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I trasferimenti meno interessanti del calciomercato
06 ago 2018
06 ago 2018
Non sempre il calciomercato fa notizia, purtroppo.
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Ogni giorno in Italia si conclude un numero incredibile di trattative di calciomercato, ma sui giornali si parla più o meno sempre delle stesse. In questi giorni magari siete stati così concentrati su Modric e Higuain che vi sono sfuggiti tanti trasferimenti minori. Qui sotto ho raccolto le trattative meno interessanti del calciomercato, che spesso servono solo a ricordarci che alcuni calciatori sono ancora vivi, o che altri esistono davvero. Il mondo del calcio è incredibilmente complesso e ricco di sfumature.

 



Nel 2010 Marco Motta sembrava davvero un bel giocatore. Il suo curriculum era quello tipico di un ragazzo italiano che sale i gradini del calcio nazionale con costanza: settore giovanile dell’Atalanta, tre buone stagioni tra Udinese e Torino, 36 presenze di un U-21 di cui era anche capitano. Poi il salto alla Roma, un altro discreto anno da quasi 30 presenze in una piazza difficile, l’esordio in Nazionale, il trasferimento alla Juventus. Poi il calcio è cominciato a sembrare troppo complesso per un terzino semplice come Motta.

 

La carriera di Marco Motta sembra finita da anni, ma ogni estate cambia squadra come per aggiungere una tacca alla sua discesa all’inferno del calcio europeo. Una sintesi della sua carriera dal 2015 a oggi: Watford>Charlton>Almeria>Omonia Nicosia.

 

Lo scorso anno all’Almeria, nella seconda serie spagnola, Motta ha giocato 46 partite e ha segnato 3 gol. Quando è arrivato, facendo una prova di qualche giorno, ha detto di voler giocare nell’Almeria per motivi personali, anche se nessuno aveva chiari quali fossero. Un giornale locale

intitolato “Lo strano caso di Marco Motta”. Ecco un video in cui Marco Motta è felice, mentre indossa la maglia numero 7 e ha una M puntata sulla maglietta, forse per distinguersi da Thiago.

 



 

Dopo aver aiutato l’Almeria a salvarsi per pochissimo, Motta ha rescisso il contratto con gli spagnoli, firmandone uno per due anni con l’Omonia Nicosia. Per darvi una misura del prestigio del club, è stato indicato come “La squadra del XX secolo” dalla Federcalcio cipriota. È la squadra più vincente dell’isola, ovviamente dopo il grande Apoel.

 

L’Omonia Nicosia ha scelto il verde come colore sociale per darsi un po’ di speranza in un momento difficile per Cipro, augurandosi «un periodo in cui l'Omonia avrebbe dominato, affermandosi nel calcio professionistico nazionale e trovando un posto nel cuore dei ciprioti». Dopo aver vinto molto l’Omonia è in un periodo difficile e non vince un trofeo da sei anni. Ripartirà da Marco Motta sulla fascia destra.

 



Un caloroso saluto al centravanti a cui non interessava segnare: 0 gol in 37 presenze in Serie A. Ciao Bruno, ci rivediamo in un calcio che avrà imparato a considerare gol i dribbling di suola.

 



Oliver Urso è biondo e carino come i bambini delle pubblicità razziste. Ha 19 anni ma ne dimostra 12, è nato in Danimarca ma gioca per la Nazionale italiana. Ha cominciato a giocare nel Copenaghen, poi è andato alla Roma, poi al Tor Tre Teste, poi al Cesena, dove ha giocato in Primavera lo scorso anno (8 gol) e da dove si è svincolato in seguito al fallimento della società.

 

A fiondarsi sul giocatore è stata la Salernitana, che lo ha messo sotto contratto. È un numero 10 mancino e se siete così matti da voler scoprire davvero le sue caratteristiche eccovi un video ripreso da bordo campo dai suoi amici.

 



 

Per promuovere sé stesso, Urso si è aperto anche

dove scrive di sé stesso in terza persona come se qualcuno avesse edificato questo monumento digitale alla sua esistenza. Dentro ci trovate i video delle sue giocate, le partite integrali e

in cui si spara le pose in palestra tirando i muscoli. Noi tifiamo per lui: sarebbe il primo caso di giocatore italo-danese della Nazionale italiana.

