato all’83’. Un tiro deviato in modo malefico. Robson si è lamentato di un mancato rigore sul 2-1, dicendo che è inconcepibile nell’epoca del VAR (un ginepraio polemico in cui si è infilato anche McCoist). Era iniziata così bene, con i tifosi dell’Aberdeen che avevano accolto la squadra con tante piccole bandierine della Lettonia.

Le migliori recensioni Google di stadi della Conference League: Pittodrie StadiumCon il Trinity Cemetery a sud, il Mar del Nord distante solo 500 metri a est e un cielo sempre plumbeo sopra la testa, pochi posti rimandano un’idea di Scozia più precisa del Pittodrie Stadium. Esiste dal 1899 e dal 1903 è il campo da gioco dell’Aberdeen, un posto sacro. Qui si vince e si perde ma non si smette mai di tifare. I posti a sedere oggi sono 20866, che per una città di 198590 persone capirete che non sono pochi. Sembra un bellissimo stadio: antico fuori, moderno dentro, con una statua di Sir Alex Ferguson con le braccia larghe all’ingresso, eppure è a rischio. Ma qui non sono i nostri occhi a giudicare, bensì quelli delle persone che hanno lasciato una recensione su Google. È la modernità bellezza e la modernità comporta i suoi problemi: il Pittodrie Stadium ha infatti due punti su Google Maps: uno da 11 recensioni e una media da 4.8, un altro da 1640 recensioni e una media da 4.2. Capite che sono praticamente due mondi diversi. Comunque, ecco le migliori, quasi tutte legate alla torta che vendono dentro lo stadio (pie in inglese, ma le recensioni sono tradotte con Google translate).

A parte il risultato, ottimo. Crostata di Pittodrie e Bovril di prima classe (5 stelle)Giornata fredda allo stand di Richard Donald. Il catering è una normale fiera del calcio, ma 3,50 sterline per una torta non ha senso (3 stelle)Le sue torte di calcio sono fantastiche (5 stelle)Il posto migliore dove andare per il tuo compleanno e una torta e Bovril oh e il fitba wi, niente male (5 stelle)Datato... deve essere aggiornato o costruito un nuovo stadio. Le torte sono comunque buone (2 stelle)Amo questo posto. Abbiamo vinto eh!!!! Ottime torte tox (5 stelle) Personale gentile, bella torta di pollo (5 stelle)Organizza la tua trasferta: KópavogurIl Breiðablik Kópavogur gioca le sue partite di Conference League a Reykjavík, allo stadio Laugardalsvöllur, ma - se siete lettori abituali di questa rubrica - avete capito che il punto qui non è davvero andare in trasferta ma imparare qualcosa. E, se anche lo fosse, la grammatica del buon tifoso imporrebbe di passare, anche solo per una breve visita, nella città che stai sfidando, anche perché è praticamente inglobata dentro Reykjavík, quindi che vi costa.Il suo nome significa letteralmente Baia della piccola foca e per arrivarci, beh: vi consigliamo di prendere la nave. Nelle isole, siamo chiari, si arriva in nave, non c’è aereo che tenga. Certo, non è comodissimo, ma vuoi mettere navigare sulle dolci acque del Mare del Nord, salpare da Hirtshals nel nord della Danimarca, costeggiare le Isole Faroe, immergersi gli occhi in una natura selvaggia e primitiva prima di raggiungere Seyðisfjörður, un porto dell’Islanda? Da lì poi siete praticamente dall’altra parte dell’isola, ma il vostro Instagram a quel punto sarà andato a fuoco (al contrario del vostro conto in banca, o della vostra vita, dato che ci vogliono 48 ore solo di nave). Una chiesa: Kópavogskirkja

Onestamente per noi italiani è difficile emozionarsi per una chiesa, visto il nostro patrimonio artistico a riguardo, ma a Kópavogur stanno così in fissa con questa chiesa dallo stile modernista, con un raffinato profilo arcuato, da averla messa anche nello stemma cittadino. Dall’esterno ha un suo candore spirituale che si nota meglio nei giorni di sole, o al tramonto. All’interno i vetri, anche loro riprendono lo stile arcuato, sono finemente colorati. Vale una visita anche solo per la vista privilegiata dalla collina. Un palazzo: Smáratorg 3

