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Marco D'Ottavi
Il bello del giovedì sera 2024 vol. 2
06 ott 2023
06 ott 2023
One rubrica, two cups.
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Marco D'Ottavi
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Conosci la tua squadra d’Europa League: Olimpia Lubiana

Nel 2005 l’Olimpia Lubiana compiva 60 anni e ha pensato bene di festeggiare fallendo. Non c’erano soldi per pagare staff e giocatori. Succede a tantissimi club al mondo, e oggi che l’Olimpia l’Olimpia Lubiana gioca la Conference League, penserete voi, quel club è riuscito a riformarsi. Invece il legame tra l’attuale Olimpia Lubjana e quello fallito nel 2005 è puramente simbolico. Ci sono i colori, una parte del nome, uno stemma leggermente rivisitato. Legalmente, però, non c’è alcun legame, e l’Olimpia Lubiana non possiede il palmares precedente. Allora si può chiamare ancora Olimpia Lubiana? Cos’è che rende un club veramente un club?Per il resto stiamo parlando di un immaginario tipico sloveno: un paese dall’estetica medievale e naturalistica declinata però con molte consonanti e una certa influenza austro-ungarica. Una specie di Irlanda incastrata al centro d’Europa, alle porte dei Balcani, ma anche dell’Austria.Nello stemma dell’Olimpia Lubiana un drago troneggia su una torre. È lì adagiato come un cane da guardia, un collie. Ma perché?Vuole la leggenda che Lubjana sia stata fondata da Giasone, di ritorno dal suo giro alla ricerca del Vello d’oro. Attracca la nave su un lago, e su questo lago ci trova un drago. Giasone affronta questo drago e lo sconfigge, facendolo trascendere a simbolo della città nascente. Il dragone finisce nello stemma della città, sulle armature, sugli scudi dell’esercito. Inizialmente con scopi terroristici: fare paura ai nemici, e poi in modo più sottile, sopra la torre, a difendere la città, con la lingua biforcuta di fuori e lo sguardo da rettile, da fiera medievale. Al centro di Lubiana corre il ponte dei draghi, con 4 mostri ai suoi angoli.Da dove nasce questa ossessione per i draghi? Perché, ancora oggi, uno dei nostri prodotti culturali più importanti è basato SUI DRAGHI?Secondo l’antropologo David E. Jones il mito del drago nasce dalla nostra innata, profondissima, paura per i serpenti, introiettata in quel periodo oscuro in cui siamo differenziati dai primati. Studiando il Bestiario medievale di Heek Cordonnier (pubblicato in Italia da Einaudi) è importante notare che mentre col tempo l’immagine del drago ha assunto la forma di un grosso rettile alato, durante il medioevo era più frequente associare il drago a un serpente. Il termine “drago” nella bibbia è quello più spesso usato per designare le figure diaboliche del serpente biblico. L’essere per eccellenza fra la terra e l’inferno.Il drago è il peccato, è il richiamo del male. Più che in Slovenia, lo trovi ritirato nelle più oscure grotte dell’India, o dell’Etiopia. Nell’apocalisse di Giovanni si scrive «E il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo e il Satana e che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli». Il drago, come il diavolo, viene dal cielo ma è stato rigettato nelle profondità della terra, o sugli stemmi delle squadre di Conference League.Spesso il drago compare per annunciare un evento del futuro, un presagio. Chissà se qualche giorno fa un drago è comparso a qualche giocatore dell’Olimpia Lubiana per annunciargli la sconfitta casalinga contro lo Slovan Bratislava.I migliori tifosi della settimana

