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I migliori trick degli allenatori
27 mar 2017
27 mar 2017
Da Ancelotti a Stojkovic: allenatori che ci ricordano quanto erano forti da giocatori.
(articolo)
10 min
(copertina)
Foto di Bertrand Guay / Getty
(copertina) Foto di Bertrand Guay / Getty
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Alcune cose della vita rientrano pienamente nella categoria andare in bicicletta, ovvero non si scordano mai. Andare in bicicletta, per esempio, ma anche il proemio dell'Iliade, aprire una birra con l'accendino, il Padre Nostro se hai fatto il catechismo o la tecnica individuale se hai giocato a pallone. A quanto pare il nostro cervello agisce per vie talmente misteriose che nozioni sceme e apparentemente inutili come quella di saper palleggiare bene rimangono molto più impresse di equazioni e regole grammaticali che invece tendono a scomparire se non esercitate. Questa caratteristica è ancora più evidente in chi calciatore lo è stato per mestiere e che una volta appesi gli scarpini al chiodo è magari deperito nel fisico, ma non certo nella tecnica.

Il giocatore più tecnico della storia del calcio è l'esempio migliore.

È proprio grazie a questa abilità un po' freak di rimanere incredibilmente più dotati di noi anche con i capelli bianchi e la pancia che alcuni ex calciatori continuano a trovare spazio nelle nostre vite: nelle pigre amichevoli di beneficenza, in qualche show televisivo dove vengono trattati come foche del circo. L'unico contesto in cui gli ex giocatori, svuotati di tutte le sovrastrutture tipiche degli ex qualcosa, riescono veramente a mostrarci le loro abilità ancora superiori senza risultare stucchevoli è quello dell'allenatore.

Gli allenatori vivono in mezzo ai palloni, legano il proprio contratto al pallone, e talvolta gli capita di trovarselo tra i piedi. Le occasioni in cui questo accade sono principalmente due: durante l'allenamento della propria squadra oppure, più istituzionale, durante i 90° di gioco.

In allenamento

Roberto Mancini - allenatore Inter

Il 24 gennaio, alla fine di Inter-Carpi 1 a 1, Roberto Mancini si presenta davanti alle telecamere e dice «Io a 50 anni avrei fatto gol. Se ti capita quella palla devi fare gol». Mancini non lo dice, ma il messaggio è rivolto direttamente a Icardi, colpevole di aver mancato un paio di chiare occasioni da rete. Qualche giorno dopo – il 2 febbraio per la precisione - durante un allenamento Mancini decide di partecipare alla partitella a ranghi ridotti della squadra e su un pallone recuperato supera con un cucchiaio delicatissimo il terzo portiere Berni. Il movimento di Mancini è magari poco fluido, guardate come tiene la testa bassa e rigido il corpo, ma il tocco – come dicevamo – rimane lo stesso di sempre. Dietro di lui Icardi vorrebbe tornare a casa dalla madre a Rosario.

Rino Gattuso – Allenatore Palermo

Gattuso continua a fare da allenatore quello che faceva da giocatore, non fa una piega.

Arsène Wenger – allenatore Arsenal

Avreste mai immaginato di vedere un video in cui Arsene Wenger palleggia con un samba come sottofondo? Secondo Wikipedia «la carriera da calciatore di Wenger non fu particolarmente notevole. Data l'altezza elevata (193 cm), iniziò come difensore o libero in alcune squadre dilettantistiche». Da professionista gioca solo 11 partite, con lo Strasburgo, ma gli bastano per vincere un campionato, prendere una laurea in ingegneria all'Università di Strasburgo e il patentino di allenatore. Con un curriculum del genere e quell'aria così sostenuta, l'ho sempre immaginato più a suo agio ad una convention sulle energie alternative che non su un campo da calcio, e invece… Il mio trick preferito è quello che fa a 0:10, quando ferma il palleggio mentre fa una specie di piroetta, tutto in maniera molto fluida, senza peso. Mi viene da pensare che Wenger abbia allenato tantissimo le sue abilità circensi, assolutamente inutili, solo per sorprendere i Mesut Ozil di turno convinti di essere delle divinità del pallone e rimetterli al loro posto.

Sir Alex Ferguson – allenatore Manchester United

Esiste anche una versione Sir Alex Ferguson + samba, perché il mondo è un brutto posto, ma internet è peggio.

