Conosci la tua squadra di Conference League: Bodo/Glimt
Immaginate un uomo entrare in spogliatoi grigi con panche di legno, tutto è pulito ma povero; tenere due maglie della salute mentre si toglie la camicia e si infila la divisa sociale. Una divisa gialla con sopra un fulmine. Immaginatelo cambiarsi battendo leggermente i piedi a terra, espirando forte e creando piccole nuvole di escursione termica. Siamo vicini al Circolo polare artico, a Bodo, un villaggio di pescatori diventato una città di mercanti. Suo nonno faceva il pescatore e lui anche, ma gioca anche a calcio. Suo nonno gli ha raccontato di quando Bodo è scomparsa, diventata un cumulo di macerie dopo il bombardamento della Lutwaffe. Una mattina primaverile di giugno del 1940 gli aerei hanno bombardato tutto il centro cittadino, ospedale compreso; hanno distrutto 420 case su 760 e hanno ucciso 15 persone. Due soldati inglesi e tredici novervegesi. Il giorno dopo una trentina di tedeschi sono arrivati in bicicletta e hanno occupato la città così: come se fosse un movimento ecologista. I soldati alleati e i norvegesi erano stati già evacuati. Ci poteva permettere relax. L’uomo si siede sulla panche tutto intrizzito e infila gli scarpini. Sono praticamente degli stivali con dei chiodi montati sui tacchetti. Dopo la guerra gli svedesi li hanno aiutati a ricostruire tutto, ma non hanno campi coperti per giocare a calcio e a novembre, a Bodo, il campo è ghiacciato, e per correre su un campo ghiacciato servono i chiodi sotto le scarpe.
Sono passati trent’anni e quell’uomo ha ormai sessant’anni ed è sugli spalti a guardare una partita. Tutto è cambiato: i campi coperti, il nuovo stadio, la città di Bodo e la sua squadra, che di recente ha vinto il suo primo campionato norvegese dopo più di cento anni di storia minore. Una cosa non è cambiata: come facevano i tifosi quando andavano a vedere lui, si va allo stadio con uno spazzolino gigante in mano. La tradizione è iniziata negli anni ‘70 ma nessuno sa di preciso il perché. Si dice che il primo fu Finn Olav Jacobsen a tirare fuori uno spazzolino dalla sua tasca per incitare la squadra. Ma in che modo uno spazzolino dovrebbe aiutare una squadra di calcio a giocare meglio? Come per una credenza religiosa, tutti hanno cominciato a portare uno spazzolino allo stadio. I tifosi rivali ci scherzano, spesso provano a rubare lo spazzolino come fosse lo scalpo dei rivali. È stata una delle prime tifoserie norvegesi a comportarsi come tale: un corpo unico riunito attorno al giallo, agli spazzolini. A bordo campo, nelle giornate particolarmente ispirate, puoi comparire una trota gigante.
Non credeva che avrebbe mai visto il Bodo Glimt vincere il campionato. Non solo vincerlo, ma vincerlo in quel modo. La squadra ha vinto 26 delle 30 partite di campionato, perdendone solo una; ha segnato 103 gol e ne ha subiti solo 32. Eppure i giocatori non sembravano così eccezionali, c’erano dei ragazzi di Bodo, qualche calciatore navigato, niente di più. Un allenatore normale, Kjetil Knutsen, nato ad Arna. Era praticamente magia. Il New York Times è arrivato a raccontare cosa diavolo stesse succedendo, e poi la BBC.
Che dispiacere non essere stati allo stadio proprio in quella stagione. Il Bodo aveva assunto un mental coach, Bjornn Mannsverk, ex pilota dell’aviazione norvegese che ha insegnato ai giocatori di non concentrarsi sul risultato ma sulla prestazione. Devono pensare a giocare bene, non a vincere. Essere creativi, liberi, rilassati. In Norvegia anche i militari sono fricchettoni? Da quella vittoria tutto è cambiato ancora una volta: si tifa Bodo non solo a Bodo, ma in altre parti della Norvegia, persino in altre parti del mondo. Al contempo il club prova a mantenere un forte radicamento locale. Il 40% della rosa viene dal nord della Norvegia, il 15% addirittura dalla zona di Bodo. Vogliono arrivare all’80%, diventare una specie di Athletic Bilbao.
È passato un anno, molti giocatori sono andati via, in particolare i due esterni offensivi, Hauge e Zinckernagel, i due giocatori più veloci e talentuosi. Il Bodo Glimt è rimasto però col suo approccio unico ed è in testa anche all’attuale Eliteserien davanti al Molde, che ha un budget almeno quattro volte più grande. Il loro motto rimane quel misto di zen e anti-ideologia aziendale: «La nostra unica ambizione è non avere ambizioni».