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Il bello del giovedì sera 2023 vol.10
17 mar 2023
17 mar 2023
Momenti stellari delle due coppe meno stellari.
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Conosci la tua squadra del giovedì sera: Real Sociedad

A Donostia piove sempre, cadono 1500 mm di pioggia ogni anno ed è stata una vera sfortuna che quel giorno del 1818 non piovesse. Le truppe napoleoniche difendono la città dall’assedio di quelle anglo-portoghesi comandate dal duca di Wellington, quello del filetto. Prima di quel giorno, l’alba del 25 luglio, esplode una mina che apre una breccia nelle mura cittadine. Esplode troppo presto, però, rispetto ai piani. È ancora buio, l’artiglieria non può aiutare, aprendo altre brecce. Le truppe accorrono lente, i francesi le respingono senza grande fatica, provocando gravi perdite. Uomini corrono nella pianura sottostante, i cannoni napoleonici li tartassano. Quasi 700 morti, più di 300 prigionieri.A San Sebastian si chiama “marea viva”: l’alta e la bassa marea si alternano in maniera piuttosto accentuata, e Wellington sa che deve aspettare la bassa marea per portare un nuovo assalto alla città. Il giorno designato è il 31 agosto. Il lavoro preparatorio all’assalto stavolta è stato fatto a dovere. Esplode un’altra mina, rompe le mura della città ma gli assediati prendono i detriti e costruiscono un muro interno. I soldati britannici e portoghesi attaccano ma subiscono uno spietato fuoco di sbarramento. Allora come finì San Sebastian nelle mani inglesi? Succede che l’artiglieria decide di aprire il fuoco verso il muro interno costruito dagli assediati, anche a costo di colpire molti soldati alleati. Succede un gran casino, ma funziona. Sacrificando vite, sparando sui corpi degli uomini che combattevano insieme, passando dentro al cinismo, quindi, i britannici hanno la meglio. San Sebastian va a fuoco, però. Le truppe anglo-francesi entrano e trovano subito le scorte di vino e cibo. Bevono e mangiano, e mentre bevono e mangiano pensano ai loro compagni morti. Quanti ne sono caduti, quanta disperazioni, quante vite umana massacrate durante quell’assedio. Allora, mentre gozzovigliano, sono presi da una rabbia ancestrale. Girano per le città come belve di Satana, appiccando incendi, stuprando le donne, saccheggiando le case. È l’anarchia, il caso primordiale. Saltano le gerarchie. I comandanti vanno dai soldati, gli dicono di darsi un contegno, provano a dargli ordine. Troppa morte, troppo dolore, troppa crudeltà è passata per la loro anima. A chi dovrebbero dar retta? Gli incendi si propagano per San Sebastian. Quel giorno non piove, e nemmeno il giorno dopo, e nemmeno il giorno dopo ancora. 1500 mm di pioggia e per 7 giorni non piove a San Sebastian Tutto brucia: 600 edifici andati distrutti per sempre a San Sebastian.Il consiglio cittadino e alcuni sopravvissuti si riuniscono a Zubieta, un villaggio circostante in cui piove sempre. Da dove si comincia a ricostruire una città praticamente da zero? Innanzitutto c’erano da regolare i conti. Siccome il vecchio consiglio era fedele ai francesi un nuovo consiglio viene nominato. «Congratulazione per la vittoria Mr. Wellington!» scrive il nuovo consiglio. Poi, in punta di piedi, il consiglio chiede se fosse mica possibile concedere duemila pensioni per compensare gli abitanti ridotti alla fame. San Sebastian era distrutta, la fame e la disperazione erano ovunque. Era, in fondo, una richiesta ragionevole. Wellington rispose molto chiaramente: «Col cazzo», poi chiese di non essere più disturbato con sciocchezze simili. Secondo lui il saccheggio, gli stupri e tutto il resto furono fatti dai francesi.Due secoli dopo San Sebastian sta in piedi. Anzi, direi