 



Chissà quante volte, negli ultimi anni, vi siete chiesti che fine aveva fatto Fabiano Santacroce. Santacroce quello giovane, che giocava difensore, con il nome italiano e la pelle nera. Santacroce ex Napoli, ex Parma, ex Brescia; ex Nazionale U-21, convocato una volta da Lippi, ragazzo di belle speranze della difesa italiana: calzettoni bassi, calmo, preciso. Che fine ha fatto Santacroce?

 

Da pochi giorni Santacroce veste la maglia del Cuneo, in Serie C, dove è arrivato dalla Juve Stabia. Era rimasto svincolato e si stava allenando a Coverciano insieme agli altri giocatori rimasti senza squadra, nel frattempo studiava per diventare allenatore in Serie C. Se volete avere un’idea di quanto fosse forte Fabiano Santacroce eccovi un video di una sua partita contro l’Inter al San Paolo con la maglia del Napoli. Impressionanti i suoi anticipi e la sua tenuta nell’uno contro uno davanti a Ibrahimovic e Balotelli.

 



 

Altri tre fun fact su Fabiano Santacroce:

 


 


 


 



Djavan Anderson ha una storia strana. Cresciuto nell’accademia dell’Ajax, ha vinto gli Europei U-17 del 2012 con la Nazionale olandese, battendo in finale la Germania di Leon Goretzka. Poi si è via via perso: nel 2016/17 ha giocato con il Cambuur, in seconda categoria olandese, poi è rimasto svincolato. È stato in vacanza in Puglia, poi un mese dopo il suo procuratore lo ha chiamato per dirgli di andare a fare un periodo di prova al Bari, che lo ha messo sotto contratto a inizio settembre.

 

Neanche un anno dopo Djavan Anderson è stato tesserato dalla Lazio in seguito al fallimento dei pugliesi. Anderson ha grandi doti atletiche e, pur essendo un terzino naturale, Grosso lo ha schierato su tutta la catena di destra del suo 4-3-3: esterno basso, mezzala, esterno alto. Ha un’interpretazione moderna del ruolo, più da regista basso che da fluidificante, e ha un buon livello tecnico. La Lazio potrebbe girarlo in prestito alla Salernitana per consolidare la sua crescita.

 

A 23 anni Djavan Anderson vi offre un’altra storia calcistica interessante sul non darsi mai per vinti.

 



Non solo grandi colpi in entrata per la Juventus, che in settimana ha concluso la cessione del “King” King Udoh ai lussemburghesi dell’Union Petange.

 

Due informazioni su King Udoh: è nato a Reggio Emilia da genitori nigeriani; è omonimo del cestista Ekpe Udoh, ironicamente soprannominato “The King”.

 

Due informazioni sull’Union Titus Petange: ha un valore della rosa di 1 milione e 400 mila euro, è la squadra di Petange, la più piccola città del Lussemburgo, uno dei più piccoli stati europei.

 



Dopo due anni di fatica a centrocampo, la leggenda Emil Hallfredsson lascia l’Udinese. Andrà a giocare in Ciociaria, al Frosinone, dove porterà in dote la sua faccia perfettamente glabra e il suo sinistro solido e affidabile.

 

Hallfredsson è stato portato in Italia alla Reggina, ma ha sofferto il clima calabrese: «Non avevo mai giocato fuori dall’Islanda e da noi in estate al massimo ci sono 20 gradi. In Calabria si andava in campo anche con 40 e mi venivano i colpi di sole, diventavo tutto rosso e qualche volta mi sentivo male». Hallfredsson non sopportava i calabresi, anche. Disse al suo agente: «Via da questo Paese, magari andiamo anche in Serie B però qui non ci voglio più stare».

 

In una partita di Coppa Italia contro l’Udinese riuscì a sbagliare due rigori. A Verona è rinato, è stato soprannominato “Ghiaccio Bollente” e ha giocato quasi 200 partite. Alla sua prima intervista in Italia dichiarò di aver nuotato con gli squali, ma in un’intervista di qualche mese fa ha dichiarato che non era vero.

 

Hallfredsson fa parte di quella categoria di onesti faticatori del nostro campionato con però almeno una caratteristica sopra la media. Per Hallfredsson è la qualità balistica del suo piede sinistro. Questo è il suo primo gol in Serie A, segnato a Gigi Buffon.

 



 



Finalmente il Milan è riuscito a cedere questo difensore paraguaiano arrivato per ragioni misteriose, per una cifra assurda: 9 milioni e mezzo di euro. Ecco una bellissima foto del suo matrimonio.