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Quelli dell'HJK ad Aberdeen. Organizza la tua trasferta: CzestochowaSottovalutiamo la Polonia? Tantissima storia dell’Europa passa da qui ma noi preferiamo dedicare il nostro tempo libero per le vacanze a spiagge bianche, città pettinate oppure allo shopping. Czestochowa invece è neve e fango, sangue e cariche a cavallo. Una città scolpita nelle tragedie dell’uomo, dove Dio e il Capitale hanno convissuto. È una città perfetta per una trasferta: un piccolo centro storico, birre a buon mercato, strade lastricate. Per arrivare ci sono molte possibilità, noi ovviamente consigliamo la macchina, per fare come in quel film di Verdone o comunque avere la possibilità di viaggiare prima di tutto con gli occhi, attraversando frontiere, incontrando civiltà. Da Roma sono 16 ore ma da Venezia appena 11, praticamente una passeggiata. Una statua: Giovanni Paolo II

Se vi piacciono le statue particolarmente grandi e bianche non potete perdervi questa statua grande e bianca di Giovanni Paolo II, fino a prova contraria la più grande statua di Giovanni Paolo II mai realizzata. È alta poco meno di 14 metri (quella in Cile arriva solo a 12 metri) e spiega abbastanza bene da sé l’amore del popolo polacco per Karol Wojtyla. A costruirla è stato Leszek Lyson, convinto che Giovanni Paolo II l’avesse aiutato a salvare suo figlio dall’annegamento durante una vacanza in Croazia.Per qualcuno rappresentare un Papa così umile con una statua così grande è di cattivo gusto, per qualcun altro le dimensioni e il suo candore lo fanno sembrare piuttosto l’uomo marshmallow di Ghostbusters. Certo è che non si può rimanere indifferenti davanti a una cosa del genere e la grandezza delle sue opere è storicamente un modo con cui l’uomo ha cercato di avvicinarsi a Dio. Se voi, più umilmente, volete avvicinarvi alla statua, potete lasciare la vostra auto nel parcheggio Złota Góra e proseguire lungo la cima di una vecchia cava. Da lì seguite il sentiero a sinistra e in discesa da dove raggiungerete un parco in miniatura abbandonato. A quel punto per raggiungere la statua è un attimo. Una Madonna: Czarna Madonna

Forse avrete intuito che il tema religioso è caro ai polacchi e il motivo per cui Czestochowa è così conosciuta nel mondo è la presenza della Vergine Nera, un’icona che si trova nel Santuario di Jasna Góra. Secondo la tradizione, questa icona sarebbe stata dipinta da San Luca, che conoscendo la Madonna ne avrebbe dipinto il vero volto. Nel 1430, durante la guerra degli Ussiti, è stata colpita con un’ascia e dopo avrebbe iniziato a perdere sangue, sangue vero (gli sfregi sono visibili ancora oggi). La Madonna nera ha sempre avuto una grande importanza simbolica per i cristiani polacchi (rappresenta la loro terra) e per quelli di tutto il mondo, e infatti è una importante meta di pellegrinaggio per tutti i credenti. Ma non è solo un simbolo cristiano: nella tradizione Vudù, invece, la Madonna Nera rappresenterebbe Erzulie Dantor, il più importante spirito guida della famiglia Petro. Il culto sarebbe nato quando alcune milizie polacche inviate da Napoleone Bonaparte a sedare la Rivoluzione haitiana riportarono in patria due copie dell'icona direttamente dall'isola caraibica. Un piatto: la Wodzionk

Già che siamo umili e devoti, cosa c’è di più umile di una zuppa di pane? La Wodzionk, obiettivamente, sembra quasi uno scherzo, ma forse dovremmo metterci nei panni delle casalinghe della Slesia nell’800. Questa zuppa si fa così: prendi del pane raffermo (più raffermo è meglio è) e fallo a pezzi. Mettilo in un coccio e poi grattaci dentro dell’aglio. Quanto aglio? Tanto aglio. Abbiamo quasi finito, manca solo l’ingrediente più importante: lo strutto. Prendi due bei cucchiai di strutto e fiondaceli dentro come se fosse la cosa più buona al mondo. Non lesinare con lo strutto, l’inverno sarà lungo e freddo. Fatto questo devi solo aggiungere dell’acqua - solo acqua mi raccomando - che hai fatto bollire a parte. Sala, pepa, spezia a piacere e ci siamo: zuppa di pane e strutto per tutti.3 capi d’abbigliamento che starebbero bene a Giorgio Scalvini mentre si dirige al centro d’allenamento di Zingonia come se stesse andando a Piazza AffariDoppio petto

