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Ikoné ha il futuro dalla sua parte
09 ott 2019
Un altro classe '98 francese da tenere d'occhio.
(articolo)
12 min
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Il dipartimento 93 di Parigi è uno dei sobborghi più noti della Francia: da qui nel 2005, dopo la morte di Zyad Benna e Bouna Traoré, partì la rivolta delle Banlieue, una sommossa nata dall'emarginazione delle periferie e delle seconde generazioni francesi, mai pienamente integrate nel tessuto sociale, descritta dal film La Haine di dieci anni prima. Se in quei giorni Nicolas Sarkozy proponeva, in maniera neanche troppo simbolica, di lavare le banlieues con gli idranti, oggi è impossibile non riconoscerne il potenziale culturale, sportivo e, in particolare, calcistico. Soprattutto dopo la vittoria del Mondiale di due estati fa, con la Francia trascinata da Kylian Mbappé, cresciuto a Bondy, il cui codice postale inizia sempre con il 93.

La periferia di Parigi si è rivelata un serbatoio praticamente sconfinato di talento calcistico, come affermato anche Arsene Wenger, una delle voci più autorevoli in materia di talenti transalpini: «Il bacino locale della periferia di Parigi è il migliore al mondo dopo quello di San Paolo del Brasile». Bondy, ad esempio, è un comune di circa cinquanta mila abitanti dell'Ile-de-France e lì non è cresciuto solo Kylian Mbappé - fino a un anno fa era possibile vedere sulla facciata di un palazzone un murale a lui dedicato - ma anche un altro giovane nazionale francese, di sei mesi più giovane di Mbappé, finito al centro del dibattito di recente grazie all'esordio in Nazionale contro l'Albania.

È Jonathan Ikoné, ala del Lille, l'arma offensiva più importante dell’Under 21 francese e uno dei talenti più eccitanti di questa stagione di Ligue 1. Deschamps ha approfittato proprio dell'infortunio di Mbappé per convocarlo e lui lo ha ripagato con un gol contro l'Albania, un assist contro Andorra e un'affinità tecnica speciale anche con giocatori più affermati come Griezmann, Coman e Lemar.

Mbappé e Ikoné sono grandi amici e hanno frequentato la stessa scuola calcio, il loro allenatore era Wilfried Mbappé, papà della stella del PSG, che ricorda: «Già a undici anni formavano la coppia d'attacco dell’Under 15».

«Quando eravamo piccoli facevamo paragoni tra loro due e pensavamo che il più forte fosse Jonathan», ha affermato nei giorni scorsi un loro amico d'infanzia oggi in forza al Bondy FC. «Quando facevamo i tornei sembrava Messi. Era come se giocasse contro dei birilli, il suo sinistro era incredibile.»

Ai tempi della scuola gli vietavano di giocare insieme per evitare partite troppo squilibrate, e l'infortunio di Mbappé ha impedito ai due amici di ricongiungersi in Nazionale nelle prime uscite. Già contro l'Islanda (venerdì) o contro la Turchia (lunedì) la coppia potrebbe riformarsi, però. Mbappé nel frattempo è stato il primo a congratularsi con lui per l'esordio, nello spogliatoio e sui social network.

«Ero già famoso nel quartiere, coi miei amici sarei andato uguale in tele».

Il calcio poco codificato del Lille di Galtier

Ikoné è l'ennesimo esubero dell'accademia del PSG: ha reciso il cordone ombelicale con Parigi due stagioni fa, quando ha provato il salto tra i professionisti col Montpellier. Nel sud della Francia, però, ha trovato un contesto reattivo, utile per allenare la fase difensiva ma troppo arido per esprimere il proprio talento. Ikoné ha iniziato a brillare solo lo scorso anno, nella squadra più sorprendente della Ligue 1, il Lille di Galtier.

