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Francesco Lisanti
I migliori upset del 2016
06 gen 2017
06 gen 2017
Davide batte golia. Nella calza eccovi la nostra ultima lista, buon 2017 a tutti!
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Francesco Lisanti
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Il 2016 ha sancito l’aggiunta del sondaggista all’elenco dei mestieri usuranti. Se l’esempio più eclatante è quello delle Presidenziali americane, in cui i sondaggi hanno effettivamente mantenuto margini d’errore molto bassi, ma non sono stati in grado di intercettare lo scenario della vittoria di Trump, anche lo sport praticato ad alti livelli, ormai polarizzato verso i grandi mercati, ha saputo rendersi meno prevedibile del solito. Non a caso,

al Leicester campione d’Inghilterra, la Puma ha insistito sul potere motivazionale dell’effetto sorpresa: «#5000a1. Quando le probabilità sono contro di te, cambia il gioco».

 

La narrativa dell’

, del ribaltone, della Cenerentola che sovverte i pronostici, è intimamente legata alla narrativa sportiva, costruita intorno ai concetti di vittoria e sconfitta. Lo sport è anche un contenitore di storie: Davide contro Golia, l’allievo che batte il maestro, il campione nella “giornata no”, la classe operaia che vola in paradiso. Io ne ho scelte dieci, nell’anno in cui la vittoria dell’underdog è diventata prassi. Quelle rimaste fuori (l’Alessandria in semifinale di Coppa Italia, il Portogallo campione d’Europa, Monica Puig, Maya DiRado contro Hosszu, Nate Diaz contro McGregor) aspetteranno il principe da sole, sotto la carrozza, con le scarpette in mano.

 

 


 

https://www.youtube.com/watch?v=P3Gi63OA1Rg

 

«A febbraio eravamo in lizza per tutte le competizioni ed eravamo solo a tre punti di distacco in campionato, a dispetto degli infortuni e dei problemi che avevamo avuto. Non è stato facile per i giocatori leggere sui giornali quello che sarebbe successo la prossima stagione, chi sarebbe arrivato o chi sarebbe partito, e riuscire a rimanere ugualmente concentrati». Nella settimana in cui il mondo ha scoperto il Leicester (merito del doppio passo di Mahrez che ha inchiodato Demichelis al terreno dell’Etihad Stadium), Manuel Pellegrini ha scoperto che il suo successore sulla panchina del City sarebbe stato Pep Guardiola, e da quel momento in poi la stagione dei “Citizens” si è virtualmente chiusa, precipitando assieme

dell’Ingegnere.

 

Ho visto molte volte i gol di questa partita, che è chiaramente il punto più alto della narrazione-Leicester, dei poveri contro i ricchi, della fame

, e non c’era proprio nessun presupposto perché il City potesse arrivare in salute a fine stagione. Mahrez sembra un giocatore

, Kanté un giocatore indispensabile, mentre i vari Yaya Touré, Kolarov, Demichelis, Zabaleta, e in questo contesto anche il povero David Silva, sembrano reperti di un calcio che fu.

 

Il criterio con cui separiamo i Davide dai Golia ha spesso un fondamento puramente economico, e questa è una scelta di buon senso, un dato oggettivo. A posteriori, però, ha vinto la squadra che ha giocato meglio a calcio, con più equilibrio, con più qualità, con più concentrazione – quella del City se la sarà anche portata via lo spettro di Guardiola, ma quella del Leicester è il frutto del lavoro di Ranieri.

 

 


 

https://www.youtube.com/watch?v=UnOP0GkpdeU

 

Allo stesso modo, non c’era davvero nessun presupposto perché l’Islanda proseguisse nella competizione: una squadra mediocre tecnicamente, con estreme difficoltà nel creare pericoli in attacco e imprecisa nella sua esecuzione difensiva, tanto da concedere all’Inghilterra un rigore decisamente evitabile dopo pochi minuti. La difesa è alta ma è larga, c’è tanto spazio tra il terzino destro e il difensore centrale, e in più non c’è pressing sul portatore di palla inglese, troppo facile per Sturridge e Sterling.

 

D’altra parte, è confortante che una squadra con un’identità tattica definita ai limiti dell’ossessione, tutta lanci lunghi, giochi di sponda e lunghe catene umane asserragliate al limite dell’area, abbia sconfitto ed eliminato una squadra senza alcuna identità tattica, in cui Sturridge fa il trequartista, Kane la prima punta esclusa dal gioco, Dele Alli e Sterling figurarsi se si capisce. L’ultima azione della partita è un calcio d’angolo affidato a Harry Kane, una scelta incomprensibile, così come quella di lasciare Rooney in area a difendere sulle palle alte. Cambiando l’ordine degli addendi, chissà.

 

 


 

https://www.youtube.com/watch?v=0Zk5dVQbFtk

 

La Siria occupa la 114esima posizione del ranking Fifa, tanto per restare al calcio e provare a lasciare fuori tutto il resto. La Cina, il Paese più popolato al mondo, la seconda economia mondiale, avrebbe i numeri e le risorse per diventare una super-potenza del calcio internazionale, e ci sta provando attraverso un programma

varato dal Presidente della Repubblica Xi Jinping.