Un bel cappotto doppio petto con cui viene facile immaginarlo anche al centro della difesa. Una grande impressione di solidità generale.Cappello da baseball basic

Un semplice ma elegante cappello Loro Piana da 850 euro. Il capello preferito anche da Kendall, perfetto visto che per Gasperini Scalvini è senz’altro il suo “numer one boy”.Abito Zegna

Taglio leggero ed elegante per questo abito in Lana Trofeo ottimo per tutti i giorni che Dio (Percassi) manda in terra. Un bello stufato di ghiro? Perché no, la caccia è aperta (chiediamo scusa ai vegetariani per questo paragrafo) Parliamo di giovedì sera, parliamo quindi di Slovenia, di piatti poveri e strani che i pastori delle valli cucinano da secoli. Parliamo di ghiro. Un animale dolcissimo, molto tenero, col muso e le zampe rosa e una tendenza molto pucciosa a dormire tutto il giorno. Fin nell’antica Roma, però, il ghiro si mangia. I romani costruivano dei grossi recinti detti glirarium dedicati all’allevamento dei ghiri. Quando c’era una grossa cena i romani preparavano i loro ghiri, li mettevano all’ingrasso. Li buttavano dentro grossi otri d’argilla e li riempivano di castagne, noci e ghiande. Sia chiaro: nessuno di noi ucciderebbe mai un piccolo ghiro, però siccome qui facciamo anche informazioni sappiate che in Slovenia pochi giorni fa, il primo ottobre, si è aperta la caccia al ghiro. Si chiude a fine novembre, se volete organizzare una gita autunnale. In Slovenia il ghiro è parte fondante della tradizione culinaria, specie nella regione di Kocevje. Lo spezzatino di ghiro è un piatto tipico, ma lo chef Bine Volcic ha nel suo menù anche un sofisticato ghiro glassato.Una poesia per Pepe Reina

Le migliori recensioni Google di stadi della Conference League: Stadio Fadil Vokrri Solitamente sono contrario all’obbligo per le squadre di giocare queste competizioni in stadi più pettinati dei loro, però oggettivamente portare la Conference League allo Stadiumi i qytetit tone, lo stadio dell’FC Ballkani, uno stadio da 1500 posti a sedere, sarebbe stato troppo. Inoltre su Google questo stadio a due recensioni, una da 5 stelle e una da una stella, per una media di 2.5 stelle. L’FC Ballkani giocherà invece le sue partite al Fadil Vokrri di Pristina, dove gioca anche la Nazionale. È uno stadio da 13500 posti, appena ristrutturato, situato nella parte sud della città. Forse non ha una grande anima, o storia, ma ha una media di 4.5 stelle su 389 recensioni. Ecco, come al solito, le più interessanti. Orrore e disastro. Terra desolata calpestata invece di prato, miseria elettrica che cade invece di illuminazione . Campo non idoneo . Servizio organizzatore 0. Mai più (1 stella - tradotto con Google) Emozionante Rumoroso (4 stelle) Abbiamo scattato una bella foto qui e abbiamo un bel ricordo (5 stelle)

La foto.

