Come tutti ormai sapete, la trasmissione RAI “Parliamone sabato” ha ricordato una serie di motivi per cui per un uomo italiano è meglio scegliersi una donna dell’est. È stato un momento di una bassezza quasi surreale, di quelli in cui una persona ragionevole si chiede se quello che ha appena visto è successo davvero. La finezza ha riguardato soprattutto il doppio livello di violenza: la riduzione delle donne a oggetti -> il razzismo applicato su questi oggetti esotici.
A pensarci bene, l’unica categoria sociale che subisce un tipo di violenza paragonabile è quella dei calciatori: sempre trattati come oggetti - con il loro costo, la loro funzionalità o la loro capacità decorativa - e molto spesso giudicati usando stereotipi di razza. Il che è evidente se si pensa al caso specifico: le sole persone a poter essere trattate come una donna dell’est, in un certo senso, sono i giocatori dell’est. Una figura mitica dai caratteri molto definiti. Secondo lo stereotipo comune un giocatore dell’est fa sempre comodo alla tua squadra perché:
#1 Sono tutti tecnici però senza gli effetti collaterali dei giocatori sudamericani (tendenze depressive, alcolismo, pelle colorata); ovvero, lo stereotipo del calciatore slavo > stereotipo del calciatore sudamericano.
#2 Hanno grande temperamento e mentalità vincente (es. Nedved).
#3 Sono grossi e intervengono sempre nelle risse in modo temibile (es. Mihajilovic, Mch'edlidze, Bilic).
#4 Sono pazzi e imprevedibili, ma in modo virile e quindi okay.
#5 La loro pazzia è legata alla genialità: tante partite sbiadite verranno ripagate prima o poi una grande prestazione risolutiva (esempio supremo di genialità slava in azione: Savicevic vs Barcellona).
Siccome a noi i luoghi comuni non piacciono, abbiamo provato a restituirvi un’immagine dei giocatori dell’est più completa e vicina alla realtà, compilando una lista di altri 30 stereotipi per cui è bello avere un giocatore dell’est nella propria squadra.