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Il bello del giovedì sera 2023 vol. I
09 set 2022
Le uniche competizioni che si sono svolte a cavallo tra una monarca e il successore.
(articolo)
22 min
(copertina)
David S. Bustamante/Soccrates/Getty Images
(copertina) David S. Bustamante/Soccrates/Getty Images
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Power ranking delle parate di Pāvels Šteinbors tra il 29' e il 35'

di Fabrizio Gabrielli

Pāvels Šteinbors è il portiere titolare della Nazionale lettone. Ha 36 anni, la faccia da panettiere facinoroso e una carriera da giramondo che l’ha visto passare per la Championship inglese, il campionato sudafricano, Cipro e la Polonia.

Quest’anno ha fatto ritorno in Lettonia, dove non giocava da dieci anni, per difendere la porta del Rigas Futbola Skola, cioè la squadra che a sorpresa ha fermato la Fiorentina sul pareggio in casa. Gran parte dei meriti è di Pāvels, che si è reso protagonista di quattro parate pazzesche nel giro di cinque minuti, quel tipo di combo che frantuma le certezze di ogni attacco ben organizzato, figuriamoci quelle del duo Cabral-Ikoné.

1) 34’, a valanga su Cabral

Arthur Cabral non è mai stato sinonimo di spietatezza, né di freddezza da quando è a Firenze (al contrario con il Basilea si era mostrato un cecchino anche in Europa). Al 34’ Pāvels Šteinbors gli ha già negato il gol almeno due volte, distendendosi sul fianco e respingendo il pallone a mani giunte, come abbiamo visto. Qua lo slancio di soggezione è ancora più massivo: gli si getta incontro con i piedi, dando quasi l’impressione di volerlo fagocitare.

2) 29’, dopo un rimbalzo

Ok, non è una parata eccezionale ma neppure facilissima, perché il pallone gli rimbalza davanti alla faccia, quando è già in tuffo, solo pochi centesimi di secondo prima che riesca a respingerlo con le due mani.

3) 30’, ancora dopo un rimbalzo

Ancora una volta: niente di stilisticamente annichilente, ma quel tipo di respinta che, così a stretto giro, ti fa suonare nel cervello le trombe frustranti dell’inaccessibilità.

4) 35’, con la mano di richiamo

Una parata, come si dice, più scenografica che davvero necessaria: un colpo di reni, però, esteticamente apprezzabile forse proprio perché inatteso, insospettabile.




The Queen is dead

Ieri Europa League e Conference League hanno ospitato anche il lutto per la morte della Regina Elisabetta II, un momento che rimarrà nella storia. A San Gallo, prima del secondo tempo della partita tra Zurigo e Arsenal è stato osservato un minuto di silenzio. Qualcuno ha fischiato. Più emotivo, ovviamente, è stato quello dello stadio del West Ham. I tifosi inglesi hanno intonato spontaneamente l’inno God save the Queen per l’ultima volta visto che con l’ascesa al trono di Carlo III diventerà God save the King.

La risposta irlandese, da parte dei tifosi dello Shamrock Rovers, è stato il coro “Lizzie’s in a box la la la la la”.




Osservatorio Cristiano Ronaldo in Europa League

Benvenuti all’Osservatorio Cristiano Ronaldo in Europa League, un osservatorio nato in collaborazione tra la UEFA, L’Ultimo Uomo e il Museo Cristiano Ronaldo di Madeira. Cioè, noi intanto lo facciamo, poi sentiamo la UEFA e il fratello di Cri che gestisce il museo. Se è ancora lui che lo gestisce, dobbiamo informarci.

Insomma, Cristiano Ronaldo ha giocato la sua prima partita in assoluto in Europa League ed è morta la Regina Elisabetta, è un caso? Ok questa battuta si può fare su qualsiasi cosa. Qui però c’è tutta la questione della sovranità per scelta divina che riguarda anche Cristiano Ronaldo, scopertosi mortale, comune, un pomeriggio di settembre, nel pieno dei suoi trentasette anni, quando prima del fischio di inizio si è reso conto di due cose:

Che quella era solo la seconda volta in stagione che ten Hag - che quando ha iniziato ad allenare lui aveva già vinto un Pallone d’Oro, due Scarpe d’Oro e una Champions League - lo metteva in campo dall’inizio della partita.

