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I Milwaukee Bucks hanno ipotecato tutto il loro futuro
18 nov 2020
18 nov 2020
Con le mosse per prendere Jrue Holiday e Bogdan Bogdanovic, i Bucks si sono giocati l’all-in su questa stagione.
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Sono bastate meno di ventiquattro ore ai Milwaukee Bucks per raccogliere tutte le chips che avevano ancora a disposizione e spingerle al centro del tavolo. In rapida successione sono stati confermati gli scambi che portano alla corte di Giannis Antetokounmpo sia Jrue Holiday che Bogdan Bogdanovic, due pezzi di alto livello per completare un quintetto che deve puntare necessariamente al titolo per il 2021. In cambio i New Orleans Pelicans hanno ricevuto Eric Bledsoe, George Hill, tre prime scelte non protette nei prossimi Draft (2020, 2025, 2027) più due possibilità di scambiare l’ordine delle pick nel 2024 e nel 2026, mentre i Sacramento Kings hanno ottenuto Donte DiVincenzo, Ersan Ilyasova e D.J. Wilson.

Dopo la brutta eliminazione patita per mano dei Miami Heat a Orlando che ha messo a nudo tutti i limiti del roster a disposizione di Mike Budenholzer, e con la Spada di Damocle del rinnovo di Giannis che diventerà eleggibile per il supermax da questo venerdì, la franchigia del Wisconsin non aveva molte mosse a sua disposizione se non giocarsi il tutto per tutto e sperare che tutto vada per il verso giusto. Ma nonostante i tempi stretti non si sono fatti prendere dal panico, scegliendo due profili estremamente compatibili con le necessità tecniche che al momento mancavano.

Cosa possono dare Holiday e Bogdanovic ai Bucks

Jrue Holiday è da anni ormai in cima alla lista dei giocatori più sottovalutati della lega, avendo superato Mike Conley da quando quest’ultimo firmò il contratto più remunerativo della storia NBA (pur essendo superato qualche giorno dopo da Steph Curry), e potrà finalmente dimostrare di valere una vera contender. Ad ormai 30 anni è arrivata l’ora di giocarsi le proprie chances per il titolo dopo le esperienze non sempre esaltanti a Philadelphia e New Orleans.

A Milwaukee arriva in un contesto tecnico a lui estremamente congeniale, senza dover essere per forza il primo creatore di gioco e nemmeno il primo o il secondo realizzatore. In questo senso rappresenta un netto upgrade rispetto a Eric Bledsoe senza però perdere l’aggressività e sapienza di quest’ultimo nella metà campo difensiva. E, nonostante non sia mai stato un tiratore sopra la media NBA, è più affidabile del nuovo giocatore dei Pelicans, specialmente sulle triple con i piedi a terra dove tira con il 37% in carriera rispetto al deprimente 33% di Bledsoe, percentuale che scendeva ulteriormente al 29% nei playoff.

La differenza di rendimento tra i due quando si arriva alla post-season è la vera ragione dello scambio. Nelle sue rare apparizioni ai playoff Holiday ha sempre sfoderato prestazioni di alto livello, sia nel 2012 contro i Celtics dei Big Three che nel 2018 quando cancellò dal campo Damian Lillard e CJ McCollum in un sonoro 4-0 per i Pelicans, dimostrando di saper salire di colpi quando le partite si fanno importanti. Il perfetto opposto rispetto a Bledsoe, la cui inaffidabilità ha spesso sancito la fine delle avventure dei Bucks ai playoff, compresa quella ad Orlando dove non ha mai capito come attaccare la difesa di Miami. Holiday invece ha le qualità tecniche e mentali per gestire un attacco quando la squadra avversaria alza un muro attorno a Giannis, specialmente se c’è da creare e prendere decisioni con il pallone in mano.

Una delle grandi prestazioni di Jrue ai Playoff, 41 punti e 8 assist nella gara per eliminare i Blazers.

Situazione di gioco nella quale verrà molto comodo anche Bogdanovic, un talento che non ha mai disdegnato la pressione dei grandi palcoscenici, soprattutto europei e internazionali, e che rappresenta un lusso come quarta opzione sovradimensionata. Anche lui sembra essere l’upgrade del giocatore, Donte DiVincenzo, per il quale è stato scambiato e del quale erediterà il ruolo da sesto uomo che finisce per chiudere in quintetto le partite. Il serbo garantisce sia spaziature che creazione con il pallone, visto che può giocare sia con che senza di esso, e non è esigente nella richiesta di tiri. Il perfetto complemento in una squadra che ha sempre bisogno di playmaking secondario e mobilità, e al contrario di Holiday arriva a Milwaukee ad un costo più contenuto, per quanto non si sappia ancora l’entità e la durata del contratto.