A Kópavogur c’è il palazzo più alto d’Islanda, anche se non è così alto: 77 metri e spicci. Per dire in Italia non sarebbe neanche tra i primi quaranta. Perché andarci? Perché non è che c’è molto da fare a Kópavogur, questo forse lo avrete capito. Dentro c’è un centro commerciale, e comunque i centri commerciali aiutano a farsi un’idea antropologica di un popolo e un ascensore molto veloce. Non è chiaro se in cima c’è un punto panoramico. Uno scheletro: orca A Kópavogur c'è il Náttúrufræðistofa, il museo di storia naturale. E poche cose sono più naturali dell'Islanda. Un posto fatto da sale immacolate e fredda precisione nordica. Tra un uccello imbalsamato e una spiegazione sui poteri geotermali di questa terra spunta anche lo scheletro di un'orca. E se potete vedere uno scheletro di orca, vorrete vedere uno scheletro di orca (potrebbe essere meno bello di come vi sto raccontando). Un cibo: Slátur

Ogni autunno gli islandesi lasciavano le loro fattorie e si radunavano per macellare le pecore che avevano vagato libere tra le montagne per tutta l’estate. Il sangue, il grasso e le interiora di queste povere pecore - che però avevano passato una grande estate - venivano raccolti da donne e bambini, che ci facevano lo slátur (letteralmente: macellare). Oggi ne esistono due versioni, una fatta con il sangue e una con il fegato e farle è abbastanza facile, l’importante è rimediare due litri di sangue di pecora di ottima qualità. Potete chiedere al macellaio o al vostro amico satanista. A questo punto dovete solo unirlo a un litro d’acqua, 1 chilo di farina di segale, 200 grammi di farina normale e 400 grammi di fiocchi d’avena. Per il sapore, aggiungete 2, 2 chili e mezzo di sugna di pecora. Praticamente un incubo. Qualcuno usa anche del muschio islandese, ma sinceramente non ci sentiamo di consigliarvelo. Il risultato, poi, dovete infilarlo dentro dello stomaco di pecora, chiuderlo come vi viene e poi mettere tutto a bollire. Se alla fine di tutto questo processo siete vivi: buon appetito.Gioca a… Alexander Prass o Alexanderplatz?Le regole sono semplici: delle foto che seguono, sai distinguere quali immortalano Alexanderplatz, importante piazza nella parte orientale di Berlino, e quali Alexander Prass, centrocampista austriaco dello Sturm Graz?

