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I più bei gol dello Star Sixes
20 lug 2017
20 lug 2017
Il torneo di vecchie glorie anni '90 che è il miglior raduno nostalgico possibile.
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Nel weekend scorso, a Londra, all’interno della O2 Arena, centoventi calciatori famosi a cavallo tra i due millenni si sono affrontati nello Star Sixes, il torneo di calcio a sei con - probabilmente - la più alta concentrazione di campioni nella storia dei tornei di calcio a sei organizzati fuori Roma (dove gli ex calciatori hanno una vera e propria seconda carriera nei tornei amatoriali).

 

Con un intento nostalgico neanche troppo velato, è stato riprodotto sul campo l’intero parterre del nostro immaginario calcistico adolescenziale: il risultato finale è una specie di remake calcistico di Jurassic Park, con un sapore a metà strada tra una pubblicità della Nike e una vecchia compilation del Festivalbar ritrovata sotto a un sedile.

 


Sugli spalti della O2 Arena all’ingresso in campo delle squadre.


 

Anche se è l’aspetto meno interessante della cosa, alla fine ha vinto la Francia. Un paio di cifre dello Star Sixes, giusto per farsi un’idea:

 

135: i gol segnati in totale (con uno sfavillante

alla penultima partita)

 

5: i calciatori che pensavo non avrei mai più rivisto e sono stato felice di rivedere: Maniche, Kevin Kurányi, Luis Hernández (che nella mia testa vive ancora

), Paul Merson, Celestine Babayaro.

 

2: i calciatori ancora in attività che hanno giocato per la Nazionale di casa (Wes Brown e Lee Hendrie), un gesto non troppo corretto che pure non ha permesso agli albionici di vincere.

 

1: il calciatore che non ha collezionato neppure una presenza, durante la sua carriera

, nella Nazionale maggiore che ha rappresentato nel torneo. Quel giocatore è Paolo Di Canio (persino Erubey Cabuto, il portiere del Messico, è riuscito a strappare una titolarità a Jorge Campos!)

 

97: il peso medio degli atleti coinvolti.

 

1: c’era



 

Qui sotto ho scelto i 10 gol più belli della kermesse, cercando di rimanere il più oggettivo possibile e non farmi influenzare da quelli segnati dai miei feticci d’adolescenza.

 

Non sono sicuro di esserci riuscito.

 


 



 

Ok, questa in realtà è una scelta politica per almeno due motivi. Il primo: andava reso onore a Michel Salgado, che si è laureato capocannoniere del torneo con 9 reti, fatto che di per sé racconta dell’assurdità di tutta la manifestazione. Ma anche perché è una doppia epifania: Salgado ce lo ricordiamo attaccare la fascia proprio così, alla stessa maniera di come abbiamo il ricordo di Nelson Dida che tentenna in un brodo appiccicoso di disagio. La quadruplice finta è solo un orpello, arte per l’arte.

 


 



 

Questo gol (inizia a 0.14) è come le maglie delle squadre indossate al contrario dopo lo scambio tra avversari al fischio finale: la marca e il brand sono riconoscibilissimi, eppure il fatto che siano al reverso è un segnale di fine delle ostilità. In altri tempi Delvecchio avrebbe ubriacato Amaral con una delle sue

, qui invece va lungo linea. Il tempo passa, ma Delvecchio non smette di trovare soluzioni nuove per ubriacare i difensori avversari.

 



 

https://twitter.com/StarSixes/status/886619898054664192

 

Peccato che questo video finisca proprio sullo stacco-attacco più iconico della serata, dal quale nessun dj degno di tal nome avrebbe avuto il coraggio di svicolare, cioè “Seven Nation Army” dei White Stripes.

 


 




 

Il colpo di tacco di Mads Junker è intelligente, forse troppo, e il difensore dell’Inghilterra troppo pigro per chiudere l’angolo di tiro: preferisce altezzosamente reclamare per il pallone mai uscito dal campo. Il tiro di Soerensen è un missile terra-aria, credo che l’Haeren, l’Esercito Reale Danese, un pezzo d’artiglieria con questa bocca di fuoco neppure ce l’abbia, in dotazione.