Stadio di ogni lutto più terra che erba guai alla tua nazione (1 stella - tradotto con Google) Purtroppo lo stadio era chiuso ma dall'esterno sembra molto bello (5 stelle) uovo (3 stelle) Ci sono stato l'ultima volta nel 1999, allora non era un bel posto, credo che adesso sia meglio! (1 stella)Un bellissimo video di Josè Mourinho con D’Alessio della Roma

Niente da commentare, solo guardare e amare.Il gol più giovedì sera del giovedì sera Virilità: 4Assurdità: 9Anti-epicità: 9Paura della morte: 0

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Nelle sue prime uscite il giovedì sera è la tomba dei portieri. In nessun posto si accumulano tanti errori e tanto pacchiani per degli esseri umani progettati per non fare errori. È alla base di questa rubrica, che nasce per celebrare la vita ma che ha finito per cantare la morte. Guardate la faccia di Peter Vindahl Jensen nel momento in cui capisce che il pallone l’avrebbe scavalcato, una smorfia che è più accettazione del mondo che non dolore o vergogna. Vindahl è uscito per bloccare il pallone con le mani, ma l’area di rigore - come tutte le cose - finisce. Non lo sa Vindahl? Dovrebbe saperlo: la scorsa stagione ha giocato a Norimberga. Poi tocca al pallone fare la parte dello spirito birbante, come se questa fosse una commedia di Shakespeare - e non venitemi a dire che non lo è. Dopo il rimbalzo questo poteva finire ovunque: sulla faccia di Vindahl, sul suo petto, schizzare via lontano. Invece atterra proprio dove non dovrebbe, o forse sì, nel punto peggiore per la vita di questo povero portiere danese. Gli sbatte sulla spalla, protesa da Vindahl - nel modo inutile in cui si può protendere una spalla - per cercare di non farlo passare. Gli sbatte sulla spalla e passa oltre, si aggiusta, per l’arrivo di Assane Diao. Assane Diao ha 18 anni e un futuro luminoso davanti a sé. È il rovescio della medaglia di questa storia, la vita che si contrappone alla morte. È nell’umiliazione con cui passa all’interno mentre Vindahl lo cerca all’esterno che si risolve questo gol, che la paura della morte viene sconfitta. È un gol che nasce per raccontare la morte, ma che finisce per celebrare la vita: è un gol dell’Europa League. Fratelli, non coltelliIeri Liverpool-Saint Gilloise non era solo una di quelle partite del giovedì in cui Davide incontra Golia, ma era anche la partita dove si incontravano, affrontavano, Alexis Mac Allister e Kevin Mac Allister, uno centrocampista del Liverpool, l’altro difensore del Saint Gilloise (anche loro una versione minore di Davide e Golia, ma fratelli). Come sono le sfide tra fratelli? Se il sangue pesa più dell’acqua è anche vero che la rivalità può essere addirittura più meschina quando sibila dentro la famiglia. Alexis e Kevin però sembrano due persone in pace con la vita, senza invidia o odio reciproco. I due si sono ritrovati prima del fischio d’inizio, con Kevin che ha passato a Alexis il suo matero (prima o poi scriveremo un longform sul rapporto tra calciatori argentini e mate) mentre chiacchieravano amabilmente in un Anfield che andava riempiendosi.

Alla fine ha vinto Alexis, entrato nel secondo tempo, ma a nessuno dei due è sembrato importare. Dopo la partita si sono fatti intervistare insieme tra larghi sorrisi e pacche sulle spalle, dicendo cose smielate come «è qualcosa che non dimenticherò mai», «tutta la famiglia sarà orgogliosa». L’ultimo atto è stato farsi una foto insieme, anche col padre Carlos, calciatore anche lui e che ha pianto durante la partita. «Mio padre sa che vuol dire» ha detto Alexis, «anche nostro zio era calciatore», il che - se ci pensate - passa dalla casistica curiosa quasi al nepotismo (considerando che esiste anche un Francis Mac Allister, fratello di Alexis e Kevin, e calciatore del Rosario Central siamo quasi alla mafia). Sapresti distinguere Nordin Amrabat da Sofyan Amrabat? Sofyan Amrabat forse te lo ricordi: centrocampista della Fiorentina in prestito al Manchester United. Anche lui ha un fratello e un fratello calciatore: Nordin Amrabat, centrocampista dell’AEK Atene, ieri in campo nell’1-1 con l’Ajax, una delle partite più combattute e divertenti di questo turno. La peculiarità dei due è che - senza essere gemelli - si assomigliano tantissimo. E allora oggi giochiamo a “Sapresti distinguere Nordin da Sofyan?” 