I “dogues” praticano un calcio poco codificato, che in fase offensiva dipende in toto dalla velocità e dalla creatività dei singoli. Le caratteristiche della batteria di trequartisti - Ikoné, Bamba e Pépé - lo scorso anno si combinavano bene e hanno creato una miscela sufficientemente esplosiva da raggiungere il secondo posto e quindi la qualificazione in Champions League. In particolare, Ikoné e Pépé sembravano intendersi in maniera quasi telepatica quando avevano l'occasione di giocare ad alta velocità.

Il francese di solito partiva da trequartista centrale, l'ivoriano da ala destra; il primo rimaneva sulla trequarti per rifinire mentre il secondo tagliava dietro la difesa per invitarlo a giocare il filtrante sulla corsa, il tipo di assist che Ikoné preferisce. Entrambi mancini, potevano poi scambiare a piacimento la posizione, specie quando Pépé rientrava verso il centro palla al piede.

Per dare il proprio meglio il Lille aveva bisogno di giocare a ritmi alti, una necessità figlia delle caratteristiche dei singoli ma anche del sistema di gioco, davvero poco sofisticato in fase di possesso. Anche quando i trequartisti si posizionavano nei mezzi spazi, la squadra raramente riusciva a sfruttare il possesso per servirli dietro la linea di centrocampo. Così, per evitare impacci col pallone, si ricorreva al lancio di Fonte verso la fasce, in modo da generare seconde palle con cui attivare Pépé e Ikoné fronte alla porta.

Poi, portato il pallone nell'ultimo terzo di campo, era la loro abilità nel dribbling a dover creare occasioni da gol, anche in inferiorità numerica rispetto ai difensori. Nel migliore dei casi, raggiunto il vantaggio, il Lille poteva abbassare il baricentro e dedicarsi al suo gioco preferito: le transizioni medio-lunghe. Anche qui le armi principali erano Ikoné e Pépé, capaci di sbranare in conduzione metri e metri di campo in pochi secondi.

Quest'anno, complice la cessione di Pépé, Galtier sembra voler occupare il campo in maniera più ambiziosa, anche se il possesso non è ancora molto fluido: contro il Nantes si è vista una difesa a "tre e mezzo", con Celik terzo centrale in fase offensiva e Ikoné larghissimo a destra, una posizione forse più naturale per il suo talento, ma che probabilmente non lo aiuta a crescere come calciatore.

Seine-Saint-Denis Style

Già oggi Ikoné è un dribblatore eccezionale, tra i migliori del campionato francese, da sempre una miniera di ali e trequartisti fortissimi nell'uno contro uno. È un giocatore potenzialmente in grado di saltare sempre l'uomo in campo lungo come nello stretto, di quelli capaci di ribaltare da soli situazioni di inferiorità numerica superando anche più avversari nella stessa azione. Durante le transizioni, nonostante il passo corto, ha un'ottima velocità di punta e può saltare i difensori in allungo. L'eccellenza del dribbling di Ikoné però si riconosce negli spazi stretti e nelle fasi di attacco posizionale, dove serve a generare quei vantaggi vitali per la fase offensiva del Lille.

È alto appena un metro e settantacinque e il baricentro basso lo rende imprendibile nelle virate. In isolamento è brutale quando sterza lateralmente, con un vantaggio di esplosività e mobilità incolmabile per quasi tutti i difensori. A ciò aggiunge grande sensibilità nella conduzione durante il dribbling: Ikoné può toccare davvero tante volte il pallone in pochi metri, con la possibilità, se necessario, di cambiare improvvisamente direzione e sviluppo della sua azione palla al piede.

Ma forse la cosa che rende più letali i suoi dribbling è l'improvvisazione: è difficile prevedere come finiranno le sue azioni proprio perché, grazie alla frequenza del tocco, potenzialmente può cambiare decisione e direzione in qualsiasi istante. Un vantaggio non solo quando si tratta di decidere dove indirizzare il pallone, ma anche quando bisogna reagire alle scelte dei difensori.