Risposte: 1) Alexander Press, 2) Alexander Press, 3) Alexanderplatz, 4) Alexander Press, 5) Alexanderplatz, 6) Alexanderplatz (questa facile)Che patto hanno fatto Muriel e Gasperini?«Con Muriel c'è un patto» ha detto Gasperini dopo il pareggio con lo Sturm Graz, dove molte cose sono andate storte ma non il colombiano, che ha giocato una delle migliori partite da un paio d’anni a questa parte. Gasperini e Muriel si conoscono da tanto ma non è chiaro che tipo di patto possono aver stretto. La storia è piena di patti, c’è anche un comune in Sicilia che si chiama così. Ecco alcune ipotesi di patto che potrebbero aver fatto i due.Patto di ZingoniaUn'alleanza politico-militare e organizzazione di mutua assistenza fra Gasperini e i giocatori sudamericani dell’Atalanta. È stato ispirato dal desiderio dell’allenatore di rafforzare il proprio controllo sui calciatori satelliti in contrapposizione alla NATO, ovvero un’organizzazione simile che coinvolge Scalvini, de Roon, Lookman e Zappacosta.Patto Murielotov-Gasperntrop Un semplice patto di non aggressione tra i due. Patti AtalantensiAccordi stipulati tra Gasperini e Muriel con i quali si è posta fine alla questione atalantina. A seguito di essi, Gasperini ha riconosciuto l'esistenza di Muriel e ha accantonato definitivamente ogni pretesa giuridica sul territorio di Zingonia. Ave Cesare-GateQuattromila tifosi praghesi sono scesi a Roma con un’idea nella testa: rendere omaggio al grande Giulio Cesare. Così hanno costruito un mega-striscione, corredato da maglie, con la faccia di Giulio Cesare, l’alloro e la scritta “Ave Slavia”. Un omaggio storico al grande riformatore, a colui che ha portato Roma dalla monarchia all’impero? Probabilmente sì, calcolando che Giulio Cesare apprezzava particolarmente queste terre e a lui è dedicata una statua a Olomouc. Possiamo ipotizzare che l’immagine di maschio uber-alfa di Giulio Cesare abbia una certa presa sui maschi alfa delle curve? Direi di sì.Comunque, la polizia di Roma non ha autorizzato lo striscione, su cui gli ultras lavoravano da mesi, perché ritenuto offensivo verso Giulio Cesare. Una decisione obiettivamente pazzesca. C’è una commissione storica all’interno della polizia che decide su cosa può essere ritenuto offensivo e cosa no nei confronti di un antico imperatore romano? Che rapporto dobbiamo avere con la memoria di Giulio Cesare? Rispettarlo significa che possiamo omaggiarlo solo noi romani, al massimo gli italiani altrimenti è una presa in giro?All’Olimpico entrano serenamente bandiere con simbologia dubbia, a volte para-fasciste, ma assolutamente NO bandiere che possono essere offensive nei confronti dell’impero romano - periodo storico che, come sappiamo, abbiamo particolarmente a cuore. La Curva Sud della Roma, tramite l’avvocato Contucci, ha dovuto far sapere di non ritenere offensivo lo striscione vietato per i tifosi dello Slavia. Ricordatevi di questo incredibile episodio la prossima volta che vi diranno “non si può più dire niente”.Il Kvaratskhelia dell’Europa LeagueSi chiama Otar Kiteishvili, gioca nello Sturm Graz, indossa la maglia numero 10 e sì: è un fenomeno. Nell’ultima partita della Georgia contro Cipro ha segnato da 25 metri dopo un’azione insistita di Kvaratskhelia (poi per qualche ragione ha esultato come il tennista Ben Shelton). Un mese fa, nello scontro diretto contro il RB Salisburgo, ha segnato un gol che dovrebbe vincere il Puskas. Ha ricevuto palla da posizione piuttosto defilato e ha lasciato partire un mig di potenza e precisione inspiegabili. Quella partita è stata importante per ora per lo Sturm Graz, che ora è primo in classifica.

Kiteishvili ha 27 anni quindi non è così giovane: è qualche anno che sta giocando bene ma in questo il suo rendimento sembra esploso. Forse perché lo Sturm Graz funziona sempre meglio ed è un giocatore che si esalta quando può associarsi con dei compagni altrettanto tecnici vicini. È un creatore di gioco completo, che sa dribblare, ha visione di gioco, ultimo passaggio, tiro. Ieri contro l’Atalanta è entrato praticamente in tutte le azioni pericolose della propria squadra e ha fatto questo tunnel a de Roon.

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Uno dei più bei quasi gol della storia del giovedì

La letteratura dei gol non segnati è vasta ed emozionante. Non ci riferiamo qui ai gol annullati ma a quelli non realizzati per davvero poco. I gol non segnati dopo una grande azione ci ricordano l’importanza dei dettagli, delle distanze minime, nella vita. Puoi fare tutto quello che c’è da fare, realizzare brillantemente le parti più intricate dei processi. Ma la vita (il calcio) ti richiede concentrazione finora alla fine. Roberto Baggio si era mosso bene alle spalle della difesa francese. Si era mosso con astuzia, passo felpato, aveva fatto perdere le sue tracce. La palla era difficile ma lui si era coordinato bene. Cosa avrebbe potuto fare di più. La palla è uscita di meno di un metro. Era possibile fare meglio, con un angolo di tiro così stretto?A 25 anni di distanza possiamo ancora far vagare i nostri pensieri tra l’impalpabile rimpianto e nostalgia di quel gol mai realizzato, che ci permette di fantasticare sulle possibilità che non si realizzano. Siamo il prodotto dell’accumulazione delle nostre scelte.L’equivalente del gol di Baggio del giovedì sera è quest’azione testarda di Giannis Konstantelias. Riceve palla in area di rigore e ha due avversari addosso. Allora fa un’inversione in tre tempi: interno, giravolta e difensori disorientati. L’area però sembra la stazione di Milano all’ora di punta. Arrivano altri due difensori, lui finta e viene verso il centro. Calcia a incrociare e colpisce la base del palo. Sarebbe stato il primo gol stagionale per Giannis Konstantelias, grande talento greco di vent’anni, tra i più interessanti di questo inizio di stagione.Uno dei più brutti quasi gol nella storia dei giovedì

