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Il bello del giovedì sera 2022 vol. 3
22 ott 2021
22 ott 2021
I momenti più caldi di due competizioni caldissime.
(articolo)
21 min
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Conosci la tua squadra di Conference League: HJK

Fredrik Wathén è il più bel ragazzo della città. Capelli sempre ordinati, ma con un pizzico di disordine sexy, i mustacchi decorosi, le gambe lunghe e pimpanti. La sua stagione preferita era l’inverno perché poteva girare per le strade di Helsinki pattinando, e nessuno aveva la sua eleganza pattinando. Indossava una giacca doppio petto blu marino e sulla destra decine di medaglie pendevano come lacrime dorate. La più brillante quella vinta a Stoccolma il 10 febbraio del 1901, quella dei campionati del Traversamondo di pattinaggio. Fredrik Wathén è il primo campione del mondo dello sport finlandese.

Oltre al pattinaggio, alle acciughe imburrate e alle donne, la passione di Fredrik è il calcio. Un gioco che ha visto essere praticato assai a Stoccolma, ma poco, così poco, a Helsinki. Così un giorno Fredrik affigge sui muri delle scuole e delle fabbriche un volantino: “cercasi calciatori”, appuntamento 12.30 pista di bowling di Kaisaniemi.

Si presentarono in 15: il nucleo originario dell’Helsingfors Sparksbollklub, che diventerà l’Helsingin Jalkapalloklubi, noto nel mondo come HJK. Fredrik Wathén nel 1915, a soli 36 anni, si ammalò di una misteriosa malattia, ma il suo lascito al mondo era compiuto.

L’HJK vince il suo primo campionato nel 1911 e fino al 2021 saranno 30. Nel 1998 l’HJK, con le maglie argento e azzurre come l’acqua che incontra il ghiaccio e la croce disegnata sopra la bandiera, diventa la prima squadra finlandese a giocare in Champions League. In quell’edizione si toglie lo sfizio di battere il Benfica, 1-0, gol su rigore di Mika Lehkosuo detto “Bana”, che giocava con la maglia numero 96 e che a gennaio si trasferirà al Perugia (zero presenze). È laureato in Ingegneria all’università di Helsinki. In quella squadra militava anche un giovanissimo Mikael Forssell, che passerà al Chelsea nell’anno successivo.

Per il resto l’HJK è una di quelle squadre rimaste quasi sempre ai margini delle competizioni europee, e che possiamo ammirare solo grazie alla creazione della Conference League. Ha perso la prima partita contro il LASK, ma si è rifatta contro l’Alashkert in una partita spettacolare vinta 4-2. Gli elementi più in vista della rosa sono il capitano Tim Sparv e il bomber Roope Riski.

Qui c’è la prima parte della partita, per intero.

Da segnalare anche la strana presenza di Daniel O’Shaughnessy, nato in Finlandia da padre pittore di Galway. A gennaio purtroppo si trasferirà al Karlsruhuer, in seconda divisione tedesca.


L’Europa League ha trovato il suo nuovo Re?

Dopo il ritiro di Aritz Aduriz il popolo dell’Europa League è rimasto senza un sovrano. I popoli si sono ritirati nelle proprie stanze con un vuoto dentro, riempito dalle serali letture della dottrina. Ogni sera: il ripasso di tutti i movimenti del re nel suo tiro al volo da trentacinque metri contro l’Olympique Marsiglia; la visione dei suoi cinque gol segnati contro il Lens. Aduriz era l’ultimo Messia, arrivato dopo Radamel Falcao, dopo Fabrizio Ravanelli. Il popolo ripassava la dottrina e attendeva l’arrivo del nuovo re. Le sacre scritture lo indicavano col nome di Mahdi, i capelli corti sopra la testa, l’aria intelligente. Il Mahdi condurrà i popoli dell’Europa League alla liberazione e alla salvezza, ovvero all’abolizione della Champions League. Le sacre scritture parlavano chiaro: il Mahdi si sarebbe rivelato segnando 4 gol in una singola partita di Europa League.