E poi che quel tizio con la testa fasciata che stava battendo il calcio d’inizio si chiamava Umar Sadiq. Se gli avessero detto, anche solo un anno prima, che avrebbe giocato in una competizione internazionale contro Umar Sadiq, Cristiano Ronaldo non ci avrebbe creduto.

Forse per questo ha dato grande importanza al minuto di silenzio in onore della defunta regina, la sovrana più longeva della storia dopo Luigi XIV, e ormai lo avete capito da soli cosa gli frulllava in testa, perché se anche il suo regno a un certo punto era finito non è che, non è che prima poi finirà anche quello di Cristiano Ronaldo?

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Un Ronaldo più sciatto del solito, con la barba meno curata, la basetta - questo è francamente incredibile - leggermente bianca.

Quando la partita inizia Cristiano Ronaldo come sempre scoppia dalla voglia di mettere la palla in rete, il che è un bel messaggio ai bambini di tutto il mondo. Ma i compiti di questo osservatorio vanno oltre l’affetto indiscutibile e universale che proviamo per questo pezzo di storia del calcio ambulante, dobbiamo purtroppo prendere nota del suo declino in maniera il più oggettiva e scientifica possibile.

Va detto che il contesto in cui Ronaldo ha esordito in Europa League era del tutto accettabile. All’Old Trafford, contro una squadra più che dignitosa come la Real Sociedad. Ten Hag lo ha tenuto in campo tutta la partita, l’arbitro gli ha annullato un gol e la Real Sociedad ha vinto 1-0, gol di una nullità qualsiasi che ha avuto l’onore di condividere il campo con lui. Ronaldo ha chiamato spesso palla alzando il braccio, ogni tanto Diogo Dalot, portoghese, ha alzato il braccio per lui, indicando ai compagni non portoghesi che dovevano cercare di passargli la palla. Al 35 minuto l’arbitro gli ha annullato un gol per un fuorigioco su cui con un po’ di prospettiva e senza tecnologia si sarebbe anche potuto chiudere un occhio.

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Lo sguardo diabolico di Cristiano dopo che gli hanno annullato il gol.

Ma se in occasione di quel gol Ronaldo ha mostrato di essere ancora Ronaldo, andando a prendere la palla in cielo e schiacciandola con sufficiente forza da rendere nullo l’intervento del portiere (che riesce a toccarla ma non a toglierla dalla porta), dobbiamo segnalare altre occasioni in cui il confronto mentale tra il Ronaldo che è stato e quello che è si è fatto doloroso.

Minuto 13.30

Un passaggio forte di Dalot per Fred si trasforma in un lancio in profondità per Ronaldo (o forse era un lancio per Ronaldo che passava, nella testa di Dalot, attraverso il corpo di Fred). Ronaldo ha un paio di metri di vantaggio sul difensore che lo segue e che un tempo avrebbe trasformato in cenere con una delle sue accelerazioni da cigno che corre sul pelo dell’acqua. Il difensore in questione, Ariz Elustondo, ha nove anni meno di lui. Ronaldo corre leggermente verso sinistra, Elustondo lo recupera al limite dell’area e Ronaldo sterza verso destra con un colpo di tacco, tipico di Ronaldo. Elustondo allarga una mano come un uomo trasportato da un fiume in piena che prova ad aggrapparsi a una radice. Dietro a loro però arriva, a una velocità che fa sembrare i movimenti di Ronaldo al rallenti, Andoni Gorosabel, undici anni in meno di Ronaldo, che gli toglie la palla come un padre toglie il joypad al figlio addormentato davanti a Fortnite.

Minuto 16.20

Un cross di Eriksen perfetto, per il fu Cristiano Ronaldo. Che però, a settembre 2022, non ci arriva. Come se una mano invisibile gli trattenesse le caviglie. Come un passante qualsiasi che prova il Cristiano Ronaldo Test tra uno shopping e l’altro. Se non avete pensato “Questa due anni fa la faceva esplodere nella rete” è strano.

Minuto 33.02

Cristiano Ronaldo sembra una coppia che prova a vedere se si ama ancora chiamando la babysitter, andando al cinema, a cena e poi, dopo un paio di bicchieri, dandosi appuntamento in bagno per farlo in piedi ma a quel punto scopre che la passione è scemata e forse il loro letto è comodo ed è meglio farlo piano, tappandosi la bocca per non svegliare la piccola, o magari non farlo affatto, siamo stanchi, domani dobbiamo lavorare, la bambina deve andare a scuola. Scusate, mi sono fatto prendere la mano.