Massimliano Allegri – Allenatore Juventus

Massimiliano Allegri è un allenatore a cui piace creare un rapporto con i suoi giocatori, e il campo d'allenamento è il posto migliore per farlo. Questo video, un po' aggiustato in epoca social media, riprende una sfida tra il tecnico toscano e Paul Pogba. L'intento è fare gol in delle porticine da una distanza di circa 25 metri, senza far rimbalzare il pallone prima che questo entri. Il video ci mostra sia le qualità umane di Allegri - bastone e carota - che quelle tecniche. Fate caso alla facilità con cui calcia il pallone, la capacità di concentrarsi e segnare un punto ogni volta che serve. In questo video possiamo riconoscere bene il Massimiliano Allegri calciatore di talento con 101 partite di serie A all'attivo e 19 gol.

Mourinho – Allenatore Inter

Mutuando il motto di Burdisso - si gioca come si vive - Josè Mourinho allena esattamente come vive: a mille all'ora. Per il portoghese è anche accettabile un intervento duro su un suo giocatore se questo serve a tenere alta la tensione della squadra.

Joachim Low – Allenatore Germania

Ci sono alcuni allenatori, che sembrano nati allenatori. È difficile immaginarli in altre vesti, che so padri insicuri, mangiatori compulsivi di biscotti, atleti. Joachim Low è uno di questi: sarà quel taglio di capelli, così profondamente lontano dall'estetica che leghiamo ai calciatori, la carnagione chiara un po' rovinata dall'età oppure la camicia bianca come seconda pelle, ma non diresti mai che il CT della Germania sia capace di fare cose col pallone che non siano disegnate su una lavagnetta. E invece, come nel caso di Wenger, la realtà mi smentisce e mi umilia: se Low è in grado di fermare il pallone nell'incavo tra testa e schiena – anche chiamato collo posteriore – perché io non ci riesco?

Diego Simeone – Allenatore Atletico Madrid

Se le basi del “Cholismo" sono concretezza, botte, compattezza, cattiveria, agonismo, ripartenze, compattezza di nuovo, botte; Diego Simeone, che tutte queste cose le ha fatte in campo per tanti anni, ora può divertirsi. Così mentre i suoi si allenano a colpire di testa salendo su degli step che simulano i cadaveri degli avversari, lui palleggia, palleggia solo di tacco, umilia i suoi sottotenenti, ci insegna che anche lui ha un cuore.

Ancelotti e Zidane – Primo e secondo allenatore Real Madrid

Il sottofondo musicale è il più misterioso di sempre.

Ci stanno un centrocampista italiano degli anni '80 e un trequartista francese di fine anni '90 che palleggiano, tutto bene no? Direi che il tasso tecnico dell’accoppiata Ancelotti allenatore e Zidane vice allenatore sia uno dei più alti di sempre. Nei commenti di questo video un sacco di gente si stupisce del fatto che Ancelotti sappia palleggiare così bene e poi arriva un genio che commenta Can Mourinho do that?

Pep Guardiola – allenatore Bayern Monaco

Il grado di terrore che incute Guardiola come allenatore si capisce da come i portieri del Bayern non provino neanche a parare le sue conclusioni.

In partita

Le cose che possono fare durante una partita gli allenatori sono limitate: 3 cambi, qualche urla e più di tutto colpire il pallone di tacco.

Classifica dei migliori 5 colpi di tacco di un allenatore

1° Giuseppe Sannino

Non voglio di certo portare acqua al mulino del calcio nostalgico o ignorante, ma in Giuseppe Sannino che esegue un colpo dello scorpione di tacco continuando a insultare qualcuno della sua squadra c’è qualcosa di veramente magico.

Alan Pardew

Questo è il mio colpo di tacco di un allenatore preferito, lo metto al secondo posto perché ho dovuto premiare le qualità intangibili di Sannino. Pardew per colpire il pallone di tacco deve coordinarsi su un rilancio molto alto e carico d’effetto, una di quelle situazioni in cui è facile fare brutta figura, eppure lui ci va con le mani in tasca come se fosse la cosa più semplice del mondo (e forse lo è per chi ha giocato a pallone) e lo addomestica come se fosse un cucciolo di gatto smarrito.

Sono un po’ confuso dal fatto che poi il pallone non arrivi precisamente al giocatore predisposto alla rimessa laterale, ma al raccattapalle. È casuale? È voluto? Probabilmente la prima ipotesi è quella vera, però la noncuranza con la quale Pardew si occupa di far tornare il pallone in gioco è così ben recitata che mi viene da lasciargli il beneficio del dubbio.

Vincenzo Montella

Montella mi sembra un allenatore rimasto tuttavia nel profondo del cuore un giocatore, forse tutta la panchina fatta a Roma lo ha reso un ibrido: tiene al fisico, cura l’aspetto, vuole che le sue squadre giochino col pallone. Il suo non è un colpo di tacco istintivo come gli altri, lo cerca proprio alzandosela prima da solo, come a dire: io sto qua, ancora a metà strada.