Mercoledì sera il profeta si è rivelato sotto il nome terreno di Patson Daka. Ne segnerà uno di destro e tre di sinistro. Li segnerà in terra russa, là dove - la storia ci insegna - i sogni di grandezza degli uomini si scontrano con la loro piccolezza di fronte alla natura. Vestirà una maglia blu, segnerà, farà una capriola, e poi si coprirà il volto con la mano: l’antico gesto dei popoli berberi dell’Alto Atalanta durante l’Ahidous. Allora i popoli dell’Europa League lo acclameranno scandendo il suo nome al ritmo dell’antico canto “Waka Waka (it’s time for Africa”).

https://twitter.com/undrtd_/status/1449672142195408896?s=20


Avevate mai visto una persona spazzare da calcio d’inizio?

Ora sì, grazie a Lucas Paquetà.




Conosci il tuo sponsor Europa League: Strauss

«L'euforia è tornata negli stadi e Strauss è presente in tutta Europa e sarà presente alle partite della consolidata Europa League e della prima Europa Conference League». E per Strauss non si intende la nota famiglia di compositori viennesi, ma cogliamo comunque l’occasione per proporvi l’ascolto dell’immortale hit “Il Danubio Blu”.

Guardando una qualsiasi partita d’Europa League, quest’anno, avrete fatto caso alla presenza dei cartelloni con su scritto “Strauss”, affiancati dallo stemma dell’aquila imperiale asburgica. Uno sguardo al simbolo degli Asburgo, e all’improvviso sembra tutto più perfetto: l’odore dello schnitzel di Figlmuller, gli ariosi corridoi di Schonburnn, una battuta sapida di Stefan Zweig, una partita del Rapid Vienna. Siamo in Europa League, la culla della civiltà calcistica mitteleuropea.

Poi, scavando un po’, ci si accorge che Strauss è solo un’azienda che produce abbigliamento da lavoro. Le tute catarinfrangenti, i pantaloni duri, le giacche resistenti portano tutti una versione stilizzata - e vagamente offensiva - dello stemma imperiale. Potete far finta che siano normali abiti da lavoro, oppure potete sentirvi partecipi dell’utopia di costruzione di un’impero transnazionale e translinguistico, fondato sull’esaltazione delle competenze e sulla centralità del ruolo della cultura.

È ironico, in un certo senso, che la famiglia Strauss, a inizio ‘900, abbia iniziato a commercializzare scope. Nel 2017 l’azienda ha vinto il premio per l’azienda famigliare più popolare in Germania.


Cosa è successo a Bodo

Una delle capacità più misteriose della Roma, è quella di trasformare partite all’apparenza innocue in psicodrammi di portata storica. È successo diverse volte nella storia recente, con un crescendo di assurdità dell’avversario: dal Manchester United fenomenale di Ronaldo e Rooney, fino alla Fiorentina di Pioli. Anche quella sembrava una normalissima, banale, partita di Coppa Italia, da cui non aspettarsi particolare infamia o particolare gloria. Una partita che può trascorrere indifferente nella stagione di una squadra, nella mente e nel cuore dei suoi tifosi. Invece la Roma ha preso la partita e ne ha fatto una tragedia. Il momento in cui è ufficialmente finita la Roma di Di Francesco, che verrà esonerato due mesi dopo - due mesi di brutte sconfitte e qualche umiliazione.

Contro la Fiorentina la catastrofe era arrivata sorniona, con passi felpati. La Roma aveva accorciato le distanze 1-2, era andata a riposo sotto 1-3. Sembrava una sconfitta, ma una sconfitta nell’ordine logico delle cose. Poi, a un certo punto, la Roma aveva subito altri 3 gol in meno di un quarto d’ora, per poi aspettare fin quasi al 90’, per vedere il risultato assumere la forma simbolica di 7-1.

Rispetto a quella partita sono cambiati la maggior parte dei giocatori, una presidenza, tre allenatori, ma è sopravvissuta l’inclinazione alla figuraccia tragica della Roma. Come se fosse un carattere immateriale del club, inscalfibile a ogni cambiamento.