Ma come interpretare questo tentativo di passare in mezzo a cinque giocatori avversari che gli si stringono attorno come le dita di una mano? Ronaldo fa un doppio passo, là dove in passato ne avrebbe fatti tre, poi si butta la palla in avanti provando a strappare un corner. Maledetto tempo.

Minuto 84.30

Piccolo dramma prima che finisca la partita. Lancio dalla difesa, Bruno Fernandes sale in cielo per fare una sponda meravigliosa per Ronaldo. Che però, ancora una volta, e ci duole sottolinearlo, sembra troppo lento per quello che vuole fare. Controlla la palla con la coscia e da dietro arriva Martin Zubimendi, quindici anni meno di lui, che forse lo spinge, forse no, forse Ronaldo non sa più cosa fare quando è stato recuperato e si lascia cadere. Chiede il rigore, allarga le braccia e quando la telecamera lo inquadra sembra semplicemente triste, non ci può credere che questa serata gli sia andata così. male

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Resta da calciare una punizione, a tempo quasi scaduto. Ronaldo allarga le gambe ma ormai sembra una cosa scaramantica, sembra un attore stanco di mettersi il trucco, di fare sempre la stessa parte, Charlie Chaplin in Luci della Ribalta. Solo che il personaggio interpretato da Chaplin esegue un ultimo glorioso spettacolo, prima di accasciarsi in scena nel delirio entusiasta del pubblico che non capisce il confine tra realtà e finzione. Ronaldo invece calcia in faccia alla barriera, poi recupera la palla e crossa di sinistro ma il suo cross finisce nel vuoto e niente, la sua partita si spegne così.




A cosa stavano pensando i giocatori della Roma nel primo gol del Ludogorets

https://twitter.com/FDR_Provvisorio/status/1568150190212751362

A cosa stava pensando Bryan Cristante: “è meglio il tè al limone o meglio il tè alla pesca?”

Uno dei dilemmi atavici della società occidentale, alle prese con questa bevanda zuccherina soprattutto d’estate. Il sapore più fresco e piano del tè al limone o il gusto più complesso della pesca? Aveva letto un articolo in cui il tè al limone si classificava come secondo in classifica tra le bevande più consumate dagli italiani. Il tè alla pesca forse gli piace di più - Zalewski gli ha chiesto come fa a bere quella robaccia - ma non sa come e perché gli mette sete.

A cosa stava pensando Gianluca Mancini: “La defenestrazione di Praga”

L'ha studiato a scuola a un certo punto e ogni tanto gli torna in mente questa strana parola dal suono così aspro: “defenestrazione”. Avevano davvero buttato dalla finestra degli esseri umani? Com’è cadere dalla finestra di un castello? Bisognerebbe andare a Praga una volta. Dicono che la vita non costi niente, che la birra è buonissima. La vera Pilsner. Ma chi la può bere la birra. Questa defenestrazione aveva scatenato una qualche guerra, dei vent’anni? O erano trenta? No, forse erano cento.

A cosa stava pensando Chris Smalling: “I gatti sono realmente alieni?”

Di cose strane ne ha sentite tante, e crede più o meno a tutte, ma a questa proprio no: i gatti come alieni, stiamo scherzando? Certo, ci sarebbero degli indizi. A quanto pare prima degli antichi egizi i gatti non erano mai stati menzionati, e poi boom: in Egitto sono diventati subito delle divinità, degli emissari del piano trascendente. Forse diventando nostri amici, entrando nelle nostre case, possono inviare delle informazioni ai loro veri padroni di un altro pianeta sulle nostre abitudini di vita. Magari per facilitargli la vita per una futura invasione. No dai troppo assurdo. Sì dribblami pure, Mancini mi coprirà.




Dnipro-1-Az e altre partite realmente giocate in Europa che sembrano nomi di fantascienza

di Roberto Scarcella

B36-AB

Sumqayit-Skendija

Alaskert-Renova

Differdange03-Atlantas

Agf-Honka

Gefle If-Nsi Runavík-

Zeta-Interblock

Fimleikafélag Hafnarfjarðar-Ekranas

KuPS-Vicebsk

MOL Vidi-F91 Dudelange

Ibv-Sarpsborg08


Tre cose sulla vittoria della Lazio

Ieri la Lazio ha battuto il Feyenoord vincendo 4-2, con lo spettro di un rigore nel finale prima concesso e poi tolto dal VAR. Per 60 minuti il dominio dei biancocelesti è stato netto, prima di un calo dovuto al punteggio che ha permesso agli olandesi di rendere meno violento il risultato.