che sta benissimo. Si beve in modo eccellente e la cucina è la migliore della Spagna. Nelle giornate senza pioggia si può bere uno dei rinomati vini locali mangiando i pinchos, delle piccole tapas gustosissime. Clima oceanico, romanticismo, buon vino, gioco di posizione. San Sebastian è diventato naturalmente il luogo dove i giovani talenti vanno per ritrovare sé stessi.Organizza la tua trasferta a San SebastianForse marzo non è il mese migliore per viaggiare in uno dei posti più piovosi al mondo. Stiamo parlando di un mese pazzo e inaffidabile, in cui la pioggia a volte sembra scendere solo per rovinarti i piani. Ma cercate davvero qualcosa di meglio dei Paesi Baschi? Come arrivare: biciclettaSi parte una settimana prima della partita da Milano e si scende verso sud. Da Ventimiglia entrate in Francia percorrendo il lungomare che un tempo era nostro e riporta ancora nomi italianeggianti: Mentone, poi Nizza, un giro a Cap-Ferrat, ad Antibes, a Saint-Tropez. Che budget avete? Fate un giro nella casa-museo di Picasso ad Antibes, fatevi un giro ai Calanchi intorno a Marsiglia. Portatevi una tuta dell’OM e una cassa bluetooth con cui sparare l’ultima hit di Rondo. Vi sentirete a casa. Attraversate i Pirenei con astuzia e discrezione. Ricordatevi della brutta fine di Walter Benjamin. Magari omaggiatelo nel memoriale eretto in suo onore a Portbou. Non lo trovate? Eh immagino. Dovete issarvi fino alla cima del cimitero, per trovare questa… “cosa” oggettivamente strana. Una specie di corridoio che arriva al mare. È stato fatto da un’artista israeliana e si intitola “Passages” per rievocare l’ultimo passaggio, quello fatale, di Walter Benjiamin. Al suo interno riporta un’iscrizione tratta da un libro di Benjamin: «È più difficile onore la memoria degli esseri anonimi che di quelli famosi. La costruzione della storia è consacrata alla memoria dei senza nome». Potente, no?Cosa vedere: le facciate in stile ChurriguerescoDetto anche Ultra Barocco: una vera follia di forme scultoree. Uno stile così denso di dettagli minuziosi che vi darà la nausea. Perché gli spagnoli (ma anche i portoghesi) stanno così in fissa col baroco? Non è dato saperlo.Cosa mangiare: la cucina di Ola Martin BerasateguiSiamo in una delle zone più densamente ricche di ristoranti stellati in Europa quindi non fatevi sfuggire l’occasione di provare la cucina di questo maestro. Può fregiarsi di 12 stelle Michelin complessive: stiamo parlando del Monte Olimpo della cucina mondiale. Menù degustazione da 11 portate, 3 ore di cena assicurate. Spume molecolari, accostamenti azzardati, eccetera.Trovate una sociedades per mangiare e bereQueste piccole osterie, associazioni, o non so come volete chiamarle, erano dei luoghi di resistenza durante il franchismo. Le persone si riunivano e facevano quelle cose che non potevano fare: parlare basco, mangiare piatti baschi, bere vini baschi, parlare di indipendentismo. Bevete un bicchiere di Txakoli, mangiate un’insalata d’acciughe, dimenticate i problemi della vita. Per prepararvi all’esperienza potreste guardare il film The Txoko Experience: The Secret Culinary Space of the Basques. Dopo il pasto si gioca a La Rana, o si cantano canzoni popolari. Accesso riservato ai membri, quindi fatevi invitare.5 piatti vegetariani consigliati da Stefan StreichL’allenatore del Friburgo Stefan Streich invita al consumo responsabile di carne: «Diciamo sempre ai nostri giocatori che dovrebbero assicurarsi di comprare la carne solo da macellerie che hanno carne di qualità dalle vicinanze e non la carne che viaggia per migliaia di chilometri. I giocatori hanno tutti abbastanza soldi e possono permettersi di comprare qualcosa di più di un pollo a 2 euro e 50, con gli animali