Col senno di poi è facile leggere qualche dettaglio precedente alla partita come un segno di sventura. Il surrealismo un po’ ironico con cui si presentava la sfida, parlando di trote e spazzolini giganti, tralasciando che il Bodo/Glimt è effettivamente un’ottima squadra. Mourinho che in mezzo al gelo e alla neve di Bodo si sfila la giacca; Gianluca Mancini che nella ricognizione sul campo sintetico dice che quella trasferta è la punizione «Per il campionato di merda dell’anno scorso». Episodi che alla luce del risultato è comodo interpretare come segni del fatto che la Roma, forse, si considerava troppo superiore al contesto.

https://twitter.com/AliprandiJacopo/status/1450895551571144710?s=20

Poi la partita è arrivata, Mourinho ha schierato una squadra di dieci riserve più Rui Patricio, e dopo un quarto d’ora la Roma era già sotto di due gol. Due azioni tessute dal Bodo con una facilità da allenamento, i tifosi impazziti, i giocatori che esultano increduli. Il gol di Carles Perez, intorno alla mezz’ora, sembrava riaprirla, senza nessuna avvisaglia che il grottesco era dietro l’angolo. Come in tutte le proprie imbarcate storiche, la partita si è inceppata a un certo punto, a metà del secondo tempo, quando la realtà è andata in blackout e la Roma ha subito tre gol in 10 minuti. In scena, tutte le sembianze tipiche delle imbarcate della Roma. I centrocampisti che avanzano poderosi a palla scoperta, le linee ferme, i difensori trasformati in paletti immobili buoni solo per tenere in gioco gli avversari. Le inquadrature impietose su Kumbulla col naso arrossato dal freddo e l’aria affranta, il tirone da fuori del centrocampista, il portiere che non ha colpe particolari ma al contempo pare impotente di fronte a qualsiasi tiro avversario. La sensazione che la squadra sia in balia di forze oscure incontrollabili, lo schieramento trasformato in un presepe triste, fermo in ammirazioni di avversari seduti al più grande buffet di gloria personale che la vita gli riserverà mai. Ci sono dettagli notevoli:

Il Bodo Glimt festeggia insieme alla propria mascotte il primo gol

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Un’ape sorridente che sta godendo per il gol di Botheim.

Lo stesso Botheim che ha fatto un pezzo rap con Haaland

Come vi immaginate la gioventù hitleriana che fa trap? Io così.

Calafiori protegge un calcio d’angolo degli avversari

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Lo stesso Calafiori sfondato da Mourinho in varie conferenze stampa quest’anno.

Un tifoso del Bodo/Glimt mascherato da Mourinho applaude dalla tribuna

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Il giorno del giudizio è arrivato?

La faccia reale di Mourinho presa in un’espressione su un grado indefinito a metà tra disgusto e sconcerto.

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Ottima base meme.

Pellegrino telefona a Mourinho

Compone il suo numero, è lui che sta chiamando.


Le migliori recensioni Google di stadi delle squadre di Conference League

Lo stadio Constantin Rădulescu fu edificato nel 1973. All’epoca il Cluj non era una squadra rilevante all’interno del calcio romeno, ma da quel giorno molte cose sono cambiate. Adagiato a sud della linea ferroviaria, ha visto negli anni la squadra della città migliorare il suo status, fino ad arrivare in Champions League. Proprio per stare dietro ai successi del club, negli anni è stato riammodernato. Oggi conta 22.198 posti, di cui 14.611 coperti. Eppure c’è un aspetto che lo fa sembrare uno stadio fuori dal tempo, quasi non uno stadio da calcio. Se siete abbastanza appassionati di Europa League forse lo sapete già: al Constantin Rădulescu manca totalmente un lato. Dietro la porta si può scorgere la strada dietro a una delle porte, visto che manca completamente una curva.

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La gente, comunque, sembra apprezzare. Su un totale di 2928 recensioni, lo stadio ha una media di 4.4. Le lamentele maggiori sono per le condizioni del settore ospite, molte sono recensioni di tifosi appassionati del Cluj. Ecco alcune delle migliori.

  • Cfr cfr cfr (5 stelle)

  • Condizioni desolanti per i tifosi ospiti. Se piove state a casa. (1 stella)

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Foto dal settore ospiti.

  • Ottimo accogliente (5 stelle)

  • Struttura vecchia e poco affascinante...buon tifo ma solo in maniera sporadica (3 stelle)




Indovina il giocatore della Conference League presente nella seguente frase

Non sono un grande amante dei sigari, ma questo toscano è proprio buono.