L’all-in dei Bucks per arrivare al titolo

Nonostante ciò, però, il prezzo complessivo pagato sia a New Orleans che a Sacramento per entrambe le operazioni è piuttosto alto. Anzi, rappresenta esattamente tutto quello che Milwaukee aveva ancora nelle tasche, e ha forse dovuto anche cercare in quelle di alcuni pantaloni che non metteva più da tempo, compresa una grossa ipoteca sul futuro della franchigia. I Bucks infatti hanno rovesciato sul piatto ogni speranza di flessibilità a medio periodo, non avendo più né asset fisici né scelte con le quali eventualmente modificare il roster attuale, che andrà riempito di seconde scelte al Draft e contratti al minimo salariale per completare la panchina.

Si sono privati di Donte DiVincenzo, che si è dimostrato utile nell’ultima stagione e ha ancora due anni sul suo contratto da rookie, nonché l’unico giocatore scelto dai Bucks negli ultimi Draft grado di scendere in campo. Ma soprattutto è il pacchetto di scelte inviato ai Pelicans a pregiudicare la futuribilità della squadra se le cose dovessero mettersi male. New Orleans ha infatti aggiunto alla propria collezione di pick anche la 24^ scelta di quest’anno (dove si può trovare un giocatore di rotazione, specialmente tra gli esterni) e quelle non protette nel 2025 e 2027, più la possibilità di invertire l’ordine nel 2024 e nel 2026. Non sappiamo se nella dirigenza dei Bucks hanno più informazioni di noi rispetto alla fine del mondo, ma specialmente non aver messo protezioni alle pick è un segnale forte di quanto non si siano fatti scrupoli pur di concludere lo scambio per Holiday.

Una mossa azzardata, visto che l’ex Pelicans ha una player option che può esercitare alla fine della stagione 2021 da 26 milioni di dollari, oppure può decidere di andarsene senza dovere niente a nessuno. Inoltre, visto che Bogdanovic arriverà attraverso una sign & trade, Milwaukee dovrà fare i conti con l’hard cap (un tetto per gli stipendi invalicabile a 138.9 milioni), diminuendone la flessibilità salariale. Ponendo che quest’ultimo firmi per una cifra intorno ai 16 milioni di dollari, i Bucks avrebbero intorno ai 20 milioni per pagare gli altri sette giocatori necessari a completare il roster: una cifra bassissima per formare una panchina di livello, forse anche per costringere Bud a tenere in campo più a lungo i suoi titolari.

Ricordo che veniamo da un'altra stagione da MVP di Giannis.

Una mossa resa obbligatoria dalla condizione contrattuale di Giannis Antetokounmpo, e che non può essere valutata senza conoscere le decisioni del due volte MVP sul proprio futuro. Si è detto di come nel prezzo di queste due operazioni si deve includere anche quello della permanenza a Milwaukee di Giannis, ma finché non ci sarà l’autografo del greco sul supermax da 228 milioni non possiamo essere sicuri che sia davvero così. Certo, sarebbe strano che la dirigenza non si sia consultata con la propria superstar prima di giocarsi il proprio futuro in una sola mano, e magari l’annuncio di Giannis è dietro l’angolo.

È altrettanto vero però che ora Antetokounmpo non ha alcuna fretta, e anzi farebbe bene a prendersi il tempo di giudicare con calma la squadra che gli hanno costruito attorno. I Bucks non sono semplicemente andati all-in infatti, lo hanno fatto girando anche le carte: sono e saranno questi durante tutta la durata dell’estensione di Giannis, e starà a lui capire quante possibilità avrà di vincere un titolo rimanendo nel Wisconsin, magari dopo essere sceso in campo per qualche partita con i suoi nuovi compagni.

Antetokounmpo ha fino al giorno prima dell’inizio della nuova stagione NBA, il 21 dicembre, per estendere il contratto in questa finestra di Free Agency, altrimenti potrà farlo l’estate prossima. Affrettare la decisione più importante della propria carriera sportiva non sarebbe saggio, ma farebbe tirare un gigantesco sospiro di sollievo a tutta la dirigenza di Milwaukee. Perché quando si mettono tutte le chips al centro del tavolo, la cosa peggiore è dover aspettare la decisione altrui.

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