 




 



Vi rinfreschiamo la memoria su Russotto: è il giocatore che fu costretto ad emigrare in Svizzera, al Bellinzona, perché non cedette ai ricatti della GEA. All’epoca Russato aveva 16 anni e aveva fatto tutte le trafile giovanili della Nazionale, e giocava nella Lazio. La GEA disse a Russotto che senza legarsi a uno dei suoi procuratori non avrebbe potuto proseguire la carriera in Italia: «Quando ero alla Lazio è venuto un dirigente a dirmi che se non mi fossi legato alla Gea non avrei potuto avere una carriera importante. Io ho rifiutato e me ne sono andato al Bellinzona».

 

Russotto ha avuto una carriera inferiore alle aspettative, ma comunque dignitosa.

 



Rocco Casiello, Luigi Dinielli, Marian Galdean, Salvatore Agatino Garufi, Raffaele Ioime, Luca Orlando, Manuel Ricci, Carmine Sgambati, Vittorio Triarico Tateo, Antonio Sepe Silvestri,

 



 




 

BOOOOOM!

 

Nella macrocategoria dei giocatori caduti in disgrazia Abel Hernandez - soprannominato “La Joya” ben prima di Dybala - ricopre un ruolo di spessore. Non tanto per

è caduto in disgrazia, perché in fondo il CSKA Mosca è una squadra prestigiosa, ma per quanto mediocre è stata la carriera di un giocatore che per talento poteva aspirare anche all’Everest del calcio contemporaneo.

 

Forse non vi ricordate quanto era forte Abel Hernandez, quando era arrivato a Palermo, pesava due grammi e ballava continuamente la cumbia. Se guardate le sue azioni di quel periodo è incomprensibile il motivo per cui nessuna grande squadra di Serie A lo abbia voluto prendere con sé. Hernandez era veloce, elegante, tecnico in conduzione e aveva nel suo sinistro qualsiasi tipo di conclusione possibile. Guardate questo gol in Coppa Italia segnato al Milan:

 



 

Hernandez non ha avuto neanche l’epica di una caduta in disgrazia rovinosa. Non è riuscito a sperperare completamente il proprio talento, in maniera spettacolare e letteraria. Si è adagiato su una carriera modesta, dignitosa, che lo ha fatto diventare un giocatore peggiore. Ha fatto quattro anni all’Hull City che illuminano tutti i suoi limiti: due anni in seconda categoria da 36 gol; due anni in Premier League da 8 gol.

 

L’impressione non è che Hernandez ha fallito in Premier League perché sfortunato, poco concentrato sul calcio, incostante. Ma perché non è all’altezza. Che tristezza, Abel: cerca di riprenderti in Russia.

 



Il primo video che abbiamo visto di Ivan Piris è di lui che picchia Neymar. Nel video “Neymar umilia Piris” il brasiliano dribbla un numero non ricostruibile di volte il terzino, che alla fine lo stende (sono forse gli Ivan Piris l’origine dell’attuale collasso psicologico di Neymar sul campo, della sua psicosi sul contatto fisico?).

 



 

Walter Sabatini - le cui ragioni sfuggono spesso alla fragile razionalità umana - decise di portarlo alla Roma, dove Piris ha incarnato alla perfezione l’ideale del

. Il suo soprannome a Roma riassume più di ogni altra cosa la sua carriera: “Er poro Piris”.

 

Dopo due onestissime stagioni all’Udinese, Piris si è trasferito in Messico. Qualche giorno fa il Monterrey lo ha ceduto in prestito al Leon.

 




 



 

Maleh dal Venezia al Ravenna

 

Tuttisanti dal Bari al Monopoli

 

Porcheddu all’Arzachena

 

Suagher dall’Atalanta al Carpi

 

Tutino dal Carpi al Cosenza

 



 

La Nazione sull'Empoli: "Mchedlidze torna da capitano”

 

Samp, Il Secolo XIX: "Tentazione Obiang ma l'ingaggio è da nababbo”

 

Lazio, Il Messaggero: "Tempo di allenaMenti”

 

Torino, Tuttosport: "Laxalt o Pereyra, Mazzarri ne vuole uno”

 

Il Corriere dello Sport sugli azzurri: "Napoli tenta la ronaldata"

 

 

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