Soluzione


La bellezza salverà il giovedì sera

Ne L’idiota, Dostoevskij faceva chiedere al principe Myskin quale bellezza avrebbe salvato il mondo. Oggettivamente non troverete la risposta qui, ma visto che ci tenevamo a ricordare che anche in questa serata dimenticata da dio possono accadere piccoli momenti che dovrebbero stare in un museo. Qui l’incredibile assist tagliando tutto il campo come una fetta d’anguria di Jota.

https://twitter.com/EuropaLeague/status/1451462075218214916


Questo è il calcio con la C di Conference League

Si poteva immaginare che la sfida tra Qarabag e Almaty, ovvero tra una squadra del Kazakistan e una dell'Azerbaijan fosse una specie di derby, un derbystan. Una nostra visione eurocentrica: tra le due città ci passano 3500 chilometri, più o meno quelli fatti dai tifosi della Roma per andare a Bodo. Non era però questa la storia che volevo raccontare, ma quella di Abbas Hüseynov, terzino sinistro del Qarabag. Due giorni fa Hüseynov aveva perso la nonna e aveva promesso che le avrebbe dedicato un gol. Ieri, da infortunato, ha segnato il gol vittoria del Qarabag nei minuti di recupero, scoppiando poi in lacrime. Al fischio finale tutti i compagni sono andati a consolarlo, stringendolo in un abbraccio collettivo. Per Hüseynov è il primo gol europeo, il secondo gol negli ultimi 5 anni di carriera.




Che traversa sei?

La traversa di Enner Valencia

Sei istrionico e colorato, pungente e beffardo. Volevi fare l’artista, magari il fotografo, ma ti è mancata la volontà di sporcarti le mani. Hai ripiegato su qualche lavoro di quelli che fanno sentire importante, che svolgi con impegno ma senza particolare passione. Nel tempo libero vorresti migliorare te stesso come essere umano, ma spesso ti ritrovi a guardare brutte serie tv o bere birre annacquate con gli amici di sempre. “C’è ancora tempo”, ti dici dopo alcune di quelle serate.

La traversa di Bryan Gil

Sei un tipo… umile? Le persone sanno che possono fare affidamento su di te. Ti stimano, ti cercano, eppure senti che non sei abbastanza valorizzato. Perché quando si tratta di promuovere qualcuno a lavoro non sei tu? Perché i fidanzati dei tuoi amici sono sempre un po’ più carine e interessanti delle tue? Senti che c’è qualcosa di incompiuto nella tua vita sempre minimale e rispettosa, ma è difficile capire come riempire quel buco. Sei una persona semplice, fattene una ragione.

La traversa di Vujacic

Sei una cazzo di forza della natura. Testardo, determinato, non ti fermi davanti a nulla, se non davanti a te stesso. C’è sempre qualcosa che non va, che magari gli altri non vedono: un giorno è la pancetta che ti porti appresso da quando hai 8 anni, un altro è una patina di tristezza che avvolge la tua volontà. Perché devo stare sempre a mille? ti chiedi in quei momenti. Non c’è una risposta, te lo dico, ma quando succede fa bene fermarsi un attimo per una sigaretta, pensando un po’ agli affari tuoi.

La traversa di Embalò

Volitivo e pungente, ti perdi in un bicchiere d’acqua. Vorresti, vorresti, ma non concludi nulla. Volevi laurearti, ma hai lasciato a metà; volevi andare in vacanza a Capo Nord, ma sei andato in Sicilia, volevi diventare vegano, ma ti accontenti di mangiare bene. Stai tranquillo: le contraddizioni arricchiscono il carattere di una persona e qui nessuno ti giudica. La prossima volta che esci per andare a correre, però, prova a correre davvero.

La traversa di Poom

Sei l’artista della tua cricca, il più dotato quando si gioca a calcetto o a carte oppure quando bisogna disegnare qualcosa nei giochi di società. Eppure nella vita non hai combinato molto: il posto fisso te l’ha trovato papà, la compagna è ancora quella del liceo, anche se l’hai tradita un paio di volte. I tuoi amici che una volta ti invidiavano, ora pensano che sei depresso. Non sanno che a te sta bene così.