(Dovete scorrere nella galleria)

1 Nordin, 2 Nordin a destra, Sofyan a sinistra, 3 onestamente non saprei dirlo, 4 Sofyan a sinistra, Nordin a destra o forse il contrario, 5 a destra Sofyan versione calciatore a sinistra Sofyan versione professore di matematica (oppure e Nordin, non lo so: questo quiz è stato un disastro). Giocatore più giovedì sera - Vito Mannone Quanto ci abbiamo creduto: 9 Quanto è stato realmente forte: 7 Quanto è caduto in disgrazia: 9 Quanto sembra depresso: 9A 17 anni l’Arsenal lo tirò via dalle giovanili dell’Atalanta per portarlo a Londra. Pagò 500 mila euro per il disturbo: era il 2005. Quasi vent’anni dopo Mannone si è infilato i guanti ed è uscito ai 5-6 gradi della prima sera di Tórshavn, capitale delle Far Oer, per difendere la porta del Lille contro il Kì. Le orecchie grandi, la mascella squadrata di chi ne ha viste tante.

In mezzo c’è stata più che una vita. Mannone, portiere-vagabondo, eroe minore per eccellenza. La sua italianità, il passaggio all’Arsenal, un senso di predestinazione che forse non c’era ma gli abbiamo affibiato noi. Doveva essere forte Mannone? Chi lo sa. Quello che resta è una carriera rapsodica nel vero senso della parola: Inghilterra, Stati Uniti, Danimarca, Francia. Squadre davvero improbabili: Hull City, Reading, Sunderland, Minnesota UTD, Esbjerg, Monaco, Lorient, ora Lilla dove è arrivato per fare il secondo. «Sono italiano ma è come fossi uno straniero» ha detto una volta. Ieri, a 35 anni, è tornato a giocare in Europa a distanza di oltre dieci anni, quando aveva racimolato qualche presenza in Champions con l’Arsenal. La Conference League, c’è da dire, gli sta proprio bene addosso: Mannone indossava una accesa divisa gialla e aveva lo sguardo triste di chi si chiede se davvero ne sia valsa la pena. Ha fatto una parata in 90 minuti, tenuto la porta inviolata, almeno fino al prossimo giovedì di coppa, se conta qualcosa. Power Ranking delle cose più assurde successe durante Besiktas-Lugano Onestamente ieri è stato un giovedì un po’ fiacco a livello di surrealismo. Besiktas-Lugano, però, è stata un concentrato di cose assurde, cose che - di solito - finiscono in questo pezzo. Abbiamo scelto le migliori 9, ma potevano essere anche di più.9) C’era Salih Ucan in campo Qualcosa che ci stupisce sempre. 8) L’allenatore del Lugano si chiama Mattia Croci-Torti Mattia Croci-Torti è di Chiasso, eccellenza di quello strano e poco conosciuto lembo di terra che è la Svizzera italiana. «Non sono qui per visitare Istanbul» aveva detto prima della partita ed effettivamente non credo abbia avuto il tempo (ma tornaci Mattia, è una città bellissima). 7) Questo striscione per Vincent Aboubakar

Vincent Aboubakar, probabilmente il giocatore più forte di questa Conference League, sicuramente il più fico (ieri sera - per quanto inutili - due golletti). 6) Le grandi dimissioni nel Besiktas La rimonta del Lugano ha portato alle dimissioni dell’allenatore del Besiktas e subito dopo a cascata quelle della dirigenza. Da oggi, quindi, è un nuovo giorno per il club turco ed è tutto merito - o colpa - della Conference League. 5) Un tifoso del Besiktas per protesta è salito SOPRA il tetto dello stadio