 

Dopo la sconfitta, che ha praticamente sancito l’eliminazione della Cina dai Mondiali del 2018, i tifosi sono scesi in strada inscenando manifestazioni di protesta. La sfiducia nei confronti del tecnico Gao Hongbo era tale che un gruppo di tifosi ha chiesto venisse rimpiazzato da Lang Ping, allenatrice della pallavolo femminile, un eroe in patria dopo il recente oro olimpico. Potrebbe rivelarsi un’intuizione più illuminata rispetto all’utilizzo dei fondi governativi per gli stipendi dei campioni sudamericani a fine carriera.

 

 


 

https://www.youtube.com/watch?v=k4tuYJVzmxA

 

Novembre è stato un mese sportivamente difficile per il San Lorenzo, prima gli infortuni occorsi a Belluschi e Bergessio, poi la doppia eliminazione da Copa Argentina e Sudamericana, quindi gli strascichi lasciati dalle sconfitte, che hanno minato la credibilità del tecnico Aguirre e la silhouette del simbolo Nestor Ortigoza: «ora bisogna risollevarsi, sono bollente. Nel giro di una settimana siamo finiti fuori da tutte le competizioni, abbiamo pagato a caro prezzo tutti gli errori». Sia l’allenatore che Ortigoza hanno tirato in ballo gli eventi ravvicinati, compresi quelli con le Nazionali, per giustificare il calo di condizione e risultati, ma come sempre la realtà è più complessa.

 

Il sogno della “Triple Corona” si era già infranto esattamente

, dagli undici metri, sul campo del Gimnasia La Plata. Una prima eliminazione inattesa, contro una squadra inferiore, nei quarti di finale di Copa Argentina. Sul campo della Chapecoense, nel Brasile meridionale, sono poi definitivamente crollate le speranze di bissare il successo della Libertadores 2014 con un altro trofeo internazionale, la Sudamericana 2016. Il tutto decisamente a dispetto dei pronostici:

, per fare un esempio concreto, il 78% dei votanti aveva previsto una vittoria del Ciclón. Bergessio, quel Bergessio del Catania, aveva invece

: «Se le cose non andranno a buon fine, qui si parlerà di disastro».

 

Quando mancano esattamente venti secondi alla fine, Nicolas Blandi, numero 9 del San Lorenzo, trova una conclusione all’interno dell’area piccola da posizione centrale. In questo momento, in quella porzione di campo, si annodano così tanti futuri possibili da rendere poco più che uno sterile esercizio provare a inseguirli tutti. Succede quello che succede: Danilo, il portiere della Chape, realizza l’imprevedibile e para con il piede destro, d’istinto, restando eroicamente in piedi. Per quanto sia oggi una considerazione particolarmente triste, l’imprevedibilità sta al di sopra delle vicende umane.

 

 


 

https://www.youtube.com/watch?v=3A8Nk4u2xB8

 

I ribaltoni nella Parigi-Roubaix sono all’ordine del giorno, soprattutto nell’accezione più concreta del termine, tanto che rispetto alla vittoria del 38enne Mat Hayman, è quasi più inspiegabile come abbia fatto Peter Sagan a restare in piedi dopo

che lo ha portato a salire completamente sulla bici di Cancellara, e poi a strisciare fuori dal pavé. Ad ogni modo, quella di Hayman è una bella storia di sport, che finisce diritta nel filone dei «non è mai troppo tardi»: due sole vittorie di tappa in carriera, sedicesima partecipazione alla Parigi-Roubaix, con due apparizioni tra le prime dieci posizioni, e vittoria in sprint sul più quotato Tom Boonen.

 

 


 

https://www.youtube.com/watch?v=n6-lAF8kkYw

 

Per compilare questa lista ho utilizzato vari criteri, ma siccome da qualche parte si deve pur cominciare, ho iniziato con il più banale. Ho scritto su Google “shocking upset”, limitando la ricerca al 2016, e ho verificato che cosa avesse stupito maggiormente il mondo nell’ultimo anno solare. Dopo una sfilza di titoli sulla vittoria di Donald Trump nelle Presidenziali americane, il nome “Sam Querrey” ha iniziato ad occupare i risultati di ricerca e non ne è più uscito. Querrey è un tennista nato nel 1987, così come Novak Djokovic. Per ovvi motivi dettati dal talento, il secondo è molto, molto più famoso del primo, che in compenso è più bravo

. Per restituire un’idea del divario, Querrey ha guadagnato circa 7 milioni di dollari con i premi-vittoria nell’arco della sua carriera, Djokovic ha superato i 100.