 


 




 

Juninho Paulista ha lasciato un buon ricordo di sé in Inghilterra, dove ha giocato con il Middlesbrough per qualche stagione, a più riprese. All’apice della carriera, quando giocava all’Atlético Madrid, era uno degli assistman più brillanti d’Europa, peccato sia poi esploso Valerón, e che ci vuoi fare, Paulista. Quando riceve palla da Gilberto Silva, Del Piero e Stefano Fiore cercano di chiuderlo, lui li taglia fuori con un bel tocco d’esterno, impreziosito dal crollo psicofisico di Fiore.

 



 

La spettacolarità, per essere percepita in maniera ecumenica, deve coinvolgere anche gli spettatori in una maniera meno passiva dello scattare foto con gli smartphone e bere birra. Nella giornata di preludio alle finali è stata istituita una gara di Colpisci La Traversa: il vincitore si sarebbe aggiudicato un posto in prima fila per la premiazione. Ha vinto lui.

 

https://twitter.com/StarSixes/status/886515013703405568

 


 



 

L’azione di

più trascinante dell’intera storia del calcio britannico dall’era della pionieristica fondazione a oggi. Nota di merito: l’uomo che dà inizio all’azione, davanti alla sua porta, prima dei quattro tocchi di prima che poi lo portano al tiro, è proprio Owen. Wow.

 


 




 

La rete più coatta di tutto lo Star Sixes è quella dello scozzese, il più giovane capitano nella storia dei Rangers e della sua Nazionale: c’è un’aura di bullismo che ricopre ogni fotogramma di quest’azione, dal pallone perso malamente da García Aspe alla conduzione di palla cinica degli avversari, che tracima nella violenza con la palombella finale. Come se non fosse abbastanza, Ferguson torna verso il centro del campo con uno sguardo così arrabbiato che Richard Ashcroft,

, si sarebbe spostato.

 



 

https://twitter.com/StarSixes/status/886331291108491264

 

Il gol numero 100 del torneo l’ha segnato Paolo Di Canio. Che, ricordiamo, non ha mai giocato con la Nazionale italiana. Dobbiamo avere dei rimpianti?

 


 



 

Il tocco d’esterno destro in profondità è morbido come al palato il migliore dei Cabernet Sauvignon. La sponda di Djorkaeff, al netto dell’ego spropositato e l’istinto presenzialista di Ludovic Giuly, un invito a nozze per il tiro in drop preparato alla perfezione, ogni passo un anno di invecchiamento in barrique. Un’ottima vendemmia.

 


 




 

Va bene, il gol è ufficialmente di Candela, ma possiamo ascriverlo a Robert Pires senza per questo sentirci minimamente in colpa. La classe con cui in

sradica la palla dai piedi di Gaizka Mendieta, la maniera in cui lascia che Puyol si avviti a terra come d’estate gli steli dell’ombrellone in spiaggia: e poi il poltergeist di Di María che s’insinua in ogni fibra dell’ex esterno dell’Arsenal, in questo gol ci sono almeno tre o quattro spunti per intere tesi sulla longevità del talento, sulla metempsicosi, su Kardec.

 



 


 

Piccola introduzione al concetto di Crescendo Rossiniano di stilosità, prima dei due gol più belli.

 


 




 

Mi sembra improbabile - nonché lesivo del nostro diritto a godere della potenza trascinante - il fatto che Júlio Baptista sia svincolato e nessun club abbia ancora deciso di mettere alla prova le fibre della maglia che gli fornisce il suo sponsor tecnico per vedere se riescono a resistere al torace strabordante della Bestia. Potremmo fare una colletta, comprarlo e regalarlo allo Shanghai SIPG solo per vederlo

sfondare innocenti porte cinesi e guadagnarsi simulacri possenti di fronte ai padiglioni del Tempio Donglin.

 


 




 

D’accordo, forse non è il

, ma questo gol di Eric Abidal (inizia da 0.15) è la sequenza perfetta che utilizzerei per spiegare a qualcuno che non ha frequentato l’università e conosce solo la lingua delle GIF cos’è lo Star Sixes, di che materia è fatto, perché racchiude in sé tutta l’essenza dell’esperienza estetica del torneo:

in purezza, abilità, autocompiacimento e ironia. Tutto insieme. La finalizzazione di Eric con la finta a buttar via la gamba è sì simpatica, ma al contempo serissima; divertente , ma anche un po’ malinconica.

 

Non è questa, dopotutto, la ricetta della nostalgia?

 

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