Quando Ikoné si gira nella fascia centrale bisogna stare attenti a non andargli troppo sotto, il rischio è di farsi umiliare in maniera sistematica e di aprirgli lo specchio per il tiro o per l'assist. Lo scorso anno Galtier lo ha schierato soprattutto da trequartista proprio per il suo talento nello stretto: a Ikoné spesso basta girarsi fronte alla porta, e far sì che il dribbling faccia poi la differenza anche in zone dense di avversari.

Impossibile contare i millesimi di secondo che passano tra arresto e ripartenza. Proprio per la sua capacità di cambiare ritmo con scosse improvvise, Deschamps lo ha definito «pila elettrica».

Se è così difficile da difendere è grazie a quella tecnica da strada che lo porta a sperimentare soluzioni ambiziose: passaggi da un piede all'altro, finte di corpo per mandare il difendente fuori equilibrio, colpi di tacco spalle alla porta e soprattutto tunnel. È estremamente furbo e ogni volta che un avversario gli va incontro in maniera frenetica sa che probabilmente avrà dimenticato le gambe aperte, e chi ha giocato per strada intuisce anche senza guardare che la soluzione più ovvia contro un difensore precipitoso è il tunnel. Nei dribbling nello stretto di Ikoné c'è tutto il senso di appartenenza per Bondy - il periodo in cui vinceva tornei maltrattando gli altri bambini.

Anche sulla fascia comunque i suoi spunti restano fondamentali, anche perché grazie alle gambe forti sa resistere ai contrasti e una volta superato il terzino gli si mette davanti coprendo il pallone. È veloce a sufficienza per puntare il fondo e mettere il pallone in mezzo a rimorchio, quando gioca a destra usa più spesso l'esterno del sinistro che non l'altro piede, con cui non ha molta confidenza. La sua imprevedibilità non diminuisce se invece del centro gioca in fascia: tra i giocatori del Lille con almeno mille minuti giocati lo scorso anno era secondo per dribbling riusciti ogni 90' (2,4, contro i 2,7 di Pépé); e non a caso era quello che ne sbagliava meno (solo 1,5, con Pépé a 2,2), segno di grande efficienza nell'uno contro uno.

Nella stagione iniziata da poco sta confermando la sua eccezionalità: è il giocatore del Lille che tenta più dribbling (4,6 ogni 90'), riuscendo in molti casi (2,9).

Cosa manca al calcio di Ikoné?

Ikoné, quindi, è un giocatore con strumenti tecnici di primo livello. Quelli tattici però non sembrano all'altezza, sia con la palla sia senza. Ikoné è un giocatore diretto: se "vede" facilmente il tiro o il filtrante dietro la difesa allora va tutto bene, ma se non c'è uno sbocco immediato i suoi piedi rallentano e la sua testa si annebbia, senza sapere come dare continuità all'azione.

Un esempio positivo della sua capacità creativa l'ha dato contro Andorra, alla sua seconda presenza in nazionale, quando ha messo in porta Coman. Ikoné è un passatore preciso e creativo in rifinitura, dotato di ottima visione di gioco, uno specialista dei passaggi sulla corsa dietro la difesa.

La linea di Andorra è spezzata e, tra le maglie dei centrali, Ikoné individua il corridoio migliore tramite il quale recapitare il pallone a Coman, quello col difensore girato di spalle.

Come detto, però, Ikoné di natura non è un giocatore associativo e, come se non bastasse, il sistema Lille non sollecita di certo questo tratto sopito del suo gioco: nessuno dei trequartisti di Galtier sa occupare con ordine la trequarti per costruire con calma. Neanche le punte aiutano molto: Leao e Remy l'anno scorso, e Osimhen quest'anno, sono tutti giocatori che preferiscono correre in profondità invece di muoversi in appoggio. Ikoné si trova spesso senza linee di passaggio da cercare e anche quando ci sono non è detto che le percorra: a volte sembra portare palla senza uno scopo reale, si intestardisce in tentativi di dribbling assurdi come se stesse conducendo palla solo per difenderne il possesso.

