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(di)
Tommaso Naccari
I tatuaggi più brutti del 2016
05 gen 2017
05 gen 2017
Le peggiori scelte dei calciatori nella decorazione del loro corpo.
(di)
Tommaso Naccari
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Una delle retoriche più avulse dalla realtà del mondo del calcio è quella che dipinge i calciatori come guerrieri. Intorno a questo immaginario costruito proliferano una serie di valori da clan primitivo: umiltà, rispetto, onore, fedeltà; tutte cose che possiamo ritrovare in

, il romanzo di Nikolai Lilin da cui è stato anche tratto un film. Come il calciatore modello, anche il siberiano ha un codice da rispettare e, al contempo, come il siberiano, anche il calciatore modello ha dei tatuaggi.

 

Nel film il tatuaggio occupa quasi l’intera vicenda. Uno dei personaggi principali a un certo punto dichiara: «Un tatuaggio non è semplicemente un disegno. Vedi, un tatuatore è come un confessore. Lui scrive la storia di un uomo sul suo corpo. Le vite dell'uomo possono sembrare tutte simili. Si nasce, si cresce, ci s'innamora, si fanno figli, si lavora, si muore. Alcuni si godono la vita, altri no. Ma noi Siberiani, Kolìma, la combattiamo. Dovrai dare il meglio di te per imparare. Per molti mesi farai soltanto una cosa: osservare».

 

In questo pezzo ho selezionato i peggiori tatuaggi realizzati nel 2016 sui corpi dei calciatori.

 

 


 



 

Sto provando a decifrare questa foto da quando l’ho vista la prima volta ma non ci sono ancora riuscito. Mi affascina, ma non ne trovo il senso. Innanzitutto la posa del braccio, che presumo sia stata scelta per mostrare all’apice del suo splendore l’opera d’arte compiuta, ma che risulta davvero innaturale. Il braccio non è in torsione, non è girato, è semplicemente alzato e a penzoloni. Sembra la protesi di un braccio.

 

Il tatuaggio, di per sé, è invece talmente pieno di elementi che se ci fosse anche Waldo non ne sarei stupito. Ci sono delle nuvole, un pallone, una corona, dei dadi, quello che sembra essere un fascio di luce che attraversa la composizione e dei numeri romani. Sono elementi misteriosi di per sé, e ancora più misteriosi tutti insieme, senza nessun legame che possa unirli. La testa di Santon deve essere bella incasinata, la sola cosa chiara è che la palla è la sua regina.

 

 


 



 

Giusto ieri ho visto il tatuaggio di un fan che ha deciso di

L’INTERO TESTO DI UNA CANZONE del suo cantante preferito. La cosa più didascalica possibile. Almeno lo credevo fino a che non mi sono imbattuto in Gary Medel e la sua coscia.

 

La coscia di Gary Medel è probabilmente uno degli elementi con cui nessuno di noi vorrebbe venire mai a contatto, per ovvie ragioni. Per renderla meno temibile, forse, ma ancora più repellente, il centrocampista dell’Inter ha pensato di dedicare questo spazio così importante alla moglie, tatuandosi un suo ritratto. Perché si è tatuato il volto di una persona cara

è poco chiaro, perché sulla coscia e non, come sarebbe più normale, sul petto, è semplicemente inspiegabile. Chissà, forse il cuore di Medel sta nel suo quadricipite.

 

 


 



 

Il calcio del 2016 è uno sport d’immagine. Ovviamente non

, ma l’impressione che si ha di qualcuno conta moltissimo per ragioni di marketing. Messi è sempre stato il chierichetto dei top player, il cocchetto delle mamme, un modello ben più accettabile di quello egotico fino al disturbante incarnato da CR7.

 

A Messi evidentemente questa etichetta stava stretta e nel disperato tentativo di rendersi più interessante, e forse conquistare più mercato, è passato in un paio di anni da

a colorazioni improbabili, all’acquisto di un cane di grossa taglia. Un insieme di scelte che rende tutto il suo disperato tentativo di rebranding. La faccia da bravo ragazzo e l’essenza da chierichetto rimangono, per cui ogni tentativo rischia di essere la più chiara conferma del poco carisma di Messi (per un ulteriore conferma, andate a guardare la faccia del cane dell’attaccante del Barça).

 

Dopo il tatuaggio sulla spalla, quest’anno Messi ci delizia con una gamba tutta nera, un 10 e un pallone sullo stile del tatuaggio di Santon. O forse è Santon che si è ispirato a Messi? In ogni caso: la gamba sinistra della Pulce meritava di meglio.

 

 


 



 

Per celebrare il suo approdo a Roma, Diego Perotti aveva pensato bene di tatuarsi sul collo il tatuaggio tamarro per eccellenza: il bacio. Non so quanto le due cose fossero davvero legate, se a Roma Diego Perotti abbia trovato l’amore o se l’avesse trovato a Genova e per portarlo con sé avesse deciso di tatuarsi sul collo la forma delle labbra di lei o se, ancora, si sentisse baciato dalla fortuna per il trasferimento.

 

Dopo qualche mese però ha cambiato idea e, al posto di quel tatuaggio, Diego si presenta in campo con un cover up che definire orrendo è dir poco: un pallone e uno scarpino, con il numero dieci stampato sulla linguetta. Sembra ispirato alla copertina di un libro per ragazzi. Un brutto libro per ragazzi.

 

Più che sul tatuaggio in sé, però, bisognerebbe farsi delle domande sul perché Perotti abbia deciso di rinunciare a un qualcosa che per definizione dovrebbe accompagnarti per il resto della vita, dopo pochi mesi. Non sappiamo neanche cosa gli ha fatto cambiare idea. Le prese in giro della parte di spogliatoio romano? Un rimprovero di Strootman che certe cose non le può proprio vedere?

 

Girava un video di Strootman che prova a baciare Perotti proprio in corrispondenza del segno delle due labbra tatuate. L’ipotesi bullismo, quindi, non è così campata in aria.

 

 

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