che sono stati torturati nella loro breve e non dignitosa vita». Se vogliamo proprio tagliare la testa al toro (scusate, metafora inopportuna in questo caso) allora vi proponiamo dei piatti della cucina vegetariana. Qui al “Bello del giovedì” riteniamo che sia importante rispettare le tradizioni popolari, quindi comunque parliamo di cucina tedesca. Com’è possibile, direte. Se vi dico “cucina tedesca” voi pensate a salsicce, patate, birra. NO! È possibile mangiare autentica cucina germanica e rispettare gli animali.SpatzleMaccaroni e cheese versione tedesca.SpargelPerfettamente di stagione, gli asparagi trionfano in questo tortino. Patate, formaggio e asparagi. Il segreto di questo piatto è molto semplice: patate e formaggio rendono spettacolare praticamente ogni piatto.Semmelknödel mit PilzenMa torniamo pure alle patate. La loro accoppiata col formaggio è spettacolare, ma cosa gli vuoi dire all’accoppiata pane e patate, esaltata in questi ravioli in brodo.KartoffenplufferMa torniamo ancora alle patate, qui la ricetta è semplice: uova, farina, patate, tutto in olio bollente e va.La brutta serata di Juchym KonoplyaCome sappiamo è un ruolo complicato, fatto di perizia, tempismo, intelligenza e concentrazione marziale. È un ruolo dove per giocare bene bisogna nascondersi dietro quelle qualità. Un ruolo a cui è richiesto, per paradosso, di disinnescare lo spettacolo. I difensori hanno degli alleati, in questo compito ingrato: innanzitutto i compagni, perché si difende di reparto, e c’è sempre un portiere a difendere la porta. Si può perdere, anche in maniera netta, un duello individuale. Ci si può far saltare da ultimo uomo. Però si sa che c’è sempre un portiere da battere. La palla è tonda, quindi è bizzosa, la porta è grande ma non così tanto. Mettere la palla dentro alla porta è un’impresa che può farsi complessa. L’intrinseca difficoltà a far gol è un alleato strutturale dei difensori. Cosa succede, però, se quell’alleato viene meno? Cosa succede se far gol, in una partita di calcio, diventa facilissimo? Se ogni tiro che parte dai piedi dell’attaccante si infila all’angolino? Cosa succede se la palla sembra un oggetto docilissimo, la porta uno spazio di larghezza infinita?Juchim Konoplya ha 23 anni e gioca nello Shakhtar. Il vantaggio un po’ assurdo di giocare in quella squadra, nell’ultimo anno, è che i suoi giocatori sono abituati alla guerra. Konoplya è nato a Donetsk, ma si è allenato e giocato in città diverse negli ultimi anni: Lviv, Karkhiv, Kiev. Da quest’anno il conflitto ha reso obbligatorio, per le partite europee, giocare a Varsavia. La squadra si allena nel centro d’allenamento del Legia Varsavia e gioca alla Pepsi Arena. Konoplya fa un lavoro in fondo da privilegiato, ma la guerra lo ha costretto a migrare varie volte. In un’intervista di un anno fa aveva detto «Percepisco tutto con negatività e orrore. Le cose che stanno succedendo adesso sono inaccettabili. (...) Abbiamo dovuto cambiare posto quattro volte. (...) I genitori di mia moglie sono vicino Mariupol e mi preoccupo soprattutto per loro». Aveva segnato il rigore decisivo nel turno precedente di Europa League, quello in cui lo Shakhtar era riuscito nell’impresa di eliminare il talentuosissimo Rennes. Ieri è stato protagonista di una di quelle partite in cui ai difensori gira semplicemente tutto male. Tutto è cominciato quando le cose in fondo erano già precipitate. Il Feyenoord era già in vantaggio per 2-0, con due gol spietati segnati da fuori area. Quando la squadra avversaria comincia a segnare da fuori area con irrisoria facilità sembra che qualcosa di divino si stia abbattendo su di te. Con questa sensazione sinistra nel cuore, Konoplya è andato in scivolata per contrastare il cross. La cosa peggiore, in casi simile, non è che il cross passi e arrivi all’attaccante in area; perché in fondo poi l’attaccante da lì deve far gol. La cosa peggiore è prendere la palla col braccio - in modo del tutto involontario. Konoplya alza il gomito, per la dinamica della scivolata, e la palla gli finisce proprio sul gomito. 