Da notare come dopo essersela alzata, il colpo di tacco dovrebbe essere propedeutico per un terzo tocco con cui infine servire l’accorrente giocatore della Roma, ma la regia di Sky decide di staccare su Tachtsidis forse perché viviamo in un mondo in cui ha più valore un inquadratura di Tachtsidis che non un colpo di tacco di Montella (in mondo in cui, sia chiaro, io non voglio vivere).

Fatih Terim

Se il giudizio su Terim allenatore è sospeso - genio in patria, molto meno fuori – la sua abilità nell’occupare con gravità lo spazio intorno a sé è universale. Dopo aver colpito con il polpaccio il pallone che lo ha superato e averlo rispedito in campo senza davvero accorgersene, si muove come se il suo ruolo fosse davvero quello dell’imperatore. Alza il pollice verso il giocatore che riceve il suo colpo di tacco, cammina con serietà, impartisce ordini. Lo straordinario è ordinario per gli imperatori (o almeno è quello che devono far credere al loro popolo).

Luis Enrique

È possibile che piccoli gesti come colpire un pallone di tacco possano raccontarci la psicologia di un essere umano? Il tacco con le mani in tasca di Luis Enrique, a differenza di quello di Pardew, ci racconta di un allenatore sicuro di sé fin quasi ad essere borioso, anzi senza quasi. Il problema dei boriosi di talento come Luis Enrique è che le cose gli riescono sempre, tranne quando allenano la Roma.

Altri gesti tecnici dalla panchina

Antonio Conte

Ad Antonio Conte sembra riuscire tutto, sempre. Il coefficiente di difficoltà di questo stop è pari solo al coefficiente di difficoltà di vincere la Premier League alla prima esperienza in panchina. Con questo stop non ha avuto nessun tipo di problema, anzi è uno dei 5 migliori stop con scarpe eleganti che vedrete in vita vostra, avrà invece problemi nel vincere la Premier? Pare di no.

Mauricio Pochettino

Per amare Mauricio Pochettino non devi per forza essere uno impallinato con la tattica, ovvio aiuta, ma basta sentirlo parlare, vederlo allenare. Questo stop di petto è così bello, con il tecnico argentino che cerca la palla con dei passettini, allarga le braccia per accoglierla sul petto e poi rifinisce il tutto con il ginocchio, mentre dietro di lui quello che dovrebbe essere il suo assistente, Jesus Pérez, per qualche motivo crede che quel lancio spetti a lui che è solo, appunto, un assistente.

Credo sia anche il tipo di giocata che identifichi il precedente mestiere di Pochettino: chi per tutta la vita ha fatto il difensore quando gli arriva un lancio lungo e non ha l’attaccante a disturbarlo deve stopparlo di petto e far ripartire l’azione, è una regola non scritta che i difensori si portano dietro tutta la vita.

Dragan Stojkovic

Ho dovuto rivedere questo video almeno una decina di volte per convincermi che fosse reale. La traiettoria che Stojkovic imprime al pallone è così precisa da sembrare uscita da una di quelle pubblicità posticce della Nike in cui Ronaldinho colpisce la traversa 4 volte di fila. Invece è tutto vero: merito della sensibilità e potenza del piede dell’allenatore che riesce a coordinarsi e calciare in porta al volo di esterno mentre il suo corpo è girato di 90 gradi rispetto alla porta dopo essere corso fuori dalla sua panchina, il tipo di colpo che ci potremmo aspettare – forse – da un personaggio di un manga giapponese.

Come se non bastasse ci sono una serie di fattori che rendono questo gesto tecnico, oltre che fuori da ogni logica, anche incredibilmente teatrale:

- Il pallone arriva in panchina calciato volutamente fuori dal portiere per permettere ai medici di soccorrere uno dei molti giocatori a terra (dovrebbe essercene anche uno appena fuori dall’inquadratura dove corrono i barellieri). Cosa sarà successo in campo?

- Stojkovic svolge la funzione della pistola di Cechov: sappiamo che esiste, ma poi spunta all’improvviso per sparare.

- Il rischio elevatissimo di calciare troppo piatto il pallone e colpire in pieno uno dei tanti medici che gli sta passando davanti, esponendosi così al tipo di figuraccia che nella cultura giapponese puoi riparare solo con il suicidio.

- L’esultanza quasi scomposta mentre in campo continua quella che sembra a tutti gli effetti una tragedia.

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