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Spesso dal divano abusiamo del “l’avrei segnato anche io”, ma qui è impossibile non dirlo: l’avrei segnato anche io. E per “io” intendo io e te, caro lettore. Gabriel Suazo ha avuto in dono quello che ogni cristo che ha visto anche un solo minuto di calcio sogna: il pallone perfetto per segnare in uno dei più bei stadi del mondo. L’area di una porta da calcio è di 17,86 metri quadrati, praticamente come un monolocale a Milano. Questo è lo specchio di porta che aveva Suazo. Doveva solo stare attento a non colpire gli, a spanne, 1,7 metri quadrati di Alexander-Arnold. Non ci è riuscito. Così è la vita. Il gol più giovedì sera del giovedì sera Virilità: 2Assurdità: 9Anti-epicità: 9Paura della morte: 9

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Nel calcio c’è bellezza solo nell’ordine e nel controllo? O può proliferare nel caos, nella fortuna, nel caso? Prendete questo gol di Orbelin Pineda (anche il suo nome sembra entrare in questo dibattito tra ordine e caso). Se la nostra mente non fosse in grado di razionalizzare, di capire cioè che alla base qui c’è un errore pacchiano, non saremo forse davanti a uno dei più grandi dribbling della storia? Pineda va per calciare di prima di mezzo collo esterno, ma il pallone, al contrario di quello che vorrebbe il galateo, lo smozzica, lo strascica, lo colpisce male. Un errore quindi. Dall’errore però nasce la magia, il pallone ubbidisce come a regole oscure, non schizza via, prende l’effetto di una complicata teoria fisica, salta un primo avversario, poi ne salta un secondo. Un pallone che dribbla come un uomoc. Segue Pineda come fosse il suo miglior amico, mentre quello con una strana danza cerca di ritrovare l’equilibrio. Poi gli si pone docile accanto in attesa di essere spinto in rete. È un gol che racconta bene queste competizioni, un gol che vive in un confine sottile. Il calcio è bello anche per cose come queste, per l’impossibilità di controllare tutto: magari stai dominando una partita, poi arriva un Orbelin Pineda che cicca un tiro e ne esce fuori un gol assurdo. Eventi del genere succedono spesso il giovedì sera, magari non così plasticamente simbolici, ma insomma non sembra un evento deve spiegarsi da sé. Orbelin Pineda allora come maestro del caso, surfatore del giovedì sera, eroe dell’anti-epico, signore della paura di morire noi ti preghiamo. Si è sbloccato Beltran?È stata la partita più facile della stagione per la Fiorentina. Ci sta: il Čukarički era un avversario inferiore che non sta passando un buon momento. Il 6 a 0 finale evidenzia anche troppo lo scarto tra le due squadre. Per Italiano e per i tifosi è però una partita significativa, perché a risolverla è stato Beltran. Arrivato in estate dal River Plate con echi da Batistuta, le sue partite fin qui si erano divise tra cose buone e meno buone. La peggiore in assoluto era l'idiosincrasia per il gol, proprio inteso come idea considerando che finora non aveva ancora fatto un tiro nello specchio della porta. Ieri invece Beltran ha segnato al primo pallone giocabile, dopo appena 5 minuti. Certo, è aiutato dal liscio di testa del difensore - e non è chiaro quanto lui faccia fallo o usi “l’esperienza” per sbilanciarlo - ma poi l’attaccante argentino dimostra di avere buona freddezza, rientrando sul destro per eludere il ritorno di un avversario e calciare sul palo lontano. Ma è solo l’antipasto. Il momento di grazia di Beltran si concretizza tre minuti dopo. È un gol oggettivamente bellissimo, un tocco di prima che mostra una sensibilità che non è immediato associare a un centravanti che si fa chiamare “il vichingo”. È anche difficile spiegare tecnicamente come si fanno gol del genere: Beltran addomestica un lancio di 70 metri in un docile pallonetto. La palla gli atterra davanti, quindi deve colpire quasi alla cieca, dritto per dritto. Una soluzione controintuitiva, tanto che il portiere non ci pensa proprio che possa accadere una cosa così.