 

Come ha fatto Sam Querrey a battere uno che non perdeva una gara in un torneo dello Slam dalla finale del Roland Garros 2015? A forza di servizi vincenti, marchio di fabbrica degli statunitensi alti, e di errori di Djokovic – perché quando il campione perde nella sorpresa generale, è sempre un po’ colpa sua. La pioggia ha interrotto la partita due volte, e questo ha reso più difficile il compito di Querrey (perché banalmente ha dovuto infilare tre giornate “no” di Djokovic al posto di una), ma ha anche reso più estenuante la condizione mentale del serbo. In questi dieci minuti di highlights, ho contato almeno quindici volte in cui Querrey respinge il colpo in maniera banale, lenta, imprecisa, e Djokovic deve per forza aver pensato «come è possibile che stia perdendo?». Di solito, non aiuta a vincere.

 

 


 



 

29 tornei vinti nel doppio in carriera, 14 del Grande Slam, mai una sconfitta in un torneo olimpico (mai una!), ruolino condito ovviamente da 3 medaglie d’oro: Sydney, Pechino, Londra (la partecipazione ad Atene saltò per un infortunio di Serena). Dall’altra parte, le ceche Strycova e Safarova, che mai avevano vinto una partita alle Olimpiadi, mai avevano giocato insieme (solo una volta in Fed Cup, e avevano perso), e infatti non avrebbero affatto dovuto giocare insieme: Strycova ha sostituito all’ultimo l’infortunata Karolina Pliskova. Barbora e Lucie avrebbero poi proseguito fino al bronzo, eliminando anche le italiane Errani e Vinci.

 

 


 

https://www.youtube.com/watch?v=w4E5mqGnzIc

 

Otto anni fa, Michael Phelps era già Michael Phelps, il più giovane di sempre nel Dopoguerra a rappresentare gli Stati Uniti alle Olimpiadi, un quindicenne in grado di strappare un quinto posto a Sydney nei 200 farfalla, e poi di cannibalizzare tutte le edizioni successive (6 medaglie d’oro ad Atene, 8 a Pechino, 4 a Londra). Joseph Schooling, invece, era uno studente del Singapore, l’equivalente di Cassano quando faceva il raccattapalle al San Nicola e

che gli passavano a fianco.

 

Lo scatto che lo immortala con Michael Phelps, intento a sfoggiare un orrendo baffo da biker (e dire che

sarebbe uscito solo qualche mese dopo) è diventato immediatamente virale dopo che Schooling ha costretto Phelps a collezionare il suo unico argento di Rio 2016. I due sono ritratti insieme a Singapore, dove la Nazionale statunitense è in ritiro prima di Pechino 2008. Phelps sorride, come avrebbe sorriso anche al termine della finale dei 100 farfalla: «Non sono felice, ovviamente, a nessuno piace perdere, ma sono orgoglioso di Joe».

 

Schooling ha il tempo di reazione migliore di tutti sullo start e parte molto più avanti agli altri, come era già successo in semifinale. Phelps, come sempre, recupera metro dopo metro a forza di bracciate sovrumane. Recupera su tutti, ma non sul ventunenne di Singapore, che infila un record olimpico e ripone la prima medaglia d’oro nella bacheca della sua Nazione. «Volevo cambiare il mondo del nuoto, (…) insegnare ai ragazzi a credere in sé stessi, a non avere paura di sapere che il limite è il cielo», ha detto Phelps, e il suo argento ha assunto una brillantezza diversa, quella del passaggio di consegne.

 

 


 

https://www.youtube.com/watch?v=cBuLA4J3jWc

 

Gli stessi Warriors che in una stagione regolare hanno perso meno partite di quante se ne potessero contare sulle dita delle mani, hanno perso allo Staples Center contro i Lakers, che invece sull’ordine delle dita delle mani potevano contarci le vittorie. Una delle maggiori soddisfazioni di Kobe Bryant nel suo interminabile, e un po’ desolante, ultimo anno di carriera, nonché una delle pochissime serate in cui quegli altri potevano fermarsi al 13,3% da dietro l’arco, per un totale di 4 triple complessive di squadra. Quante ne ha realizzate il solo Jordan Clarkson.

 

 


 

https://www.youtube.com/watch?v=DNGmD6FcQdY

 

Questo è chiaramente il ribaltone più affascinante dell’anno, perché non sovverte un pronostico iniziale, una percezione diffusa, anzi: gli Aggies avevano conquistato il seed numero 3, i Panthers il seed numero 11, per cui l’esito finale della partita ha in qualche modo assecondato le naturali gerarchie della Conference. A 35 secondi dalla fine, però, Alex Caruso di Texas A&M aveva sbagliato una tripla, gli Aggies erano sotto di 12 punti e il modello di FiveThirtyEight assegnava loro lo 0,0003% di probabilità di vittoria, più o meno una probabilità su 3000 (se per voi è stato un anno difficile, pensate per Nate Silver).

 

A partire dal rimbalzo offensivo successivo alla tripla, gli Aggies hanno fatto tutto quello che dovevano fare per recuperare, e i loro avversari esattamente quello che non dovevano fare: farsi prendere dal panico e schiacciare palloni a terra senza criterio. Si è realizzata quella sola possibilità su 3000, e l’incastro di combinazioni che ha portato a questo risultato è così assurdo da richiedere la sospensione dell’incredulità dello spettatore.

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