La posizione di Vecino

La Lazio ha mostrato una brillantezza nel palleggio che non sempre gli riconosciamo. Vecino, schierato come mezzala destra, è stato particolarmente abile nel associarsi con i compagni, giocare in verticale quando serviva e avvicinarsi a Immobile quando necessario. Non a caso è stato autore di un assist e due gol, soprattutto nel filtrante per Luis Alberto si vede come la sua posizione sia stata determinante per dare uno sviluppo più verticale al gioco della Lazio.

L’impatto di Gila

Arrivato dal Real Madrid Castilla come acquisto un po’ misterioso, Gila ha conquistato la fiducia di Sarri prima di Casale, arrivato invece per fare il titolare. Ieri schierato al centro della difesa accanto a Romagnoli si è messo in mostra per una partita eccellente sia con la palla che senza. Per lui 83 passaggi riusciti su 87, 6 su 6 nei lanci lunghi, 3 duelli vinti su 4 e anche 8 palloni recuperati.

La distrazione nel finale

«Non avremmo dovuto rilassarci così tanto sul 4-0», lo ha detto anche Sarri al termine della partita. Certo il risultato era rassicurante, ma la Lazio ha mostrato la stessa mancanza di concentrazione che contro la Sampdoria ha portato al pareggio nei minuti di recupero.




L’inedito arancio del Betis

di Fabrizio Gabrielli

Il Real Betis Balompié ha sfoggiato, a Helsinki, un’inedita maglia color arancione, con inserti verdi ma soprattutto con una trama ricamata sul petto in cui, controluce, si poteva scorgere il planisfero.

L’effetto scenico è stato di sicuro impatto. Ma sapete il perché di una scelta iconica così forte? Provate a indovinare la ragione.

Gemellaggio con gli Shimizu S-Pulse

L’8 Settembre 1992 gli Shimizu S-Pulse esordivano in J-League, il neonato campionato nipponico, indossando una maglia molto simile a quella messa in mostra ieri dal Real Betis. Il capitano di quella storica formazione, Kenta Hasegawa, è oggi uno degli azionisti di maggioranza degli andalusi.

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Sponsorship 1A Classe

Angel Haro, il presidente in carica del Betis, è sposato con Antonia Angelini, cugina di Luisa proprietaria di Final, la società che ha rilevato dieci anni fa i diritti di utilizzo della linea 1A Classe da Alviero Martini. La trama planisferiforme rientra nel piano di sponsorship che prevede anche borselli, marsupi e valigie per tutti i membri del team. Il colore arancione, invece, è un chiaro tributo alla passione dello stesso Angel Haro per l’Arancia Meccanica, cioè l’Olanda degli anni ‘70.

Celebrazione del cinquecentenario del primo giro del mondo

L’8 Settembre 1522, poco più di tre anni dopo l’inizio dell’impresa, la spedizione condotta da Fernando Magellano prima, e Juan Sebastian Elcano poi, termina la prima circumnavigazione del mondo. Iniziata con 239 marinai, l’impresa si concluderà con l’arrivo, a piedi, di 18 marinai alla Cattedrale di Siviglia.

Tra quei diciotto gloriosi eroi c’era anche El Pisha Joaquìn Sànchez Rodrìguez.




Boys (don’t) cry

di Fabrizio Gabrielli

Marquinhos, che non è ovviamente quel Marquinhos, si chiama in realtà Marcos Vinicius (ma non quel Vinicius) Oliveira Alencar: l’Arsenal l’ha acquistato dal São Paulo, in cui si è messo in mostra nello scorso Brasileirao, giusto nello scorso mercato estivo, in tempo per farlo esordire nella prima uscita stagionale europea dei Gunners. Dopo aver segnato il gol del vantaggio, poco dopo il quarto d’ora, è corso verso la linea del fallo laterale, si è inginocchiato e - semplicemente - è esploso in lacrime. Escludendo che il pianto fosse in qualche modo dettato dalle notizie preoccupanti sullo stato di salute di Elisabetta II circolate nello spogliatoio prima di scendere in campo, c’è da credere che lo sfogo emotivo sia il punto d’incontro, il caravanserraglio di tutte quelle direttrici che sono la giovane età (Marquinhos ha diciassette anni, alla fine della fiera), l’esordio tra i professionisti in Europa, l’amore appassionato per il calcio. Marquinhos come Giovanni Simeone, insomma.