La traversa di Immobile

Sei eccentrico e bislacco, ti piacciono gli angoli improbabili i prodotti di nicchia. A 16 anni ascoltavi il metal, ora hai virato verso la musica dodecafonica. Per il resto sei ancora più o meno lo stesso: fumetti, birre IPA, vestiti larghi, capelli incolti. Sei laureato ma fai un lavoro diverso dai tuoi studi, vorresti andare di più per musei, ma ti sei rotto di farlo da solo. Suoni la chitarra, ma vorresti suonarla meglio.


Solo uno di questi Mourinho è il vero Mourinho, sai dire quale?

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Mou che guida la vespa nelle immortali vacanze romane, una sciarpa gialla e rossa al collo, un sogno in fondo al cuore.

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Mou nel gelo di Bodo, la pelle arrosata, lo scaldacollo dello sponsor.

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Mou tra il pubblico di una partita allenata da Mou.


4 giocatori del Bodo/Glimt che forse avrebbero potuto giocare nell’Inter del Triplete

Con le rughe solcate dal freddo e la faccia stralunata di chi si è svegliato da un sonno tormentato, José Mourinho dopo novanta minuti da incubo è andato davanti ai microfoni per dare questa spiegazione a chi gli chiedeva la ragione dell’inspiegabile sconfitta per 6-1 tra i ghiacci di Bodo: «Loro avevano più qualità di noi. [...] La loro squadra titolare, rispetto alla nostra squadra di seconde linee, aveva più qualità». Sembra una risposta surreale, una scusa per non affrontare i problemi di una squadra succube dell’avversario per tutta la partita, ma se ci siamo dati battaglia sull’interpretazione di poche stringate righe di Alessandro Barbero sulla condizione delle donne perché non dovremmo prendere sul serio anche uno dei più grandi allenatori della storia del calcio? Non è questo quello che ci insegna questa rubrica, che può esserci del bello anche all’estrema periferia delle coppe più sfigate del calcio europeo?

Forse si può seguire il filo rosso lanciato da Mourinho e afferrarlo con ancora più forza. Alla fine, tre dei sei gol del Bodo/Glimt sono arrivati con in campo cinque dei titolari della Roma, una squadra che teoricamente ambisce a qualificarsi alla prossima Champions League. E allora non è che è lo stesso Mourinho a sottovalutare il Bodo/Glimt? Siamo sicuri che una squadra norvegese non abbia nulla da regalare al calcio d’élite del nostro continente? Ho scelto quattro giocatori che, a guardare bene le loro qualità, forse non avrebbero sfigurato nemmeno nell’Inter del Triplete.

Erik Botheim

Dopo due gol e tre assist è la scelta più ovvia. Ma è giusto farsi ingannare dalle apparenze di ieri? Alla fine Botheim è solo quarto nella classifica marcatori del campionato norvegese, dietro a Ohi Omoijuanfo, Thomas Lehne Olsen e Veton Berisha. Due gol e tre assist in una partita europea non è però qualcosa che succede tutti i giorni, tant’è che nemmeno un fenomeno come Haaland ci è mai riuscito. Come abbiamo visto i due si conoscono bene e dopo un’infanzia passata a guardarsi in cagnesco sono diventati grandi amici, fino a comporre nel 2016 una canzone insieme (con l’aiuto anche del difensore Erik Tobias Sandberg, con cui formavano il trio Flow Kingz). A quei tempi si pensava che il vero fenomeno tra i due fosse proprio Botheim, che dopo un periodo di difficoltà nell’ultima stagione ha iniziato a recuperare terreno rispetto al suo amico. E se gli osservatori norvegesi a quel tempo non si fossero sbagliati? Botheim ha ancora 21 anni e Milito è il Ringo Starr dell’Inter del Triplete: anche se è stato fondamentale per il successo della squadra, tutti pensano che ci sarebbero potuti essere attaccanti più forti nel suo ruolo. Non possiamo avere certezze, ovviamente, ma come dice Mourinho: wait and see.