3-0. All’inizio del secondo tempo Idrissi riceve palla sul corridoio di centro-sinistra e comincia a convergere sul suo destro. Si capisce che vuole tirare, ma comunque va molto veloce. Tutta la vita Idrissi si è allenato per quelle situazioni, e Konoplya si è allenato, da terzino, per contrastarle. Però perde gli appoggi, scivola. Idrissi ha un tiro sul destro pulito, ma è comunque fuori area, segnare è difficile, sarebbe il terzo gol da fuori area della partita del Feyenoord. E quel gol arriva, implacabilmente. Konoplya ha difeso male in questa occasione? È colpa sua se ha perso gli appoggi? Siamo in quel territorio limite di colpa che la lingua italiana definisce “negligenza”. Non c’è un vero e proprio errore, solo non c’è stata forse l’applicazione necessaria, e la sua mancanza ha provocato la sfortuna.Dieci minuti dopo, eccoci di nuovo qui. Idrissi porta palla con l’esterno, Konoplya retrocede. È lasciato solo e desolato su quel vertice d’area di rigore, mentre retrocede e prega che Idrissi non si inventi un altro gol pazzesco. Il gol invece arriva ed è persino meglio di quello di prima. Un tiro formidabile sotto l’incrocio dei pali. 5-0. Dopo tutti questi gol Konoplya si dispiace in maniera teatrale, allarga le braccia sconsolato. Ha i capelli rossi, le lentiggini, il mento sfuggente.

Poi arriva anche il 6-0, che è un altro gol da fuori area. Solo il settimo gol, oltre a quello segnato su rigore, arriva da dentro l’area, e comunque da appena dentro l’area. È bene dire che il portiere Trubin non ha nessuna colpa su uno di questi gol.Quanto possono andare male le cose per un singolo difensore in una singola partita? Konoplya ha altre cose a cui pensare, di sicuro. Dice che fa beneficienza verso gli ucraini che hanno perso il lavoro e lo scorso anno aveva lanciato un grido di forza: «Sono certo che ne usciremo ancora più forti. Perché siamo gente forte, orgogliosa, coraggiosa. Alla fine della guerra il mondo ci rispetterà».Alcune cose inutili su FriburgoIeri la Juventus è volata in Brisgovia per guadagnarsi il passaggio ai quarti di Europa League. È parte del bello di questa coppa: squadre finite in purgatorio che scoprono regioni della mitteleuropa. Anzi, la Juventus è volata a Basilea, il cui aeroporto è però su territorio francese. Questa è solo una delle tante cose particolari su quella congiunzione tra Germania, Svizzera, Francia e Austria, uno spazio fisico incastrato tra il Reno e la Foresta Nera che per mille anni ha cambiato imperatori, principi e idee come fossero vestiti. Bertoldo il NeroMagari non vi farà piacere sapere che, dicono, la polvere da sparo l’abbia inventata un monaco di Friburgo, Berthold Schwarz. Era il 1359 e mentre cercava di scoprire un modo per trasformare la materia in oro aveva mischiato salnitro, zolfo e carbone in un mortaio, posizionando poi il pestello nel recipiente. Il tutto era esploso, in una maniera così forte che il pestello si era incastrato nelle reliquie di Santa Barbara e lì era rimasto, visto che nessuno era stato in grado di toglierlo. Se questa storia sembra fare acqua da tutte le parti, a Friburgo ci tengono particolarmente, tanto da aver dedicato una statua a Bertoldo il Nero proprio davanti al municipio. Erasmo da Rotterdam è stato quiTra il 1529 e il 1531 Erasmo da Rotterdam ha vissuto a Friburgo, dopo essere fuggito da Basilea a causa della Riforma. Oggi c’è una targa che lo ricorda davanti a la casa della balena, la casa più bella della città. Il filosofo dell’Elogio della follia è forse la persona più famosa a essere passata di qui. Lui, però, ha parlato malissimo di tutto e tutti, dal costo dell’affitto ai vicini, all’impossibilità di trovare qualcuno con cui conversare. Ha parlato male anche dei BächleÈ piena di canaletti per le strade