Si associa in modo naturale quasi esclusivamente con i terzini: l'appoggio corto a quello di sinistra se gioca sulla trequarti, il passaggio in profondità per la sovrapposizione di quello destro se parte largo.

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Le cattive scelte di Ikoné ne inficiano anche il gioco spalle alla porta. Raramente il talento francese crea ricezioni dietro la linea del centrocampo avversario (più in generale quello dei mezzi spazi è un problema di tutto il Lille della passata stagione) e tra le linee non è a suo agio, forse perché il suo calcio è troppo istintivo e non sempre pensa in anticipo alle giocate successive alla ricezione.

Il segreto per giocare bene spalle alla porta è osservare il campo intorno a sé prima del controllo, per memorizzare le posizioni dei compagni e avversari, così da poter evitare gli interventi difensivi e pensare alla soluzione più vantaggiosa prima di avere la palla a disposizione. Per farlo bisogna ruotare la testa più volte da ogni lato, Ikoné invece non alza quasi mai la testa, ed è un peccato perché in alcuni momenti ha dimostrato di possedere una qualità non comune anche negli stop orientati e nelle sponde di prima.

Più che con lo sguardo, a volte sembra avvertire la presenza del difensore in uscita per la vicinanza fisica, magari per un contatto precedente, così sa dove indirizzare la palla al momento della ricezione e se eseguire un controllo orientato oppure giocare di sponda con gli altri giocatori tra le linee. Più spesso non controlla cosa accade e perde semplicemente palla, o si ritrova a stopparla e a proteggerla senza dare alcun apporto allo sviluppo offensivo.

Ikoné è un giocatore impaziente. Quando si posiziona nei mezzi spazi e i difensori conducono palla non aspetta il passaggio taglialinee verso la trequarti, vuole subito entrare in contatto col pallone e per questo si muove inultimente incontro, finendo per schiacciare la linea di passaggio al difensore e regalando agli avversari un uomo in meno da controllare tra le linee.

Fonte porta palla. C'è un grande spazio tra le linee di centrocampo e difesa che Ikoné potrebbe occupare per invitare Fonte al laserpass.

Ikoné invece viene inutilmente incontro. Così non crea una linea di passaggio utile e anzi comprime lo spazio per Fonte e si porta dietro l'uomo. Il portoghese così è costretto a giocare sul terzino. L'avversario intercetta, ma solo momentaneamente; per fortuna del Lille la palla ritorna ai difensori, ma una cattiva scelta senza palla di Ikoné poteva costare una transizione pericolosa.

Senza coscienza tattica, Ikoné finisce per svilire i propri mezzi tecnici che almeno in potenza sembrano poterlo far giocare anche in squadre più competitive del Lille. Dalla capacità di palleggiare con più ordine e di capire come muoversi tra le linee, insomma, passa molto del futuro di Ikoné, passatore estroso e dribblatore d'élite.

Tutti i suoi allenatori poi sono concordi nell'individuare un altro punto debole: la poca incidenza in finalizzazione. «Deve essere più “killer” di fronte alla porta, sia in area che fuori. Deve correre il rischio di tirare, ha un buon sinistro, deve approfittarne», ha dichiarato lo scorso anno Galtier.

Effettivamente Ikoné nel 2018/19 era l'attaccante del Lille con meno tiri per 90': solo 1,6, l'unico nel reparto offensivo a non raggiungere un minimo di due. E quest'anno sta facendo esattamente la stessa media tiri, che migliorerebbe se avesse una migliore gestione del gioco sulla trequarti. In questo senso può essere utile rifarsi al suo idolo, Franck Ribery, dribblomane come lui e ala che negli anni ha imparato a muoversi tra le linee con sempre più naturalezza.

Al suo esordio in Nazionale Ikoné indossava il numero ventidue, proprio come l'ex Bayern durante il mondiale del 2006, quello in cui mostrò a tutti un talento destinato a segnare profondamente il calcio della nostra epoca.

Che gli sia di buon auspicio.

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