Amahl Pellegrino

Sono diversi anni che Pellegrino sembra fuori scala nel campionato norvegese. Due stagioni fa, al Kristiansund, 8 gol e 3 assist in 10 presenze. La scorsa stagione è esploso: 25 gol, 6 assist e il passaggio ai campioni di Norvegia. Quest’anno, con la maglia del Bodo/Glimt già 7 gol in 12 partite. Nell’ultima partita di Conference League, contro lo Zorya, ha segnato superando il portiere con un pallonetto scoccato dal lato corto dell’area di rigore. È un’ala sinistra, instancabile in pressing, che segna come una macchina da gol: come avrebbe fatto a non innamorarsene Mourinho una decina di anni fa? Tanto più che quell’Inter non aveva una vera e propria ala sinistra, a parte Pandev. Pellegrino nelle rotazioni ci sarebbe stato benissimo.

Morten Konradsen

Ogni grande squadra dovrebbe avere sulla distinta almeno un nome che starebbe bene anche sulla copertina di un libro Iperborea.

Fredrik André Bjorkan

Certo, Eto’o terzino ha la sua mistica indimenticabile, ma non staremmo mancando troppo di rispetto ai veri terzini? Di tutta la rosa del Bodo/Glimt su Transfermarkt solo il capitano Berg ha un valore superiore a quello di Fredrik André Bjorkan, terzino sinistro classe 1998 dal sinistro al velcro e una un’influenza non indifferente sui risultati tennistici della sua squadra (Borkan ha infatti esordito in Bodo/Glimt-Foya 6-0 di Coppa di Norvegia). Bojrkan è stato già accostato a diverse grandi squadre europee, tra cui Leeds, Feyenoord e Galatasaray. Sicuri che farebbe peggio il suo lavoro di un attaccante adattato?




Giocatore più giovedì sera

Quanto ci abbiamo creduto: 4

Quanto è stato realmente forte: 5

Quanto è caduto in disgrazia: 8

Quanto sembra depresso: 8

Sven Kums appartiene a una categoria leggermente diversa di giocatori Europa League (o Conference League, o fate voi). È quella figura semi-leggendaria di capitano che gioca a centrocampo, che una volta ha provato ad avere successo fuori dal suo paese, ma è finita malissimo. Se nessuno è profeta in patria, questi calciatori sono profeti solo in patria. Sven Kums col suo pizzetto e l’aria da professore di elettrotecnica non ha mai dato grande fiducia fuori dal Belgio. Era arrivato all’Udinese dopo 4 buone stagioni al Gent e un giro a vuoto con il Watford. Doveva essere il regista dai piedi buoni, aveva finito per non combinare quasi nulla. Se cercate informazioni sulla sua esperienza italiana, la prima cosa che trovate è che ha subito un furto in casa. I ladri hanno forzato una finestra per entrare, piazzato un grosso mobile davanti alla porta di casa e poi cercato cose da rubare con tranquillità. Quando è entrato, le pareti e i mobili erano stati vandalizzati, come se cercassero un nascondiglio segreto dove Kums tenesse i gioielli o il suo talento.

Un video di una persona che modifica la faccia di Sven Kums su PES.

Ora è tornato al Gent, non è capitano ma è come se lo fosse con quel pizzetto che sembra sempre più grande e saggio. Ieri ha segnato il secondo gol in tre partite di Conference League: ma questo noi lo sapevamo già.


A quanti gol sta Arthur Cabral?

21 in 19 partite.


Una busta di Jesper Karlsson

Se non conoscete ancora Karlsson eccovi un tunnel di tacco, dribblando all’indietro, che è un buon biglietto da visita. Una busta fatta al numero 10 avversario, la cosa più vicina allo scalpo che ci si può prendere della squadra avversaria. L’AZ è un grande vivaio di talenti offensivi, e dopo Boadu e Stengs - ceduti in Francia - Karlsson è il nuovo giocatore da seguire. Esterno sinistro, 23 anni, grande controllo palla in spazi stretti e creatività sulla trequarti. Lo scorso anno ha segnato 11 gol e servito 9 assist; in questo è già a 4 gol e 3 assist. Ieri ha segnato con un colpo di testa sorprendente per un giocatore così piccolo.