Si chiamano Bächle e vengono alimentati dal fiume Dreisam. Si trovano ai bordi delle strade, della dimensione perfetta per finirci dentro con un piede. L’acqua di questi canali è stata per secoli il centro della vita cittadina, perché l’acqua è vita. Oggi, piuttosto, sono un attentato alle caviglie dei sognatori, quelli che camminano guardando per aria oppure scrollando il telefono. L’effetto estetico rimane gradevole.Questo gargoyle

Si dice fatto così da uno scalpellino che non è stato pagato per i suoi servigi. Troneggia sopra la cattedrale di Friburgo.È bastato anche meno di un colpo di taccoLa differenza tecnica tra Friburgo e Juventus era evidente ancora prima che le due squadre entrassero in campo. Una delle più blasonate squadre europee, con alcuni dei migliori giocatori al mondo, contro una squadra che si è ritagliata questo spazio con la programmazione, la capacità di adattarsi agli avversari e una comunità alle spalle. Ieri alla Juventus, però, mancavano i due giocatori che più dovevano rendere evidente la superiorità tecnica con (quasi) tutti gli avversari, ovvero Di Maria e Pogba. È una buona notizia per la Juventus che, in loro sostituzione, sia arrivato un prodotto del vivaio. Nicolò Fagioli sta facendo un’ottima stagione. In un contesto difficile, tra infortuni e qualche difficoltà nel trovare il migliore assetto in campo, il centrocampista ha superato tutti nelle gerarchie del centrocampo, da Miretti - che a inizio anno sembrava più lanciato - fino a tutti gli altri. Ieri, in un momento della partita in cui la Juventus aveva sbagliato un paio di occasioni e sembrava dover affrontare un secondo tempo difficile, a Fagioli è bastata una giocata tecnica superiore al contesto per girare completamente la partita. https://twitter.com/JuvenilJuventus/status/1636458043968827393 È anche meno di un colpo di tacco, anzi a rivederlo è un tocco con l’esterno, qualcosa di più simile a un velo o una sponda. La bellezza sta nella visione di gioco di Fagioli, nella capacità di eseguire il gesto senza perdere un tempo di gioco, ma anzi guadagnandolo, la sensibilità di servire Gatti sulla corsa del suo inserimento, non più dietro o più avanti. Nel calcio certe volte le cose più semplici non sono le migliori, ogni tanto bisogna rischiare. Nella Juventus Fagioli è uno dei pochi a farlo e farlo in maniera intelligente. Da questo tocco è arrivato il tiro di Gatti, il tocco di mano di Gulde, il rigore e l’espulsione, praticamente il passaggio del turno. Tornano le inchieste del giovedì sera e insomma ormai sembra di vivere a Milano qui, con tutta questa criminalitàAlessandro Bianco ha vent’anni e il nome di un vino, se per voi i vini hanno molti segreti. La Conference League è un torneo che esiste anche per ragazzi come lui: giovani che arrivano dalla Primavera e che magari in campionato non hanno tanto spazio per giocare. Bianco ha viaggiato con la squadra fino al cuore dell’Anatolia, alle porte dell’oriente, in un paese affascinante appena sconvolto da un terremoto. Avrà pensato che potesse avere la sua occasione, l’idea di segnare un gol in Europa, che sarà pure il Sivasspor, ma voi quanti gol avete fatto in Europa? È entrato solo all’83esimo, con l’avversario già battuto, e forse avrà pensato solo se dopo avrebbe dovuto o meno farsi la doccia. Invece ha preso un pugno in faccia.