Che bello, però, che le parole pianto e Arsenal, per una volta tanto, negli ultimi anni, possano avere una sfumatura positiva, no?


Giocatore più giovedì sera e gol più giovedì sera: Libor Kozak

Virilità: 2

Assurdità: 9

Anti-epicità: 8

Paura della morte: 9

Quanto ci abbiamo creduto: 6

Quanto è stato realmente forte: 4

Quanto è caduto in disgrazia: 9

Quanto sembra depresso: 8

Siamo in piena crisi energetica e anche questa rubrica deve ottimizzare le sue meta-rubriche. A venirci incontro un paladino del risparmio energetico, un uomo che ha cercato di rendere il calcio una cosa più vicina a quanto era dura la tua testa o spigolosi i tuoi gomiti. Un uomo novecentesco, conflittuale come un anti eroe da romanzo mitteleuropeo, un uomo che Pasqual ricorderà sicuramente.

Lo ricorderanno anche i tifosi della Lazio, per cui è stato un eroe di culto, di quei centravanti che entrano nei finali di partita per battagliare su ogni pallone, segnare pochi gol, sporchi e decisivi. Nel 2012/13 è stato anche il capocannoniere dell’Europa League, un titolo onorifico che su queste pagine vale più di una Champions League. In estate chiede il trasferimento, arriva alle mani con Tare che «mi afferrò per il collo e iniziò a urlare». La sera, racconta Kozak, «mi addormentai piangendo».

Ieri è ricomparso nelle nostre vite all’improvviso. Meno spigoloso, addolcito dagli anni, 33, un gol di Kozak ha permesso allo Slovacko di riacciuffare la partita con il Partizan, dove avevano subito 3 gol dopo essere andati in vantaggio 2-0 e con un uomo in più (nel mezzo la morte della Regina, se può spiegare in qualche modo l’improvviso black out dello Slovacko). Segnato è una parola grossa, visto che Kozak si è visto il pallone sbattere sul piede prima di finire in rete. Un ex-capocannoniere dell’Europa League che rispetta perfettamente i canoni della competizione, con un gol fatto di lisci, casualità e molta paura della morte.


Tornano le indagini del giovedì sera, anche se poi sarebbe più corretto dire venerdì pomeriggio: Chi o cos’è Mark Harrod?

Ieri gli Hearts of Midlothian, una squadra scozzese che forse conoscete per una carriera a Football Manager e che si trova nello stesso girone della Fiorentina, ha esordito in casa. Con un po’ di attenzione sui pali del Tynecastle Park si poteva leggere il nome Mark Harrod. Noi ovviamente non potevamo far finta di nulla e abbiamo deciso di indagare chi fosse questo misterioso uomo da avere il suo nome scritto su un palo durante una partita di calcio internazionale (rispetto per la Conference League).

La prima cosa è stata cercare su Linkedin, perché comunque sembrava una cosa più business related che altro. Cercando “Mark Harrod” i risultati sono stati 81, ma uno è risultato più degli altri: Mark Harrod, Proprietario della Mark Harrod Goals Ltd, Produttore di pali della porta, Progettista di porte da calcio. Speravamo in un’indagine più complicata, con sfumature da Sherlock Holmes, ma è stato davvero così semplice: alla fine Mark Harrod è sia una persona che una cosa (un’azienda in questo caso).

Vale la pena chiedersi che talento ci vuole per progettare porte, una cosa più o meno uguale in tutte le parti del mondo. Mark Harrod racconta di avere questa passione sin da piccolo. Durante le estati faceva reti per i piselli e i fagioli, dopo il liceo ha lasciato la scuola per imparare i rudimenti della saldatura, iniziando un percorso che è culminato con la creazione dell’azienda che porta il suo nome e dove potete comprare le porte per il vostro campo da calcio, ma anche da rugby o da hockey, se preferite. Per il vostro campo a 11 potete scegliere una porta di alluminio o di acciaio, reti bianche o dalle diverse tonalità. I prezzi sono molto vari, e altini, ma Mark Harrod ha lavorato con Wolverhampton, Leicester e Chelsea tra gli altri e, insomma, certe cose non hanno prezzo.