Altre cose sopra il Circolo polare artico

Prima che prendesse 6 gol, l’aspetto più assurdo della trasferta della Roma a Bodo era che fosse oltre il Circolo polare artico. A pensarci sembra un’idea fuori dal mondo, andare sopra al Circolo polare artico dico, una cosa da esploratori impavidi, da Roald Amundsen. Tutto sommato, però, ci sono diverse cose sopra quella linea immaginaria che segna il confine meridionale del giorno continuativo al solstizio di giugno e il perenne crepuscolo artico al solstizio di dicembre (fonte Wikipedia). Eccone alcune:

L’Isola di Sommarøy

L’isola dell’estate. Si trova in Norvegia, e sembra veramente un bel posto. Nel 2019 ha lanciato una petizione per abolire la misurazione convenzionale dell’ora e diventare la prima zona libera dal tempo del mondo.

Il Passaggio a nord-ovest

A causa del riscaldamento globale, questa rotta che collega Atlantico e Pacifico è navigabile per periodi di tempo sempre più lunghi. Magari tutto il male non viene per nuocere. Prendete la vostra nave rompighiaccio e partite all’avventura. Se non avete una nave che rompe il ghiaccio, potete accontentarvi di ascoltare questa canzone degli UNLEASH THE ARCHERS (ma c’è anche un romanzo, un film, una puntata di Twin Peaks e un programma di Alberto Angela con lo stesso nome).

La statua di Erik the red

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Si trova in Groenlandia, e guardate che bella.


Vestirsi come Sampaoli

Credits Giuseppe Maffia

Lazio-Marsiglia era, tra le altre cose, la sfida tra Sarri e Sampaoli, due allenatori che portano la tuta in maniera molto diversa. Se per l’allenatore della Lazio è l’indumento della comodità, del mettere davanti la sostanza alla forma, per Sampaoli sembra uno statement della propria ruvidezza, una persona che indossa la tuta come se avesse sempre un po’ voglia di darti un cazzotto. Sono quelle tute attillate, classiche dei coatti a tutte le età, che servono prima di tutto a ricordarti che gli uomini hanno il “pacco”. Se anche voi volete vestirivi così, ecco 3 consigli.

Tuta uomo 2 pezzi con zip

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Perfetta sia per andare a correre al parco che per il giro al centro commerciale della domenica pomeriggio. Da prendere se amate i film di Guy Ritchie.

Tuta Legea

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Trasimmo 'int'a galera Pah-pah-pah-pah-pah Ca tuta d'a Legea.

Tuta Marsiglia

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Ovviamente il modo migliore per essere come Sampaoli è indossare i pantaloni della tuta del Marisiglia. Puma propone diverse versioni, questa forse è la più versione più adatta a essere indossata particolarmente attillata per poi andare ad allenare la squadra del proprio quartiere.




Rifat Zhemaletdinov come cosplay della cipolla di Tropea

Gol più Europa League

Virilità: 3

Assurdità: 3

Anti-epicità: 9

Paura della morte: 10

Non potevamo celebrare un gol di Mbwana Ally Samatta, uno dei primi eroi di questa rubrica. Forse ve lo ricordate con la maglia del Genk, quando metteva a ferro e fuoco questa competizione. Sono passati diversi anni: il suo ultimo gol in Europa League, prima di questa stagione, l’aveva segnato praticamente 3 anni fa, una doppietta al Besiktas segnata il 25/10/2018. Nel mezzo un tentativo di scoprire la propria America Aston Villa e Fenerbahçe non andato a buon fine. In estate è tornato in Belgio, questa volta nell’Anversa. Dopo aver segnato alla prima giornata, ieri gli sono bastati meno due minuti per ripetersi.

Samatta, dalla Tanzania, eroe della periferia. La europaleaguità di questo gol è però anche nel suo stare in un limbo. Guardatelo: Samatta sembra chiaramente in fuorigioco. Da quest’anno l’Europa League si è dotata del VAR, quindi qualcuno avrebbe dovuto annullarlo. Ma non è successo: è sembrata la Conference League, dove non esiste ancora il VAR e la paura della morte regna fortissima.




Cose che accadono solo il giovedì

Se un giovedì sera cade in una foresta senza Europa League e Conference League fa rumore? No.

Un momento di Europa League che sembra di una tenerezza unica

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Un momento di Europa League che sembra un momento di Conference League

Ci vediamo alla prossima.


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