Inutile girarci intorno: è una delle cose peggiori che possano accadere su un campo da calcio. In una settimana in cui, tanto per cambiare, si sono demonizzati i tifosi e non la struttura che dovrebbe garantire l’ordine pubblico, il gesto di questo tifoso del Sivasspor è tremendo. Esiste una linea immaginaria, più etica che reale, che divide calciatori e tifosi e che non può essere superata. Il tifoso può mettere a ferro e fuoco una città, può arrivare anche alla violenza con i tifosi avversari, sono gesti di cui è pronto a pagare le conseguenze, ma che esistono nei loro codici. Non può, però, toccare i calciatori. Il tifoso, intanto, è già stato arrestato e secondo i media turchi verrà processato per direttissima. C’è poco da scoprire qui, quindi, ma le inchieste del giovedì, lo sapete, non vogliono risolvere i misteri come farebbe Sherlock Holmes, vogliono piuttosto arrivare al cuore delle cose come farebbe Maria De Filippi. Cosa lo ha spinto ad agire così? E se fosse l’odio per la gioventù? Guardate bene il video: il tifoso avrebbe almeno quattro giocatori della Fiorentina da aggredire, invece sembra solo interessato a correre il più possibile - come spesso fanno gli invasori di campo. Poi vede Bianco e sbam: pugno di lato. È come se la faccia di Bianco l’avesse acceso, l’avesse costretto a fare quel gesto vigliacco, mentre il centrocampista della Fiorentina lo stava semplicemente ignorando. E, considerando che non può essere a causa del Fantacalcio (chi comprerebbe Bianco?), non era a causa del campo (non è Bianco il giardiniere), doveva essere a causa della faccia di Bianco. E che faccia è quella di Bianco: la faccia di una persona giovane.

Lo sappiamo: da sempre la società conservatrice odia i giovani, la loro vitalità. Bianco ha risposto con ironia - essere arrivato fino in Anatolia per farsi rompere il naso forse un giorno nei racconti ai nipotini varrà di più di essere arrivato in fino in Anatolia per segnare un gol. In ogni caso, se ci leggi Bianco (i giovani non maneschi leggon tutti il Bello del giovedì) sappi che donne e uomini trovano affascinante il setto deviato. Dmitrovic: un meme dell’Europa LeagueDmitrovic è uno di quei portieri che sembrano esistere solo in Europa League: persone a cui affideresti tranquillamente la tua vita, ma forse non una porta di calcio. Contro il PSV è stato aggredito da un tifoso (ma rispedito al mittente), ieri contro il Fenerbahce gli è piovuto addosso una cascata di accendini, uno dei quali l’ha colpito in testa. Dmitrovic con la sua testa calva e lo sguardo serio, per qualche motivo è diventato il nemico dei tifosi dell’Europa League, e un ottima base per meme.

Cosa sono tutti questi gol da centrocampo

Se siete veramente fan di questo mondo, il mondo del giovedì, sarete a conoscenza che questo di Pedro Goncalves è tipo il quinto/sesto gol segnato da centrocampo in Europa League. È, come dire, una deformazione statistica da studiare, se non fosse che siamo qui, il posto dove tutto quello che credete di sapere sul calcio diventa come l’universo Everything Everywhere All at Once, cioè un macello. L’unica certezza, in questa storia, è che essendo portoghese, Pedro Goncalves è passato dal Wolverhampton, con cui ha giocato una sola partita prima di tornare in Portogallo. Una partita di Coppa di Lega contro lo Sheffield. Ieri è tornato in Inghilterra e si è vendicato. Ha scelto un palcoscenico abbastanza appariscente, contro l’Arsenal capolista nel campionato più bello e ricco del mondo. Tutti amano l’Arsenal, ma questo gol è più bello del concetto di amore e odio. Pedro Goncalves ha fatto uno dei gol da centrocampo più incredibili che si possano fare. Un gol in cui le colpe del portiere sono assenti, in cui anzi il portiere ha fatto il massimo. Quando ha recuperato palla, infatti, Ramsdale era sì avanti rispetto alla linea di porta, ma in quel modo in cui lo sono tutti i portieri di oggi, un modo considerato sicuro. Il tiro del portoghese sembra addirittura accelerare mentre viaggia verso la porta, c’è qualcosa di quasi ipnotico nella sua traiettoria, nel suo superare per appena un millimetro la mano di Ramsdale, col portiere inglese che poi finisce in rete col pallone. È forse un gol che dovrebbe valere doppio? È una nostra umile proposta, ma per noi tutti i gol segnati il giovedì dovrebbero valere doppio (che, se ci pensate, farebbe tornare il loro valore a uno) (insomma, ci dobbiamo ragionare). Chi preferiresti avere come zio al pranzo di Pasqua: Antonio Adan o Denes Dibusz? Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi, si dice, ma alla fine anche Pasqua la passi con i tuoi. Davanti al barbecue ritorna il sole, c’è un Super Santos che schizza, bambini che urlano correndo per un prato. E accanto a te, che stai girando le salsicce nel fumo gravido del loro stesso grasso, c’è un uomo che si avvia verso la mezza età e non smette di parlarti. Chi vorresti fosse quest’uomo, tra due archetipi dello zio coatto come Antonio Adan o Denes Dibusz?Antonio AdanSembrava un giovane di belle speranze. Al liceo era stato rappresentante d’istituto, suonava la chitarra e tutte le ragazze del quarto gli correvano dietro. Poi all’Università si è iscritto a ingegneria ma qualcosa non ha funzionato. Dopo aver dato un paio d’esami, entrambi passati con grande fatica e un 21 che gridava pietà, si è messo con una ragazza che non pensavi potesse fare per lui, è rimasta incinta dopo appena tre mesi. Lui diceva che era l’uomo più felice del mondo ma dentro di sé moriva. Sei mesi dopo la nascita di suo figlio, Yuri, è scomparso. Poco dopo si è rifatto vivo da Panama, in videochiamata accanto aveva una donna del posto con un cappello di paglia in testa. Tutto questo è successo mentre ci stavi entrando tu, all’Università. Adesso che stai facendo il primo stage è tornato a casa. Mentre stai per mettere gli spiedini ti sta raccontando le sue avventure sessuali in giro per il Sud America, sono anni che va in giro e non mette radici. Ma adesso è tornato per sistemare tutto. “Se non le fai, queste esperienze, non sai cosa ti perdi”, ti dice, e tu ti vedi riflesso nei suoi Ray Ban specchiati grigio antracite.

Denes DibuszDa piccolo doveva essere un prodigio degli scacchi. I suoi genitori lo portavano in giro per l’Europa ai tornei dei piccoli geni. A 14 anni, però, ha detto basta: non voleva più perdere tempo per quello che definiva “solo un gioco”. Secchione, voleva finire il liceo con un anno d’anticipo ma non potendolo fare ha deciso di fare il quarto all’estero. All’Università triennale in economia, poi subito master in “Business&Administration”. È entrato alla JP Morgan che doveva ancora dare gli ultimi esami. Si è presentato al pranzo di famiglia in camicia bianca, di quelle che sembrano essere fatte di quel cotone che appare solo nei film, il riflesso dei suoi gemelli (d’oro?) ti acceca ogni volta che ti versa il vino. Ha portato la moglie e il figlio. “Ma invece perché non vieni a Dubai?”. Ci va il mese prossimo, dice che ti può far conoscere un paio di persone giuste. Mentre cerchi di addentare la tua torta pasqualina continua a piazzarti davanti al naso il suo smartphone. Sullo schermo la foto della Lamborghini Aventador viola che lo aspetta in mezzo al deserto.

I migliori tifosi dello SportingSi dice spesso che i tifosi sono il dodicesimo uomo e, nonostante non sia sempre vero, di sicuro è stato vero ieri per lo Sporting Clube, che ha espugnato l’Emirates anche grazie a loro. I tifosi portoghesi hanno cantato, ballato e agitato sciarpe e bandiere dall’inizio alla fine, ma dal secondo tempo in poi la loro energia è diventata impossibile da ignorare. Anche solo inquadrando il campo era impossibile non guardare questa massa eterogenea di persone che sembrava un corteo di carnevale da fermo. Ma se i tifosi sono il dodicesimo uomo non ci si chiede mai che tipo di uomo. Ecco i migliori cinque dello Sporting ieri, per farsi un’idea.L’ex compagno delle medie che rivedi alla cen

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