Rubare a casa del ladro?

di Fabrizio Gabrielli

Bruno Rodrigues, ventunenne difensore del Braga, è uno stampellone di più di un metro e novanta, con il physique du role del ventunenne di Piazza Euclide in vacanza con gli amici nella villa di famiglia a Ponza. A Malmoe ha portato i suoi in vantaggio segnando un gol di una sfacciataggine difficile da replicare, di tacco, spalle alla porta. Il fatto che si sia reso protagonista di una così totale mancanza di rispetto a Malmoe, cioè a casa di Ibrahimovic, rende il gesto ancora più affascinante: insomma Bruno Rodrigues, che sembra un ventenne di Piazza Euclide in vacanza a Ponza, è andato a segnare un gol a casa di Ibrahimovic sfacciato come se fosse Ibrahimovic. O un ventenne di Piazza Euclide in vacanza a Ponza.


Storia misteriosa e inquietante dei funghi a Razgrad

di Fabrizio Gabrielli

Re incontrastato dei boschi, il fungo ha un ruolo di primo piano nella cucina bulgara. Nell’area che circonda la città di Razgrad, però, il suo protagonismo si è fatto leggermente trascendente, assumendo tinte fosche.

Tutto è iniziato nel 2009, quando è stato rinvenuto un fungo gigante, pesante 4 kg, sufficiente a sfamare 20 persone.

Nel 2016, la Bio-Agro-Resource+, compagnia a partecipazione bulgara, russa e ucraina, ha inaugurato uno stabilimento, nelle periferie cittadine, costato 55 milioni di euro, in cui le più avanzate tecnologie sarebbero state messe al servizio dell’ allevamento, produzione e lavorazione di funghi appartenenti alla famiglia dei Pleurotus (in Italia conosciuti come funghi gelone, sbrisa o cardoncelli). Un tipo di fungo che deve il suo successo alla capacità di imitare, e in certe diete sostituire, la consistenza (ma non il sapore) della carne.

Nel 2022, il campo di gioco della Ludogorec Arena, vale a dire lo stadio che ospita le partite casalinghe del Lugodorets, viene infine ridotto in queste condizioni. Da un fungo.

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I presupposti per degli sviluppi ancora più inquietanti ci sono tutti, non ci resta che seguire il percorso europeo dei verdi di Razgrad.


Nomi dal giovedì sera che omaggiano la Regina

Royale Union Saint-Gilloise

Pepe Reina

Recio

Charles Petro

Joshua King

Real Sociedad

Real Betis Balompié


L’iconicità della t-shirt bianca

Ieri Gent-Molde è iniziata con qualche minuto di ritardo perché il portiere del Gent, Paul Nardi, ha dovuto cambiare la maglia troppo simile a quella degli avversari. Non trovando niente di meglio, gli hanno dato una maglia bianca senza numero. Indossare una maglia bianca è da sempre grande segno di stile, l’unico modo per provare ad assomigliare a James Dean se abbinata a un paio di jeans. La Conference League è anche un posto dove si fa stile e allora vediamo qualche maglietta bianca che potete usare per assomigliare al portiere del Gent.

Maglia bianca Domyos

Pro: costa poco

Contro: dopo un paio di lavaggi sembra un pigiama

Generazioni cresciute con quel logo Domyos in basso a destra, maglie raccolte da una cesta in quel famoso negozio di sport. C’è da dire che - negli ultimi 15 anni - la qualità di queste t-shirt è decisamente peggiorata.

Maglia bianca Fruit of The Loom

Pro: resistente

Contro: pizzica

Maglie da comprare a pacchi, così da averne una per ogni giorno della settimana. Il tessuto è bello pesantino, ma anche qui la qualità…

Maglia bianca Uniqlo

Pro: stilosa

Contro: se non abitate a Milano dovete comprarle online

Il marchio giapponese si è conquistato un posto al sole disegnando queste magliette minimali ma dallo stile impeccabile. Vi deve piacere la vestibilità larga, oversize, una maglietta che indosseresti a un evento più che per andare a portare a spasso il cane (la versione europea di questa maglia è quella di Cos, leggermente più costosa).

Maglia bianca Tommy Hilfiger

Pro: il brand conta

Contro: rapporto qualità/prezzo non ottimale

Se avete in testa il sogno americano, potete buttarvi sulle maglie bianche di TH, maglie per chi ha gli addominali scolpiti e i bicipiti gonfi. Se siete quel tipo di persone, lo sapete da voi.