4) Altri nomi buffi dei giocatori del Lugano Allan Arigoni, Jonathan Sabbatini, Gianluca Pizzagalli, Steven Deana.3) La maglia del Lugano

Onestamente una delle maglie più strane e inspiegabili che abbia mai visto. Lo sponsor è Lugano's plan B, dove la B è la B di Bitcoin e il piano B è un piano della città di Lugano per e cito dal loro sito "un’applicazione della blockchain e di Bitcoin su larga scala in città con impatto positivo su tutti gli aspetti della vita quotidiana dei cittadini di Lugano". Svizzeri, eh!? 2) La rimonta in sé All’81esimo il Lugano perdeva 2 a 0, al 89esimo vinceva 3 a 2. Non è la prima rimonta sotto di due gol in pochi minuti nella storia del calcio, ma quante volte succede che a farla è la squadra notevolmente sfavorita? Croci-Torti l’ha chiamata «La partita più pazza nella storia del FC Lugano», mentre il Lugano stesso l’ha paragonata come blasone a quando nel 1995 vinsero a San Siro eliminando l’Inter in Coppa Uefa. Al fischio finale i giocatori del Lugano sono stati applauditi anche dai tifosi del Besiktas. 1) Questo autogol

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La rimonta si è compiuta grazie a questo autogol, dove tutto è così assurdo da diventare la normalità. Grgic calcia fortissimo ma fuori, Bailly viene colpito in pieno in faccia e - in maniera inconscia - accompagna la palla verso la rete, il portiere che muove le braccia da scemo in ritardo e poi continua il suo movimento fino a portarsele sopra la testa, Bailly che intanto casca a terra come svenuto, l’immagine che sfuma verso Şenol Güneş sconsolato. La prima guerra scatenata dalla Conference League?

Dopo la partita tra AZ e Legia Varsavia, i giocatori del Legia Varsavia stavano provando a uscire dallo stadio ma sono stati attaccati dalla polizia olandese in tenuta antisommossa. Il susseguirsi degli eventi non è chiarissimo, ma ha portato all’arresto di Radovan Pankov e Josué, due calciatori. Il caso è diventato - come si dice - un caso internazionale: «Ho ordinato al Ministero degli Esteri di intraprendere azioni diplomatiche urgenti per verificare gli eventi della scorsa notte» ha detto il primo ministro polacco Morawiecki. I due giocatori hanno passato la notte in custodia e poi questa mattina sono stati lasciati liberi. A livello diplomatico, però, ancora si bisticcia, dopotutto gli olandesi non sono tipi da mettersi a conciliare. Al momento non è certo cosa può succedere, trattandosi di Conference League potrebbe succedere di tutto. Se dovesse scoppiare una guerra, vi faremo sapere nella prossima puntata (probabilmente dal fronte). Che tatuaggio è?

Ecco una nuova rubrica che probabilmente vivrà solo un giorno, come le rose e come tutte le più belle cose. Vladimir Weiss forse ve lo ricordate: doveva essere forte, è passato al Pescara, oggi gioca allo Slovan Bratislava. Ieri al 27esimo si è presentato sul dischetto per calciare un rigore e abbiamo potuto vedere meglio quello che dovrebbe essere il suo ultimo tatuaggio (Weiss ne ha molti, tra cui una rasoio a mano libera con le lettere RTID, che sta per Rangers Till I Die)(Weiss ha giocato una stagione per i Glasgow Rangers). Se la scritta Viktoria può essere per la figlia, la moglie, la madre o comunque affari suoi è più curiosa quella che spunta sotto l’orecchio, nella zona spesso riservata al tatuaggio delle “labbra”. Che cos’è quella roba?

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