Poteva bastare così, ma 10 minuti dopo Beltran ha colpito la traversa dopo un bel controllo a seguire dentro l’area di rigore, poi ha fatto espellere Subotic, che forse ne aveva le scatole piene e ha provato a rompergli una tibia. Nel secondo tempo ha provato anche qualche giocata più da accademia - un tacco, un paio di filtranti - segno di buona fiducia.Dopo la partita Italiano l’ha pungolato: «Ora so come esulta». La Fiorentina in questa stagione sembra avere un problema atavico con gli attaccanti. Non è detto che questa partita l’abbia risolto, quello di Beltran rimane però un grande gol. Stop that WirtzQuesto paragrafo ha il solo scopo, politico, di invitare la UEFA a vietare la presenza di Florian Wirtz nelle competizioni del giovedì sera perché troppo superiore al contesto. Ieri contro i malcapitati del Qarabaq ha servito 3 assist e segnato 1 gol. Ripeto: 3 assist e 1 gol. Ridicolo. Vabbè, aggiungiamoci pure 6 passaggi chiave.Bisogna dire che l’esattezza organizzativa del Bayer Leverkusen gli facilita la vita. Con una struttura offensiva molto definita, che apre il campo bene in ampiezza, si spalancano i mezzi spazi in cui può navigare Wirtz coi suoi smarcamenti. Da lì, però, fa tutto lui.Wirtz è un giocatore eccezionale per quello che pensa più che per quello che fa. È la sua creatività, sono le sue idee, a renderlo speciale. Dopo 3’ aveva fatto gol, il primo della partita (il Leverkusen è una macchina offensiva: ha segnato più di un gol in tutte le partite stagionali), ma non solo i gol a renderlo speciale. È il modo in cui gioca per gli altri, più che per sé. Guardate come muove la testa, la velocità e la frequenza con cui scannerizza il campo con gli occhi e ne fa una mappatura. I momenti in cui decide di fare da sé, hanno sempre un senso. E la leggerezza e la facilità della sua corsa palla al piede è incredibile, anche calcolando il grave infortunio che ha avuto lo scorso anno.

via GIPHYSi potrebbero fare cento gif strappalacrime dalla partita di ieri di Wirtz. Per accorgervi della purezza della sua tecnica, guardate come gira il suo corpo in corpo per ricevere orientato, la dolcezza poi nel primo controllo e la velocità del passaggio. Sembrano cose semplici ma beh, non lo sono.

via GIPHYQuanti giocatori al mondo sono capaci della sensibilità tecnica richiesta da questo passaggio filtrante?

via GIPHYSta creando una società interessante con Grimaldo, come si è visto nel secondo gol del Leverkusen, dove si vede la sua capacità di calibrare le sue corse, la precisione delle letture dei tempi dell’assist, che lo accomuna a un altro grande genio tedesco come Thomas Muller.

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Cose che accadono solo il giovedì E chiudiamo con una rubrica che non solo può accedere ai vostri conti correnti, ma puo accedere alla vostra anima, in quell’anfratto oscuro dove nascondete le vostre debolezze. Lì, in quella specie di sottosopra del vostro inconscio si trova questa cazzo di rubrica. La Conference League ma che schifo dai (scusate, ma questa è rubrica-verità)

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La Conference League ma c'è uno dietro la siepe

L'Europa League ma uno lì in basso a sinistra si è scordato come si cammina

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Ci si vede dai, non facciamo che ci perdiamo di vista.

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