Impara a creare uno stemma in poche mosse con il Ballkani

di Roberto Scarcella

Il Ballkani, prima squadra kosovara a giocare in Conference League, ha uno stemma che sembra uscito direttamente da una vecchia edizione di Pes. Per ottenerlo, la società è partita da quello della città che rappresenta, Suva Reka (che tradotto vuol dire “fiume secco”): lo scudo comunale è blu con una cornice gialla, al centro c’è un sole con all’interno una foglia con cinque lobi. Il Ballkani ha aggiunto tre strisce rossonere sotto al sole e sostituito la foglia con un pallone old style che sembra uscito direttamente da Holly & Benji. Et voilà, lo stemma è fatto.

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Cinque cose da sapere su Molde e il Molde

di Roberto Scarcella

  • Molde è stata la capitale norvegese per 8 giorni durante la Seconda Guerra Mondiale, quando il re in fuga dai tedeschi ripara a Molde e ci stabilisce le sue cose.

  • La città è chiamata anche la Città delle rose, perché, grazie al suo microclima, è l’unico posto alla sua latitudine in cui riescono a crescere.

  • Ha anche ospitato molti più musicisti famosi di quanto si sospetterebbe grazie a uno dei festival jazz più vecchi del mondo. Da Molde sono passati Miles Davis, B. B. King, Bob Dylan, Sting, Ray Charles, Paul Simon e Chick Corea.

  • A farsi notare tra le file del Molde c’era un ragazzino chiamato Ole Gunnar Solskjær, passato direttamente dalla Norvegia al Manchester United.

  • A battere il record di presenze con la maglia del Molde di Stein Olav Hestad, è stato il figlio Berg, che ha deciso di fermarsi una volta arrivato a 666 partite. Cabala, satanismo, fissazione per il numero 6? Chi può dirlo?




Conosci il tuo sponsor Europa League: Hey! - Royale Union Saint-Gilloise

di Fabrizio Gabrielli

Hey! è il digital brand di Orange, la più diffusa compagnia di telefonia mobile in Belgio. La sponsorship con la squadra minore di Brussels, che con una ben condotta linea comunicazionale è diventata l’unica squadra di Brussels, nasce dalla condivisione, a detta di Orange, di valori come la semplicità, la creatività, l’integrità e l’umiltà. Quella della Royal Unione Saint-Gilloise, in effetti, nella scorsa stagione, è stata una narrativa golosa al limite della stucchevolezza, come fosse fatta di zucchero filato: perfetta per risvegliare quegli istinti di populismo con sfumature un po’ hipster. Una delle iniziative che Orange ha previsto per i tifosi della RUSG è stata quella di mettere in vendita 500 iPhones ricondizionati con una scontistica strettamente collegata ai gol che la RUSG avrebbe totalizzato a fine stagione: se, per dire, i gol fossero stati 100, i tifosi avrebbero ricevuto 100 euro di rimborso.

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Ma Hey! è anche un’interazione un sacco giovanile, che scritta fa quasi tanta presa quanto quando viene pronunciata. Insomma: così come senti Hey! e ti giri, allo stesso modo leggi Hey! e: hey!, hai tutta la mia attenzione.

Casomai Orange ci leggesse, indichiamo cinque potenziali frasi da poter mettere sotto al grande Hey!. Cinque messaggi che, una volta catturata l’attenzione del tifoso, sarebbe più facile far passare.

Hey! Il cambiamento climatico è una ròba seria.

Hey! I fiamminghi sono esseri umani come te.

Hey! Quando torni a casa dai un bacio alla tua donna e una carezza ai tuoi bambini.

Hey! Non bere troppo se non sei venuto in tram.

Hey! Scemo chi legge.


Cose che accadono solo il giovedì

Torna l’unica rubrica che esiste solo nella mente di chi la scrive, una rubrica infilata così profondamente nel deep web che da essere spuntata dall’altro lato, lì dove abitano le ex fidanzate di Leonardo Di Caprio. In questa nuova edizione saremo ancora più sciatti e casuali del solito.

L’Europa League, ma è un tifoso che si spalma sui seggiolini (vediamo se lo trovate)

L’Europa League ma ci si tira delle grandi pallonate in testa

La Conference League, ma a un certo punto entra Pepsi

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Bentornati, ci rivediamo tra una settimana!




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